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Dell’educare.30
I ragazzi hanno oggi un “io“ …
Aldo Ettore Quagliozzi
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Come al solito Domenico Starnone, con la sua bella prosa, riesce stupendamente a rendere il senso compiuto delle cose.
Questa paginetta del nostro abbecedario è stata tratta dal suo volume “Solo se interrogato“ e coglie il grande disagio che attanaglia i giovani di oggi che, seppur soddisfatti all’apparenza della omologazione dilagante dei modi di fare, di essere, di esprimersi e di abbigliarsi, cercano sempre, all’interno di quella opprimente generale omologazione, una propria individualità, fatta spesso di piccole cose non sempre manifeste, delle quali l’attento e buon educatore deve andare alla continua ricerca per riconoscere e rendere a ciascuno la propria individualità.
Anche se l’ossessiva società dei consumi, come un potente rullo compressore, tende ad appiattire, al pari dei consumi, anche le speranze e le aspettative proprie delle giovani generazioni, esse in verità ingaggiano continuamente tremende battaglie per una diversificazione che renda ciascuno padrone di sé stesso e del proprio modo di essere al mondo.
“( … ) I ragazzi hanno oggi un “io” attivamente fabbricato dall’intrattenimento, a cui la scuola oppone solo debolmente, solo in occasione fortunate, un “io” imbastito con materiali specificamente suoi.
Li vedo arrivare ogni mattina, si seggono nei banchi, aspettano. A osservarli, non hanno niente a che fare con la parola “massa”. Sono individui tutti differenti che si sforzano di esprimere la loro specificità. Certo, sono vestiti spesso allo stesso modo (…), ricorrono alla stessa gergalità, gesticolano e si muovono a seconda della star di cui diventano di volta in volta fan, portano nomi e nomignoli derivanti dai consumi culturali delle loro famiglie e del loro gruppo. Ma questa è la superficie.
Ciò che invece mi colpisce sempre di più, in questi ragazzi, è l’energia con cui il bisogno adolescenziale di essere “differenti”, “unici”, si esprime non contro il conformismo di massa, ma dal di dentro di esso. La caccia ai tratti specifici corre, nei giovani, parallelamente al bisogno di consumare massicciamente ciò che le mode mercantili impongono.
Ho visto di anno in anno intelligenze strenuamente applicate a “consumare differentemente”. La necessità di un continuo aggiornamento, indotto dal mercato “giovane”, è accolta, nei singoli, con uno “studio” volto a deviare per dettagli anche minimi dalla “serie” dentro cui si è inseriti. E’ un bisogno, insomma, di “percorso individualizzato” nel mondo-merce che risulta sempre deludente e che però ricomincia sempre punto e daccapo, con altra merce, con altre mode.“
settembre 2004
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