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Transdisciplinare
Iraq - L'effetto letale dell'uranio impoverito

Lingua: Italiana
Destinatari: Alunni scuola media superiore
Tipologia: Utilità e strumenti
Abstract:

Le bombe della NATO colpiscono ancora sia in Iraq che in Jugoslavia
L'effetto letale dell'uranio impoverito

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Le origini dell'uranio impoverito
Cinquantaquattro anni fa l'uranio è entrato nel vocabolario della guerra quando il mondo ha saputo che le bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki avevano scatenato la loro potenza distruttiva mediante la fissione del nucleo dell'uranio e del plutonio (a sua volta ottenuto dall'uranio), ma non se ne conoscevano gli effetti. Le ricerche della prima metà di questo secolo permisero di capire il meccanismo della scomposizione radioattiva dell'uranio e dei suoi "figli" e l'esistenza di vari isotopi di ciascun elemento chimico, e di provocare una scomposizione, o "fissione" d'alcuni elementi, uranio e plutonio, con liberazione d'energia; l'anticamera della fabbricazione delle bombe atomiche e delle centrali nucleari commerciali. La materia di partenza è in ogni caso, l'uranio, in particolare l'isotopo dell'uranio con peso atomico 235, che accompagna, in natura, il più comune isotopo 238, in ragione di circa un atomo d'uranio 235 ogni 140 atomi d'uranio 238. Le bombe nucleari, che utilizzano uranio 235 quando la sua concentrazione è superiore al 70%, o le centrali nucleari, che "bruciano" uranio 235 in concentrazione di almeno il 3 %, hanno richiesto la separazione dell'isotopo 235 dall'isotopo 238 con delicati e complessi processi. In ogni caso si ha una massa d'uranio "arricchito" al 70-80 % o al 3-4 %, e una "coda", uno scarto, d'uranio "impoverito", costituito quasi esclusivamente da uranio 238. Un residuo da tenere nei magazzini, che non serve a niente.

La trovata degli ingegneri militari
Ma le fertili menti degli ingegneri non si fermano mai; l'uranio è un metallo pesante, oltre una volta e mezzo più pesante del piombo, oltre due volte più pesante dell'acciaio, e, se finemente suddiviso, s'infiamma spontaneamente: è, come si dice, piroforico; si presta, inoltre, a formare leghe con vari metalli. Perché tenere nei magazzini l'uranio impoverito, quando le sue proprietà potrebbero consentirne l'utile impiego nei proiettili dei cannoni o dei missili? Le sue caratteristiche fisiche sembrano ideali per aumentare la penetrazione dei proiettili, in modo da sfondare meglio le corazze d'acciaio dei carri arenati e gli edifici blindati, in più, se l'uranio si polverizza nell'impatto contro la struttura del nemico, il fatto che s'incendi spontaneamente ne facilita l'effetto distruttivo. C'è, è vero, il piccolo inconveniente che l'uranio è radioattivo e tossico. La sua polvere fine resta negli edifici e nel terreno esponendo quindi alla radioattività il territorio nemico e i suoi abitanti, ma non c'è da preoccuparsi!, a questo penseranno gli abitanti del futuro.



La dispersione nell'ambiente e le pesantissime conseguenze
Così il "metallo del disonore" è entrato, alla fine degli anni ottanta, negli arsenali americani e dei loro alleati. La prova su larga scala dell'efficacia dell'uranio impoverito, o "depleted uranium", DU, come ormai si chiama in sigla, si è avuta nel 1991, durante la guerra del Golfo. Ne sono state usate circa 600 tonnelIate e di queste oltre 300 tonnellate si trovano ancora sparse in polvere finissima sul suolo in Iraq e Kuwait. Gli USA mandarono il maggior numero d'uomini in guerra e proprio tra i reduci si sviluppò una misteriosa sindrome denominata GWS (Golf War Syndrome) riconosciuta dal Pentagono. Dei 697.000 soldati U.S. che hanno combattuto nel Golfo, più di 90.000 hanno accusato gravi problemi medici. I sintomi comprendono disfunzioni respiratorie, epatiche e renali, perdita di memoria, cefalee, febbre, bassa pressione sanguigna. Sono stati riportati difetti neonatali nei loro figli. L'uranio impoverito fa parte della lista dei sospetti per questi disturbi (insieme alle armi chimicho-batteriologiche e ai vaccini sperimentali forniti ai soldati, naturalmente).
Gli effetti sulla popolazione residente in Iraq sono registrati da qualche anno dai medici iracheni: aumenti elevati di cancri, leucemie e malformazioni alla nascita, tipicamente collegabili alla radioattività. Dice il professor Alim Yacoub, docente di medicina comunitaria al Talimi College di Basrah (Bassora): "Studiando gli abitanti delle aree dell'Iraq meridionale - nelle quali il Dipartimento di fisica ha misurato enormi aumenti della radioattività, fino a 100 volte - abbiamo verificato nel 1997, rispetto al 1990, un aumento del 60% dei casi di leucemia nei minori di 15 anni; e un aumento del 120% dei tumori maligni - in particolare al cervello - nella stessa fascia d'età. I piccoli, poi, si ammalano più degli adulti. Nel 1990 solo il 13% dei tumori maligni colpiva bambini di meno di cinque anni, nel 1997 la percentuale è salita al 47%. I feti e i bambini sono i più sensibili alle radiazioni. Dal 1995 vediamo un grande aumento delle malformazioni dei neonati". Lo studio del team medico ha confrontato le anomalie riscontrate con quelle registrate a Hiroshima e in altri luoghi radioattivi. Le vittime sono figli di genitori che vivono in aree contaminate dall'uranio impoverito, o di soldati che hanno partecipato alla guerra. Ogni nascita è un incubo perché mancano strumenti di controllo prenatale.

