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Transdisciplinare
Biologia
L’ERA DEI CLONI - di Mirella Camera.

Lingua: Italiana
Destinatari: Alunni scuola media superiore
Tipologia: Materiale di studio
Abstract:

Da "Club3",n.2, Febbraio 2002

 Sarica con tavole e immagini: http://www.prayerpreghiera.it/dl/L'era%20dei%20cloni.zip

L’ERA DEI CLONI

   
di
Mirella Camera
  

Prima clonazione umana: un altro limite superato, un’altra porta aperta. Ma cosa troveremo oltre quella soglia?

Quando lo scorso novembre i giornali di tutto il mondo hanno dato la notizia della prima clonazione umana, ottenuta da Michael West all’Avanced Cell Technology, lo scalpore è stato enorme. Dopo la clonazione della pecora Dolly tutti si aspettavano che prima o poi qualcuno ci provasse con l’uomo, è vero, ma l’annuncio ha scosso l’opinione pubblica. Da una parte veniva prospettata una rivoluzione della medicina, con risorse inimmaginabili a disposizione. Dall’altra veniva agitato lo spettro di una società dove l’uomo sarebbe stato un prodotto di serie, copiato e ricombinato come un qualsiasi manufatto. Cerchiamo dunque di capire.

Una parola a due facce

Bisogna subito distinguere due tipi diversi di clonazione. La prima – potremmo dire quella "classica" – prevede di far nascere un bambino da un unico genitore col suo stesso patrimonio genetico intero (clonazione riproduttiva) ed è respinta fermamente dall’intera comunità scientifica, con l’eccezione di tre o quattro personaggi in tutto il mondo, come l’italiano Severino Antinori, il greco Panos Zavos, l’americana Brigitte Boisselier della setta dei realiani e Gregory Stock, guru delle biotecnologie, i quali ogni tanto annunciano come imminente l’esperimento.

Nessuno pensa che sia davvero realizzabile, e comunque non avrebbe alcuna motivazione scientifica, visto che la pratica sugli animali ha dimostrato prima di tutto la difficoltà di ottenerla (Dolly è nata dopo 277 tentativi andati a vuoto) e poi ha messo in luce le caratteristiche assai negative dei cloni: mortalità elevatissima, malformazioni, tare ereditarie, malattie, invecchiamento precoce.

"Se lo scopo è quello di far nascere un bambino, oggi la fecondazione artificiale ha tutti i mezzi a disposizione, per ottenere successi ben più sicuri della clonazione", afferma il bioeticista Demetrio Neri. "Se poi qualcuno vuole farsi un "doppio", creare un altro se stesso, siamo in piena follia: nessun individuo sarà mai identico a un altro nemmeno con lo stesso patrimonio genetico, perché un uomo non è fatto solo di geni ma è soprattutto il frutto dell’interazione, unica e personalissima, che ha col mondo. Lo dimostrano i gemelli omozigoti, che pur avendo lo stesso patrimonio genetico sono due persone somiglianti ma diverse".

In ogni caso, la clonazione umana riproduttiva è vietata in quasi tutti i Paesi del mondo, mentre nella gran parte di essi si permette quella animale a fini di ricerca.

Il secondo tipo di clonazione umana, quella che dopo l’esperimento americano ha scatenato tante polemiche, ha uno scopo completamente diverso e cioè produrre in vitro un blastocita (agglomerato embrionale di 100-150 cellule) col patrimonio genetico di un solo individuo. Nel blastocita infatti vi sono le cellule staminali totipotenti: una vera miniera di vita pronta a rimpiazzare le cellule distrutte da malattie degenerative senza provocare rigetto, in quanto si utilizzerebbe una cellula del paziente da curare, che contiene tutto il suo corredo di geni. Come ottenere tutto ciò? Il nucleo di una cellula viene inserito in un ovocita a cui è stato tolto il proprio e stimolato come se fosse avvenuta una fecondazione. L’ovocita si attiva e comincia a moltiplicarsi. L’esperimento del professor West, annunciato come "prima clonazione umana" su una rivista scientifica come vuole la prassi, in realtà non ha prodotto nessun blastocita ma solo 4-6 cellule in 3 casi sui 71 tentati con diverse metodologie: un fallimento. Ma per la prima volta è stata annunciata al mondo una clonazione umana e questo ha scatenato un putiferio. La più severa opposizione è arrivata dalla Chiesa cattolica, per la quale l’embrione è un essere umano a tutti gli effetti fin dalle prime fasi di vita.Crearlo allo scopo di utilizzare le sue cellule staminali e poi eliminarlo non è lecito perché offende la dignità umana.

