Anita - 29-08-2004
Un pò disperata e un pò stordita, vi chiedo se possibile di pubblicare questo articolo del Manifesto di oggi [28 agosto]. Come siano andate le cose forse non lo sapremo mai ed esempi di pacifisti assassinati li abbiamo già.
So che in Irak muoiono tanti che nessuno ricorda, ma quando ci si sente copliti da vicino, per affetti e storie comuni, la guerra sembra ancora più assurda e crudele.
Grazie
Il video scomparso, la trattativa mai partita, il sequestro misterioso
Per giorni hanno circolato versioni differenti sulla dinamica dell'agguato, sulla morte dell'autista e traduttore Garheeb, persino su un video che documentava la morte mai esistito. Eppure la verità era nota a molti.
SARA MENAFRA
Dall'inizio alla fine la storia del rapimento e della morte di Enzo Baldoni, il pubblicitario e giornalista milanese giustiziato giovedìnotte è stata circondata da misteri e versioni differenti. E anche ora che l'unico obiettivo rimasto è ottenere la restituzione del corpo di Baldoni, i dubbi rimangono.
L'agguato
Il primo è quello relativo al momento del rapimento. Per i giorni immediatamente successivi al sequestro del 19 agosto tutti, compresi gli uomini del Sismi, sembravano convinti del fatto che Enzo Baldoni si fosse diretto verso Najaf da solo con il suo autista. La Croce rossa, non ha mai smentito questa versione dei fatti. Poi, il 23 agosto, un'altra giornalista indipendente, la gallese Hellen Williams, pubblica sul sito www.eletroniciraq.net una ricostruzione di quanto accaduto. La stessa Croce rossa oggi ammette che nei fatti è la stessa versione contenuta nella relazione consegnata alla sede centrale da Paolo De Santis, il medico della Cri che aveva organizzato la missione verso Najaf.
Nel racconto della Williams Garheeb - l'autista, traduttore e volontario che guidava l'automobile su cui viaggiava anche Enzo Baldoni - si chiama Ali, ma per il resto il racconto è chiarissimo. L'auto di Baldoni è stata colpita sulla via del ritorno da Najaf venerdì mattina, mentre guidava il convoglio di ritorno da Kufa dove tutti, giornalisti e volontari, avevano passato la notte dopo essere stati a Najaf. Le automobili si trovavano tra Al Lattifija e Mahmoudija. «Fermarsi avrebbe significato di sicuro essere uccisi», racconta la giornalista. Arrivati al check point successivo l'automobile con Ali-Garheeb e Baldoni non c'è più. Eppure per giorni la storia dell'agguato è stata raccontata in modi diversi. Lo stesso De Santis, il medico che guidava la spedizione il 20 agosto, per telefono aveva spiegato. «Non vedo più Baldoni da venerdì mattina, non so dove fosse diretto». E invece De Santis non solo non poteva non sapere che Baldoni guidava il suo stesso convoglio, ma ha raccontato tutto nella relazione consegnata a Roma.
>>>continua...
So che in Irak muoiono tanti che nessuno ricorda, ma quando ci si sente copliti da vicino, per affetti e storie comuni, la guerra sembra ancora più assurda e crudele.
Grazie
Il video scomparso, la trattativa mai partita, il sequestro misterioso
Per giorni hanno circolato versioni differenti sulla dinamica dell'agguato, sulla morte dell'autista e traduttore Garheeb, persino su un video che documentava la morte mai esistito. Eppure la verità era nota a molti.
SARA MENAFRA
Dall'inizio alla fine la storia del rapimento e della morte di Enzo Baldoni, il pubblicitario e giornalista milanese giustiziato giovedìnotte è stata circondata da misteri e versioni differenti. E anche ora che l'unico obiettivo rimasto è ottenere la restituzione del corpo di Baldoni, i dubbi rimangono.
L'agguato
Il primo è quello relativo al momento del rapimento. Per i giorni immediatamente successivi al sequestro del 19 agosto tutti, compresi gli uomini del Sismi, sembravano convinti del fatto che Enzo Baldoni si fosse diretto verso Najaf da solo con il suo autista. La Croce rossa, non ha mai smentito questa versione dei fatti. Poi, il 23 agosto, un'altra giornalista indipendente, la gallese Hellen Williams, pubblica sul sito www.eletroniciraq.net una ricostruzione di quanto accaduto. La stessa Croce rossa oggi ammette che nei fatti è la stessa versione contenuta nella relazione consegnata alla sede centrale da Paolo De Santis, il medico della Cri che aveva organizzato la missione verso Najaf.
Nel racconto della Williams Garheeb - l'autista, traduttore e volontario che guidava l'automobile su cui viaggiava anche Enzo Baldoni - si chiama Ali, ma per il resto il racconto è chiarissimo. L'auto di Baldoni è stata colpita sulla via del ritorno da Najaf venerdì mattina, mentre guidava il convoglio di ritorno da Kufa dove tutti, giornalisti e volontari, avevano passato la notte dopo essere stati a Najaf. Le automobili si trovavano tra Al Lattifija e Mahmoudija. «Fermarsi avrebbe significato di sicuro essere uccisi», racconta la giornalista. Arrivati al check point successivo l'automobile con Ali-Garheeb e Baldoni non c'è più. Eppure per giorni la storia dell'agguato è stata raccontata in modi diversi. Lo stesso De Santis, il medico che guidava la spedizione il 20 agosto, per telefono aveva spiegato. «Non vedo più Baldoni da venerdì mattina, non so dove fosse diretto». E invece De Santis non solo non poteva non sapere che Baldoni guidava il suo stesso convoglio, ma ha raccontato tutto nella relazione consegnata a Roma.
>>>continua...
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