|
Dell'educare.15
... citerò ancora il signor Arundale ...
Aldo Ettore Quagliozzi
|
La pagina di lettura del nostro abbecedario dell’arte dell’educare che propongo è stata raccolta da quella inesauribile miniera di pensieri che è il già molte volte citato scritto “Ai piedi del maestro“, del pensatore indiano Krishnamurti.
La pagina riporta sulla scena una figura di educatore già incontrata, il signor Arundale, all’epoca (lo scritto risale al 1910) direttore di un collegio.
E’ straordinario il suo prepararsi alla giornata di educatore, con quei pensieri e quelle meticolosità che misurano il suo totale impegno e la sua carica umana.
E poi quella sua straordinaria disponibilità anche per le “noie“ dei suoi ragazzi, così come le definisce, concentrando su di esse tutta la sua attenzione di uomo e di educatore.
La sua unica gratificazione risulta essere sempre e soltanto il riapparso sorriso sulle labbra del ragazzo, che ha pensato di affidare alla sua attenzione le personali giovanili difficoltà.
E’ l’unico spirito giusto con il quale tutti gli insegnanti dovrebbero dare inizio alla loro giornata di educatori, e non tanto di lavoratori della scuola, la qualcosa è tutta altra cosa.
“( … ) citerò ancora il signor Arundale: “Quando mi alzo al mattino, il mio primo pensiero è rivolto a quanto dev’essere fatto nella giornata, in generale, ed a quanto riguarda il mio lavoro, in particolare. Un rapido sguardo mentale sulla scuola e sul collegio mi permette di vedere se qualche alunno sembri avere più particolarmente bisogno di aiuto.
Prendo nota di tale alunno nel mio taccuino, per poterlo poi chiamare durante la giornata. Quindi, prima che inizi l’orario del collegio, prima d’intraprendere qualunque lavoro, rivedo gli appunti delle mie lezioni, per accertarmi di essere ben preparato.
Intanto gli scolari mi assalgono di continuo con le loro domande, con le loro speranze ed aspirazioni, con le loro difficoltà e noie, alcuni con lievi indisposizioni dalle quali vorrebbero essere liberati.
Per ricevere questi giovani ho un cantuccio speciale, affinché l’atmosfera possa essere mantenuta pura ed armoniosa, e mi sforzo di concentrare su ciascuno di essi tutta la mia attenzione, escludendo completamente ogni altra cosa, e non mi senti soddisfatto fino a tanto che ogni ragazzo non mi lasci col sorriso sulle labbra”.
Se l’insegnante non lavora con questo spirito, non riuscirà a comprendere quanto sacro e solenne sia il compito affidatogli. ( … )”
aprile 2004
in dell'educare: |
|
dello stesso autore: |
|