Ettore - anno scolastico 2004-2005
Aldo Ettore Quagliozzi - 19-07-2005
" ( ... ) perché se Berlusconi ha, come dicono, carisma, sia pure in via di evaporazione, e col carisma weberianamente si modificano le coscienze, allora forse in questi anni, in questi vent'anni di berlusconismo prima imprenditoriale - ( ... ) - e ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 03-07-2005
"Tornare in America dopo un'assenza di sei mesi equivale a trovare una nazione rinsavita dal confronto con la realtà.
La realtà dell'indebitamento e dei posti di lavoro perduti. La realtà della Cina in ascesa. Soprattutto, la realtà dell'Iraq. Serve ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 25-06-2005
Da una ricerca di Eurisko riferita all'anno 2004 si apprende che nel bel paese ben 900.000 famiglie continuano a consumare come "dannati della Terra", al solo consumo condannati quindi, anche se, per riportare le parole di EurisKo "E' il consumismo povero e sognante di chi ha uscite che superano costantemente le entrate".
Spendere oltre i bisogni di base; è la dura realtà del bel paese! E poi, ben 4 milioni di famiglie del bel paese che, sempre secondo Eurisko, "si rivelano molto orientate alle spese e poco al risparmio e agli investimenti".
E del resto, come pensare che le cose potessero andare diversamente allorquando tutto il vivere del bel paese sembra una continua inutile rappresentazione scenica, dalla politica alle più nobili espressioni dello spirito?
Aldo Ettore Quagliozzi - 16-06-2005
" ( ... ) Non a caso le Chiese evangeliche mobilitate in occasione del voto del 2 novembre ( per le elezioni presidenziali americane n.d.r. ) hanno indicato il loro modello di riferimento nel maschio bianco che ha il fucile in casa e che va ogni ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 15-06-2005
Il titolo della presente nota è stato preso a prestito da una corrispondenza di Umberto Galimberti pubblicata su di un supplemento del quotidiano "la Repubblica ".
Pone domande inquietanti, in un paese nel quale il problema della scuola si è ben ridotto alle solite comparsate di tale Brichetto Letizia, in arte ministro del MIUR, un acronimo da brividi.
Il problema della scuola non interessa agli abitatori del bel paese, tanto da delegarne completamente le problematiche ai soli addetti ai lavori, considerati, anche se non pubblicamente dichiarati, al pari dei giudici, " stralunati " esseri, nullafacenti o quasi, gloriosamente dediti, e senza tanti riconoscimenti e ricompense, a qualcosa per la quale la sedicente società civile ha ben poco da dedicare o da spendere.
In tale contesto la scuola è divenuta purtroppo rifugio o approdo dei tanti che in verità avrebbero meglio potuto impiegare il loro tempo in altre faccende o mansioni socialmente più utili.
Ne ho fatta esperienza personale in quanto genitore, per via naturale, ed in quanto insegnante, per scelta inizialmente molto convinta e motivante, e con il senno del poi del tutto sconclusionata.
Nel trascorrere dei lustri l'asfissiante gabbia entro cui l'istituzione imprigiona gli anni migliori tanto dei ragazzi che dei docenti, unici questi ultimi nella specie umana a trascorrere e lasciare, al pari della muta degli ofidi, nelle fetide, inospitali aule, il meglio della propria vita, dall'entrarne come alunni all'uscirne come bacucchi, nel trascorre di quei lustri dicevo la consapevolezza che il mio lavoro fosse, se non inutile, in fondo ininfluente allo svolgimento regolare della vita sociale, mi ha condotto ed indotto alla persuasione di un abbandono anticipato, inglorioso forse ma utile e da toccasana, onde salvare quella parte di me stesso ancora salvabile da un ruinare verso forme sempre più perniciose di perdita del senso della realtà e, la qual cosa è infinitamente più grave, verso una completa disistima personale, innescata dalla inconcludenza della quotidiana fatica.
E questo senso di smarrimento lo si ritrova nella vasta letteratura che vado scoprendo di colleghi in fuga precipitosa verso quella salvezza dalla " pubblica calamità " che è divenuta la scuola del bel paese; è divenuto oramai un problema di " salute pubblica " oltre che di " salute personale ", ma come tale non interessa a nessuno, se non ai diretti interessati che sopravvivono nella speranza di una sempre più vicina " uscita di sicurezza " .
E prima della dotta prosa di Umberto Galimberti provo ad offrire un assaggio di quanto ha scritto Paola Mastrocola nel suo ultimo lavoro " La scuola raccontata al mio cane ".
Sì, proprio al suo cane, infinitamente più sensibile a tali problematiche che non i sordi abitatori del bel paese. E' una piena crisi di identità personale e collettiva.
Aldo Ettore Quagliozzi - 11-06-2005
Sarà mai pensabile e quindi possibile che i pronunciamenti " inopportuni " sui fatti temporali del bel paese da parte degli esponenti religiosi, e non solo, della chiesa di Roma, possano fare sorgere sensi di colpa, o di grave peccato, nelle moltitudini dei fedeli di quella confessione?
Ma quando essi giungeranno a realizzare compiutamente la loro dualità di credenti e di cittadini? Or è tanto il tempo passato da quando la chiesa di Roma li ha sciolti da incredibili, antistorici vincoli di non partecipazione alla vita politica del bel paese, per cui non avrebbe senso che le loro coscienze venissero attanagliate dal senso profondo del grave peccato.
E' che, nei decenni trascorsi, quella dualità ha stentato a crescere, o forse ne è stata impedita la crescita, o solo si è operato un tentativo di impedirne la crescita, come in questa ultima occasione al pari delle precedenti.
Ecco allora comparire, come volteggianti lugubri spiriti venuti da un altrove, i maestri del pensiero profondo, a dettare indicazioni perentorie che assumono il dettato proprio degli editti, se non quello degli anatemi di infausta memoria.
Aldo Ettore Quagliozzi - 08-06-2005
" ( ... ) L'irrompere di tematiche religiose di diverso orizzonte nello scontro politico, sia su scala internazionale che all'interno dei singoli Stati, è un sintomo pericolosissimo che chiunque abbia dimestichezza con la Storia può avvertire.
Le guerre di religione hanno insanguinato e devastato attraverso i secoli l'Europa e il mondo. Le loro radici risiedono nelle latebre della società e il conflitto, sovente, divampa all'improvviso.
A differenza delle guerre tradizionali, quelle in cui domina l'elemento religioso sono difficili da concludersi e si trascinano senza soluzione: i combattenti sono, infatti, dominati da idee assolute, non suscettibili, di per sé, di mediazioni di compromesso.
Sono, per gli stessi motivi, crudelissime nello svolgersi, ogni parte in causa sentendosi portatrice del Bene in lotta con il Male. ( ... )
"

E' la lucida scrittura di Mario Pirani nel suo sempre citato articolo " Stato, Chiesa e la lezione di Giolitti ", pubblicato sul quotidiano " la Repubblica " del 16 novembre 2004, a " guerra referendaria " già ben divampata.
Nell'articolo l'autore, con toni allarmati, disegna, o prefigura anche per l'occasione, gli scenari propri che la storia del continente europeo, e non solo europeo, ci ha consegnato allorquando, per l'appunto, la " ragione " della politica e della tolleranza è stata messa da parte dall'intransigenza fideistica ed assolutistica delle " religioni ", intese esse nel senso più lato possibile, anche di quelle senza un " dio " da adorare.
Una certezza ci consola nella fattispecie; in un paese dalla religiosità sonnacchiosa qual è per esperienza il bel paese, alle fiammate iniziali sopravverranno l'indifferenza e la soddisfazioni dell'essersi contati; nulla da temere quindi, e direi per fortuna, per scenari fratricidi che andassero oltre le date del 12 e 13 di giugno dell'anno del signore 2005.
Hanno altro per cui infiammarsi gli abitatori del bel paese, che sprecare energie e tempo su discorsi che investono i " massimi sistemi "; la tentazione della delega è forte come sempre, ma soprattutto nella attuale circostanza in cui la chiesa di Roma ha fatto sentire la sua tonante ed intimidatoria voce.
E come suol dirsi nelle siffatte circostanze, ad " ogni buon fine " conviene ricorrere alle letture dei testi di chi " se ne intende ", come l'interessante e lucido scritto del professor Fabio Bacchini, professore di Filosofia della Scienza all'Università di Sassari, pubblicato sul quotidiano " l'Unità " col titolo " Legge 40, vicina allo spirito dell'eugenetica ".

Aldo Ettore Quagliozzi - 24-05-2005
Sarebbe lesa maestà contrapporre alla starnazzante e vacua contesa politica del bel paese, fatta con i solipsismi dell'egoarca di Arcore e con le trovate dei " vanesi " dell'altra sponda, con le tante durlindane fatte mulinare nell'aere del bel paese dalle confraternite più varie che miscelano il sacro col profano, interessi spiccioli con le più alte speculazioni fintofilosofiche, sarebbe lesa maestà il parlare sincero, sicuro e libero di un uomo della Politica americana, della politica con la lettera p al maiuscolo, qual è per l'appunto Mario Cuomo nell'intervista concessa a Furio Colombo, già direttore del quotidiano "l'Unità " e dallo stesso resa pubblica col titolo "La mia Italia ignota " ?
Proviamo a leggerla e rileggerla ed a rifletterci su, tanto per vergognarci ancora dell'essere figli di cotanta " ... serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!"

" Ha ancora, anche adesso che fa l'avvocato con ufficio da film al ventiduesimo piano di un grattacielo di Manhattan, il tono fermo e sicuro del predicatore. Era il tratto tipico della sua straordinaria eloquenza, quando governava lo Stato di New York, e il cardinale O' Connor, allora primate d'America gli disse, una volta mentre gli sedeva accanto prima di un importante discorso: «Non sia sempre così severo. Dica qualcosa per far ridere, all'inizio. La gente è sempre piena di ansie ...»

«O Connor, poi, è stato l'unico a non ridere - racconta Cuomo - perché ho aperto il discorso con la storia dei due cardinali che discutono del celibato dei preti e uno dei due dice che non ci sarà alcun cambiamento. L'altro, sia pure cautamente, un cambiamento lo attende.
"Prima o poi vedrai che sarà possibile. Non è nella mia vita, magari, ma quasi certamente in quella di mio figlio".»

Anche adesso la risata del governatore (nella tradizione americana il titolo di governatore dura per sempre e tutti, nella elegante serie di uffici che occupa un intero piano, lo chiamano "governatore") dura solo un istante. Per lui, cattolico, studioso di teologia e allievo della migliore Università Cattolica americana, la St. John University, importa molto dire alcune cose chiare sul rapporto fra religione e politica.

