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Donne e globalizzazione - "LE QUATTRO CONFERENZE GLOBALI SULLE DONNE 1975-1995" - Città del Messico: si apre un dialogo globale. Copenhagen: comincia il processo di revisione. Nairobi: "la nascita del femminismo globale". Pechino: un lascito di successo.

Lingua: Italiana
Destinatari: Alunni scuola media superiore, Formazione permanente, Formazione permanente
Tipologia: Materiale di studio

Abstract: LE QUATTRO CONFERENZE GLOBALI SULLE DONNE 1975-1995"

La prospettiva storica
Le quattro conferenze mondiali sulle donne convocate dalle Nazioni Unite nel corso dell’ultimo quarto di secolo sono state di grande utilità nel portare la causa dell’uguaglianza fra i sessi al centro dell’agenda globale. Queste conferenze hanno infatti compattato la comunità internazionale dietro un insieme di obiettivi comuni con un piano d’azione efficace per il progresso delle donne in ogni luogo, e in tutte le sfere della vita pubblica e privata.
La lotta per l’uguaglianza dei sessi era ancora ai suoi stadi iniziali al momento della fondazione delle Nazioni Unite, nel 1945. Degli originari 51 Stati Membri, soltanto in 30 le donne godevano dei medesimi diritti di voto degli uomini o potevano ricoprire cariche pubbliche. Ciononostante gli uomini che stesero lo Statuto delle Nazioni Unite ebbero la capacità di riferirsi agli "uguali diritti di uomini e donne" nel momento in cui dichiaravano la "fede (dell’Organizzazione) nei diritti umani fondamentali" e la "dignità e il valore della persona umana". Nessun documento legalmente vincolante, in precedenza, aveva affermato con tanta forza l’uguaglianza di tutti gli esseri umani, o specificamente individuato il sesso come base per la discriminazione. In quel momento, è diventato chiaro che i diritti delle donne sarebbero stati di fondamentale importanza per il lavoro che doveva essere svolto.
Durante i primi tre decenni, il lavoro delle Nazioni Unite in difesa delle donne è stato concentrato principalmente sulla codifica dei diritti civili e legali delle donne, e sulla raccolta dei dati relativi alla condizione delle donne in tutto il mondo. Col tempo, tuttavia, è diventato sempre più evidente che le leggi non bastavano a garantire l’uguaglianza dei diritti delle donne.
La lotta per l’uguaglianza è entrata nella seconda fase con la convocazione di quattro conferenze mondiali da parte delle Nazioni Unite, il cui compito era quello di sviluppare strategie e piani d’azione per il progresso femminile. Gli sforzi effettuati sono passati attraverso numerose fasi e trasformazioni, dal considerare le donne quasi esclusivamente nei termini delle loro esigenze di sviluppo, al riconoscere il loro contributo fondamentale all’intero processo di sviluppo, fino al cercare di attribuire loro potere e responsabilità e alla promozione dei loro diritti a una piena partecipazione a tutti i livelli dell’attività umana.

Città del Messico: si apre un dialogo globale
La prima conferenza mondiale sulla condizione della donna venne organizzata a Città del Messico nel 1975, in coincidenza con l’Anno Internazionale delle Donne, celebrato per ricordare alla comunità internazionale che la discriminazione nei confronti delle donne continuava ad essere un problema in gran parte del mondo. La Conferenza, assieme al Decennio delle Nazioni Unite per le Donne (1976-1985), proclamato dall’Assemblea Generale cinque mesi più tardi, sulla spinta della Conferenza, diede inizio a una nuova era negli sforzi globali per promuovere il progresso femminile, aprendo un dialogo su base mondiale sull’uguaglianza dei sessi. Venne messo in moto un processo – un processo di apprendimento – che avrebbe coinvolto deliberazioni, trattative, la fissazione di obiettivi, l’identificazione di ostacoli e un riesame dei progressi compiuti.
La Conferenza di Città del Messico venne convocata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per concentrare l’attenzione internazionale sull’esigenza di sviluppare degli obiettivi orientati al futuro, strategie efficaci e piani d’azione per il progresso femminile. A questo fine, l’Assemblea Generale identificò tre obiettivi chiave che sarebbero diventati la base per il lavoro delle Nazioni Unite in difesa delle donne:

  • La piena uguaglianza fra i sessi ed eliminazione delle discriminazioni sessuali;
  • L’integrazione e la piena partecipazione delle donne allo sviluppo;
  • Un maggiore contributo delle donne nel rafforzamento della pace mondiale.