I "no" etici e scientifici

È lo stesso motivo per cui la Chiesa nega il suo assenso anche all’uso degli embrioni congelati, pure portatori di cellule staminali, che giacciono a milioni nei frigoriferi di tutto il mondo, "avanzi" di tutte le fecondazioni artificiali che si effettuano. 

"È una questione semantica", ha commentato a caldo Umberto Veronesi. "Qui non esiste alcun embrione, siamo in una fase precedente. Per esserci un embrione deve esserci lo spermatozoo, l’uovo e un utero. In questo caso invece si fa proliferare la cellula indirizzandola verso una differenziazione multipotente". "La distinzione fra pre-embrione ed embrione, che esisterebbe solo dopo il 14° giorno, è artificiosa", ribadisce invece Girolamo Sirchia: "un embrione è tale quando comincia a dividersi".

Insomma, questioni di lana caprina, nelle quali le parole che abbiamo sempre usato non bastano più: cos’è un embrione? Si può già definirlo persona umana? E la "cosa" vivente uscita dal laboratorio della Act è un umano, un umanoide o cos’altro? Può dirsi solo un ammasso di cellule con caratteristiche umane? Un po’ tutte la grandi tradizioni religiose si stanno misurando con questa spinosa questione, dando risposte differenti.

L’esperimento però divide anche gli addetti ai lavori per considerazioni squisitamente scientifiche. Al Roslin Institute di Edimburgo, dove nel 1977 Ian Wilmut e Harry Griffin hanno creato la pecora Dolly, sono scettici: "La vera pietra miliare sarebbe creare un blastocita, non bastano poche cellule per affermare che è possibile la clonazione umana. L’averlo fatto è stato un passaggio etico e culturale, non scientifico".

Inoltre ancora nessuna ricerca ha dimostrato "come" indurre le cellule staminali embrionali a riprogrammarsi, cioè a diventare questa o quella cellula. "Disporre di cellule staminali totipotenti è solo l’inizio", precisa il genetista Edoardo Boncinelli. "Occorre trovare e sperimentare le sostanze adatte per "rieducare" opportunamente queste cellule staminali e avviarle verso il tipo di tessuto che si desidera produrre. A questo non presta attenzione quasi nessuno".

Senza contare che attualmente vi è già la possibilità di ottenere cellule staminali pluripotenti anche da altre fonti senza ricorrere alla clonazione: per esempio dal cordone ombelicale o dalla placenta. Anche in alcune parti del corpo adulto vi sono cellule staminali le cui potenzialità andrebbero esplorate a fondo. 

"Vi sono già in commercio ben 80 linee di cellule ottenute da embrioni di varia provenienza senza ricorrere alla clonazione" dichiara ancora il ministro della Sanità Sirchia. "Ma anche quelle presenti in ciascuno di noi sono in grado di riparare i tessuti; anzi è stato ampiamente dimostrato che lo fanno meglio di quelle embrionali: non vedo quindi una utilità sanitaria nell’introdurre questo nuovo filone di ricerca".

L’affare del secolo

Il canadese Joseph Cummins, che ha dedicato una vita alla genetica, rincara la dose: "Esistono infinite prove che l’utilizzo di cellule staminali adulte sia preferibile a quello delle cellule embrionali" afferma. "Ma la lobby che manda avanti la ricerca su queste ultime ha preso il sopravvento anche se la clonazione umana porta grossissimi rischi: il nostro sistema genetico è relazionato a virus cosiddetti dormienti. Durante la clonazione questi virus vengono attivati e questo provoca gravi problemi genetici. Prima della clonazione umana si deve fare una ricerca molto approfondita su quella animale".