«No, io non ho alcuna esitazione o ripensamento sulla fecondazione, sugli embrioni o sull'aborto». «Da credente ( ... ) accetto ciò che dice la Chiesa. Da politico mi tocca il dovere di non imporre la mia fede agli altri. Il fenomeno che sta travolgendo l'America è proprio questo: una alleanza fra cristiani fondamentalisti e una parte della gerarchia cattolica che, all'improvviso, rovesciando la nostra cultura e l'orgoglio americano della divisione netta fra Stato e Chiesa, vuole che la fede diventi legge. Vogliono imporre persino quegli aspetti della fede che non vengono dalla Patristica e dai secoli, ma da decisioni più recenti, che a volte si contraddicono nel tempo e che non sono condivise neppure da tutto il mondo cattolico.
Vedi, quello che sta succedendo, è che la religione sembra impegnata a trasferire valori da sinistra a destra. Ovvero da un'area tollerante e aperta agli altri, a uno spazio recintato, circondato da esclusione e cementato da proibizioni. È una operazione sbagliata e disperata. Il presidente Bush che raccomanda la castità ai giovani americani. Castità e guerra. Che mondo è?»

Aldo Ettore Quagliozzi - 14-05-2005
E' uno straordinario documento umano e politico lo scritto che vi propongo, poiché al suo interno convivono le riflessioni di un grande maestro del pensiero etico e civile, in un tempo caratterizzato dalla assenza di eticità nella vita pubblica del bel paese, accanto a confessate personalissime vicissitudini, al cospetto delle quali si misura anche la grandezza dell'Uomo nella accezione più ampia del termine.
Il tutto confortato dalla prosa limpida e dalla memoria tenace di un grande vecchio d'Italia, Paolo Sylos Labini, il cui scritto ha fatto da introduzione al libro di recente pubblicazione " Intoccabili " dei giornalisti Saverio Lodato e Marco Travaglio.
E' una rilettura che ripercorre anche una parte della storia passata non proprio commendevole del bel paese, una storia che si ha interesse a che non venga alla superficie della conoscenza, poiché è bene che rimanga nascosta e non conosciuta dai più, dolcemente addormentati nel sogno mediatico del bel paese governato dall'egoarca di Arcore.
Aldo Ettore Quagliozzi - 11-05-2005
Il piccolo Bush lo ha proclamato solennemente sulla maestosa Piazza Rossa, dimentico dei 27 milioni russi, allora sovietici, morti per la libertà del mondo "europeo" dalla schiavitù nazifascista.
Ha riconfermato la "sua" dottrina della esportazione della "sua" democrazia in tutti gli angoli del pianeta Terra, sulla punta dei suoi missili e delle sue terrificanti armi; una mistificazione come sempre, a riconferma della tragicità ed immodificabilità della umana storia, là dove i rapporti di forza sono determinati non tanto dalle idee e dagli ideali, ma più prosaicamente dalla potenza economica, vera o presunta, detenuta dal "despota" di turno.
E' forse una categoria mentale oramai desueta ripensare ancor oggi al filosofo di Treviri ed alle sue teorie economiche? Alle sue previsioni sul destino del capitalismo?
Questa rilettura è di una lettera di Francesco Arcucci, docente presso l'Università di Bergamo di "Economia e tecnica degli scambi internazionali" pubblicata sull'ultimo numero del settimanale "Affari & Finanza" col titolo "Per il paradosso del dollaro i poveri finanziano i ricchi".
Afferma ad un certo punto il professor Arcucci nella sua pregevolissima lettera al predetto settimanale:

" ( ... ) Ma le fasi di transizione di questa portata, in cui il vecchio ordine sta morendo e quello nuovo non è ancora nato, sono accompagnate sempre da grandi sconvolgimenti economici e finanziari e, talvolta, anche politici e militari. ( ... ) "

E' questa forse la grande "battaglia per la democrazia" e contro il terrorismo sul pianeta Terra che Bush il piccolo si è impegnato a condurre a dispetto delle aspettative di milioni e milioni di esseri umani schiavizzati dalla "dittatura del dollaro" e da un'economia che ha assunto per tanti aspetti il carattere di economia continentale e non più planetaria?

" Il dollaro a partire dagli anni '40 è diventato la moneta di riserva utilizzata dal mondo intero, cioè la moneta in cui si effettuano i pagamenti per le grandi transazioni internazionali, si regolano le posizioni debitorie e creditorie fra Paesi e sono denominati i crediti verso l'estero delle Banche centrali.
Questa funzione è stata esercitata dal dollaro più che dalle altre monete come sterlina, franco francese, marco o yen in grazia del fatto che gli Stati Uniti erano diventati la prima economia del mondo.
Ma nel secolo appena iniziato i rapporti di causalità si sono capovolti. Oggi gli Stati Uniti rappresentano la prima economia del mondo, nonostante il loro deficit e il loro debito verso l'estero, solo perché il dollaro rimane la moneta di riserva.
La prosperità degli Stati Uniti dipende dall'accumulo da parte degli altri Paesi di crediti in dollari che finanziano la Confederazione nordamericana.
Nel secolo appena trascorso il resto del mondo accumulava dollari per poter acquistare beni prodotti in America.
In questi ultimi anni è il contrario. Il resto del mondo, e specie le banche centrali asiatiche, accumulano dollari affinché gli americani acquistino beni prodotti altrove.
Ancora venti anni fa l'America con le sue esportazioni era il più grande creditore del mondo. Oggi l'America con le sue importazioni è diventato il più grande debitore del mondo e lo status del dollaro come moneta di riserva svolge una funzione paradossale: quella di consentire ai ricchi americani di venire finanziati dai poveri cinesi e indiani.
Se questa capacità del dollaro scomparisse dall'oggi al domani i consumi in America sarebbero limitati alla produzione interna e i finanziamenti sarebbero limitati al risparmio nazionale: ne seguirebbe una terribile recessione del tipo di quella che ha colpito la Russia nell'agosto del 1998.
Ma siccome il dollaro rimane moneta di riserva, il finanziamento dei ricchi da parte dei poveri continuerà, sfidando le leggi dell'economia che postulano il contrario.
E' chiaro che in queste condizioni una crisi del dollaro può essere solo ritardata, con il risultato di renderla più grave, ma non può essere evitata perché le ragioni per le quali il dollaro è diventato moneta di riserva (e cioè che l'America inondava il mondo con prodotti a basso costo ed elevata qualità) non sussistono più.
Oggi la fabbrica dei manufatti del mondo è situata in Giappone, in Cina, a Taiwan, in Corea del Sud e anche in India.
Sono le monete di questi Paesi che dovrebbero godere dello status di moneta di riserva: solo chi le detiene ha la certezza di poter acquistare l'enorme gamma di beni prodotti in Asia.
E' evidente che l'economia di un mondo nel quale non si accumulano le monete dei Paesi più capaci di produrre e vendere i loro beni, ma del Paese che, acquistando in larga scala tali beni, incorre in deficit e debiti sempre più grandi è destinato a schiacciarsi contro un muro.


Aldo Ettore Quagliozzi - 05-05-2005
Intervista ad Andrea Camilleri

" ( ... ) ... il milanese alla mano, il self-made man, l'imprenditore di successo stratosferico, il collega di partita Iva, il presidente operaio, il muratore, anzi il magutt, con la cazzuola e la bustina di carta ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 21-04-2005
All'alba del nuovo pontificato di Roma, al primo punto dell'agenda del nuovo pontefice massimo, non dovrebbe mancare il tema della riflessione di Arturo Zampaglione, che dà il titolo alla rilettura, tema compreso nella sua consueta corrispondenza settimanale sul supplemento economico del quotidiano "la Repubblica".
Torna a me sempre cara una personale convinzione, delle più crudeli ed inumane; per quanto ci si possa riempire la bocca di buoni propositi, il mondo ricco, cristianizzato, tecnologicamente avanzato, si industrierà sempre per limitare la partecipazione del resto delle umane genti allo scialacquio planetario, al fine di salvaguardare gli equilibri energetici ed ambientali del pianeta Terra, condannando scientemente quindi la gran parte dell'umanità all'indigenza ed al sottosviluppo, non avendo strumenti adeguati di progresso ecologicamente compatibile con le risorse prelevabili e limitate.
Aldo Ettore Quagliozzi - 16-04-2005
Ha scritto Nando Dalla Chiesa nel suo pezzo " Prima che la vittoria canti " pubblicato sul quotidiano " l'Unità "

" ( ... ) ... il vero rischio in agguato, ( ... ) è oggi il trionfalismo. È l'idea che abbiamo vinto, che il vento è cambiato irreversibilmente.
Come se non avessimo già una volta visto Berlusconi ridotto a leader detronizzato, come se non l'avessimo già dato per finito una volta per poi vederlo risuscitare e andare all'assalto dello Stato con furia e forza iconoclasta.
Fa male il trionfalismo che corrode il tessuto sano dell'Unione. Che fa sentire i vincitori, e soprattutto i loro amici e compagni di cordata, come dei moderni Mosé che hanno traghettato il popolo italiano verso la terra promessa.
( ... ) Porta a non combattere. Porta a mostrare il volto peggiore, quello tracotante verso gli avversari che - si suppone - sono battuti da qui all'eternità.
Trasforma anche i nostri (e qualche esempio lo abbiamo purtroppo già visto in tivù) in repliche acculturate dei terribili Schifani subìti in questi anni umilianti: quelli che, anziché discutere, ricordavano agli oppositori - tra gli applausi dei propri amici - che gli italiani li avevano sconfitti, finché gli italiani hanno sconfitto loro, presunti vincitori a vita. ( ... ) "

Ha ben ragione il valente opinionista a richiamare i vincitori delle recenti elezioni regionali al buon senso, alla misura giusta della ragione e della buona pratica politica.
E non vuol essere o apparire il solito spirito guastafeste, anche perché sarebbe esiziale dimenticare tanta parte della storia patria non proprio commendevole.
Di questa storia patria, con i suoi intramontabili caratteri antropomorfici, ne ha scritto nella sua recente pubblicazione il giornalista inglese David Lane, corrispondente dall'Italia dell' "Economist ".
Illuminante a tale proposito la storia della predetta pubblicazione. Apparsa in Inghilterra molto prima dell'ultimo natale, ne era stata annunciata la pubblicazione in Italia per le feste natalizie, come strenna da porre, forse, sotto l'albero degli abitatori del bel paese.
Invece si è dovuto attendere ben oltre, il 17 di marzo dell'anno del signore 2005, perché i tipi di Laterza ne commercializzassero la prima edizione.
Mistero nel mistero: il titolo originario della pubblicazione, per come essa è apparsa in Inghilterra è stato "L'ombra di Berlusconi"; titolo riveduto e corretto per l'edizione in lingua italiana in "L'ombra del potere", con un'immagine nera su sfondo nero nella quale immagine risalta solamente un dentatura che riesce bene a far riconoscere un certo sorriso sghignazzante.