La Conferenza rispose adottando un Piano d’Azione Mondiale, un documento che presentava le linee guida che i governi e la comunità internazionale avrebbero dovuto seguire nei successivi dieci anni per perseguire i tre obiettivi chiave stabiliti dall’Assemblea Generale.
Il Piano d’Azione stabiliva degli obiettivi minimi, che avrebbero dovuto essere raggiunti nel 1980, obiettivi che erano concentrati sull’assicurare uguaglianza nell’accesso delle donne a risorse quali istruzione, opportunità di impiego, partecipazione politica, servizi sanitari, abitazione, nutrizione e pianificazione familiare.
Questo approccio segnò un cambiamento, che ha cominciato a manifestarsi all’inizio degli anni ’70, nel modo in cui le donne venivano percepite. Laddove in precedenza le donne venivano viste come passive destinatarie di sostegno e assistenza, ora esse venivano considerate come partner paritari e a pieno titolo degli uomini, con i medesimi diritti alle risorse e alle opportunità. Una simile trasformazione stava prendendo piede nell’approccio allo sviluppo, con il cambiamento dall’iniziale convinzione che lo sviluppo servisse a far progredire le donne, per arrivare a un nuovo convincimento secondo il quale lo sviluppo non sarebbe stato possibile senza una piena partecipazione femminile.
La Conferenza invitava i governi a formulare delle strategie nazionali e a identificare degli obiettivi e delle priorità nei loro tentativi di promuovere una partecipazione paritaria delle donne. Entro la fine del decennio delle Nazioni Unite per le Donne, 127 Stati Membri avevano risposto a tale sollecitazione istituendo una qualche forma di meccanismo nazionale, di istituzioni che si occupavano di promuovere politiche, ricerche e programmi diretti a favorire il progresso delle donne e la loro partecipazione allo sviluppo. All’interno del sistema delle Nazioni Unite, in aggiunta alla già esistente Agenzia (ora Divisione) per il Progresso delle Donne, la Conferenza di Città del Messico portò alla creazione dell’Istituto Internazionale per la Ricerca e la Formazione per il Progresso delle Donne (International Research and Training Institute for the Advancement of Women – INSTRAW) e del Fondo delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Femminile (United Nations Development Fund for Women –UNIFEM) per garantire la cornice istituzionale per la ricerca, la formazione e le attività operative nell’area delle donne e dello sviluppo.
Un aspetto importante dell’incontro di Città del Messico è stato dato dal fatto che le donne stese avessero ricoperto un ruolo di fondamentale importanza nel dar forma alla discussione. Delle 133 delegazioni degli Stati Membri riuniti per l’occasione, infatti, 113 erano capeggiate da donne. Le donne organizzarono inoltre un forum parallelo delle ONG, la Tribuna Internazionale dell’Anno della Donna, che attirò circa 4.000 partecipanti. Fra le donne riunite al Forum emersero delle differenze molto nette, che riflettevano le realtà politiche ed economiche dei tempi. Le donne che appartenevano al blocco dell’Est, ad esempio, erano maggiormente interessate alle questioni della pace, mentre le donne occidentali mettevano l’accento sull’uguaglianza e quelle provenienti dalle nazioni in via di sviluppo davano priorità alla questione dello sviluppo. Ciononostante, il Forum ha avuto un ruolo importante nel fare incontrare donne e uomini che appartenevano a differenti culture e avevano esperienze personali diverse, per scambiare informazioni e opinioni e mettere in moto un processo che avrebbe contribuito a unificare il movimento femminile, che, entro la fine del Decennio della Donna, sarebbe divenuto realmente internazionale. Il Forum ebbe inoltre un ruolo fondamentale nell’aprire le Nazioni Unite alle organizzazioni non governative, che portarono la voce delle donne nel processo decisionale dell’Organizzazione.