Qualcuno ha fatto notare che l’esperimento di West, affrettatamente pubblicato su una rivista online certamente non prestigiosa, il Journal of reproductive medicine, e dato poi in pasto alla grande stampa per il potenziale scioccante della notizia, è stato molto più un successo mediatico che non di laboratorio.

"Hanno annunciato una clonazione non riuscita", afferma Angelo Vescovi, condirettore dello Stem cell research institute del San Raffaele di Milano. "Io non avrei mai pubblicato una cosa del genere. Non c’è stato nessun reale progresso scientifico".

Perché allora tanto clamore? Forse la risposta sta nel bisogno di attirare l’attenzione degli investitori in un settore nel quale chi arriva primo ha la strada spianata. Gli interessi economici che girano intorno alle potenziali terapie delle cellule staminali infatti è enorme e riguarda ingenti investimenti che, naturalmente, devono rendere.

La Avanced Cell Technology è privata e solo per questo motivo ha potuto fare questo esperimento: il presidente Bush infatti ha sospeso i fondi pubblici alla ricerca sulla clonazione umana e anzi sta per vietarla (la legge è stata approvata dalla Camera ma non ancora dal Senato). Bisognava quindi approfittare velocemente del varco ancora aperto dal vuoto legislativo. Anche per dimostrare ai senatori in procinto di votare che si rischierebbe di perdere affari miliardari impedendo la corsa alle quelle cellule staminali embrionali sulle quali si sono concentrate le attese della gente, ingigantite dalle campagne mediatiche.

Ma non tutti vedono una speculazione economica nella clonazione umana. La Commissione Dulbecco – insediata al tempo in cui il professor Veronesi era ministro della Sanità per esprimere un parere sulla materia e legiferare in conseguenza – credeva fermamente nella bontà dell’utilizzo delle cellule staminali embrionali. E aveva caldeggiato una "via italiana", la cosiddetta Tnsa (trasferimento di nucleo) che studiasse il modo di ottenerle senza creare un embrione e, in prospettiva, anche senza usare ovociti umani. Una tecnica originale – in gran parte ancora inesplorata, che richiederebbe comunque consenso, tempo e fondi per la ricerca – che forse appianerebbe i problemi etici sollevati in particolare dai cattolici.

La Commissione però è scaduta con la fine dell’anno e l’Italia attende ancora una normativa organica nazionale.

Caccia all’ovocita

E se tutto questo non basta, si profila anche una "questione femminile" in piena regola: chi è, infatti, il grande protagonista della clonazione? L’ovocita (o gamete femminile), che mette in moto il processo di produzione dell’embrione anche privato del suo nucleo. Nessun’altra cellula è in grado di farlo e questo pone già dei problemi ai ricercatori a cui sarà permesso di effettuare il trasferimento nucleare. Dove trovare infatti abbastanza ovociti per sostenere una ricerca che si presenta lunga complessa e difficilissima, con un altissimo tasso di insuccesso?

Le donatrici che hanno permesso l’esperimento alla Avanced Cell Technology hanno prodotto 71 ovociti (dopo essere state sottoposte, tra l’altro, a una terapia di iperovulazione) e solo tre di questi sono riusciti a produrre qualche cellula.

Il timore – nel caso si avviasse questo tipo di ricerca su larga scala – è che si formi un mercato clandestino di ovociti così da rifornire abbondantemente i laboratori, dando origine a un commercio disumano e persino assassino, così come accade per la richiesta di organi, prelevati spesso con la forza o in cambio di pochi dollari ai disperati del mondo.

In Italia la Commissione Dulbecco aveva indicato come prioritaria anche una ricerca parallela per trovare un sistema che evitasse l’uso di ovociti, e utilizzasse invece altre cellule che ne mantenessero la funzione. Ma come strappare agli ovociti il segreto dell’attivazione del nucleo? Un domanda – come si può ben comprendere – che fa i conti per un verso con la finitudine dell’uomo, e per l’altro lo richiama a non sottrarre la ricerca scientifica a un orizzonte di valori etici universalmente condivisi.

Mirella Camera

INTERVISTA

Ecco perché tutti vogliono le cellule staminali

  • L’esperimento realizzato dai ricercatori dell’Advanced Cell è un traguardo importante?

