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Arte


L' uomo metallico contemporaneo: Il mito della macchina nell'arte e nel teatro dal dopoguerra agli anni ' 90

Lingua: Italiana
Destinatari: Alunni scuola media inferiore, Formazione permanente, Alunni scuola media superiore
Tipologia: Materiale di studio

Abstract: L' uomo metallico contemporaneo:

Oggi parlare artisticamente, di una ripresa del mito della macchina così come era stato concepito dalle avanguardie dei primi del 900, significa sopratutto ammettere come ideologia di fondo
"...l' accettazione dell' evoluzione tecnologica e dell' alterazione della nostra definizione di umanità , la romantica accettazione della modificazione tecnologica della nostra specie.
Nel 2100 ci saranno 12 miliardi di esseri umani, e miliardi di connessioni si costituiranno tra gli individui, la rete telematica, gli ologrammi, i telefoni, gli schermi multipli etc, etc "
( da " Mutazioni e contaminazioni tra conflitti giovanili e culture metropolitane " di Francesca Alfano Miglietti. Contenuto in Canevacci - Mazzi 1995 )
Accettare una simile definizione implica come diretta conseguenza l' abbandono di ogni interpretazione sociologica, antropologica, economica che spesso è stata fatta del " progresso umano " a favore invece dell' analisi di una forma particolare di " evoluzione della specie ", quella cioé che riferendosi alla nascita di una biotecnologia, crea le premesse per un connubio/ mutazione tra uomo e macchina. "...la fine dell' uomo non può essere semplicemente rimpianta. A nulla serve cercare di scavare per ripristinare significati e sensi originari, ma perduti. Si sfugge invece alla miseria dell' ultimo uomo solo accettando la sfida di superamento dell' umano postaci in questa epoca..."
( da " L' impero del trash " di Roberto Terrosi. Contenuto in Canevacci - Mazzi 1995 )
Ma nella realtà della vita quotidiana accogliere questa sfida alla ricerca dell' " oltre - uomo" in cosa si traduce veramente?
Abitare l' universo dei media elettronici, delle culture di consumo e di modelli espressivi plurimi, ha permesso ( o imposto? ) il costituirsi di una nuova identita, ibrida, nomade, in una parola " un' identità metropolitana " che si oppone apertamente ad ogni umana ed ancestrale paura di perdita della propria integrità fisica e psichica "...oggi non é più facile individuare quale siano i confini dell' io nell' incontro con l' infinita proliferazione degli immaginari e con il moltiplicarsi dei contatti con altri individui, altre culture, altri codici e linguaggi. L' identità tende dunque a porsi come processo di costruzione e de- costruzione ....Identità ibride, inventate, scomponibili, nomadi, uno scambio continuo di ruoli, un gioco di identità nascoste, una recita...."
(Alberto Abruzzese da " Graffiti metropolitani. Arte sui muri delle città Genova " Costa e Nolan 1990 )
Un' identità frantumata, scomposta e scomponibile, trova nella " metamorfosi " la condizione per continuare ad esistere, la risposta ad un mondo che chiede il moltiplicarsi infinito di volti, linguaggi, relazioni e l' io deve cambiare forma per rendersi disponibile e reversibile a nuove scelte, incontri, vissuti "....la metamorfosi corrode le forme tradizionali della socialità , i comportamenti individuali...la sua forza risiede nelle nuove tecnologie che stanno già colpendo le strutture della personalità , le radici della relazione io - gli altri, del rapporto naturale - artificiale ..."
( da " Identità e passione. La bussola interiore e la tempesta del magnetismo " di Maria Teresa Torti. Contenuto in Canevacci - Mazzi 1995 )
Abbattuta ogni distinzione dualistica diviene naturale che " ...i confini panoramatici della natura, dell' artificiale, del vivente si sono mescolati. Vi é un' estensione sensoriale e sensitiva immanente che estremizza i sensi e che li estende e li ramifica dove in realtà sono sempre stati: nella interconnessione, nella reciprocità, tra natura e cultura. L' ambiente non è mai stato una natura intatta, ma natura più tecnologia. "