Copenhagen: comincia il processo di revisione
Esisteva un generale consenso sul fatto che fossero stati raggiunti dei significativi progressi nel momento in cui 145 rappresentanti degli Stati Membri si incontrarono a Copehagen nel 1980, per la seconda conferenza mondiale sulle donne, che intendeva riesaminare e valutare il Piano d’Azione Mondiale del 1975. I governi e la comunità internazionale avevano infatti proceduto a grande andatura per raggiungere gli obiettivi stabiliti a Città del Messico cinque anni prima.
Un’importante pietra miliare era stata l’adozione, nel Dicembre 1979, della Convenzione sull’Eliminazione di Tutte le Forme di Discriminazione nei confronti delle Donne, uno degli strumenti più potenti in favore dell’uguaglianza femminile, da parte dell’Assemblea Generale. La Convenzione, che era stata definita "la carta dei diritti femminili", al momento è legalmente vincolante in 165 Stati, che sono diventati Stati partecipanti alla Convenzione e sono obbligati a riferire entro un anno dalla ratifica, e successivamente ogni quattro anni, sulle misure che hanno adottato per eliminare gli ostacoli che dovevano affrontare per attuare quanto previsto dalla Convenzione. Un Protocollo Opzionale alla Convenzione, che metteva in condizione le donne vittime delle discriminazione sessuale di presentare denuncia a un organismo internazionale previsto dal trattato, è stato presentato per la ratifica nella Giornata dei Diritti Umani, il 10 Dicembre 1999. Dal momento della sua entrata in vigore, esso porrà la Convenzione sul medesimo piano di altri strumenti internazionali sui diritti umani che dispongono di procedure per presentare delle denunce individuali.
Nonostante i progressi compiuti, la Conferenza di Copenhagen riconobbe che stavano cominciando ad emergere dei segnali di disuguaglianza tra i diritti che venivano nominalmente garantiti e la capacità delle donne di esercitare tali diritti. Per affrontare questo problema, la Conferenza identificò tre aree nelle quali erano necessarie delle azioni specifiche e altamente specializzate se si volevano raggiungere gli importanti obiettivi dell’uguaglianza, dello sviluppo e della pace identificati nel corso della Conferenza di Città del Messico. Queste tre aree erano un accesso paritario all’istruzione, alle opportunità lavorative e a servizi di assistenza sanitaria adeguati.
Le deliberazioni della Conferenza di Copenhagen vennero assunte all’ombra di tensioni politiche, alcune delle quali risalenti alla Conferenza di Città del Messico. Ciononostante, la Conferenza si chiuse con l’adozione di un programma di Azione, sebbene questo non venisse votato all’unanimità, che citava una pluralità di fattori responsabili della discrepanza fra i diritti legali e la capacità delle donne di esercitare i propri diritti, tra cui:

  • La mancanza di un sufficiente coinvolgimento da parte degli uomini, nel migliorare il ruolo delle donne nella società;
  • Una insufficiente volontà politica;
  • Il mancato riconoscimento del valore dei contributi femminili alla società;
  • La mancanza di attenzione in fase di pianificazione a quelle che sono le particolari esigenze delle donne;
  • Una scarsità di donne nelle posizioni elevate ai fini del processo decisionale;
  • L’insufficienza dei servizi necessari a supportare il ruolo delle donne nella vita nazionale, quali cooperative, centri per l’assistenza quotidiana e facilitazioni creditizie;
  • La generale scarsità delle risorse finanziarie necessarie;
  • La mancanza di consapevolezza fra le donne circa le opportunità che erano a loro disposizione;

Per affrontare questi problemi, il Programma di Azione di Copenhagen invitava, fra le altre cose, ad adottare misure nazionali più energiche per garantire la titolarità e il controllo delle proprietà da parte delle donne, come pure dei miglioramenti nei diritti delle donne al patrimonio ereditario, alla custodia dei figli e alla perdita di nazionalità. I delegati alla Conferenza chiesero inoltre che venisse messo rapidamente fine ai comportamenti stereotipati nei confronti delle donne.