Sicuramente sì, anche se si tratta di un risultato preliminare e probabilmente non pienamente riuscito (non si è mai chiarito, per esempio, se lo sviluppo dell’agglomerato cellulare è stato bloccato dagli scienziati o si è arrestato spontaneamente, fallendo di fatto). Riuscire a riprodurre cellule embrionali in provetta significherebbe poter disporre di cellule staminali "totipotenti", in grado cioè di dare luogo a qualunque tessuto del corpo umano.

  • Rispetto a quanto già oggi si è in grado di ottenere dalle cellule staminali, quale sarebbe il vantaggio di riuscire a creare cellule embrionali in laboratorio?

La coltivazione di cellule staminali adulte, ottenute cioè direttamente dai tessuti di un individuo, come viene praticata già in alcuni laboratori, ha attualmente un uso limitato. In questo modo infatti è possibile dare luogo solo ad alcuni tessuti. La produzione di cellule staminali embrionali invece, consentirebbe di allargare notevolmente il campo di azione permettendo di ottenere copie perfette di qualunque organo.

  • Quali sono le applicazioni attualmente possibili della coltivazione in vitro di cellule staminali adulte?

Oggi siamo in grado di ricostruire lembi di pelle, tessuto muscolare e cardiaco, ossa, cartilagine, retina, nervi e cellule pancreatiche. Siamo però ancora in uno stadio iniziale di ricerca in cui incontriamo molte difficoltà nel prelevare, nel coltivare le cellule staminali e soprattutto nel manipolarle in modo da ottenere i tessuti che si desiderano replicare. Se potessimo disporre di cellule embrionali questo processo sarebbe molto più semplice perché potremmo lavorare con del materiale biologico meno specializzato e quindi più facile da indirizzare verso l’utilizzo voluto.

  • Come mai i risultati della clonazione animale sono più avanzati di quelli ottenuti con le cellule umane?

Probabilmente perché ci si è applicati molto di più a clonare cellule animali anziché cellule umane. La spiegazione del perché per ora gli sforzi sono stati indirizzati in questa direzione consiste nel fatto che la clonazione animale incontra meno ostacoli di tipo etico e giuridico di quella umana. La produzione in laboratorio di embrioni umani apre, come si sa, una lunga serie di interrogativi riguardo alla liceità di queste tecniche e all’utilizzo del materiale biologico che si ottiene.

  • Quali potrebbero essere le applicazioni terapeutiche della clonazione?

La possibilità di riprodurre in vitro tessuti identici a quelli del donatore permetterebbe innanzitutto di creare in laboratorio organi da utilizzare per trapianti che non danno luogo a problemi di rigetto e che quindi implicano meno cure farmacologiche per i pazienti. Sarebbe possibile, inoltre, curare malattie genetiche che comportano la degenerazione di tessuti (come l’Alzheimer, il Parkinson, o la cirrosi) e riparare i danni provocati da traumi o eventi cardiaci come infarti e ischemie. Un’altra applicazione possibile potrebbe essere quella di curare malattie genetiche creando tessuti contenenti il gene "corretto" dall’anomalia di cui il paziente è portatore, e impiantandoli al posto di quelli malati.

  • Riuscire a clonare cellule di embrioni umani aprirebbe anche la strada alla possibilità di creare "copie" di individui?

Penso che dal punto di vista scientifico la possibilità di arrivare a realizzare questo risultato sia ormai solo questione di tempo. Clonare un essere umano, però, non sarebbe a mio avviso né auspicabile né accettabile. E non avrebbe lo stesso interesse economico che ha la produzione di tessuti e di organi.

(di Lia Damascelli)

INTERVISTA

"La ricerca deve continuare, ed essere pubblica"

Demetrio Neri, ordinario di bioetica all’università di Messina, (ex) membro del Comitato Nazionale di bioetica e della Commissione Dulbecco e condirettore della rivista Bioetica.

  • Cosa pensa delle prese di posizione dopo l’esperimento della Advacend Cell Technology?