L'Istituto di medicina nucleare di Baghdad, specializzato nella cura dei tumori, tiene un registro nazionale dell'aumento dei casi di malati di cancro, quelli almeno che hanno raggiunto le strutture sanitarie. Lo mostrano il dottor Taha Al Askri e la dottoressa Assia Al Fouadi. L'incidenza della leucemia sul totale dei casi di cancro è raddoppiata e in alcune aree triplicata rispetto al periodo anteguerra. I casi di cancro sono aumentati di almeno il 50%. Le patologie alla tiroide, prima diffuse soprattutto nel nord (per mancanza di iodio tipica delle aree di montagna) ora sono molto numerose nel Sud, non lontano dal mare. E le cure dei malati? Dice Al Askri: "Negli anni di sanzioni i decessi sono aumentati. I farmaci e i macchinari ci arrivano in quantità insufficienti e con ritardi devastanti".
Il fisico Baha Maruf, esperto di radioattività ambientale, cita le sostanze sorelle dell'uranio impoverito, anch'esse pericolosissime: "nelle aree contaminate la presenza del radio è passata da 40-70 becquerel a 3.000. Sarebbe indispensabile bonificare le aree. Ma è anche impossibile, occorrerebbero cifre enormi". In una conferenza a Londra il 30 luglio alcuni scienziati occidentali hanno espresso la loro preoccupazione per la radioattività da uranio impoverito: "il collegamento con i numerosi casi di cancro e difetti di nascita è molto plausibile". "Ecco perché", spiega Sami Al Aradji della società irachena per l'ambiente che ha iniziato ricerche intersettoriali sull'inquinamento radioattivo, "dovremo sviluppare stretti rapporti con gli scienziati jugoslavi. Anche là, fra qualche anno, cominceranno a vedere gli effetti della guerra radioattiva...".
In effetti le forze della NATO, specialmente gli USA, hanno utilizzato anche in questa guerra mezzi equipaggiati di proiettili all'uranio impoverito ("proiettili all'uranio impoverito" sono stati anche usati in Bosnia nel 1995). Per distruggere carri armati e per offrire un supporto diretto alle truppe di terra furono utilizzati gli A-10 e gli elicotteri "apache", entrambi dotati di proiettili all'uranio impoverito.

La NATO ha dichiarato di aver sparato, durante la guerra nei Balcani, circa 31.000 proiettili all'uranio impoverito per un totale di ben circa 10 tonnellate d'uranio impoverito, anche se le fonti non ufficiali parlano di un numero più elevato. I proiettili all'uranio impoverito sono in normale dotazione sui jet americani A-10 (macchine "perfette", dotate di un cannone da 30 millimetri a sette canne, capace di sparare 4200 proiettili al minuto), sugli elicotteri Apache e sui carri armati M1 Abrams e Bradley. Tra i soldati che hanno partecipato alla guerra sono stati riscontrati alcuni casi sospetti di leucemia. Tuttavia il governo e la NATO non hanno ancora fornito una risposta ufficiale e soddisfacente. La Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite ha condannato l'uso di queste armi nella sessione dell'agosto 1996 e ha chiesto (risoluzione 1997/36) al Segretario generale un'inchiesta che riconosca che i proiettili all'uranio impoverito DU sono armi di distruzione di massa, con effetto indiscriminato, vietate dalle convenzioni internazionali e in particolare da quella dell'Aia del 1899 (di cui un anno fa si celebrò il centenario). E, ironicamente, proprio nel centenario di tale convenzione ispirata a risparmiare sofferenze alle popolazioni civili, la Nato ha usato proiettili all'uranio impoverito in Serbia e Kosovo. (letture: "Metal of dishonor. How depleted uranium penetrates steel, radiates people and contaminates the environment". Apparso nel 1998; ne sta uscendo una seconda edizione "aggiornata")

http://www.greenpeaceticino.ch/old/URANIOimpoverito.html




http://www.greenpeaceticino.ch/


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