( da " Cyberbororo. Per una comunicazione post- animista e post- media " di M. Canevacci. Contenuto in Canevacci - Mazzi 1995 )
Ma se s' impone una differente prospettiva alla dicotomia naturale/artificiale, allora và ripensata anche la centralità del corpo umano in quanto dato biologico che si costituisce nell' interazione fisica con il reale. Il corpo nella nuova visione diviene una superfice d' incrocio per le molteplici informazioni offerte dalla realtà circostante, un campo d' iscrizioni di codici socio - culturali , un elemento che si struttura, si delinea, non dal rapporto diretto con la natura ma attraverso l' operato artificiale dell' uomo "...al momento in cui è inteso come naturale il panorama artificiale che ci circonda, non esiste più un sentito interesse alla tutela e al mantenimento dell' uomo nella sua integrità psicobiologica. L' uomo - cosi' si presta ad essere manomesso, migliorato, adeguato alle esigenze della vita sociale, sia che si tratti di chirurgia estetica che d' ingegneria genetica..."
( da Roberto Terrosi 1995 )
Il corpo sta mutando a prescindere dall' intenzionalità umana, anche le pratiche quotidiane in apparenza neutrali sono intrecciate con la tecnologia ed é per questo che i mutamenti ambientali influenzano sempre più l' organismo. Oggi lo sviluppo tecnologico si lega quasi indissolubilmente all' estensione della sfera sensoriale umana ( prendiamo come esempio emblematico Andrea la protagonista di un film di Almodovar Kika del 1995, personaggio dotato di una protesi bionica, nella fattispecie é una telecamera montata sulla sua testa, che diviene un occhio elettronico costantemente impegnato nella registrazione di una grottesca umanità.)
Questo ha fatto in modo che si verificasse una vera e propria rivoluzione nel modo comune di percepire la realtà circostante ( si sono moltiplicate le potenzialità del corpo umano prolungandone le facoltà cognitive, percettive, comunicative.)
I motori, i mezzi di trasporto, hanno sostituito ed ampliato il lavoro fisico ponendosi come sostituzioni del corpo dell' uomo, le telecamere, i microscopi, penetrando l' invisibile, strutturano ciò che per la biologia dell' occhio umano non può avere forma.
Oggi il rischio di un' estinzione della specie per sterilità ( come avveniva nel dramma vasariano " Raun " ) é quasi del tutto annullato dall' esistenza di tecniche di riproduzione artificiale ( fecondazione in vitro, in provetta ), la difficoltà di socializzazione riscontrata spesso nelle società a capitalismo avanzato viene superata ricorrendo alla comunicazione telematica ( in Internet ) in cui basta un codice ( massimo emblema di un processo di graduale spersonalizzazione per cui scompaiono nome, età, sesso di un individuo ) per avere accesso al modem ed iniziare un " colloquio virtuale ".
Oggi la tecnologia è ovunque, invisibile, nascosta in congegni microelettronici, in onde elettromagnetiche che si diffondono nell' etere, al punto da creare un sottile rapporto affettivo tra l' uomo e le macchine per cui " ... sembra che le cose ed i sensi non si combattano più tra loro ma abbiano stretto un' alleanza grazie alla quale l' attrazione più distaccata e l' eccitazione più sfrenata sono quasi inseparabili e spesso indistinguibili......"
( Perniola M. da " Il sex appeal dell' inorganico " Torino Einaudi 1994.)
In un universo di corporalità mutanti, di codici immaginari, di ricercate contaminazioni tecnologiche si offusca fino a scomparire il concetto di " uomo ", suprema incarnazione del " logos " occidentale. Ma smarrito il referente antropocentrico cosa rimane alle generazioni future come inizio genealogico di una specie diventata sempre meno umana?
Nel 1947 lo scienziato Norbert Wiener inventa, derivandola dal greco " Kybernanan " ( pilotare ) la parola " Cibernetics" per indicare la scienza che studia e progetta macchine capaci di autoregolarsi.