Non capisco tutto il movimento di grandi organismi internazionali e di Governi per proibire qualcosa che in tutto il mondo vorrebbero fare solo tre o quattro individui – senza oltrettutto averne la capacità scientifica – e che comunque non è possibile. Le ultime ricerche hanno dimostrato che il clone è molto instabile e difficile da ottenere; se nasce un topino o una capretta con un orecchio abnorme o altre deformità non ha molta importanza; ma chi mai, se non un folle, può pensare di fare questo in campo umano? I divieti quindi vanno bene ma non debbono impedire la ricerca. La clonazione a scopo riproduttivo è da proibire, siamo tutti d’accordo, ma in modo da salvare la tecnologia che ne è alla base, che è importantissima.

  • Perchè la ricerca è importante?

Il fatto è che abbiamo bisogno di studiare molto non per utilizzare questa tecnica, (non credo che la clonazione umana sia una strada percorribile e non ci sarebbero sicuramente abbastanza ovociti a disposizione per utilizzarla come terapia standard), ma per capire come funziona il meccanismo e capire come potremo fare altrimenti. Se riuscissimo a scoprire come fa l’ovocita a riprogrammare il nucleo, avremmo acquistato una conoscenza di valore inestimabile, perché in quel caso saremmo in grado di riprodurre quel fenomeno senza più ricorrere all’ovocita. Ma queste cose non si possono studiare a tavolino: nella scienza per studiare bisogna fare, sperimentare.

  • Alcuni dicono che l’esperimento americano in realtà è un fallimento...

Anch’io ho l’impressione che la Act abbia alzato un polverone che ha subito fatto crescere il titolo in Borsa. È abbastanza consueto, è successo anche con la sintesi dell’insulina: prima si dice e poi si fa: ma nel frattempo le azioni salgono. Proprio per questi motivi non bisognerebbe mai lasciare queste ricerche solo in mano all’iniziativa privata. Anzi, dovrebbe occuparsene in primo luogo il settore pubblico. Chi lavora con fondi privati – e la ricerca costa – facilmente cerca delle scorciatoie o fa delle pressioni o alza dei "fumi mediatici" come in questo caso. Senza contare che non esiste nessun controllo su quanto avviene nei laboratori.

  • Che orientamenti ci sono in Europa a proposito di questa materia?

Il parere sulle cellule staminali fornito dal Gruppo di consiglieri sull’etica della scienza e delle biotecnologie, l’organismo che lavora alla Commissione europea (per l’Italia c’è il nostro Stefano Rodotà) è che non si deve bloccare la ricerca e il finanziamento della ricerca. Ma al tempo stesso raccomanda che qualsiasi ricerca sugli embrioni, sia pubblica che privata, sia sottoposta a controllo pubblico. E veniva suggerito, come strumento di controllo, l’Authority per l’embriologia inglese. Gli inglesi, infatti, che sono stati i primi a permettere la ricerca sulla clonazione umana, sono quelli che poi alla fine esercitano il maggior controllo pubblico su queste ricerche.

  • L’opinione pubblica sembra abbastanza turbata, però, da queste nuove aperture della scienza...

Il problema è controllare questo campo, governare questo tipo di ricerca, ma non proibire né lasciare completamente mano libera ai privati. Di fronte a questo problema l’opinione pubblica è stata bombardata da un doppio fronte: da una parte anatemi e riprovazioni che non hanno nessuna giustificazione con la realtà presente, ma solo con scenari immaginari assai poco probabili; e dall’altra con la prospettiva di una panacea miracolosa che è altrettanto immaginaria, al momento: restiamo coi piedi per terra e lasciamo che i ricercatori lavorino il tempo necessario.

 

PROTAGONISTI

ADVANCED CELL TECHNOLOGY 
l’Istituto americano nei pressi di Boston dove il prof. Michael D. West ha annunciato di aver effettuato la prima clonazione. Il suo braccio destro è Robert Lanza

ROSLIN INSTITUTE DI EDIMBURGO 
(fa parte della società Ppl Therapeutics che ha sedi anche in America e in Nuova Zelanda) dove nel 1997 Ian Wilmut ha creato la pecora Dolly.

COMMISSIONE DULBECCO
il pool di esperti fra cui membri del comitato di bioetica, scienziati, ed esponenti della cultura laica a cattolica incaricata dall’allora ministro Umberto Veronesi negli ultimi mesi del 2000 a esplorare le possibilità di ricerca e utilizzo delle cellule staminali.

