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Storia
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Wajda e gli orrori di Stalin - Katyn - Il regista polacco rievoca il massacro del 1940 compiuto dai sovietici - di Tullio Kezich

Lingua: Italiana
Destinatari: Alunni scuola media superiore, Formazione post diploma, Formazione permanente
Tipologia: Documentazione
Abstract:

Katyn Il regista polacco rievoca il massacro del 1940 compiuto dai sovietici

Wajda e gli orrori di Stalin

Fatti e misfatti della Seconda guerra: giallo macroscopico con pluriassassino

Di fronte ai film che rievocano fatti e misfatti della Seconda guerra noi sopravvissuti non possiamo fare a meno di comparare ciò che vediamo con ciò che vedemmo. Faccio un esempio. Parecchi, soprattutto nella digrignante Germania, hanno criticato la ricostruzione dell' ambiente buromilitare in Operazione Valchiria: ma io, forzatamente pendolare negli ambulacri triestini del governatorato tedesco, in tali scene ho ritrovato l' atmosfera sinistra e formale di quegli uffici. Spero comunque che nessuno obietterà sul modo del grande veterano Andrzej Wajda (classe 1926) di affrontare in Katyn le dolenti memorie delle convergenti invasioni nazi-comuniste della Polonia tra il ' 40 e il ' 45. Basterebbe la sequenza iniziale che sintetizza in modo geniale un evento assurdo: l' incrociarsi di due colonne, i profughi dell' est che fuggono i russi e quelli dell' ovest incalzati dai tedeschi. Nei gialli il problema centrale è trovare l' assassino. Figuriamoci quando è in ballo un giallo macroscopico dove per mezzo secolo si è esitato a identificare un pluriassassino. Quale divisa indossavano le belve umane che dall' aprile ' 40 misero a morte i resti del disciolto esercito polacco? Filo di ferro ai polsi, cappio al collo, colpo alla nuca sul bordo di voragini scavate dai bulldozer. Due anni dopo, scoperte le fosse nella foresta di Katyn e presso Smolensk, ai nazisti che stavano eliminando 6 milioni di ebrei non parve vero di accusare i sovietici per il massacro di 15 mila uomini. Il mondo in guerra fu percorso dall' ennesimo fremito di orrore, che noialtri seguimmo creduloni nelle varie fasi addebitando dapprima la strage a Mosca, poi girando la responsabilità in base all' accusa sovietica contro i tedeschi. Per non aver accettato tale tesi il governo di Varsavia in esilio fu dichiarato nemico della patria, mentre Churchill sentenziò che non era il momento di aprire contenziosi fra alleati, Roosevelt rimase muto e i criminali russi eressero un cippo commemorativo antitedesco. L' infame menzogna si protrasse fino al 1990 quando lealmente Gorbaciov svelò che il genocidio era stato voluto da Stalin. Chi vuole approfondire, trova in libreria: Pulizia di classe di Zaslavsky (Il Mulino) e Katyn e l' eccidio sovietico del 1940 di Sanford (Utet). Perfino Wajda, che perse suo padre Jacob nella strage, pervenne alla verità dopo decenni; e qui sottolinea che i martiri sognavano solo di riportare la Polonia sbranata e cancellata sulla mappa geografica. Dei polacchi ho un ricordo personale: quando nel cantiere della Todt dove mi ero imboscato si profilava un lavoro sporco e sfibrante, arrivavano dei camion carichi di polacchi laceri, cadaverici e trattati come subumani. Il perché di questo forsennato odio dei tedeschi, pari a quello dei russi, per quel popolo in particolare non sono riuscito a capirlo né allora né dopo. Nel film la tragedia è rivissuta dal punto di vista delle donne in attesa: la moglie del capitano Andrzej, la cui mater dolorosa è incarnata dalla grande tragica Maja Komorowska; la consorte di un generale; una novella Antigone che vuol seppellire il fratello ufficiale dell' aviazione. Deportato, Andrzej ha la tenacia di appuntare i fatti in un taccuino che ritrovato sul suo cadavere farà finalmente luce. Solenne come un oratorio e insieme schietto come un racconto di vita, Katyn dovrebbe costituire una visita d' obbligo. Prevedo già che qualcuno, di fronte a questo grido dell' anima espresso in forma classica, dirà che è roba vecchia, «cinema di papà»; prevedo che in un' Italia degradata e irresponsabile, capace di radunare davanti a «Il grande fratello» 8 milioni di telespettatori la sera stessa del dramma di Eluana (scelta avallata da un membro della compagine ministeriale come «voglia di distrarsi»), incontrerà poco. Ma in un paese che insiste a dirsi civile, questo sarebbe un film da vedere in piedi. Katyn di Andrzej Wajda con Maja Komorowska Per saperne di più tutte le recensioni e i trailer su www.cinema.corriere.it

Kezich Tullio




http://archiviostorico.corriere.it/2009/febbraio/13/Wajda_gli_orrori_Stalin_co_9_090213088.shtml


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