"Corruzione, mafia e giustizia sono una mistura da capogiro. Aggiungeteci Silvio Berlusconi, la sua enorme ricchezza, il suo smisurato potere mediatico, il suo approccio alla politica altamente personale e il suo singolare modo di guardare al passato e il cocktail diventa ancora più forte.

( ... ) L'Italia di Berlusconi è l'erede di quella di Tangentopoli, lo scandalo che scoppiò nel 1992, e degli atroci omicidi di mafia dei magistrati Giovanni falcone e Paolo borsellino., nello stesso anno.

Ed è zavorrata dall'eredità di un sistema giudiziario in difficoltà da molto prima che Berlusconi entrasse in politica, nel 1993. ( ... )
"

E' questa la grande verità che il giornalista inglese ci ricorda lucidamente e malignamente. Berlusconi non ha rappresentato mai un momento politico di discontinuità, la politica nuova o diversa; non la rappresenterà mai e poi mai, ha fatto tutte le sue scelte politiche nella più assoluta continuità con quell'italietta da lui tanto disprezzata, che gli ha consentito gli arricchimenti improvvisi e sospetti che oggi mostra spavaldamente e di cui gode i frutti.
E nel momento immancabile e sempre attuale nello scenario politico del bel paese, allorquando le alchimie politiche prendono il sopravvento sulla ragione e sulla utilità di dette pratiche per il bene del paese, torna confortante la lettura di un recente scritto, sempre graffiante ed interprete di grandi verità, di Stefano Benni apparso col titolo "Dopo Berlusconi aspetta e spera".
Aldo Ettore Quagliozzi - 12-04-2005
Ora che abbiamo ammirato il pio Bush il giovane genuflesso davanti alla salma del pontefice di Roma, potendone non più temere l'incerta voce e le infuocate parole pronunciate contro la sua guerra preventiva, alle quali parole oppose a suo tempo senza mezzi termini i suoi " non possumus " di petroliere; ora che ritorna la politica ad occupare le prime pagine dei quotidiani di tutto il mondo ed a riempire di immagini crudeli i video del pianeta Terra progredito e cristianizzato; ora che il luttuoso evento chiude immancabilmente una pagina della storia del ventunesimo secolo senza ancora poterne intravedere gli sviluppi, ci soccorre l'analisi di Noam Chomsky, americano di nascita, linguista di fama mondiale, esponente della sinistra radicale nordamericana e dal 1955 professore di linguistica all'Mit di Boston.
Aldo Ettore Quagliozzi - 06-04-2005
Mentre il dolore, in certa qual misura sincero delle genti del pianeta Terra di tutte le religioni e confessioni per la scomparsa di cotanta umana figura non tende a lenirsi in attesa dell’evento finale, urge restituire all’Uomo venuto dall’Est la sua piena dimensione umana che sfugge sempre alle commemorazioni del momento.
E tutto ciò è reso necessario affinché dell’Uomo risplendano i meriti grandiosi e storici, al pari delle Sue umane “ debolezze “, intese nella accezione piena della pratica del potere secolare che permea anche la figura del pontefice massimo di Roma.
A tal proposito propongo la testimonianza di Maurizio Chierici apparsa sul quotidiano ‘ l’Unità ‘ col titolo “ Tutti i muri che non ha abbattuto. “

“ ( … ) … è stato detto e scritto quasi tutto, ma non tutto sulla storia di un pontefice che ha vinto una sola battaglia contribuendo alla frana del comunismo, purtroppo perdendo quasi tutte le altre.
Si era illuso di sfidare i poteri che governano il mondo invocando dignità e pace per ogni essere umano.
Lo hanno ascoltato quando la convenienza dell'economia voleva liberarsi di un avversario ormai in declino, eppure ancora fastidioso.
La spiritualità del Papa polacco serviva a coprire armi e scudi spaziali che Reagan stava spendendo per inginocchiare Mosca.
E la democrazia torna a Varsavia. Cadono i muri, si scioglie l'impero dei soviet e fra le rovine vengono alla luce gli orrori.
Per fermare Wojtyla provano ad ucciderlo, ma il Papa che cade e rinasce dà la spallata decisiva. L'Europa cambia faccia: gli deve tanto.
Aldo Ettore Quagliozzi - 27-03-2005
( … ) … siamo un Paese balcanico quando osserviamo tanti segni esteriore di trasandataggine, di squallore piuttosto che di povertà, i marciapiedi sconnessi, l’immondizia per le strade di periferia, le grondaie arrugginite delle stazioncine secondarie, i finestrini sporchi e le latrine dei treni, l’aspetto dimesso di tanti pubblici uffici; e siamo un Paese balcanico quando pensiamo alle lungaggini delle pratiche nella pubblica amministrazione, alla lentezza dei processi, alla qualità e alla litigiosità degli uomini politici che reggono il Paese, al loro linguaggio e alla loro moralità, ai loro rapporti con la giustizia, che li rendono così poco presentabili; alle leggi ‘ ad personam ‘, alla tortuosità del testo che le rende spesso incomprensibili; per non dir nulla della corruzione diffusa.

Un Paese balcanico, con la difficoltà di rapporti fra regione e regione quale esisteva nella Jugoslavia di altri tempi, tenuta insieme, faticosamente, da un dittatore. ( … )


Così ha scritto nell’ultimo numero del settimanale “ Il Venerdì “ Piero Ottone.
Aldo Ettore Quagliozzi - 02-03-2005
Ma cos’è che irrita più di ogni altra cosa l’egoarca ed i suoi “ stimabili “ accoliti di Azeglio Ciampi?
Di certo la sua “ alterità “, il suo essere “ altro “ rispetto ai canoni della vita politica del bel paese, la sua estraneità ai riti della politica ed ai dei suoi bassi maneggi.
Azeglio Ciampi ha una vita trascorsa illuminata, e senza ombra alcuna, dal principio fondamentale del “ servizio “ reso al Paese, questa volta scritto con la lettera p al maiuscolo; un passato di grande prestigio speso per un interesse collettivo, rappresentando con grande responsabilità il Paese in tutti i consessi internazionali grazie alla sua competenza, alla sua riconosciuta consapevolezza del fare, che nei momenti più difficili della vita sociale ed economica del bel paese ha rappresentato l’ancora a cui aggrapparsi per non soccombere.
Azeglio Ciampi è persona degna di occupare il posto che al momento occupa nell’interesse del Paese; di questa dignità ben pochi, dei teatranti della politica, possono ammantarsi.
E non se ne può ammantare di certo l’egoarca che non ha fatto mai mistero della sua connaturata insofferenza verso le regole che scandiscono la vita associata nel bel paese.
Lui che ha sempre sbandierato la sua estraneità alla politica ed ai suoi riti meno nobili, ha come sempre nascosto un qualcosa al Paese; della politica, e dei suoi trasformismi, e delle sue malversazioni, se ne è convenientemente pasciuto, ingrassando oltre modo le sue fortune personali e del suo gruppo di accoliti.
Una data storica per il bel paese è stata il 12 luglio dell’anno del signore 1990. In quella data storica aveva inizio la discussione della così detta legge Mammì-Craxi-Andreotti-Giacalone, la legge tanto attesa che regolamentasse anche nel bel paese l’uso e l’abuso dell’etere.
Prime schermaglie alla Camera dei deputati finché il 18 di luglio l’onorevole Walter Veltroni nel suo intervento alla Camera dei deputati ebbe a denunciare alla opinione pubblica del Paese che

“ ( … ) Un mese fa – esattamente un mese fa, il 18 giugno – Berlusconi, uno dei soggetti in gioco in questa legge, annunciò nel corso di un’asssemblea dei venditori di pubblicità Fininvest che vi sarebbe stato ( posso mostrare il testo ) voto di fiducia sulla legge Mammì.
Era, lo ripeto, il 18 giugno. Nessuno aveva discusso di questa ipotesi. Eppure Berlusconi l’annunciava come chi sa di poter dettare legge, come chi sa di poter imporre la sua volontà…
Sarebbe paradossale che il nostro Parlamento si trovasse ad operare in una condizione di simile sovranità limitata ( … ).
Si annuncia la fiducia in una sede che a me e alla mia cultura istituzionale appare impropria, come quell’assemblea dei venditori di pubblicità Fininvest.
Così, dopo il “ decreto-Berlusconi “, ci troveremo di fronte anche alla “ fiducia Berlusconi “. Quella fiducia sarebbe null’altro che l’esecuzuione di un ordine dato ( … ).
Ministro Mammì, non so se il Governo porrà la fiducia richiesta e in qualche modo sollecitata un mese fa.
Voglio però dire che si tratterebbe di un atto di prepotenza e, mi si consenta, di irresponsabilità.
( … )

un lettore da Indymedia - 09-02-2005
Mi chiedo a che punto potrà arrivare questo distillato di odio contro il comunismo: ieri “semplici” censure di alcuni personaggi scomodi, oggi costruzione di memorie catodiche sulle macerie cerebrali degli italiani. Vogliono edificare una nuova Storia. Perché? Domani cosa succederà?
Anche se mi rendo conto che la cosa è quasi impossibile, bisognerebbe fare in modo che chi ha messo in piedi questa vergogna non la passi liscia. Mi piacerebbe che i nostri candidati della sinistra si svegliassero un po’ e mettessero nel “programma di governo” una loro lista di soggetti da fare sparire dalla RAI. Loro sì che hanno il diritto di farlo: Daniele Luttazzi, Michele Santoro, Enzo Biagi e Sabina Guzzanti di falsità non ne hanno mai raccontate. Questi anonimi manipolatori di fatti storici invece fanno della falsità una ragione di vita.