Nairobi: "la nascita del femminismo globale"
Il movimento per l’uguaglianza dei sessi aveva acquisito una reale conoscenza globale nel momento in cui la terza conferenza mondiale sulle donne, la Conferenza Mondiale per riesaminare e Valutare i Risultati del Decennio delle Nazioni Unite per le Donne: Uguaglianza, Sviluppo e Pace, venne convocata a Nairobi nel 1985. Con 15.000 rappresentanti di organizzazioni non governative che partecipavano al parallelo Forum delle ONG, molti si riferirono a questa Conferenza come alla "nascita del femminismo globale". Il movimento delle donne, diviso dalla politica mondiale e dalle realtà economiche alla Conferenza di Città del Messico, era ora diventato una forza internazionale unificata sotto lo stendardo dell’uguaglianza, dello sviluppo e della pace. Ma dietro questa pietra miliare c’era un decennio di lavoro. Una gran quantità di informazioni, conoscenza ed esperienze erano state raccolte tramite il processo di discussione, negoziazione e revisione.
Al tempo stesso, i delegati dovevano fare i conti con dei rapporti impressionanti. I dati raccolti dalle Nazioni Unite rivelavano infatti che i miglioramenti intervenuti nella condizione femminile e i tentativi compiuti per diminuire la discriminazione, avevano beneficiato soltanto una piccola minoranza di donne. I miglioramenti intervenuti nella situazione femminile nelle nazioni in via di sviluppo potevano essere considerati, nella migliore delle ipotesi, marginali. In breve, gli obiettivi stabiliti per la seconda metà del Decennio delle Nazioni Unite per le Donne, non erano stati raggiunti.
Per ottenere questi risultati era quindi necessario che venisse adottato un nuovo approccio. Alla Conferenza di Nairobi venne di conseguenza attribuito il mandato di esplorare nuove vie per superare gli ostacoli che si frapponevano al raggiungimento degli obiettivi del decennio – uguaglianza, sviluppo e pace.
Le Strategie Orientate al Futuro per l’Anno 2000 definite a Nairobi, la strategia sviluppata e adottata all’unanimità dai 157 governi partecipanti, rappresentavano un programma aggiornato per il futuro delle donne alla fine del secolo. Esse aprivano un nuovo fronte nel momento in cui dichiaravano che qualunque tema era un tema femminile. La partecipazione femminile all’assunzione di decisioni e alla gestione di tutti gli affari umani veniva riconosciuta non soltanto come un loro legittimo diritto ma anche come una necessità sociale e politica che avrebbe dovuto essere incorporata in tutte le istituzioni della società.
Il cuore del documento era rappresentato da una serie di misure per raggiungere l’uguaglianza a livello nazionale. A tale proposito, i governi dovevano stabilire le proprie priorità, basate sulle proprie politiche di sviluppo e sulle risorse disponibili.
Per quanto riguardava tali misure, venivano identificate tre categorie fondamentali:

  • Azioni costituzionali e legali;
  • Uguaglianza nella partecipazione sociale;
  • Uguaglianza nella partecipazione politica e nell’assunzione delle decisioni.

Sostenendo il punto di vista secondo il quale qualunque tema era un tema femminile, le misure raccomandate dalle Strategie Orientate al Futuro di Nairobi coprivano un’ampia varietà di soggetti, dall’occupazione alla sanità; dall’istruzione ai servizi sociali; dall’industria alla scienza; dalle comunicazioni all’ambiente. In aggiunta, venivano proposte delle linee guida per le misure nazionali volte a promuovere la partecipazione femminile agli sforzi per promuovere la pace, come pure per assistere le donne in situazioni di particolare difficoltà.
Conseguentemente, la Conferenza di Nairobi invitava i governi a delegare le responsabilità per le questioni femminili a tutti gli uffici e programmi istituzionali. Inoltre, a seguito della Conferenza, l’Assemblea Generale chiese alle Nazioni Unite di istituire, laddove non esistessero già, dei punti focali sulla questione femminile in tutte le aree di lavoro dell’Organizzazione.
La Conferenza di Nairobi ha lanciato un approccio di più ampia portata alla questione del progresso femminile. Viene attualmente riconosciuto che l’uguaglianza delle donne, lungi dall’essere una questione isolata, interessa ogni sfera dell’attività umana. Di conseguenza, il punto di vista femminile e il loro attivo coinvolgimento in tutte le questioni, non soltanto nelle tematiche femmnili, era necessario se si intendeva raggiungere gli obiettivi stabiliti per il Decennio delle Donne.

