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IL TUO GIUDIZIO SULLA RISORSA
Pluridisciplinare
Storia
Radio Alice - Maurizio diceva " Alice ha una storia, ma non ha memoria", ma io si, di molte cose mi ricordo ....
Lingua:
Italiana
Destinatari:
Alunni scuola media superiore, Formazione post diploma
Tipologia:
Ipermedia
Abstract:

A PIENA VOCE
Spettabili compagni discendenti! Frugando nell'odierna merda impietrita, studiando le tenebre dei nostri giorni, voi, forse, chiederete anche di me. E, forse, vi dirà un vostro dotto, coprendo d'erudizione lo sciame delle domande, che visse, pare, un certo cantore dell'acqua bollita e nemico giurato dell'acqua corrente. Professore, toglietevi gli occhiali-bicicletta! Io stesso narrerò di quel tempo e della mia persona. Io, pulitore di fogne e acquaiolo, dalla rivoluzione mobilitato e chiamato, andai al fronte dai giardinaggi nobiliari della poesia, donnetta capricciosa. Possedeva un leggiadro giardino: una figlia, una villa, un laghetto, la calma. "Ho piantato da sola il mio giardino, da sola lo innaffierò" Chi versa versi dall'innaffiatoio, chi ne spruzza dalla bocca piena, riccioluti Mitrèjki, saccenti Kudrèjki , chi diavolo li sbroglierà! Per questa massa non c'è quarantena, smandolinano sotto le mura: "Tara-tìna, tarà-tina, t-en-n ..." Non è soverchio onore che da siffatte rose si ergano le mie statue nei giardinetti in cui sputa un tubercoloso, in cui stanno puttane, teppisti e sifilide. A me l'agitpròp è venuto a noia. Vergare Romanze per voi Sarebbe stato più lucroso e più seducente. Ma io dominavo me stesso, schiacciando la gola della mia propria canzone. Ascoltate, compagni discendenti, l'agitatore, lo strillone-capo. Soffocando torrenti di poesia, scavalcherò i volumetti lirici, come vivo parlando coi vivi. Verrò verso di voi nella distanza del comunismo non come un canoro paladino di Esènin. Il mio verso giungerà superando crinali di secoli e teste di poeti e di governi. Il mio verso giungerà, ma non al modo d'uno strale in una caccia di amorini e di lire, non come giunge al numismatico un logoro baiocco e non come la luce delle stelle morte. Il mio verso a fatica squarcerà la mole degli anni e apparirà ponderabile, ruvido, lampante come nei nostri giorni è entrato l'acquedotto costruito dagli schiavi di Roma. Nei tumuli dei libri, sepolcri di poemi, scoprendo a caso le làmine dei versi, voi le palperete con rispetto come arma vecchia, ma minacciosa. Io non sono avvezzo a vezzeggiare l'orecchio con la parola: l'orecchio d'una vergine tra i capellini-bùccoli non arrossirà, se sfiorato da frasi scurrili. Spiegate in parata le truppe delle mie pagine, passo in rassegna il fronte delle righe. I versi stanno con pesantezza di piombo, pronti alla morte e alla gloria immortale. I poemi si sono rappresi, spianando compatte le bocche da fuoco dei titoli spalancati. Arma fra tutte prediletta, pronta a lanciarsi con un grido di guerra, si è raggelata la cavalleria delle arguzie, levando le aguzze lance delle rime. E tutte queste truppe armate sino ai denti, che per vent'anni volarono da una vittoria all'altra, sino all'ultimissimo foglietto io le consegno a te, proletario del pianeta. Ogni nemico della classe operaia è mio vecchio ed acerrimo nemico. Ci ordinarono di andare sotto la bandiera rossa gli anni di fatica e i giorni d'inedia. Noi aprivamo ogni torno di Marx, come in casa propria si aprono le imposte, ma anche senza leggervi noi comprendevamo da quale parte andare, in qual campo combattere. Noi la dialettica non l'imparammo da Hegel. Con lo strepito delle battaglie irrompeva nel verso, quando sotto i proiettili dinanzi a noi fuggivano i borghesi, come noi fuggivamo una volta dinanzi a loro. Dietro i geni, vedova sconsolata, si trascini la gloria in marcia funebre, - muori, mio verso, muori come un gregario, come, sconosciuti, morivano i nostri all'assalto! Me ne infischio dei massi di bronzo, me ne infischio del muco marmoreo. Mettiamoci d'accordo sulla gloria, dacché siamo tra noi, ci serva di monumento comune il socialismo edificato nelle battaglie. Discendenti, controllate i gavitelli dei dizionari: dal Lete affioreranno residui di parole come " prostituzione ", " tubercolosi>, " blocco." Per voi che siete sani e destri il poeta ha leccato gli sputi polmonari con la lingua scabra del manifesto. Con la coda degli anni io assumerò l'aspetto dei mostruosi fòssili caudati. Compagna vita, orsù percorriamo più in fretta nel piano quinquennale i giorni che ci restano. A me nemmeno un rublo i versi hanno messo da parte gli ebanisti non mi hanno ammobiliata la casa. E tranne una camicia lavata di fresco, dirò in coscienza che non mi occorre nulla. Dinanzi alla C.C.C. dei futuri anni radiosi, sopra la banda dei poetici profittatori e scrocconi lo leverò come una tessera bolscevica tutti i cento tomi dei miei libri di partito.
http://www.radioalice.org/
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