Aldo Ettore Quagliozzi - 01-02-2005
Visti i nuovi manifesti di aennina incredibile, stupefacente trovata? Potranno immergersi ancora in innumerevoli lavacri a venire ma la retorica, la più falsa e la più bolsa, la retorica più squallida, non riusciranno mai a lavarsela di dosso sino ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 29-01-2005
Il traguardo verso il quale ci stiamo avviando a grandi passi è quello di una democrazia puramente negativa, di pura tolleranza. Non si incarcerano né si torturano gli oppositori, ma il controllo decisionale è interamente sottratto ai cittadini ai quali rimane soltanto – beninteso non sui mass media che davvero contano – il “ diritto di mugugno “.
Per un’ Italia nata dalla Resistenza, cresciuta nel miracolo economico e capace ai suoi tempi di sconfiggere il terrorismo e di impostare una coraggiosa lotta contro la corruzione politica, è una prospettiva davvero poco confortante, insomma ‘ l’Italia l’è malada ‘. “
Aldo Ettore Quagliozzi - 17-01-2005
Proviamo a leggere insieme un numero, per esempio 1.000.000.000.000.000.000 : facile? E’ stato facile leggerlo? Bene. Proviamo a rispondere alla domanda: un anno-luce equivale a quanti chilometri? Facile anche questa domanda, o è stato necessario ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 03-01-2005
E come al solito è partita a spron battuto la “carità pelosa “ del bel paese; è tutto un fiorire di opere altamente benefiche finalizzate ad aiutare le popolazioni colpite dall’immane forza della natura.
E’ forse irriverente in queste circostanze, o fuor di luogo, accennare solamente a questa abitudine da postulanti per cui, depositato il soldino, ora possibile anche con un sms, nel cappellaccio del povero sventurato di turno, il tutto torna al prima, con i pensieri rivolti altrove?
E mi viene anche in questa occasione di pensare alle altre volte in cui come abitatori del bel paese ci siamo impegnati in grandi opere umanitarie nel mondo; il più delle volte, l’esito finale è sempre stato l’intervento di un magistrato.
E non ci voglio proprio pensare più di tanto, per la grande vergogna che ancora riesco a provare. E’ divenuto quasi uno sport nazionale indire gare di beneficenza in ogni occasione; non siamo ancora riusciti ad imparare che sarebbe meglio “ insegnare a pescare “ che fare doni, o come nella circostanza, fare appello al pietismo del bel paese.
Fuori da ogni metafora, quel costo di vite umane è un prezzo troppo alto perché lo si possa alleviare con il soldino trasmesso con il telefonino, magari con il videotelefonino ricevuto a natale.
Quelle morti non possono non pesare sulla coscienza del cosiddetto mondo progredito e cristianizzato.
Aldo Ettore Quagliozzi - 16-12-2004
“ ( … ) Si tratta di capire se un personaggio indagato fino alla nausea e accusato dalle procure di spergiuro, lavaggio di denaro, falsificazione di documenti e corruzione di giudici possa rappresentare degnamente un Paese dell’Unione Europea. ( … ) ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 10-12-2004
Nel paese del tubo catodico monopolizzato e della carta stampata asservita o distratta, un fatto minimo può ben essere ignorato e quindi non comunicato.
Ma quel fatto, all’epoca, fece un clamore enorme, della stessa enormità che caratterizza l’assordante silenzio di questi giorni che circonda lo sviluppo processuale del fatto steso.
Tutti i megafoni dettero la notizia nelle forme più eclatanti, convinti che potesse la reazione energica al fatto da parte dell’egoarca essere pedagogica ai tanti che nel tempo successivo si sono come ostinati, in tante pubbliche occasioni, a contestare l’unto; chi non ricorda la ‘ faccia di … ‘ sollecitamente profferita nei confronti di una signora dall’egoarca, offeso dall’invito della stessa a tornarsene nei suoi lussuosi appartamenti?
Ha ragione Piero Ricca: in quell’urlo milioni e milioni di italiani si sono come riconosciuti, ed è bene ora che siano messi in condizione di sapere.


“ Cari Amici, con serenità vi dò la notizia che il 26 novembre prossimo si terrà la prima udienza del processo intentato dal Cavalier Silvio Berlusconi nei miei confronti per la nota contestazione individuale del 5 maggio 2003 al Tribunale di Milano, altrimenti definita da qualcuno "agguato mediatico studiato con il Tg3".
L'accusa è di "ingiuria aggravata", ma il querelante lamenta anche il reato di "offesa alla Presidenza del Consiglio".
Forse per questo ha scelto di farsi rappresentare dall'Avvocatura dello Stato. Superfluo dire che questa scelta mi sembra assai discutibile.
E' evidente che ci troviamo di fronte all'ennesima, inquietante dimostrazione di confusione fra persona e carica, oltre che di intimidazione del dissenso.
In quel corridoio, come ho sempre ribadito, ho criticato un preciso personaggio politico che utilizza un'enorme concentrazione di poteri pubblici e privati per sottrarsi alla Giustizia, tentando nel contempo di zittire ogni voce critica.
Le Istituzioni sono fuori causa. E non sono certo io a offenderle. Per il reato di cui sono imputato la pena prevista varia dal minimo di una multa al massimo di una sanzione di sei mesi di reclusione.
In caso di appello il processo di secondo grado verrà celebrato davanti al Tribunale di Milano. Preciso che sono incensurato. Per la verità non ho mai "preso" nemmeno una multa perché non ho l'automobile e, non avendo la tv, non sono obbligato a pagare il canone alla Rai del dott. Flavio Cattaneo, un tipo che invia ispettori nella redazione di un telegiornale che ha mandato in onda una notizia.
Più sobriamente del querelante, mi faccio assistere da due liberi professionisti: l'Avvocato Beniamino Ricca (mio fratello) e l'Avvocato Umberto Ambrosoli, conosciuto in occasione di una commemorazione del padre Giorgio, barbaramente assassinato l'11 luglio del 1979 da un sicario al soldo del bancarottiere piduista Sindona.
L'udienza, che probabilmente non sarà conclusiva, si svolgerà presso la sede del Giudice di Pace di Milano..."

Aldo Ettore Quagliozzi - 01-12-2004
Reed Brody è il consigliere speciale della organizzazione ‘ Human Rights Watch ‘ e di recente ha scritto sull’ “ International Herald Tribune “ a proposito della involuzione subita dalle regole e dalle norme giuridiche della democrazia americana a seguito della tragedia dell’11 settembre:

Il prigioniero è stato portato via nel cuore della notte 19 mesi fa. E’ stato incappucciato e condotto in una località segreta. Da allora non si è saputo più nulla di lui.
Gli incaricati degli interrogatori hanno usato la forza in maniera graduata ricorrendo anche alla tecnica dell’annegamento, nota in America Latina con il nome di ‘ submarino ‘, con la quale il detenuto viene immerso con la forza sott’acqua e indotto a ritenere che sta per affogare.
Insieme al prigioniero sono stati prelevati anche i suoi due figli di 7 e 9 anni, presumibilmente per indurlo a parlare.
Era l’esercito guatemalteco? Erano i paramilitari colombiano ? No, era la Cia. Il prigioniero si chiama Khalid Sheikh Mohammed ed è il principale architetto degli attentati dell’11 settembre.
E’ uno di una dozzina circa di operativi di vertice di Al Qaeda semplicemente spariti dopo essere stati arrestati dagli americani.
Dopo gli attentati dell’11 settembre l’amministrazione Bush ha violato le più elementari norme giuridiche in materia di trattamento dei detenuti.
Molti sono stati trasferiti in prigioni fuori del territorio americano, la più nota delle quali è quella di Guantanamo Bay, a Cuba.
Come sappiamo i prigionieri sospettati di terrorismo e molti contro i quali non esiste alcuna prova, sono stati maltrattati, umiliati e torturati.
Ma probabilmente nessuna pratica è così fondamentalmente contraria alle fondamenta del diritto americano e internazionale quanto la detenzione per lunghi periodi dei sospetti membri di Al Qaeda in ‘ località segrete ‘.
( … ) Come ha detto la commissione dell’11 settembre: ‘ le affermazioni secondo cui gli Stati Uniti avrebbero maltrattato i prigionieri in loro custodia hanno reso più difficile il compito di costruire le alleanze diplomatiche, politiche e militari di cui il governo avrà bisogno ‘.
In secondo luogo, la tortura e la sparizione dei prigionieri ad opera degli Stati Uniti invita tutti i governi più riprovevoli del mondo a fare altrettanto. Di fatto paesi che vanno dal Sudan allo Zimbawe hanno già citato Abu Ghraib e altre azioni degli Stati Uniti per giustificare le loro pratiche o soffocare le critiche.
Ma anzitutto deve preoccuparci l’accettazione di metodi antitetici ad una democrazia e che tradiscono l’identità degli Stati Uniti come Stato di diritto.
Se gli Stati Uniti dovessero accettare la tortura e la sparizione degli oppositori, abbandonerebbero i loro ideali e diventerebbero una nazione degna di meno rispetto.


E’ il mondo nuovo che ci attende e che gli Stati Uniti vogliono esportare sulla punta dei loro missili intelligenti ? Opporre orrore ad orrore ? E’ questa la nuova pedagogia nell’era del terrore senza confini ?
Che per la grande ed unica potenza del mondo è cosa ben facile esportare ovunque le sue teorie pedagogiche all’insegna della novella dottrina degli ‘ stati canaglia ‘, da punire esemplarmente perché il resto inorridito dell’umanità abbia di conseguenza come regolarsi.

Aldo Ettore Quagliozzi - 29-11-2004
Pongo a bruciapelo una scomoda domanda: ‘ E’ più detestabile un impostore o lo è ancora di più il suo pubblico?
Risposta di non facile formulazione, lo capisco. Proviamoci comunque. Nell’avventurarci nell’ostica impresa, mi pare giusto offrire ai lettori meno avvertiti, ed a me stesso innnanzitutto, delle chiavi di lettura, un percorso facilitato come oggi suol dirsi, ovvero il bel saggio della dottoressa Clotilde Buraggi, che facilitino l’individuazione, come in un gioco di società, di quelle persone pubbliche o private che facciano in un certo qual modo incetta di alcune o di tutte delle caratteristiche fondamentali per la ‘ costruzione ‘, inconsapevole sempre, di una prorompente personalità di impostore.
Per la qualcosa al termine della lettura del saggio ciascuno dei lettori potrà farne una facilitata individuazione o addirittura scriverne un elenco di tutti coloro che a vario titolo possano permettersi di essere riconosciuti compiutamente come gli ‘ impostori del nostro tempo ‘.
E se poi si dovesse scoprire che non poche sono le personalità pubbliche assommanti in sé il maggior numero di ‘ attributi dell’impostore ‘, si raccomanda di rendere pubblica la personale discoverta e di metterne in guardia il maggior numero di persone che non abbiano ancora avuto sentore delle ingannevoli figure.
Ma ancor più importante sarà la discoverta da parte di ciascun lettore del proprio personale ruolo nel rapporto perverso con l’impostore, ruolo certamente non secondario per la sopravvivenza stessa dell’impostore come tale.

