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Transdisciplinare
Grafica e disegno
Il volto atroce del dolore - Un articolo di Luca Landò

Lingua: Italiana
Destinatari: Alunni scuola media superiore, Formazione permanente
Tipologia: Utilità e strumenti

Abstract: Tento una risposta, imprecisa, incompleta. Non perchè non abbia argomenti (ce ne sono fin troppi) ma perchè i temi trattati richiederebbero un incontro pubblico.

Prima gli antefatti. Le domande che vi state, giustamente, ponendo in questo forum, ce le siamo poste noi tutti in redazione quando abbiamo discusso se mettere o meno quella foto. Alla fine, come sapete, ha prevalso il sì, ma solo dopo aver deciso di eliminare dall’impaginazione i dettagli più raccapriccianti che quella foto conteneva. Sì, l’immagine originale, per quanto possibile, era ancora più cruda. Ancora più dolorosa.

Ecco, la nostra decisione è stata quella di mostrare il dolore, prima ancora dell’orrore: il dolore, dilaniante, di quel padre che porta in braccio il corpo, inerme, di sua figlia. E’ voyeurismo? Non credo. Lo sarebbe volessimo insistere, nelle immagini che pubblichiamo, sui dettagli dei corpi martoriati, delle ferite mostrate. Non lo facciamo e non lo faremo. In quel caso, lo ripeto, abbiamo voluto mostrare il volto atroce del dolore che, per quel che ci riguarda, non ha colori, né bandiere. Non è di parte, il dolore. Sembra un concetto banale, eppure non lo è. Altrimenti non ci sarebbero premier che sostengono la guerra e, ahimé, elettori che sostengono quei premier.

Il punto è che il dolore, finché non ci raggiunge, non è affare nostro. E’ questo l’orrore, vero, di questa guerra. Che gioca (o ha giocato finora) sul falso binario della guerra che non c’é: come la guerra lampo (che c’è, ma solo per poco), della guerra chirurgica e intelligente (che non fa vittime tra i civili), della guerra asettica e asimmetrica (che utilizza la tecnologia per uccidere ma non per farsi uccidere).

Quella foto ci ha mostrato, senza giri di parole, che di guerra ce n’è una sola. Ed è quella orrenda, schifosa che uccide e distrugge, lacera e polverizza. Non ce ne sono altre di guerre, non ce ne possono essere.
Alcuni di voi dicono che quella foto, sull’Unità, era una foto inutile, perché si rivolge a un pubblico che quelle cose le consoce bene.
Sono d’accordo, ma fino a un certo punto. Perché ho la sensazione, spero di sbagliarmi, che anche a sinistra le sirene (in senso omerico) della propaganda ci abbiano illuso che la guerra, a volte possa essere meno orrenda, meno brutta di quello che è. E’ comprensibile: in fondo i meccanismi di rimozione, hanno una reale giustificazione psicologica e biologica. Aiutano a superare i traumi e i momenti di difficoltà. Ma solo se applicati all’individuo: non alle faccende della politica e della storia. La storia e la politica non possono, non debbono rimuovere la realtà della guerra.

Ultimo punto. E’ da un po’ che i nostri forum non si accendevano con discussioni così toccanti e sincere. Non so il motivo di questa accensione sia solamente legato a quella foto (non credo, è da un po’ che le nostre coscienze sono squassate da quello che vediamo, che leggiamo, che sentiamo). Sono però convinto che quell’immagine abbia fatto da catalizzatore, ci abbia scosso da alcune pigrizie e, forse, luoghi comuni. Mai come adesso, credo, abbiamo bisogno di capire e discutere, di scambiarci opinioni e proposte. Anche il silenzio, a volte, può aiutare la guerra. Rompiamolo, questo maledetto silenzio. Discutiamo con gli amici e gli avversari, con i conoscenti e gli sconociuti di quello che sta accadendo. E di come fare perché non accada mai più.

Luca Landò
(vice direttore de l'Unità, on line)


http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=ANALISI&TOPIC_TIPO=&topic_id=24419



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