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IL TUO GIUDIZIO SULLA RISORSA
Educazione linguistica Italiano come lingua seconda
Intercultura
LA LINGUA ITALIANA NEL MONDO - Breve storia linguistica e ruolo dell'emigrazione.
Lingua:
Italiana
Destinatari:
Alunni scuola media inferiore, Alunni scuola media superiore
Tipologia:
Materiale di studio
Abstract:
Il ruolo dell'emigrazione |
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Nell'era della globalizzazione e della competitività tesa a conquistare sempre nuovi mercati e piazze a livello economico e culturale, l'esigenza di una comunicazione minima, rapida ed efficace, diventa ogni giorno più rilevante. Così, mentre l'inglese, soprattutto il "pidgin english", continua a essere la lingua "eletta" a scapito di altre lingue magari lessicalmente più ricche come l'italiano, e Montecitorio istituisce un movimento di resistenza contro l'inquinamento della lingua italiana, la stessa lingua italiana gode, a livello internazionale, di una inaspettata vitalità.
Anche se per il resto del mondo, l'italiano è quello della "pizza", della "mafia" e degli "spaghetti", che continuano ad essere le tre parole che più ci connotano all'estero, è proprio l'italiano, a pari merito con lo spagnolo, la lingua che ha dato il maggior numero di prestiti in vocaboli all'idioma angloamericano. Scopriamo allora che la domanda d'Italia nel mondo è in crescita. Ogni anno, all'estero, un milione di persone si iscrive a corsi di italiano e in buona parte lo fa per finalità rivolte al lavoro, oltre che per interessi artistico culturali specifici.
La lingua italiana presenta una caratteristica molto particolare: tutti i suoi aggettivi, verbi, avverbi e sostantivi terminano per vocale. Questa ridondanza nel maschile, nel femminile, nel singolare e nel plurale, dagli articoli agli aggettivi, verbi e sostantivi, ne rende grandemente facilitata la comprensione. Inoltre, l'Italiano, reso unico dalla sua ricchezza terminologica, è una lingua viva capace di rinnovarsi e di arricchirsi di nuove connotazioni, possibilità culturali e linguistiche. I termini del linguaggio musicale sono italiani: è quasi impossibile rendere o tradurre in altre lingue espressioni come andante con moto, maestoso, adagio un poco mosso, larghetto e così via. Dal Settecento, secolo in cui la cultura italiana dal teatro e dai centri culturalmente più rilevanti diffondeva la propria identità anche linguistica, ad oggi, con il successo mondiale di tenori come Pavarotti e Bocelli, la lingua italiana continua ad affermarsi come "lingua di cultura".
Da "lingua di cultura" a "lingua di emigranti", i quali hanno giocato un ruolo fondamentale non solo nella diffusione ma nella formazione stessa della lingua italiana, l'italiano ribadisce la sua presenza al livello mondiale al fianco delle lingue più diffuse. Ripercorriamo, quindi, velocemente la storia dell'italiano in patria e all'estero, al fine di comprendere al meglio sia i molteplici aspetti di questa diffusione, sia le problematiche linguistiche connesse al complesso fenomeno dell'emigrazione. |
Breve storia linguistica |
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Come ricorda Massimo Vedovelli* - professore associato di Sociolinguistica all'Università di Pavia, direttore scientifico della CILS (certificazione di Italiano come Lingua Straniera) e autore nell'ambito del Progetto MILIA del Modulo 2 "L'italiano e le altre lingue: aspetti linguistici e culturali" * - l'italiano, a differenza delle altre lingue che hanno raggiunto una solida standardizzazione e diffusione all'interno della propria compagine sociale e statale, non si identifica facilmente come modello di lingua standard. L'aspetto positivo di questa complessità storica- linguistica si riscontra, invece, nella ricchezza caratterizzante la nostra identità culturale. Infatti, al momento dell'unità d'Italia, la lingua italiana era sostanzialmente una lingua scritta, letteraria riservata alla élite colta, mentre come lingua parlata si basava geograficamente a Firenze e a Roma. Così, a fronte di una minoranza di persone che usavano solo parzialmente l'italiano, ne esisteva una maggioranza che usava esclusivamente uno dei tantissimi dialetti.
Il dialetto, infatti, spesso dotato di una notevole tradizione letteraria era anche capace di rispondere alle esigenze comunicative degli svariati contesti dell'interazione sociale, da quelli più formali a quelli quotidiani e informali. Il nuovo stato unitario, davanti all'esigenza di una lingua unitaria, si orientò verso una scelta fondamentalmente monolinguistica: si privilegiò la varietà letteraria di origine toscaneggiante, rifiutando la pluralità linguistico- culturale locale. Occorre specificare, giunti a questo punto, che i dialetti italiani non sono da considerarsi come deviazioni o degenerazioni della lingua nazionale, ma sono invece derivazioni autonome dalla comune base latina.
Il rango di lingua nazionale, non è toccato a un dialetto diverso da quello fiorentino, peraltro di indubbio prestigio, non certo a causa di intrinseche deficienze espressivo- semiologiche. Naturalmente, la scelta di un modello di lingua nazionale letteraria lontana dagli usi quotidiani comportava un'area degli utenti stranieri potenziali ad una ristretta cerchia di persone colte e interessate unicamente alla dimensione dell'uso letterario. D'altra parte, l'alternativa dei dialetti si sarebbe rivelata un insuccesso in termini delle possibilità comunicative di uno straniero all'interno delle varie regioni.