Guida alla lettura:

Prima chiave
: “ ( … ) quello dell’impostura è un problema non semplice: appartiene alla classe delle perversioni e la personalità del perverso è sempre molto complessa da capire anche per gli addetti ai lavori. ( … ) “
Secanda chiave: “ ( … ) L’impostore è una persona che si autodefinisce, proprio come il bambino che si dice da solo ‘Sono bello, sono buono’, indipendentemente dalle opinioni degli altri.( … ) “
Terza chiave: “ ( … ) L’impostore dedica molto tempo a costruire la propria immagine. Come ogni attore, egli recita sempre una parte e cambia il suo aspetto con acconciature e abbigliamento adeguati a far credere di essere quello che gli piacerebbe essere e che vuole che gli altri credano che lui sia. ( … ) “
Quarta chiave: “ ( … ) Quando parla agli altri, l’impostore ha uno stile ampolloso e un tono autocelebrativo molto lontano dallo stile ironico e dimesso delle persone veramente intelligenti che conoscono le molte sfaccettature del reale e non sostengono fanaticamente nessuna ipotesi.
( … ) “
Quinta chiave: “ ( … ) L’impostore ha bisogno di essere accettato e a questo scopo cerca di farsi simile al suo pubblico. Se parla a dei professionisti esibisce uno straordinario (quanto dubbio) curriculum di studi, se parla agli artigiani dice di avere fatto per un certo periodo l’apprendista falegname. ( … ) “
Sesta chiave: “ ( … ) Ogni bambino e bambina nel suo processo di sviluppo cerca di rendere simile la propria personalità a quella del padre (o della madre) imitandolo/a e poi identificandosi; ma questo non è il caso dell’impostore. Egli, infatti, assume una personalità diversa dalla propria non per identificarsi con la persona che finge di essere ma per appropriarsi della potenza di un altro perché egli non ne ha nessuna. L’impostore è in cerca di un Io. (Greenacre 1958).( … ) “
Settima chiave: “ ( … ) L’impostore cerca con tutte le forze di convincere se stesso e gli altri che sia vera la personalità che egli esibisce e che indossa come un costume mascherato per nascondere la propria debolezza. ( … ) “
Ottava chiave: “ ( … ) Secondo Helen Deutsch (1955), la personalità dell’impostore ha una basso livello di organizzazione dell’Io ed è costituita da identificazioni multiple non sintetizzate.( … ) “
Nona chiave: “ ( … ) Secondo la Greenacre (1958), l’impostore avrebbe un narcisismo patologico, un senso disturbato della realtà e della propria identità, la sindrome del piccolo pene, e una ammirazione esagerata per la madre.( … ) “
Decima chiave: “ ( … )Per Gaddini (1974) l’impostore “ha massivamente sviluppato le possibilità dell’imitazione, non avendo alcuna capacità di identificazione e alcun senso di sè “.( … ) “
Undicesima chiave: “ ( … ) La Argentieri (2000), che ha affrontato il problema della malafede, molto affine all’impostura, ritiene che in tale patologia vi sia un difetto nella organizzazione mentale di base descritta da Gaddini (1981), con una angoscia di integrazione che si oppone difensivamente all’integrazione del Sé e che congela grosse quote di aggressività.( … ) “
Dodicesima chiave: “ ( … ) Un’altra delle caratteristiche dell’impostore, legata alla sua difettosa gestione della aggressività è la sua incapacità di tollerare i conflitti.( … ) “
Tredicesima chiave: “ ( … ) L’impostore ha una prodigiosa capacità di sedurre (Finkelstein 1974), di affascinare, di stregare, di illudere, di rassicurare; di scoprire quello che il suo pubblico è pronto a credere ed è avido di sentirsi dire.( … ) “
Quattordicesima chiave: “ ( … ) E’ un luogo comune ritenere che gli impostori siano molto numerosi fra i politici: Mazzini scriveva: “Il mondo governativo di oggi non è che ipocrisia, impostura più o meno sfacciata” ( … ) “
Quindicesima chiave: “ ( … ) Chi sono le persone che vengono ingannate dall’impostore? Sono persone semplici e ingenue che si lasciano abbindolare o sono invece persone che fanno il suo stesso gioco, che gli assomigliano caratterialmente, che come lui aspirano a cambiare la loro posizione senza tenere conto dell’onestà del metodo e dei limiti imposti dalla realtà ?( … ) “
Sedicesima chiave: “ ( … ) Secondo Leopardi, la responsabilità è tutta dell’impostore e non del suo pubblico: “Gli uomini impostori - ha scritto - hanno insegnato agli uomini bonari delle menzogne per ispogliarli di roba e di libertà” (1-1370). ( … ) “
Diciassettesima chiave: “ ( … ) …gli individui che sono avidi di fare da audience all’impostore (Finkelstein 1974), soffrirebbero come lui per problemi di bassa autostima. A ragione delle proprie ferite narcisistiche (Olden 194I), avrebbero bisogno di sentirsi in contatto con un oggetto potente da idealizzare, sperando di ricevere magicamente salvezza e valore attraverso il contatto con una persona sentita onnipotente.( … ) “
Diciottesima chiave: “ ( … ) Se però il leader è un impostore, il pubblico può servirsi della negazione, o addirittura del diniego per non vedere questa sua realtà. Se il pubblico si sente rassicurato dall’impostore, anche l’impostore ha bisogno del suo pubblico per confermare la propria grandiosità illusoria; è infatti il pubblico con la sua conferma che lo aiuta a tramutare la sua menzogna in una struttura relativamente stabile.( … ) “
E’ un gioco facile, facile e tutti sono invitati a cimentarsi con esso.
Aldo Ettore Quagliozzi - 23-11-2004
Con lo stile inconfondibile di un intellettuale non formato alla democrazia compiuta, con il linguaggio proprio da caserma della cui filosofia di vita il nostro si è abbeverato negli anni, così si esprimeva l’intellettuale Marcello Veneziani assurto suo malgrado alle responsabilità di consigliere di amministrazione di una agenzia culturale quale può ben considerarsi, ahimé, la Rai, nel corso di una dotta disquisizione sul quotidiano ‘Libero ‘ – libero da cosa ?, libero da chi ?, libero per fare cosa ? Scandalo evidentemente – il giorno 18 novembre:

“ ( … ) I due partiti di maggioranza dei docenti sono i faziosi e i paraculi, ovvero quelli che sono infarciti di ideologia, femminismo e menopausa acida e quelli che scansano la fatica, hanno altre attività o si danno malati per andare in vacanza. ( … )

L’unico ad essere in vacanza o meglio ‘ libero ‘ dai pensieri concreti, sensati e responsabili è proprio l’intelletuale in quota Alleanza Nazionale Marcello Veneziani.
E’ il solito ritornello sgradevole, alla ‘Tremaglia‘ tanto per capirci, ministro, si fà per dire, della seconda o terza o defunta Repubblica italiana; uno stile di pensiero, di linguaggio, di vita, un proponimneto pedagogico per rinnovare la cultura italiana ormai stantia.
Cultura che ha bisogno, a detta della bella compagnia di cui sopra, di rinnovarsi ad iniziare dalla sua storia recente, ma anche rinnovarsi con la storia passata, con salti clowneschi alla Gianfranco Fini allorquando sprovvedutamente e con bella faccia tosta, da buontempone più che da fine intellettuale e storico, di cui non possiede le competenze né tantomeno le disponibilità alla ricerca paziente e non legata alla demagogia del momento, ha rivisitato la storia all’epoca di Francesco di Assisi e l’ opera umana del ‘ poverello ‘.
Ne ha scritto bene, come sempre , Umberto Galimberti in un suo pezzo apparso giorni addietro su di un supplemento del quotidiano ‘la Repubblica‘, cogliendo appieno la sconfortante condizione in cui versa la cultura nel bel paese, lo sconcerto per una scuola oramai allo sbando e sulle cui ceneri chiunque, un Veneziani di passaggio o un Fini all’occorrenza, possono poggiare la loro rivisitazione della cultura e della storia. Con quali prospettive è facile immaginare, dopo avere apprezzato cotali e cotanti maestri di libero pensiero.

Più l’istruzione di una nazione decade, come è il caso dell’Italia attuale dopo le riforme di Berlinguer e della Moratti, più si può fare scempio della storia, perché i documenti sono inaccessibili e, dove lo sono, nessuno li legge.
Questa è la ragione per cui il 4 ottobre, in occasione della festa di San francesco, patrono d’Italia, Gianfranco Fini ha potuto compiere la sua revisione storica facendo passare San Francesco come un crociato che legittimava la guerra di difesa della cristianità.
( … ) Passano otto giorni e prende avvio la celebrazione di Cristoforo Colombo che qualcuno vuole elevare agli altari. E in effetti Colombo di croci e di battesimi in America ne portò, ma leggiamo anche nel suo ‘ Giornale di bordo ‘ una lettera in data 13 dicembre 1492 indirizzata ai Reali di Spagna..."


Aldo Ettore Quagliozzi - 18-11-2004
Ovvero: corsi e ricorsi delle cronache nel bel paese

Cronaca completamente ( ?? ) fuori dal senno di domenica 19 maggio 1991 dello scrittore Stefano Benni dal titolo ‘ Siamo nella normalità ‘

“ Era una bella giornata di primavera. Il nevischio mummificava le rondini e raffiche ai duecento orari schiantavano gli alberi.
— Siamo nella normalità — disse l’infallibile Meteorologo — poiché un tempo simile, anzi peggiore, si ebbe nel marzo 1626 e non c’è da allarmarsi se per qualche settimanella dal Polo arriva uno spifferino di aria fredda. In quell’istante attraverso la finestra aperta un refolo di vento trasportò un tricheco di una tonnellata, che piombò sulla scrivania del meteorologo uccidendolo.
— Averlo saputo prima... — sospirò il meteorologo, prima di esalare l’anima sotto forma di cirro-cumulo.

Era una tranquilla domenica calabrese. Le pallottole ronzavano pigre e solo ogni tanto un colpo di bazooka interrompeva il monotono frinire dei mitra.
— Siamo nella normalità — disse l’incorruttibile Magistrato — in quanto molti dei presunti mafiatori erano in realtà pacifici agricoltori, l’uso della tangente camorristica è un normale meccanismo promozionale, e non è vero che il danaro mafioso abbia invaso banche, case cinematografiche e settori immobiliari: come giustamente disse Gava, la mafia va conosciuta, prima di combatterla. In quell’istante un consorzio di quattro cosche irruppe nel suo ufficio, lo decapitò e iniziò a giocare a calcio con la sua testa, e poiché non si mettevano d’accordo su chi doveva stare in porta, si uccisero tutti vicendevolmente.
— Averlo saputo prima — sentenziò la testa del magistrato mentre la sua anima faceva ricorso contro i seimila anni di inferno in prima istanza.