Pechino: un lascito di successo
Mentre gli sforzi dei due decenni precedenti, a cominciare dalla Conferenza di Città del Messico del 1975, hanno contribuito a migliorare la condizione femminile e l’accesso delle donne alle risorse, esse non sono state in grado di modificare la struttura fondamentale delle differenze nel rapporto fra uomini e donne. Le decisioni che influenzano le esistenze delle persone vengono tuttora assunte principalmente dagli uomini. Debbono pertanto essere individuati dei modi per attribuire potere e responsabilità alle donne in modo tale che esse possano introdurre le proprie priorità e valori nei processi decisionali a tutti i livelli, avendo pari dignità con gli uomini. Il riconoscimento della necessità di coinvolgere le donne nel processo decisionale ha cominciato ad emergere durante lo svolgimento della serie di conferenze globali organizzate dalle Nazioni Unite all’inizio degli anni ’90 su vari aspetti dello sviluppo – l’ambiente, i diritti umani, la popolazione e lo sviluppo sociale. Tutte queste conferenze hanno evidenziato l’importanza di una piena partecipazione delle donne al processo decisionale, e la prospettiva femminile è stata incorporata nelle deliberazioni e nei documenti che sono stati adottati.
Tuttavia, è stato solo con l’ultima in questa serie di conferenze, la Quarta Conferenza Mondiale sulle Donne, svolta a Pechino nel 1995, che si può veramente affermare che sia cominciato un nuovo capitolo nella lotta per l’uguaglianza fra i sessi.
La trasformazione fondamentale che ha avuto luogo a Pechino è stata nel riconoscimento della necessità di spostare l’accento dalla donna al concetto di sesso, riconoscendo che l’intera struttura della società, e tutte le relazioni fra uomini e donne all’interno di essa, dovevano essere rivalutate. Solo mediante una simile fondamentale ristrutturazione della società e delle sue istituzioni, alle donne avrebbero potuto essere pienamente attribuiti il potere e le responsabilità necessarie ad assumere il loro giusto posto come partner paritarie degli uomini in tutti gli aspetti dell’esistenza. Questo cambiamento costituiva una forte riaffermazione del fatto che i diritti delle donne erano da considerare come diritti umani nel loro significato più pieno, e che l’uguaglianza dei sessi rappresentava un tema di interesse universale, di cui beneficiano tutti.
Il principale legato delle Conferenza di Pechino è stato quello di riaccendere un rinnovato impegno globale in favore dell’attribuzione di potere e responsabilità alle donne del mondo intero, e di aver sollecitato un’attenzione internazionale senza precedenti nei confronti di questo tema. La Conferenza ha adottato unanimemente la Piattaforma per l’Azione di Pechino, che fondamentalmente rappresenta un ordine del giorno per l’assunzione di potere e responsabilità da parte delle donne, e si pone come una pietra miliare per il progresso femminile nel ventunesimo secolo. La Piattaforma per l’Azione individua dodici aree di crisi che vengono viste come i principali ostacoli al progresso femminile e che richiedono l’adozione di iniziative concrete da parte dei governi e della società civile:

  • Donne e povertà
  • Istruzione e formazione delle donne
  • Donne e salute
  • La violenza contro le donne
  • Donne e conflitti armati
  • Donne ed economia
  • Donne, potere e processi decisionali
  • Meccanismi istituzionali per favorire il progresso delle donne
  • Diritti fondamentali delle donne
  • Donne e media
  • Donne e ambiente
  • Le bambine