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La lingua italiana si è poi gradualmente diffusa nel nostro paese e nei diversi strati sociali attraverso svariati processi quali le guerre, le migrazioni all'interno e all'estero, la scolarizzazione crescente, l'apparato statale, l'industrializzazione, i mezzi di comunicazione di massa. Oggi, nonostante solo nell'attuale momento si possa parlare di una identità di lingua di uso effettivo parlato e scritto, il panorama linguistico della penisola è ancora differenziato, lungi dal prevalere di una sola lingua o varietà in un quadro omogeneizzante e totalizzante. L'italiano oggi è uno spazio linguistico che vede il coesistere, in modo diverso per contesto, ceto o luogo di lingua e dialetti.
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*MILIA ("Materiali per gli Insegnanti di Lingua Italiana Aggiornamento") è un progetto di aggiornamento a distanza destinato ai docenti di italiano come lingua seconda all'estero. Il progetto, affidato dal 1992 all'IRRSAE Liguria su incarico della Direzione Scambi Culturali del Ministero della Pubblica Istruzione, d'intesa con il Ministero degli Affari Esteri, ha portato tra il '92 e il '97 alla realizzazione di un pacchetto di formazione di carattere multidisciplinare costituito da sedici Moduli cartacei, due Videoprogrammi, una Guida e un Glossario sempre in formato libro: da questi materiali è stato realizzato successivamente anche un CD-ROM. Il progetto MILIA si è sviluppato nel corso degli anni seguendo l'evoluzione degli strumenti di comunicazione e formazione a distanza. L'esperienza di MILIA è confluita così dapprima in MILIA MULTIMEDIA, mentre a partire dall'aprile 2000 i materiali pubblicati dall'IRRSAE tra il '92 e il '97 sono stati trasferiti in rete da DIDAEL su incarico del Ministero della Pubblica Istruzione. Quest'ultimo progetto denominato MILIA ON LINE vede dunque il suo nucleo principale in ARCIPELAGO MILIA, l'ambiente di apprendimento on line collaborativo e distribuito realizzato da DIDAEL (www.didael.it/arcipelagomilia), ma comprende anche una GUIDA cartacea di supporto alla navigazione e - sempre in formato libro - una Sintesi dei contenuti. |
Lingua italiana ed emigrazione |
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L'emigrazione italiana all'estero è stata una componente decisiva per la nascita di una lingua italiana in grado di trascendere le differenze geografiche e linguistiche, in virtù della necessità di un codice comune fra emigranti provenienti da diverse regioni e divisi da differenti dialetti.Spesso, all'estero, nel rapporto con la lingua madre vanno a confluire il rapporto con la cultura, l'individuo, la collettività. La lingua diventa sinonimo di identità, un'identità che le diverse generazioni di emigranti vivono in modo diverso. L'identità individuale e sociale già definita del singolo migrante si va a confrontare, nella nuova società, con l'identità sociale e culturale del paese ospite. Il conflitto che si genera può sfociare in tre soluzioni principali: dal rifugio nella cultura di origine con il rifiuto di quella ospite, all'allontanamento più o meno parziale dall'identità originaria con la mancata assimilazione alla società/cultura ospite, alla totale assimilazione di quest'ultima a scapito della identità originaria. Comunque, il raggiungimento di un equilibrio personale diventa difficile e sempre derivante da mediazioni e compromessi.
La competenza linguistica che il migrante riuscirà a sviluppare si va a identificare, spesso con l'inserimento nella nuova società, poiché egli deve impadronirsi della lingua proprio comunicando senza conoscerla. L'ampiezza della competenza nella nuova lingua arriva ad essere, quindi, nello stesso tempo, sia conseguenza che causa del suo inserimento sociale, ed è comunque un segno distintivo.Il conflitto linguistico successivo all'emigrazione viene vissuto in maniera diversa all'interno della famiglia, nelle diverse generazioni di migranti. Il rifiuto di una componente linguistica, che non sempre avviene in maniera consapevole, è comunque influenzato dal rapporto con la lingua d'origine. I migranti di prima generazione, infatti, tenderanno a mantenere la lingua del paese di provenienza in maniera cristallizzata e conservativa. Le generazioni successive, entrati nel paese ospiti da bambini o nati in seguito alla migrazione (seconda e terza generazione), probabilmente si allontaneranno dalla lingua d'origine, anche senza una completa assimilazione della lingua del paese ospite, soprattutto per quanto riguarda gli appartenenti alla seconda generazione.
Il conflitto linguistico assume, quindi, molteplici aspetti e valenze e comporta ripercussioni non solo a livello dell'inserimento sociale, ma anche a livello psicologico (sfociando a volte in disagio mentale e malattie psicosomatiche) e familiare, nel confronto fra la struttura familiare d'origine e la struttura sociale del paese ospite |
http://www.aaaitalianocercasi.it/risorse_Lingua_Ita1.asp
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