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Indignazione e protesta delle donne
Cronache dal didaweb
dalla lista Didaweb
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La giornata di indignazione e protesta delle donne non ha mancato di sollevare e sollecitare approfondimenti e discussioni a vari livelli. Particolarmente interessanti ci sono parse le considerazioni svolte, a caldo,nella lista generale del didaweb, da Albero Biuso, Antonio Limonciello e Luisa Rizzo, che qui di seguito proviamo a riassumere, sottraendole ai riferimenti più diretti all’occasione polemica che le aveva stimolate e proponendole nella loro sostanza propositiva.
Inizia Alberto Biuso che, replicando a chi vorrebbe ridurre tutto ad una sorte di vendetta di donne invidiose, sottolinea che, nella vicenda,”Il sesso, le femmine e i maschi, non c'entrano nulla. A chiedere all'autocrate -malato e incapace di governare- di andarsene non sono dei sessuofobici ma tutto al contrario sono uomini e donne per i quali il sesso è così bello da preferire scambiarselo invece che comprarlo. La questione è completamente diversa e consiste in tre punti:
- l’immensa disponibilità finanziaria del capo del governo”, che gli consente di sviluppare una capacità di attrazione sistematica e irresistibile nei confronti “dei singoli, della stampa, delle istituzioni;
- il controllo quasi totale delle televisioni, con l’annesso e antidemocratico conflitto di interessi;
- il carisma che il personaggio possiede e che affascina milioni di persone.
Si tratta di tre condizioni chiaramente pericolosissime per l’equilibrio dei poteri che è la vera sostanza di un regime democratico, il quale consiste esattamente in tale equilibrio/separazione e non in una delega senza condizioni a chi, come Berlusconi, è stato eletto tramite una legge-truffa col 35% dei consensi degli italiani e che per questo pretende di porsi al di sopra di ogni norma, diritto, decenza. L’indecenza non sta “nelle mutande” ma nel potere carismatico in mano a un ricchissimo padrone dei media ormai […]fuori controllo”.
E conclude, il Nostro, questo suo primo intervento osservando che “il giornalista che organizza raduni contro inesistenti “puritani” e a favore delle orge con minorenni si dichiara anche un devoto della Chiesa cattolica”.
Intervenendo nella lista, Antonio Limonciello dichiara di condividere quanto scritto da Alberto G. Biuso e di volere, a sua volta, “aggiungere qualcosa che a mio avviso ci riguarda, come uomini di genere maschile”.
Se la donna per alcuni anni si è interrogata e ha trovato risposte su cosa è il femminile/donna, cosa per altro quasi totalmente sconosciuta a chi ha dai 40 anni in giù, l'uomo non ha nulla da dire su cosa è il maschile oggi. Egli si pensa più o meno come un "uomo" antropologicamente agricoltore, aggiorna le forme ma la sostanza rimane la stessa. Le donne, negli anni 70, si ribellarono all'idea di emancipazione, ovvero le donne uguali agli uomini, per affermare "le donne siano donne e cosa sono le donne lo dicono le donne e non i codici elaborati negli ultimi 70 secoli dalla cultura al maschile".
E dunque dissero alcune cose su di sé percorrendo la strada della separazione, dell'autonomia.
E gli uomini?
Gli uomini per lo più ironizzavano, scimmiottavano, se la ridevano, insomma non seppero cosa dire perché non misero in discussione nulla di sé. Con furbizia, tipica del potere, il genere maschile aggiornò il suo vocabolario, portò la donna a cena l'8 marzo, oppure tenne i bambini per la libera uscita dell'8 marzo, fece qualche faccenda domestica, in alcuni casi divise pure equamente il lavoro domestico, ... ma cosa era la "mascolinità", "la virilità", "la sessualità maschile", come relazionavano le due o tre sessualità, in che cosa si estrinsecava, e in quante forme, il potere maschile, ecco tutte queste questioni rimasero più o meno dei tabù inviolabili.
Perché Berlusconi può permettersi di contrastare le parti relative al "penale previsto dalle leggi" e contemporaneamente rivendicare il diritto al suo stile di vita? Perché egli esplicita una sessualità, un erotismo, fortemente presente nel profondo maschile, egli sa che la maggioranza degli uomini sta con il suo sogno erotico. Il comprar donne, il fascinare attraverso la conquista del potere, la donna che serve, il giocattolo, il soprammobile, sono immaginari erotici ancora molto diffusi tra il genere maschile. Questo immaginario può anche sopravvivere come gioco, ma è gioco solo se le due parti godono degli stessi poteri di partenza e sono consenzienti, solo se si attraversa, maschi e femmine, un stazione di riposizionamento e i ruoli diventano interscambiabili.
Ma non è di questo che si parla oggi.
Oggi si parla del sultano presente nel profondo di molti uomini, un sultano che anche molte donne desiderano.
Sarebbe il caso, per non rimanere col berlusconismo anche senza Berlusconi, di riaprire questi canali di discussione da decenni ostruiti e occultati.
