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Dell’educare.34
Il maestro dà al suo discepolo…
Aldo Ettore Quagliozzi
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Potrà sembrare irriverente in questa occasione accostare pensieri di due educatori vissuti in tempi diversi, eppure posseduti ambedue dalla stessa passione per la nobile arte dell’educare.
E lasciando lo spazio d’onore alla paginetta tratta anche questa volta dal libro ‘Ai piedi del maestro‘ di J. Krishnamurti, mi piace riportare subito un brano tratto dal singolarissimo ed amabilissimo volume ‘La gallina volante‘ di Paola Mastrocola.
“( … ) … ci sono i pastori e ci sono i maestri, e sono due cose ben diverse e se uno è in un modo non può esserlo nell’altro.
I pastori sono gli insegnanti che tengono la classe come un gregge e stanno attenti a che tutte le pecore ci siano e li seguano, e se ne perdono una, o la aspettano anche mesi o tornano subito indietro a riprendersela trascinandosi tutte le altre, poi la accarezzano sulla testa, le asciugano la lana e la rimettono al suo posto.
Ai pastori non importa niente dove si arriva, tanto non devono andare da nessuna parte: l’importante è tenere insieme il gregge.
Il maestro invece è uno che insegna quel che sa che deve insegnare, e chi lo segue bene e chi non lo segue non importa, fatti suoi.
Lui va diritto dove deve andare, intanto perché sa dove deve andare, e poi perché se facesse una deviazione anche piccola potrebbe non arrivare più dove deve e questo sarebbe grave; la sua strada è lunga e difficile, quindi non può distrarsi mai, nemmeno per vedere chi c’è e chi non c’è, certo il rischio è che può capitargli di arrivare solo alla meta e questo gli spiacerebbe proprio tanto.
Lo so che sembra più simpatico il pastore, ma ti piacerebbe essere una pecora che poi nella vita non sa fare niente da sola e che ha sempre bisogno del gregge?
Almeno col maestro, quei pochi che lo seguono, forse anche uno solo, arrivano in un posto dove poi saranno davvero individui, in grado di farsi la loro strada, almeno si presume, … (… )“
“Il maestro invece è uno che insegna quel che sa che deve insegnare…“ scrive Paola Mastrocola; quanti sono allora gli ‘insegnanti-pastori‘ e quanti sono invece gli ‘insegnanti-maestri‘ ?
E la scuola dell’oggi, ha forse più bisogno del buon ‘pastore‘ o del ‘maestro‘, con l’aiuto del quale “quei pochi che lo seguono, forse anche uno solo, arrivano in un posto dove poi saranno davvero individui, in grado di farsi la loro strada ? … (… )“
“Almeno si presume“, conclude la scrittrice, poiché nell’arte dell’educare nulla è mai ben definito e definibile, e tutto è lasciato all’occasionale libero incontro di animi e di spiriti liberi.
Da “Ai piedi del maestro“
“( … ) Il maestro dà al suo discepolo l’amorevolezza e la protezione della madre,
la forza del padre, la comprensione del fratello o della sorella,
l’incoraggiamento del parente e dell’amico;
egli è uno col discepolo, ed il discepolo è parte di lui.
Inoltre, il maestro conosce sia il passato del discepolo che il suo avvenire,
e, attraverso il presente, lo guida dal passato all’avvenire.
Il discepolo conosce ben poco all’infuori del presente,
e non comprende questo grande amore che trae la sua ispirazione dal
ricordo del passato e si prepara a modellare i poteri dell’avvenire.
Egli, a volte, potrà persino dubitare della saggezza di quell’amore, che
s’ispira ad un modello che i suoi occhi non possono vedere. ( … )”
dicembre 2004
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