BERLINO - La 'ndrangheta calabrese alla conquista della Germania: dal traffico di droga agli investimenti di capitali illeciti in azioni di società quotate alla borsa di Francoforte, all'acquisto di attività commerciali soprattutto nelle aree orientali del Paese. Un'analisi allarmante contenuta in un rapporto riservato del Bundesnachrichtendienst (Bnd), il servizio segreto tedesco, svelato un anno fa dal quotidiano Berliner Zeitung. Secondo i servizi tedeschi i clan calabresi avrebbero acquistato alla Borsa di Francoforte grossi pacchetti azionari di aziende energetiche, tra cui il colosso russo Gazprom. Il quotidiano sottolinea che anche la società tedesca Eon Ruhrgas ha partecipazioni nella Gazprom e che l'ex cancelliere socialdemocratico Schroeder - che vanta una grande amicizia con il presidente russo Putin - è a capo del consiglio di amministrazione della Negp, l'affiliata della società russa che sta costruendo il gasdotto sotto il Baltico.
PROVENTI - Secondo un'analisi degli uffici regionali in Sassonia-Anhalt e in Meclemburgo dell'antiterrorismo tedesco (il Bundeskriminalamt, Bka), i clan della 'ndrangheta avrebbero inoltre investito «in misura considerevole nel territorio dell'ex Ddr i proventi delle attività criminali». Il rapporto del Bnd contiene anche una critica all'Italia che, secondo i servizi tedeschi, agirebbe in maniera insufficiente per contrastare le attività delle organizzazioni mafiose. Ciò deriverebbe, secondo il Bnd, dall'effetto prodotto dalle leggi varate dall'ultimo governo Berlusconi, che hanno reso più difficili i sequestri dei beni dei boss, il che per gli inquirenti tedeschi equivarrebbe a «una dichiarazione di garanzia per la mafia». Per il Bnd, poi, la 'ndrangheta è riuscita a infiltrarsi negli apparati politici e giudiziari italiani. Nel rapporto del Bnd citato dal Berliner Zeitung è scritto che ci sono «segnali che la 'ndrangheta, fornendo cocaina a famosi artisti e intellettuali italiani, ma anche a parlamentari romani, è riuscita a stabilire contatti perfino in Parlamento».
INFORMATORI - Oltre a ciò, alcuni clan calabresi «senza dare nell'occhio» avrebbero piazzato «in modo sistematico i propri informatori in quasi tutti i settori della vita pubblica, della politica, della giustizia e dell'esecutivo fino ai massimi livelli dell'amministrazione, in modo da conoscere sempre in anticipo e a poter contrastare preventivamente le misure esecutive dello Stato». Gli stessi politici italiani, sostiene ancora il Bnd, ormai hanno constatato «una nuova dimensione politica della 'ndrangheta e un abbandono dei modelli di comportamento tipicamente mafiosi in direzione di un coesistente "quarto potere" nello Stato, con il quale si deve in qualche modo convivere». I servizi tedeschi sembrano alquanto scettici sulle prospettive di successo della lotta dello Stato italiano contro le associazioni mafiose. Nel rapporto citato da BZ si dice infatti che «bisogna porsi la domanda se, visti i molteplici collegamenti tra mafia e politica, in Italia vi sia spazio di manovra per lottare con i mezzi a disposizione contro il dilagare della criminalità organizzata e, alla lunga, per eliminarla».