SEVERINO ANTINORI, PANOS ZAVOS, BRIGITTE BOISSELIER, GREGORY STOCK 
sono sostenitori della clonazione umana a fini riproduttivi. La Boisselier lavora per Clonaid, la società americana della setta dei Realiani, che ha promesso una clonazione umana entro breve termine.

LA SETTA DEI REALIANI
(fondata da Claude Vorilhon, ex pilota d’aereo francese autoribattezzatosi Rael) sostiene che la vita sulla terra è dovuta a una visita di extraterresti che probabilmente si sono clonati.

 

IL PRIMO È LUI

JUDSON SOMERVILLE, medico, direttore di una clinica a Laredo, in Texas, è l’uomo che ha donato le cellule (dal polpaccio destro, per la precisione) per l’esperimento di clonazione della Advanced Cell Technology. "Sono io il primo uomo clonato" ha detto ai giornalisti dalla sua sedia a rotelle, dove è costretto dal giorno di un incidente d’auto. Come in uno spot promozionale Old America, il dr. Somerville ha detto di averlo fatto perché spera, grazie agli studi sulle cellule staminali embrionali, di poter un giorno accompagnare sua figlia all’altare con le sue gambe. Nulla si sa, invece, delle proprietarie degli ovociti, ridotti al rango di semplici "contenitori" anche se in realtà sono loro le fabbriche di embrioni. Un "classico", che dovrebbe mobilitare soprattutto le scienziate.

 

IL PANORAMA DELLE OPINIONI

HANNO DETTO:

DELL’ ESPERIMENTO ACT

DELLA CLONAZIONE IN GENERALE

DELLA RICERCA

DI SITUAZIONE E PROSPETTIVE

Commissione europea

Condanna. "Non si possono creare embrioni umani e poi distruggerli"

Ammessa per animali, proibita per uomo (Trattato di Oviedo)

Utilizzo di embrioni già esistenti

Per ora di tratta di linee-guida, ogni Paese legifera da sé

Italia

Condanna del ministro della Sanità Girolamo Sirchia "Pratica inutile, con implicazioni etiche gravissime"

Vuoto legislativo: in attesa della legge esiste una Ordinanza che vieta la clonazione umana. L’Italia ha firmato il Trattato di Oviedo

In attes di legge, sono tutti d’accordo sull’utilizzo di materiale abortivo e sullo sviluppo delle cellule adulte

Dipenderà dalle condizioni legislative

Umberto Veronesi

"Non è successo nulla di grave, tecnicamente non c’era un embrione, né voleva esserci"

La clonazione è una cosa, la produzione di cellule umane a stadio iniziale è un’altra

Sarebbe un grande errore fermare la ricerca

La produzione di cellule staminali può rivoluzionare la medicina

Renato Dulbecco, Nobel e "padre" del Progetto genoma. Ha guidato la commissione bioetica

Prudente

Contrario alla clonazione umana ma solo per mancanza di sufficienti conoscenze scientifiche allo stato attuale

Grande impulso alla ricerca, anche con una moratoria temporanea sulla clonazione umana per mettere a punto anche nuove ricerche

Ricerca di una "via italiana" che ottiene cellule staminali embrionali senza passare dall’embrione e senza usare ovociti umani

Demetrio Neri, membro del Comitato di bioetica

"Non è clonazione, è solo una bassa operazione commerciale"

Non contrario però a precise condizioni

La ricerca dovrebbe essere pubblica, temporanea e controllata

Necessità di una campagna d’informazione seria e approfondita per i cittadini

Michael West, autore dell’esperimento

"Abbiamo fatto i primi passi verso quello che diventerà il nuovo territorio della medicina"

"Non vogliamo clonare esseri umani, solo cellule umane"

Utilizzo di due sistemi diversi di clonazione per partenogenesi e per trasferimento nucleare

L’esperimento si è fermato a 6 cellule. La prospettiva era di produrre un blastocisti

Ian Wilmut, il "padre" di Dolly, la prima pecora clonata

"L’esperimento segna un passaggio di qualità solo dal punto di vista etico, non scientifico"

La clonazione umana è troppo pericolosa. Meglio esplorare altre strade

Vasta ricerca sulla clonazione animale per capire bene tutti i meccanismi

 