Era un tranquillo pomeriggio nella fosca e turrita Bologna. I benzinai attendevano i clienti nelle loro trincee e gli armaioli controllavano i Patriot.
— Siamo nella normalità — disse il Ministro dell’Interno — questa Falange armata non è certo nata dai gloriosi patrioti della Gladio o dai nostri ormai trasparentissimi servizi segreti, la strategia della tensione e le squadracce sono un ricordo del passato, trattasi di zingarelli che si disputano pochi etti di cocaina. In quel momento la solita Fiat Uno apparve in fondo alla strada e crivellò il ministro, la scorta e dodici passanti tanto per gradire.
— Averlo saputo prima — disse il Ministro, mentre la sua anima, grazie a raccomandazioni, scendeva all’Ade in Business class.

Era una tranquilla giornata di primavera. Il Bangladesh non c’era più, il colera decimava il Sudamerica e Saddam si riarmava, ma la Borsa era stabile. L’economia italiana vagava sorridendo nella nebbia tra abissi e voragini.
— Siamo nella normalità — disse Cirino Pomirino — abbiamo un deficit tra il milione o il miliardo di miliardi, ma tasseremo i generi di lusso come le aragoste, lo champagne, le pensioni e le malattie tropicali. Nel nostro paese non c’è spreco, né povertà. In quel momento alcuni bruti senza-casa, senza-lavoro, senza-patria e senza-pensione piombarono su Cirino Pomicino, lo divorarono vivo e gli succhiarono anche le chele.
— Averlo saputo prima — disse il ministro, mentre la sua anima volava nel limbo degli Incompetenti.
Aldo Ettore Quagliozzi - 11-11-2004
Scriveva nel suo articolo “ Vespa e il fascismo eterno “ Roberto Cotroneo sul quotidiano “ l’Unità “ del 23 ottobre 2004:

“ ( … ) Il fascismo eterno è qualcosa che non ci si leva di dosso, e che i revisionisti e i terzisti hanno cercato in qualche modo di nascondere.
E’ quello che con i distinguo cerca di celare quel disprezzo per le regole democratiche che ha fondato per anni le istituzioni di questo Paese.
Il fascismo fu tutto, purtroppo. Opportunismo, dittatura, autoritarismo, fronda, debolezza istituzionale, parate ridicole e tragedia, violenza brutale e bivacco per manipoli.
Fu confino e persecuzione degli oppositori, ma anche bagliori di cultura e qualche tollerante distrazione. Ma non per merito, solo per incapcità, pochezza, e dilettantismo.
I totalitarismi, vedi Stalin e Hitler, furono una cosa terrificante e assai più seria. Ma il fascismo fu soprattutto un’ideologia conforme allo status del nostro Paese. Nessun rispetto per alcunché, parole a vuoto, rimangiate il giorno dopo, demagogia e retorica.
Il fascismo eterno è classista, anche se è espressione della piccola borghesia, ossessionato dalle sinistre, dalle rivoluzioni, dagli scioperi, dal disordine sociale.
Il fascismo eterno ha paura dei diversi, degli stranieri, delle altre religioni, degli omosessuali, di tutto quanto non rientrerebbe secondo loro nella sana tradizione del nostro popolo.
E soprattutto il fascismo eterno ha il culto della guerra, del cercar la bella morte, della difesa dei confini, e della grandezza della nostra civiltà, a cominciare dalla romanità per finire con la padania. ( … )


Sono di questi giorni le notizie ultime che giungono dalla Casa delle ( il ) libertà sulle iniziative di riforma costituzionale che non poco scalpore ed allarme hanno disseminato per tutto il bel paese.
Ma con quale ritorno? Nella pubblica opinione, in quale misura le iniziative illiberali del governo dell’egoarca creano apprensione vera e diffusa?
Di recente Raniero La Valle, già senatore della Sinistra Indipendente dal 1976 al 1992 e tra i promotori dei Comitati contro la riforma, ha concesso una intervista ad Adista il 19 ottobre 2004. Rileggiamola per riflettere.
Aldo Ettore Quagliozzi - 06-11-2004
Scriveva Umberto Galimberti in un suo articolo apparso sul quotidiano ‘ la Repubblica ‘ del 21 febbraio 2004:
( … ) Le nostre procedure “ democratiche “ hanno trasferito dagli individui alle nazioni e dalle nazioni alle civiltà i sentimenti più primitivi e bestiali che nel tempo antico albergavano solo nell’animo dell’individuo. Il risultato è che oggi abbiamo individui abbastanza riflessivi e Stati o addirittura civiltà scatenate. Gli effetti sono catastrofici e sotto gli occhi di tutti.
Ed il bel paese, in quale misura ha subito una involuzione del tipo così puntualmente descritto e precisato dall’illustre pensatore? Anche il paese Italia, che magari è riuscito a rimanere indenne nelle singole persone dei suoi abitatori, nel contempo si avvia ‘ all’odio di stato ‘ così come potrebbe prefigurare lo scritto di Umberto Galimberti?
La corrispondenza che segue è della giornalista Nacéra Benali del quotidiano El Watan e della radio algerina. Risiede e lavora a Roma dal lontano 1994.
In essa viene fatta una ampia panoramica sulla condizione dello straniero nel bel paese e di come lo stesso viene visto e presentato dal servizio pubblico radiotelevisivo. Con buona pace di tutte le false politiche dell’accoglienza!
Aldo Ettore Quagliozzi - 02-11-2004
Comincia ad affiorare e divenire convinzione diffusa tra gli opinionisti, anche di fede diversa, che l’era del ‘ berlusconismo ‘ stia volgendo al termine.
Si cominciano a tirare le cosiddette somme, al fine di determinare lo stato dello sfascio generale del bel paese, non solo sul piano della economia ma soprattutto sul piano del vivere sociale, ché di certo è stata la voce più passiva di questo decennio maturato all’ombra ingombrante del nostro egoarca.
Quella opinione beneagurante avrà di certo le sue solide, sfuggevoli al momento, fondamenta, ma non basta di certo un solo augurio affinché un fatto, politico in questo caso, possa essere considerato già bello e compiuto; occorrono tutte quelle operazioni di grande lena affinché quel tale liberatorio evento s’abbia a verificare.
Aiuterebbe in questo senso allora che le due schiere storicamente contrapposte nel bel paese, la destra e la sinistra, riuscissero, per il bene superiore del bel paese, a costruire un ponte di dialogo fondato sulle solide basi del reciproco riconoscimento, della lealtà politica, del buon affare e del rispetto delle regole condivise; è assurdo che nel bel paese, per come avviene oramai da un buon decennio, ad ogni cambio di maggioranze parlamentari si abbiano a scardinare le istituzioni stesse, le burocrazie e le amministrazioni ai loro più alti livelli, alla messa in mora di un sistenma educativo nel suo complesso, all’annichilimento della funzione autonoma ed insostituibile della magistratura, alla devastazione del patrimonio artistico, archeologico e paesaggistico del bel paese, allo svilimento e snaturamento del vivere civile del bel paese insomma, con grande disorientamento dei cittadini che difficilmente, nelle predette circostanze e condizioni, potranno maturare, al di là dei diritti, i doveri propri della cittadinanza.
Non mancano, anche storicamente parlando, i fatti e le condizioni affinché quel ponte di dialogo tra le due contrapposte anime della politica del bel paese abbia ad essere costruito, con il dichiarato intendimento di porre fine ad una esperienza politica e di governo tra le più deludenti, sconsiderate e disastrose mai vissute nel bel paese, e con la reciproca convinzione, pur nel rispetto delle proprie identità storiche, che la ricerca comune delle regole basilari del vivere civile consentirà in tutte le occasioni future di affrontare i mutamenti, sempre auspicabili degli schieramenti, non come cataclismi ma come un normale avvicendarsi di esperienze e competenze messe al servizio del bel paese.
Sorregge in questo antico convincimento la lettura dei ‘ sacri testi ‘ di quegli uomini che sono stati e sono tuttora i veri rappresentanti della moderna destra del bel paese; di una destra aperta, non accidiosa, ma soprattutto consapevole della propria limitatezza, in quello che oggi viene ben definito ‘ relativismo ‘, a fronte di cambiamenti nel mondo che non hanno più bisogno dei decenni per affermarsi e per cambiare radicalmente la vita a miliardi e miliardi di uomini e donne di questo pianeta chiamato Terra.


Aldo Ettore Quagliozzi - 29-10-2004
Riandando con la memoria alla storia politica del bel paese, all’indomani della tragica conclusione della guerra e della dittatura fascista, i più attempati abitatori del bel paese ricorderanno un manifesto elettorale di un certo schieramento politico che intimava ai cittadini-sudditi un profondo esame delle coscienze loro al momento del voto, pena tutte le disgrazie dell’inferno.
Grosso modo quel tale manifesto tirava in ballo due grandi figure del tempo, ovvero Dio in persona ed il dittatore della allora U.R.S.S. Giuseppe Stalin; per la qualcosa gli ideatori del manifesto di una certa parte politica attribuivano alla onnipotente figura dell’Iddio la possibilità di poter sorvegliare pienamente tutti gli elettori nel momento magico e tragico della apposizione delle fatidiche croci sui simboli partitici, opportunità invece negata alla seconda delle due figure essendo limitate le sue potenzialità data la finitezza sua dell’essere solamente un umano.
In un altro tempo ed in un altro contesto, sopravvivendo solamente una delle figure predette, eccola tirata nuovamente in ballo in un nuovo epocale scontro elettorale.
“ Dio non vota “ è la graffiante prosa di Beppe Grillo.

