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Scienze naturali
Osservatorio sulla Ricerca - Appello al Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.


Lingua: Italiana
Destinatari: Alunni scuola media superiore, Formazione post diploma, Insegnanti
Tipologia: Utilità e strumenti

Abstract:
Illustre Presidente,

gli scienziati e i ricercatori italiani non possono tacere. Gli scienziati e i ricercatori italiani non possono assistere senza reagire alla destrutturazione del sistema della ricerca nel nostro Paese. I decreti di riforma passati in "prima lettura" nel Consiglio dei Ministri dello scorso 31 gennaio sono una minaccia non solo perché mettono una seria ipoteca sulla capacità produttiva della ricerca pubblica, ma più in generale perché animati da un atteggiamento ideologico nei confronti del sapere e della conoscenza che è contro il sapere e la conoscenza. Ridurre drasticamente l'autonomia scientifica del lavoro di ricerca, introdurre una strutturazione rigida e fortemente gerarchica, privilegiare la direzione politica rispetto al merito scientifico, significa di fatto non avere chiari quali sono realmente i principi che governano in tutto il mondo evoluto un'efficace ed efficiente attività di ricerca.

L'idea che un modello aziendalistico (antiquato oltretutto perché ignora il valore della rete e delle autonomie) possa essere trasferito all'organizzazione della ricerca scientifica, tradisce grave estraneità e incompetenza da parte degli estensori di questi decreti (che sembra ormai accertato siano stati formulati con la consulenza di una società esperta nella ristrutturazione di aziende in crisi).

Non è quindi un caso che la comunità scientifica non sia stata coinvolta in questo processo di riordino: non si sono interpellati gli organismi interni agli enti che si vogliono riformare, non si è avviato un chiaro e trasparente dibattito. Non si sono neppure attese le risultanze del Parlamento, che pure aveva deciso di avviare un'indagine conoscitiva sullo stato della ricerca in Italia.

Un'altra gravissima preoccupazione che questi decreti sollecitano è il fatto che essi sono pervasi dall'idea che sia possibile avere ricadute applicative immediate e dirette programmandole dall'alto. Emerge infatti con chiarezza la spinta verso la ricerca applicata a scapito di quella di base o fondamentale che viene o abbandonata o fortemente limitata ad alcune aree ritenute più promettenti. E' questa un'altra idea in assoluta controtendenza con l'esperienza di chi fa ricerca e con le impostazioni che vengono anche dagli altri Paesi: non esiste ricerca applicata seria e davvero innovativa senza una ricerca di base vasta e profonda; le più interessanti scoperte o invenzioni non sono programmabili e spesso producono straordinari effetti ed eccezionali ricadute sulla società solo molto tempo dopo (basti pensare alla "rivoluzione elettronica" o alla scoperta del DNA di cui quest'anno si celebrano i 50 anni). Gli scienziati e i ricercatori di questo Paese hanno nel proprio bagaglio culturale e nelle tradizioni l'idea del cambiamento e dell'adeguamento alle evoluzioni sociali, naturali e culturali. Non sono avversi alle riforme, anzi le invocano, sperando che queste li sostengano più efficacemente nel lavoro che svolgono con passione. Sono però fortemente contrari ad uno stravolgimento dei principi alla base del lavoro di ricerca che produrrebbe non un sistema differente ma semplicemente una messa in stallo di uno dei settori strategici del Paese.

La cultura, la ricerca, i saperi non li si governa attraverso il comando politico.
Per queste ragioni gli scienziati e i ricercatori italiani non possono tacere; per queste ragioni gli scienziati e i ricercatori italiani che sottoscrivono questo appello si rivolgono per la seconda volta in poche settimane al proprio Presidente, al Capo dello Stato.
Per queste ragioni il 12 febbraio prossimo scienziati e ricercatori italiani si troveranno a dover dare pubblica manifestazione del loro dissenso davanti al Parlamento della nostra Repubblica, riconsegnando simbolicamente i propri strumenti di lavoro.

L'Osservatorio sulla ricerca,
Giorgio Bernardi, Carlo Bernardini, Giovanni Bignami, Marcello Buiatti, Giorgio Careri, Cristiano Castelfranchi, Maria Luisa Dalla Chiara, Tullio De Mauro, Giuseppe Galasso, Paul Ginsborg, Carlo Ginzburg, Margherita Hack, Paolo Sylos Labini, Franco Pacini, Giorgio Parisi, Paolo Prodi, Adriano Prosperi, Tullio Regge, Giorgio Salvini, antonio Tabucchi, Giuliano Toraldo di Francia.




http://www.lescienze.it/specialna.php3?id=6725



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