Adottando la Piattaforma per l’Azione di Pechino, i governi si sono impegnati a tenere conto in maniera efficace della dimensione sessuale all’interno di tutte le loro istituzioni, politiche, pianificazioni e decisioni. Ciò che questo in effetti significa, è che prima che le decisioni debbano essere prese o i piani vengano attuati, dovrebbe sempre essere svolta un’analisi degli effetti che essi avranno su uomini e donne, e delle loro necessità. Ad esempio, invece di sforzarsi per rendere gradualmente il sistema educativo esistente più accessibile alle donne, la prospettiva sessuale chiederà una ricostruzione del sistema in modo tale che esso possa soddisfare al tempo stesso le necessità di uomini e donne.
L’introduzione della prospettiva sessuale richiede che la società venga riesaminata nella sua interezza e nelle sue strutture fondamentali di disuguaglianza. Il punto focale era, di conseguenza, non più limitato alle donne e alla loro condizione nella società ma era impegnato a ristrutturare le istituzioni e il processo decisionale politico ed economico della società nel suo insieme.
Nell’appoggiare la Piattaforma per l’Azione, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha chiamato tutti gli Stati, il sistema ONU e altre organizzazioni internazionali, come pure le ONG e il settore privato, a intraprendere misure per mettere in pratica le sue raccomandazioni. All’interno degli stati Membri, i meccanismi nazionali che sono stati istituiti per promuovere la condizione femminile si sono visti assegnare una nuova funzione in qualità di unità centrali per il coordinamento delle politiche tese a introdurre una prospettiva sessuale all’interno di tutte le istituzioni e di tutti i programmi. All’interno del sistema delle Nazioni Unite, invece, il Segretario Generale ha nominato un funzionario di grado elevato affinché operi quale suo Consulente Speciale per le Questioni Sessuali; il ruolo di questo funzionario sarà quello di garantire un’attuazione della prospettiva sessuale all’interno dell’intero sistema e in tutti gli aspetti del lavoro delle Nazioni Unite. All’Organizzazione è stato inoltre assegnato un ruolo chiave nella verifica di quanto disposto dalla Piattaforma.
La Conferenza di Pechino è stata considerata un grande successo, sia in termini di partecipazione, sia per i risultati ottenuti. Si è trattato della riunione di governi e rappresentanti di ONG più grande che sia stata mai organizzata, con una partecipazione di 17.000 persone, compresi i rappresentanti di 189 governi. Il Forum delle organizzazioni non governative svolto parallelamente alla Conferenza ha a propria volta infranto tutti i record precedenti, portando il numero complessivo dei partecipanti a oltre 47.000.
La presenza e l’influenza delle ONG, una delle forze più attive nella ricerca dell’uguaglianza fra i sessi, è cresciuta enormemente a partire dalla Conferenza di Città del Messico del 1975. A Pechino, le ONG hanno influenzato direttamente il contenuto della Piattaforma d’Azione ed esse giocheranno un ruolo importante nel rendere i propri leaders nazionali responsabili per gli impegni che si sono assunti per attuare quanto previsto dalla Piattaforma.

Il riesame dell’Assemblea Generale
L’Assemblea Generale ha convocato una sessione speciale per riesaminare i progressi compiuti nei cinque anni trascorsi da quando è stata adottata la piattaforma di Azione di Pechino. La sessione speciale si riunirà a New York, dal 5 al 9 Giugno 2000, e avrà come titolo "Donne 2000, uguaglianza di sesso, sviluppo e pace per il ventunesimo secolo".
"La sessione speciale offrirà ai governi e alla società civile l’opportunità per condividere pratiche positive e valutare le sfide attuali e gli ostacoli incontrati nell’attuazione della Piattaforma per l’azione di Pechino. Essa renderà possibile dare nuovo impulso agli impegni politici per raggiungere l’attribuzione di potere e responsabilità e l’uguaglianza di sesso per le donne."

Per ulteriori informazioni si prega contattare
Daniela Salvati/Katia Miranda
Centro di Informazione delle Nazioni Unite
Piazza San Marco, 50
00186 - Roma
Tel. 06.6789907
Fax 06.6793337

oppure

Elisabeth Ruzicka-Dempsey
Development and Human Rights Section
United Nations Department of Public Information
Room S-1040
United Nations
New York, NY 10017
Tel.: 001 (212) 963-1742
Fax: 001 (212) 983-1186
E-mail: ruzicka-dempsey@un.org

oppure

Abigail Loregnard-Kasmally
Division for the Advancement of Women
Department of Economic and Social Affairs
Room DC2-1212
United Nations
New York, NY 10017
Tel.: 001 (212) 963-3137
Fax: 001 (212) 983-3463
E-mail: loregnard-kasmally@un.org

Pubblicato dal Dipartimento Pubblica Informazione delle Nazioni Unite
DPI/2035/M – Maggio 2000

Traduzione non ufficiale a cura del Centro di Informazione delle Nazioni Unite, Maggio 2000

 



http://www.runic-europe.org/italian/calendar/women2000m.html



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