Aldo Ettore Quagliozzi - 27-10-2004
Ha scritto Anna Maria Ortese in un suo saggio apparso sul periodico ‘ Il Mondo ‘ nel lontano 30 agosto dell’anno del signore 1960:

“ ( … ) L’angoscia, ( … ), per lo meno la madre delle angosce, viene semplicemente dal governo: un governo che rappresenti solo due o tre cittadini, mette automaticamente gli altri novantasette in angoscia, e la ragione è chiara. Mentre quei due o tre avranno radici ben salde nel terreno, cioè nella legalità, cioè nella socialità, gli altri novantasette, privati morbidamente di tutto questo, non avranno diritti che non siano immaginari, vivranno sempre in una mezza realtà, si crederanno ombre: ed essendo la loro buona fede ( o debolezza ) infinita, mai oseranno dichiarare al governo il loro diritto a un diritto autentico, non formale, ad una realtà di cose e non di parole.
Ed una volta rinunziato ad essere cittadini autentici, ecco non si è neppure uomini autentici, professionisti autentici, cristiani autentici, e così via. Perché la realtà base, perché un uomo possa diventare un uomo, è quella civile, e comporta dei doveri, che tutti abbiamo, ma anche dei diritti, che sono invece di due o tre persone.
E a non capirlo, nasce la sensazione continua di essere trasportati, o spostati in eterno, come un tappeto magico, che è l’arbitrio dei pochi. Il difetto di Kierkegaard applicato, per così dire, al Mediterraneo, o per lo meno all’Italia, stava nel dare a questa alienazione una radice cosmica, e soltanto cosmica, mentre era per buona parte amministrativa, e avrebbe potuto porvi rimedio un onesto contabile. ( … )


Fine prosa di autore o invero una realtà agghiacciante dei giorni nostri a ben un quarantennio dalle cose scritte dalla Ortese?
Il paese è in angoscia, in un torpore quasi preagonico, non ‘ deluso ‘ come vorrebbero quasi farci credere gli imbonitori prezzolati dell’occasione, ma tradito e sprofondato in una condizione allarmante di angoscia collettiva.
Ma è una angoscia che stenta ancora a trovare una sua via di emersione, come da un profondo abisso, emersione che consentirebbe peraltro la ricerca collettiva delle responsabilità e dei giusti rimedi.
Scrive per l’appunto Corrado Stajano sul quotidiano ‘L’Unità ‘ del 22 ottobre:

“ ( … ) Non si riesce a capire bene, in quest’Italia dubbiosa, se esiste oppure no, nella maggioranza delle persone, coscienza del clima equivoco in cui viviamo e dei pericoli che corre la Repubblica.
I fatti parlano da soli: la Costituzione stracciata, la riforma dell’ordinamento giudiziario che mette in ginocchio i magistrati, il debito pubblico che pesa come una montagna, i condoni fiscali e quelli edilizi che puniscono gli italiani onesti e distruggono, in nome della speculazione, quel che resta del bel paese, la Finanziaria che sembra il gioco truccato di Monopoli, la promessa ossessionante di tagliare le imposte: un delirio quando in cassa non c’è un centesimo.
E questo mentre il governatore Fazio dichiara allarmato: ‘ La situazione è grave ‘; mentre l’avvocato generale della corte di giustizia dell’Unione europea accoglie il ricorso del sostituto procuratore Gherardo Colombo e chiede alla Corte la bocciatura della legge sul falso in bilancio, in nome della normativa del resto d’Europa; mentre la Commissione europea respinge la proroga della Tremonti-bis incompatibile con le regole dell’Unione sugli aiuti di stato. Un colpo grave. ( … )


Aldo Ettore Quagliozzi - 20-10-2004
Il mondo progredito degli uomini è divenuto un mondo dalla attenzione breve, una attenzione limitata alle quotidiane novità della cronaca, ma lesta a disfarsene delle novità come di un intenso e doloroso fastidio, di una emicrania, tanto quel che accadrà dopo di un fatto, di una tragedia, non importerà proprio a nessuno.
E forse questo atteggiamento rappresenta pur sempre uno strumento di autodifesa consolatoria della attenzione collettiva, sommersa quotidianamente da una immane valanga di notizie, il più delle volte inutili o dannose, per la qualcosa l’uomo del cosidetto mondo progredito, che corrisponde grosso modo al mondo che si professa cristiano, è un uomo che mal si combina con questa era della comunicazione globale; è forse l’uomo del ventunesimo secolo abitatore del mondo occidentale e cristianizzato un “ uomo paleolitico “ di fronte alla aggressività propria dei moderni mezzi di comunicazione ed al loro uso spregiudicato da parte dei detentori del potere politico ed economico.
Può quindi accadere che fatti anche tragici e dirompenti della cronaca vengano prontamente rimossi dalla attenzione collettiva, senza che l’uomo-cittadino del mondo occidentale e cristiano eserciti e gridi forte il suo diritto-dovere di conoscerne il seguito, se non imbattendosi in “ nicchie della cronaca “ particolari, marginali, non essendo orientati i grandi mezzi di comunicazione, anche come servizio pubblico, a farsene opportunamente carico.
La cronaca che segue di Gabriele Romagnoli è apparsa sull’ultimo numero del supplemneto dedicato alle donne del quotidiano “ la Repubblica “.
E’ il seguito, che l’occhio spento della televisione non ha avuto la volontà e la forza di andare a scoprire e svelare, di un fatto di cronaca angosciante avvenuto sui lidi assolati del bel paese, di un paese incompiutamente democratico, di superficiale e abitudinaria osservanza religiosa, immemore della propria storia di paese di emigrazione, che ha rimosso il dramma dei padri costretti in altri tempi a varcare gli oceani per costruire una speranza di vita per sé stessi e per le loro famiglie.
Speranza di vita che oggi, secolo ventunesimo, il bel paese per mezzo delle sue disumane leggi vuole negare alle migliaia e migliaia di cittadini del mondo non progredito, diversamente religioso, che sfuggono alle tragedie della fame, delle malattie e delle guerre debitamente alimentate con il commercio delle armi costruite dal cosiddetto mondo occidentale e cristiano.
E’ un mondo, il mondo occidentale e cristianizzato, che senza attenzione diverrà puranche un mondo senza memoria.
Aldo Ettore Quagliozzi - 19-10-2004
Scrive un cittadino abitatore del bel paese una lettera apparsa sul settimanale “ Il Venerdì “ del 15 ottobre dell’anno del signore 2004, significando compiutamente quanto hanno da pensare tutti gli altri abitatori del bel paese, a ben ragione, ma in pari tempo diffondendo ancora un erroneo convincimento per il quale l’impoverimento materiale, e non solo materiale del bel paese, è da attribuirsi agli ideatori di una maligna moneta che in quanto tale sembra quasi avere avuto insufflata un’anima perversa, e non perversi e malignamente furbi essere stati tutti coloro che nell’occasione hanno provveduto ad arricchirsi svuotando bellamente le tasche degli italioti, senza colpo ferire, sotto lo sguardo distratto ma in fondo benevolo dei governanti del momento, anch’essi della partita, come suol dirsi; ché se della partita non li si può tutti quanti imputare, allora sono stati solo degli sciagurati incompetenti per la qualcosa…

Mi piacerebbe diventare ricco per poter realizzare dei sogni incredibili che però, fino a qualche anno fa, nel periodo pre-euro, riuscivo tranquillamente a realizzare.

Non sto certamente parlando di un cottage in montagna o di una villa in riva al mare, sarebbe troppo.

Desidererei invece essere ricco solo per il semplice gusto di pagare il bollo della macchina, cambiare pneumatici, procedere al famoso bollino blu antinquinamento.

Vorrei essere ricco per poter pagare l’Irpef qualche giorno prima della scadenza e non qualche mese dopo e pagare perfino l’Ici e la tassa dei rifiuti e inoltre le bollette della luce, dell’acqua, del gas, del telefono.

Aggiungo le spese del condominio e la mensa scolastica, gli zaini, i quaderni, le tasse scolastiche ed i libri dei ragazzi che vanno a scuola, uno alle elementari e l’altro al liceo classico.

Insomma, vorrei essere tanto ricco per poter fare tutte quelle cose che fino a qualche anno fa non mi intimorivano mentre ora ( grazie a Prodi e all’euro ) mi mettono in apprensione.


Ed affiora sempre, anche in questa accorata lettera dell’abitatore del bel paese, la memoria corta degli italioti, dimentichi che il mestatore Prodi era di già stato disarcionato dai suoi compagni stessi di viaggio - 1998 - all’entrata in circolazione della moneta maledetta – 2002 –, ovvero nell’anno primo dell’era nefasta dell’egoarca tuttora governante. Al cui buon cuore per le sorti degli abitatori del bel paese si deve la lettera di circostanza che segue.

Aldo Ettore Quagliozzi - 15-10-2004
“ ( … ) Purtroppo Buttiglione ha perso. Povera Europa: i culattoni sono in maggioranza . ( … ) “
( Diligentemente ponderata e vergata con ferma mano per la diffusione del suo nobile pensiero da uno statista del calibro di certo Tremaglia Mirko ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 13-10-2004
“ ( … ) Chi si vergogna del ministro italiano quando i disperati in fuga dalle nostre guerre e dalle nostre carestie, vengono caricati come pacchi sugli aerei della deportazione appena approdano sfiniti a Lampedusa;

chi non sopporta di vederli ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 09-10-2004
Ha scritto Umberto Galimberti nei giorni più afosi di questa ultima estate, allorquando il clap-clap nazionale era al meglio del suo dirompere, e l’onda lunga della trasgressione ispirata dalla torrida stagione coinvolgeva magnificamente le genti del bel paese, impegnatissime in statuarie esposizioni al sole delle affaticate membra, incuranti o perlomeno dimentichi delle afflizioni passate ma comunque incombenti al ritorno dei primi refoli freschi , forieri questi di ben altre tempeste:

“ ( … ) Dopo vent’anni di televisione commerciale, la cultura, per diffondersi, deve fare i conti con la pubblicità e con il mercato, e quindi, per via di questi conti, deve abbassare paurosamente il livello e diventare sempre meno “ cultura “ e sempre più “ spettacolo “.
E questo perché abitiamo un mondo che i media hanno reso più visivo che riflessivo, più emotivo che ponderato.
Se ad esempio un uomo di pensiero va in televisione è bene che non parli più di 10 secondi e soprattutto che sia capace di riempire quel tempo con slogan efficaci e con dettati ipnotici, che non sono cultura ridotta in pillole, ma riflessi narcisistici che riverberano non tanto l’efficacia del pensiero, quanto la prontezza dei riflessi.
( … ) A questo punto all’intellettuale non resta che prodursi in una sorta di “ schizofrenia funzionale “ che gli consenta di dividersi tra l’uomo di spettacolo per far arrivare al pubblico qualche scampo culturale, e l’uomo di studio capace di chiudersi rigorosamente e per la maggior parte del suo tempo nello spazio confortante dei suoi libri, per recuperare, non davanti agli altri, ma davanti a se stesso, quel minimo di dignità che gli consente di maturare qualche degno pensiero da destinare a quella volgarizzazione che si chiama “ divulgazione “.
Questo compito non è mortificante per l’intellettuale, che ha comunque il vantaggio di condurre una vita non alienata. E’ mortificante per la cultura che, per sopravvivere, ( … ), deve rivestire i panni della spettacolarità.


