
Balliamo?
di Mary Nicotra
Ogni mattina quando ci si alza, inizia un viaggio.
Il viaggio nel mondo della comunicazione. Si porta il caffè a letto ad una persona cara per comunicargli il proprio affetto, si manda una e-mail ad un'amica per informarsi sul suo stato emotivo, si interagisce con i colleghi in ufficio.
Nei momenti di tristezza ci si chiude in casa, nel buio della propria stanza, per trovare risposte a domande che destabilizzano.
Il primo degli assiomi della comunicazione che Paul Watzlawick e un gruppo di studiosi di Palo Alto tentarono di fissare riguarda l'impossibilità di non - comunicare.
Nel suo libro 'Pragmatica della comunicazione umana' Watzlawick precisa: ''l'attività o la non attività, le parole o il silenzio hanno tutte valore di messaggio: influenzano gli altri e gli altri, a loro volta, non possono non rispondere a queste comunicazioni e in tal modo comunicano anche loro''. L'eremita che si ritira dal mondo, comunica qualcosa alla società alla quale appartiene con il suo isolamento. L'amante che sparisce e non telefona più fornisce indizi all'altra persona, anche con il silenzio e con l'assenza.
A seconda di ciò che si vuole comunicare, si scelgono le modalità che sembrano più adeguate ad esprimere le proprie intenzioni. Dunque, ogni atto comunicativo oltre a trasmettere informazioni, impone un comportamento.
Si stabilisce così una danza comunicativa tra le persone che si sviluppa su due livelli: i contenuti, cioè le informazioni che si vogliono trasmettere e la dinamica relazionale tra i comunicanti.
Dove si nascondono le radici del conflitto? Non vi è mai capitato di discutere per ore ed ore, avere la netta sensazione di dire le stesse cose, ma di non riuscire comunque a capirsi con i propri interlocutori?
Le modalità di interazione sono la manifestazione dell'aspetto più importante di un atto comunicativo: il tipo di meta - comunicazione che si stabilisce tra le parti cioè le regole del gioco interagite dai partecipanti al di là delle loro intenzioni. Quando una relazione è spontanea e armoniosa, l'aspetto relazionale della comunicazione recede sullo sfondo, le regole del gioco sono chiare e rispettate da tutti i personaggi all'interno di un determinato contesto; le comunicazioni sono fluide. Si trovano sempre soluzioni ai problemi che nascono e finiscono a livello di contenuti. Si reagisce con la solidarietà, la collaborazione e si cercano insieme percorsi comuni. Quando, invece, ci si trova in disaccordo sul piano relazionale, le situazioni si complicano e iniziano estenuanti lotte sotterrane per stabilire chi è cosa, cioè qual è il ruolo che ognuno ha in quel determinato contesto. E' il caso di due amanti che 'decidono' di trasformare il loro rapporto in un'amicizia. Una nuova danza comunicativa deve prendere forma e questo spesso richiede tempo e dedizione. Bisogna ristabilire nuovi patti e avere in chiaro fino
a dove è possibile negoziare con se stessi, per riuscire comunque a mantenere la necessaria coerenza interiore. Non è poco.
Ciò che complica ancora di più, è la tendenza comunemente diffusa nel non voler riporre attenzione al tipo di scambio relazionale in atto. Si usano i contenuti come pretesto di discussione e si mantiene la meta-comunicazione ad un livello di inconsapevolezza. Molti progetti comuni falliscono per questo motivo. Se qualcosa non funziona a livello relazionale, ci si nasconde dietro ad un mancato invio di un fax o una fattura non pagata; non si affronta il vero problema, non lo si risolve, non lo si vuole 'vedere'. Attuare un cambiamento a livello di dinamica relazionale è l'unica soluzione per tentare di superare situazioni di conflitto. A volte un piccolissimo cambiamento comportamentale è sufficiente per ottenere risposte molto diverse dai propri interlocutori. Immaginate due persone che tentano di ballare insieme, una al ritmo di rock e l'altra di tango argentino. Riusciranno a realizzare un ballo figurato senza pestarsi i piedi, se non trovano un ritmo comune? Provate a pensare ad una vostra situazione conflittuale.
A che ballo ballate?
Cosa succederebbe se variaste il ritmo, la sequenza dei passi, o sceglieste un'altra musica? Quando si intraprende un viaggio in auto si decidono una serie di cose: il percorso, la velocità, si valutano le condizioni meteorologiche e il tempo a disposizione.
La persona al volante guida la macchina. Nelle relazioni interpersonali, chi guida? Automatismi incontrollati, rischiano di non fare arrivare a destinazione o costringono a fastidiose e anche dolorose deviazioni di percorso.
Perché lo si permette? Di quali credenze ci si nutre? A ognuna la sua risposta...
1 Dicembre 2002
Mary Nicotra
http://www.donneinviaggio.com/tu_e_gli_altri/rock_tango.htm
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