Aldo Ettore Quagliozzi - 10-11-2009
Non appaia, a chi mi conosce, a chi ha letto con infinita pazienza del mio scribacchiare, a chi conosce quindi il mio pensare, non appaia provocatorio se non irriverente il titolo scelto per il post. Io, semplicemente, non difendo il crocifisso. Anche se alla sua " ombra " inquietante ho trascorso e trascorro la mia vita. Come tutti o i tanti di questo paese, sono stato cooptato, ancora in fasce, in una confessione religiosa. Una delle tante. Depositaria di una sua verità. E niente altro. Cooptato senza saperlo. Senza volerlo. Confessione religiosa che, con il trascorrere dei miei anni, mi è divenuta sempre più estranea, una camicia di forza della quale non è semplice liberarsi. La sua azione costrittiva continua infatti nelle occasioni del vissuto sociale; dover fare i conti con un'appartenenza che non mi appartiene più e da un pezzo. Ho fatto mio da tempo un pensiero, di quelli pesanti, ritrovato nel corso della lettura del volume " La vita eterna " - edito da Laterza ( 2007 ) - di Fernando Savater. Scrive l'illustre Autore alla pagina 170 del Suo splendido lavoro: " ( ... ) L'esistenza di Dio è tanto desiderabile che difficilmente può essere vera... Sarebbe troppo bello! ( ... )"
Sono a questo punto per le questioni importanti della mia vita.
Sono a questo punto per le questioni importanti della mia vita.