George Bush

Condanna al 100%

Ammessa per animali, proibita per uomini

Utilizzo embrioni già esistenti

In attesa del varo della nuova legge più restrittiva (già approvata alla Camera), la ricerca privata agisce per ora in vuoto legislativo

Severino Antinori

Plauso

Favorevole anche alla clonazione riproduttiva

Ogni tipo di ricerca che porti a un risultato positivo

Clonare un uomo entro breve tempo

 

PICCOLO DIZIONARIO

CLONAZIONE:
la duplicazione esatta di una entità biologica, che in modo naturale o artificiale produce una copia di se stessa.
In natura ci sono continue clonazioni, basti pensare alle cellule del nostro corpo che si riproducono. Anche i gemelli omozigoti (quelli identici) sono il risultato di una "clonazione": la cellula-uovo, dopo essere stata fecondata, si scinde per cause naturali dando origine a due o più embrioni. Per clonazione umana, però, si intende la replica di un individuo attraverso particolari tecniche per ottenerne un altro col medesimo patrimonio genetico. Vi sono due tipi di clonazione: la scissione, che "imita" quella naturale e il trasferimento nucleare: si trasferisce cioè il nucleo di una cellula qualsiasi, contenente l'intero patrimonio genetico, in una cellula uovo svuotata del suo nucleo e la si attiva come se fosse stata fecondata.

CELLULA-UOVO:
detta anche ovocita, o gamete femminile. È la "fabbrica" degli embrioni, elemento indispensabile di ogni clonazione. In futuro, se si riuscirà a rubare il segreto degli ovuli e capire come funzionano, potranno forse essere sostituiti da citoplasti artificiali o animali.

NUCLEO:
contiene l’intero Dna di una persona in 46 cromosomi (tranne i nuclei delle due cellule sessuali, i gameti, che hanno solo 23 cromosomi ciascuno proprio per mescolarli nella fecondazione), cioè il "programma" completo dell’individuo.

EMBRIONE:
prodotto dello sviluppo di una fecondazione o di una clonazione. La cellula iniziale comincia a moltiplicarsi e differenziarsi. Alcuni biologi chiamano pre-embrione l’ammasso di cellule prima del 14° giorno.
Se continua a svilupparsi, e naturalmente viene inserito in un utero, diventa feto e poi bambino.

CELLULE STAMINALI:
sono cellule capaci di "trasformarsi" per riparare tessuti od organi, presenti anche nell’organismo adulto (pelle, sangue, midollo osseo). Le più giovani sono capaci di diventare qualsiasi cosa: come quelle dell’embrione (totipotenti), in grado di costruire ogni tipo di tessuto. Poi, man mano che l’organismo si sviluppa le cellule staminali perdono in parte la loro capacità trasformistica (pluripotenti).

TNSA:
trasferimento nucleare per la produzione di cellule autogene, detta anche la "via italiana" alla clonazione. Promossa dalla Commissione Dulbecco, fa leva su una tecnica che stimola subito la differenziazione in direzione del tessuto richiesto, senza passare per l’embrione.

 

COSA FANNO GLI ALTRI

L’EUROPA, pur differenziandosi tra Paesi che hanno una propria legge (Francia, Austria, Germania), quelli che hanno già sottoscritto e ratificato le dichiarazioni comuni di Oviedo (Italia, Spagna e Grecia) e quelli che si apprestano a ratificarla (Finlandia, Danimarca, Olanda, Belgio, Lussemburgo e Portogallo), non permette nessun tipo di produzione di embrioni umani a scopo di ricerca ma solo l’utilizzo di quelli già esistenti. Permessa invece la clonazione animale. Il paese più avanzato rimane la GRAN BRETAGNA, che ha "aperto" la ricerca anche alla produzione di embrioni umani, sotto stretto controllo e comunque solo a fini di ricerca. Gli STATI UNITI sono orientati a proibire la clonazione ma al momento esiste un vuoto legislativo che di fatto ha permesso la "prima" clonazione comunicata ufficialmente. In CANADA la Commissione sanitaria del governo ha suggerito di modificare la legge in senso più restrittivo, non solo proibendo la clonazione umana ma anche vietando la fabbricazione e il brevetto di geni umani.




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