Il brano riportato è tratto da uno scritto di Galimberti dal titolo “ L’applausometro del pensiero “ ed è apparso sul quotidiano “ la Repubblica “ del 3 luglio.
La omologzione della televisione pubblica ai caratteri propri della televisione commerciale è il peccato più grande compiuto, nel corso degli anni, da tutti coloro che si sono avvicendati nella sua gestione.
Non esiste colorazione politica o di schieramento alcuno che possa in qualche modo accampare una differenziazione di atteggiamento e di comportamento, tanto che tutti i gruppi dirigenti, di qualsiasi schieramento politico che abbiano avuto responsabilità dirette, hanno fattivamente concorso alla creazione dello sfascio odierno del servizio pubblico televisivo.
Da occasionale spettatore di spettacoli di intrattenimento è potuto accadere anche a me, nel pomeriggio di una recentissima domenica, assistere alle scempiaggini di una trasmissione condotta allegramente su di una rete Rai che, nell’occasione, si era premurata di fare intervenire un intellettuale di grande risonanza, il poeta Tonino Guerra; la sua presenza era di certo la necessità di dare alla trasmissione una parvenza di intelligenza e credibilità.
Il tutto è filato incentrando l’essenza e l’attenzione della vacua orrenda trasmissione sulla presenza di un altro ospite e delle di lui avventure amorose, stante la celebrata e riconosciuta dai più sua capacità di conquistare i cuori delle più celebri bellezze femminili.
Quanto sarà costata al cittadino utente quella sbalorditiva ed inutile partecipazione? E’ potuto accadere che l’intellettuale di turno, rompendo forse gli schemi consolidati e le abitudini imposte, abbia al momento del congedarsi “ strigliato “ sia i responsabili della trasmissione sia i partecipanti della stessa, con un parlar fuori dai denti meritevole di essere ripreso, nei giorni successivi, dalla libera stampa del bel paese. Ed invece il nulla sullo scabroso episodio.
E spiando nel giardino altrui, dove l’erba del vicino è sempre più verde, riporto la corrispondenza di Udo Gumpel, tedesco, ma che vive e lavora a Roma come corrispondente del servizio pubblico di quel paese dal lontano 1984. E’ come spiare attraverso il buco della serratura altre realtà tanto vicine a noi geograficamente, ma distanti anni-luce nella conduzione e nella considerazione sociale, e scoprire che il verde degli altri è effettivamente un verde diverso.
Aldo Ettore Quagliozzi - 04-10-2004
Sol chi difetta della memoria storica ha potuto illudersi che attorno alla vicenda delle due Simona si potesse cementare la solidarietà senza etichette, propria di un vero e grande paese.
Ma questo bel paese non ha mai vissuto della solidarietà vera e disinteressata, non ha mai riposto la sua litigiosità se non all’interno degli ambiti del più deleterio familismo, delle sue varie sacrestie e confraternite, che ricoverano convenientemente, all’occorrenza, anche i figuri più spregevoli che possano in esso liberamente circolare.
E’ un paese disgraziato in verità, poiché non riesce a gioire nel suo più profondo neanche in presenza delle sventure le più tragiche e strazianti; esse servono invece a cementare la solidarietà all’interno delle opposte fazioni, a far sì che i vincoli, anche i più abietti ed incoffessabili, trovino modo di rinsaldarsi per esere pronti alla controffensiva alla occasione prossima ventura.
le vicende di questi nostri giorni sconfortanti confermano come non possa esserci nel bel paese fatto, avvenimento o qualunque altra cosa che siano apportatori di disinteressata, vera solidarietà.
E’ il bel paese la culla dei “ pacificatori in armi “ che dileggiano i “ pacifisti senza armi “, i quali ultimi accorrono ovunque armati solo delle loro idee, del loro disinteresse, del loro grande animo, e con quelle armi faticano, aiutano e muoiono.
Non c’è spazio per loro nel pensiero unico dominante nel bel paese; a loro viene richiesta l’abiura, in cambio di una loro ammissione sul palcoscenico unico e dominante dei moderni mezzi di disinformazione. E se l’abiura non perviene nel tempo utile e stabilito il dileggio è d’obbligo...

Aldo Ettore Quagliozzi - 01-10-2004
Una prima vita

“ ( … ) Magari guadagnassi 1300 euro netti al mese. Sono dipendente del Comune di Siena dal ’98, come istruttore programmatore a tempo pieno e guadagno qualche manciata di euro oltre i 1000. In più il potere di acquisto è relativo ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 22-09-2004
Ammiccano da una immagine apparsa di recente sui maggiori settimanali del bel paese tre belle e oneste facce di tre famosi conduttori di programmi televisivi di approfondimento o di intrattenimento.
A quelle loro facce belle e oneste la terza rete del tubo catodico del servizio pubblico si affida per un rilancio o meglio in qualche caso per una riconferma presso la gente dei programmi prodotti, e che vengono fortunatamente riproposti nella imminente stagione televisiva, ché una volta le stagioni in verità erano legate a ben altri avvenimenti e scenari della natura; ai tre programmi, che saranno condotti come sempre magistralmente dalle belle ed oneste tre facce, si affida il compito, ahimè invero ingrato, di raccontare il bel paese, tanto è che l’immagine in questione si presenta con un titolo che la dice lunga sulla sua filosofia di fondo, “ L’Italia in cui viviamo “ e con un sottotitolo “ Tre programmi che danno voce al Paese ”.
Il proposito è dei più meritevoli di incoraggiamento e di gratificazione da parte del pubblico, e così si spera.
Sono anni oramai che il servizio pubblico ha di fatto rinunciato a svolgere convenientemente e doverosamente il suo ruolo direi istituzionale, essendosi posto in concorrenza alla televisione commerciale con la stessa sua spregiudicatezza ed insensatezza; per i soccombenti utenti è rimasta pur tuttavia una nicchia di salvezza nella terza rete del che, sfidando in tante occasioni l’ordine televisivo costituito, ha cercato di assolvere al meglio la propria funzione di voce del servizio pubblico.
I guasti creati da una fallimentare politica di programmazione del servizio pubblico ha fatto sì che lo stesso sia deperito in fatto di ascolti e di raccolta pubblicitaria, a tutto vantaggio della concorrenza commerciale che si è ingrassata sino all’inverosimile e con i ben noti ed enormi ritorni finanziari. E non poteva che essere altrimenti.
Torna allora utile e saggio rileggere ad oltre trenta anni dalla loro pubblicazione, ancorché attualissime, le parole scritte da Pier Paolo Pasolini il 9 dicembre 1973 sul quotidiano “ Il corriere della sera “ a proposito di acculturazione e dell’ uso dei moderni mezzi di comunicazione per la creazione del consenso popolare.
Aldo Ettore Quagliozzi - 18-09-2004
Se i numeri mantengono ancora una loro validità ed esprimono al contempo come vanno le cose nel mondo, illuminante è la pagina tratta dal volume “ Che cosa ci siamo persi “ scritto dall’americano Graydon Carter e pubblicato presso i tipi dell’editore Little Brown all' antivigilia del terzo anniversario della orrenda strage delle due torri.
I numeri, nella loro aridità e spietatezza, riescono forse meglio a rendere del successo o dell’insuccesso delle azioni degli umani; nel caso in esame è il successo o l’insuccesso di una amministrazione americana che si concede il privilegio di determinare la storia del mondo e le sorti di milioni e milioni di esseri umani.
Ma anche un grande e veritiero spessore conservano ancora le parole, se ascoltate con umiltà e spirito di umana comprensione.
"...Siamo andati oltre ogni ragionevole limite... “Afferma Stephen Roach, capo economista della Morgan Stanley, il massimo in fatto di banche di investimento e di attività finanziarie.
Ma questo è il senso della guerra globale e mimetizzata sotto la formula magica della lotta al terrorismo che la superpotenza intende portare avanti ed intensificare oltre ogni ragionevole limite.
Sono quelle prerogative economiche e di benessere anche solo effimero, proprie di una super potenza, che devono essere difese ad ogni costo, costi quel che costi, e che hanno un prezzo in fatto di sicurezza interna ed esterna, di degrado ambientale e marginalmente ma non tanto, a seconda dei punti di vista, con la scelta non determinata dal caso, ma obbligata ed imposta, di scacciare dal godimento delle risorse della Terra le moltitudini che farebbero scoppiare gli equilibri con una deflagrazione tale che la vita terrestre ne verrebbe definitivamente compromessa, con grande rammarico in special modo per una dissennata parte della specie ( dis ) umana, che l’altra parte, la stragrande maggioranza, vive di già nel suo inferno di fame, emarginazione e morte.

Aldo Ettore Quagliozzi - 14-09-2004
Mesi addietro è potuto straordinariamente accadere che nel bel paese del tubo catodico monopolizzato sia stato mandato in onda, ad una ora impensabile e senza uno straccio di informazione-pubblicità, uno dei tanti servizi divulgativi, pregno di una certa attendibilità scientifica, sulle attuali condizioni delle risorse e dei consumi del pianeta Terra e del suo drammatico divenire.
In questo momento mi difetta tanto la memoria sia per il titolo del servizio, quanto per gli autori dello stesso. La qualcosa non fa perdere però di importanza al succo stesso del servizio allora presentato e clandestinamente trasmesso dal tubo catodico monopolizzato; con poche parole, nel servizio si prospettavano gli scenari futuri sul pianeta Terra in fatto di consumi energetici e di equilibrio nel biosistema terrestre.
Aldo Ettore Quagliozzi - 11-09-2004
L’8 di aprile dell’anno 2003 in Bagdad venivano abbattute le effigie del sanguinario dittatore, tra il tripudio degli operatori televisivi, dei fotoreporter, degli amanuensi della stampa e della folla allo scopo raccolta nelle adiacenti vie cittadine e nella famosa piazza opportunamente convogliata.
Ma qualche giorno prima della fatidica gloriosa data il “ Von Clausewiz all’italiana “, senatore Umberto Bossi, così arringava le falangi padane pronte alla lotta al saraceno ed allo straniero tutto:

( … ) La guerra? Boh… il tempo di fumare un toscano ed è finita. ( … )

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Aldo Ettore Quagliozzi - 09-09-2004
Lentamente, ma molto lentamente e mestamente, si spegne nell’aria del bel paese l’assordante clangore nazionale del clap-clap di zoccoli, ciabatte, sandali, che ha ritmato il periodo obbligato delle ferie, questa volta più brevi del solito in quanto le disponibilità delle famiglie sono state falcidiate, a detta dell’egoarca, dal solo percepito e quindi inesistente carovita.
E lentamente si spegne pure, nelle orecchie dei vacanzieri sparagnini del Bel paese, il vuoto melenso ed inutile ritornello di un estivo spot televisivo “ …, la luna, ci poterà fortuna … “ che la fortuna l’avrà di certo portata solo alla multinazionale dei telefonini che avrà bravamente invogliato tanta gente del Bel paese a tagliare, magari a malincuore, un gelato, ma non le solite, inutili, inconcludenti telefonate fatte ciabattando per le vie di borghi e città.

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