Posta l' inconfutabile supremazia dell' essere umano sulla macchina, si analizza l' interazione tra i due e da questa commistione nasce la figura del " Cyborg " composto di cyber ed organism per indicare il miscuglio di carne e tecnologia che caratterizza un corpo modificato da innesti di hardware e congegni microelettronici.
Essere totalmente dedito alla parzialità, creatura di un mondo post - umano che ha volutamente abbandonato ogni integrità organica e sessuale, immemore della storia passata e di una propria atavica origine, un corpo cyborg diviene sinonimo di libertà assoluta e simbolo del sogno di un' umanità che nel metallo ha pensato di poter sublimare la propria deficenza organica.
Visione amichevole di un rapporto con la macchina il Cyborg non cerca un'identità unitaria e per questo non genera dualismi tra corpo e mente, naturale ed artificiale, ma dimostra solamente l' intenso piacere della tecnica, della dissoluzione dell' organico
"...la macchina non è un peccato, ma un aspetto dello stare nel corpo. La macchina non è una cosa da adorare, animare, ma una nostra incarnazione. Siamo i responsabili della macchina, dei nostri confini corporei che dobbiamo costruire e decostruire..."
( Haraway Donna J. da " Simians and Cyborg. The reinvention of nature." Free Association Books London 1991 )
Ma anche per questa " ...grottesca accozzaglia di pezze umane e tecnologiche, ricoperta di segni familiari che ci ricordano da vicino il nostro corpo..."
( da Haraway Donna J. "Manifesto Cyborg" 1995 )
sembra delinearsi lo stesso contraddittorio destino che segnava l' esistenza degli automi futuristi ( ricordiamo gli eroi vasariani, Tonchir colpito da " acciacchi d' umanità ", Volan l' intellettuale sconfitto dal dubbio, dall' incertezza umana. )
Così anche i nuovi ibridi umano - meccanici tradiscono la " fede tecnologica" dei loro creatori. Nel film di R. Scott " Blade Runner " ambientato in un mondo dove ormai sono quasi indistinguibili i Cyborg dagli esseri umani, la replicante Rachele contraddice la sua natura provando sentimenti umani come la paura, l' amore. E "Cybersix " eroina dell' omonimo fumetto ( il dottor Von Reichter maestro di una scienza della genetica piegata a fini poco morali, crea nel suo laboratorio degli " Idea fissa ", cyborgs identificati da un numero la cui unica funzione é quella di esaurire l' infinita sete di potere del loro creatore che vorrebbe arrivare a dominare il mondo) diviene la " rinnegata " da uccidere in quanto simbolo di una libertà di pensiero e d' azione che neanche il malefico Von Reichter è riuscito a soffocare all' interno di una provetta di laboratorio. )
Un immaginario in continua fibrillazione ha generato creature post apocalittiche, che se da una parte impongono alla nostra specie una progressiva metamorfosi, dall' altra ci lasciano in eredità organismi sconosciuti ( ad esempio in " Xenogenesi " romanzo cyber dell' americana Octavia Butler l' umanità è rimpiazzata dagli " Oankali " alieni specializzati nella fusione e nello scambio di geni per creare nuove e sempre più perfette specie.).
Ma perduta la possibilità di " un' ultima spiaggia " dove è già troppo tardi per essere ancora dei semplici umani e di fronte "....agli organismi dei mondi virtuali , la nuova carne prodotto estremo del processo di contaminazione post - moderno in cui si ha una comunione mistica della natura con la tecnologia , dell' io con il noi..." ( da Canevacci - Mazzi 1995 )
che rivelano ancora una volta il fallimento dell' utopia di un " eden meccanico " che liberi l' uomo dall' angoscia della morte e del tempo, potremmo ancora considerare il rapporto corpo- tecnologia ed in generale il " mito della macchina " come fonti d' ispirazione artistica o dovremmo ridurli a semplici " campi di battaglia " di sempre più azzardati (ed inumani) esperimenti tecnico - scientifici?


Segue >>>


http://www.tmcrew.org/zonarischio/cyb1_txt.htm



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