Devo però aggiungere che io sono convinto, per mio vissuto, che le tracce del profondo, che segnarono le nostre vite fin da bambini, non si possono cancellare. Si possono tenere sotto controllo, la coscienza e la volontà possono cercare strade alternative e finalmente goderne con l'interscambio dei ruoli. Ma queste nuove acquisizioni saranno sempre un po' più superficiali, tanto è vero che, quando una certa situazione ci fa perdere il controllo, quelle profonde emergono e si manifestano. Se poi c'è un potere politico e mediatico che ti invita quotidianamente a "liberarti", a "non fermarti davanti a nulla pur di affermare il tuo essere delle viscere, ovviamente sempre istradato dentro i confini del controllo del sistema produttivo", allora resistere diventa difficile per tutti, donne e uomini.
Quello che sta accadendo non è un male assoluto, quello che sta accadendo può essere utilizzato per smascherare le nostre ipocrisie, anzi, si può fare di più, si può essere diversi da come furono i genitori con noi, in modo che i bambini e gli adolescenti di oggi non abbiano le nostre stesse tracce del profondo con cui dover convivere quotidianamente.
Ecco perché bisogna prender parte in questo momento che può diventare storico, prender parte anche nello svolgimento dei nostri ruoli sociali e professionali, penso in special modo alla responsabilità di essere genitorie di essere insegnanti.
Risponde Biuso:
“Hai ragione, Limonciello, cerchiamo di trarre da questo squallido (quasi)ventennio tutto ciò che possiamo anche come consapevolezza delle dinamiche individuali e collettive.
Aggiungo una breve ma credo non secondaria riflessione: i tanti uomini e le non poche donne che difendono ancora s.b. come avrebbero reagito se invece di “Silvio” il capo del governo si fosse chiamata “Silvia” e avesse avuto i medesimi comportamenti? L’avrebbero invidiata, ammirata, difesa ed esaltata o avrebbero detto che si trattava di una “ninfomane, puttana, schifosa”?
La risposta è sin troppo ovvia e, da sola, testimonia di come emancipazione, eguaglianza e differenza tra i generi siano ancora assolutamente lontani. Anche -va detto- per responsabilità di troppe donne in adorazione di Berlusconi.
Per questo le manifestazioni di ieri restituiscono un poco di speranza e mi inducono a ritenere che almeno a livello simbolico l’autocrate sia in declino. Premessa indispensabile del suo declino anche politico.
Ancora Limonciello, affrontando la delicata questione del “paese onesto” affrontata da Saviano alla manifestazione del Palasharp a Milano e rispondendo ad un intervento sul didaweb di Luisa Rizzo:
“Questo paese è onesto, è un paese sano con una minoranza disonesta che lo tiene in pugno, una cricca da cacciare". Ha detto più o meno questo Saviano al Palasharp.
Ma come si può credere a una panzana del genere?
Capisco che Saviano sta usando una strategia comunicativa, un mezzo retorico per rendere attiva la parte sana del paese, che certamente è ampia, però, secondo me, egli avrebbe dovuto completare così: Questo paese è buono, è onesto, ma incapace di essere all'altezza dei tempi. Solo una minoranza sa scegliere consapevolmente e adeguatamente da che parte stare, perché solo una minoranza è in grado di decodificare il flusso informativo che quotidianamente sommerge noi tutti. E ancora, solo una minoranza si preoccupa del bene pubblico oltre a quello personale. Questa minoranza si può collocare sia a sinistra che a destra, ma resta pur sempre una minoranza. Tutti gli altri sono in balia degli eventi, da questi ne sono travolti per emozioni. Davanti all'enunciato di dati e di fatti, davanti a una ipotesi politica, davanti a uno scambio di opinioni contrapposte, c'è una maggioranza che non è in grado di esprimere un pensiero critico, una maggioranza che sceglie per categorie non cognitive.
Non sottovaluto il valore dell'emozionale, anzi ne conosco la potenza e mi piace lasciarmi andare alle passioni che incontro, ma ci sono campi del nostro agire che non possono vederci in azione solo per passione, per emozioni.
La definizione delle ragioni dello stare insieme, la scelta delle strategie politiche e la selezione di coloro che devono guidare il paese, non possono essere lasciati alle emozioni televisive, c'è necessità di una presenza, una partecipazione dei singoli continua e di più elevato discernimento.
Anche l'onda rigeneratrice del 13 febbraio porta con sé il marchio di questa condizione, siamo fragili, anche le donne che hanno iniziato ad agire lo sono. Siamo fragili perché privi di strumenti per creare soggettività, siamo tutti individui, ma non tutti gli individui sono persone, soggetti capaci di creare soggettività. Le scorciatoie ci attraggono e le passioni ci travolgono, ma non illudiamoci, il percorso rimane lungo e travagliato, ci vorranno anni e anni per ricostruire una capacità di pensiero critico diffuso.
In questa lista siamo quasi 700 iscritti, quasi tutti insegnanti, e in momento come questo che voglia di esprimersi c'è?
Luisa dice che tutto questo sta avvenendo nei social network, bene, lo so, ne parlano tutti. Come lo sciopero contro Berlinguer del 2000 fu creato dalla rete delle liste di discussione, così oggi facebook e twitter connettono le lotte di tutti i paesi arabi (positività della globalizzazione contrapposta all'impoverimento sempre prodotto dalla globalizzazione), e anche la manifestazione del 13 febbraio.
I mezzi di comunicazione ci sono e sono efficaci per diffondere, tessere, organizzare, ma non basta.
Manca il pensiero, manca l'elaborazione di concetti che ispirino l'azione, e per questo ci vuole qualcosa in più.
febbraio 2011
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