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Ai fratelli e alle sorelle in Italia
as salam alaykum wa rahmatullah wa barakatuhu,

Quando riceverete questa lettera mancheranno pochi giorni all'inizio del mese benedetto di Ramadan, il mese della taqwa e della tawba, del timore di Allah e del ritorno a Lui.

Ogni anno l'avvicinarsi di questo sacro mese è per noi musulmani motivo di gioia e lieta aspettativa, i credenti si preparano, le moschee si animano, si fanno progetti per vivere meglio e più intensamente i momenti più significativi: la rottura serale del digiuno in famiglia o in comunità, la salat Tarawih e poi le lezioni, le visite.

Quest'anno invece il clima non è il solito, all'aspettativa si aggiunge una seria preoccupazione, un'angoscia che attanaglia il nostro cuore: la guerra in Afghanistan, i bombardamenti, la sofferenza delle popolazioni civili, la seria minaccia di una catastrofe umanitaria che potrebbe provocare nel giro di pochi mesi la morte per fame o per mancanza di cure di alcune decine di migliaia di persone innocenti. In questi anni abbiamo dovuto assistere impotenti alla strage dei bambini irakeni, grazie allo sforzo congiunto del governo ingiusto di quel paese e dell'embargo imposto dai vincitori della guerra del 1990/91, abbiamo dovuto abituarci alla sanguinosa repressione contro la lotta del popolo palestinese per liberare la sua terra.

Il terrorismo è del tutto estraneo alla nostra religione, moralmente e dottrinalmente e non abbiamo avuto difficoltà a definire "empi ed esecrabili" gli attacchi che l'11 settembre scorso hanno provocato la morte di migliaia di persone, ed altrettanto estranea alla nostra religione e tradizione è l'accettazione dell'ingiustizia per paura della forza.

Allah (gloria a Lui l'Altissimo) ci ha ordinato di indicare il bene e condannare il male e il nostro Profeta (pace e benedizioni su di lui) ci insegnato a fare quanto è possibile con l'azione, la parola o almeno l'intenzione del cuore.

Ebbene cari fratelli e sorelle sarà difficile per noi impedire che tanta ingiustizia si abbatta contro l'eroico, martire popolo dell'Afghanistan, ma ci sarà senza dubbio possibile fare tre cose: - la prima è pregare con tutta la sincerità e l'intensità che Ramadan sa destare nei nostri cuori, e soprattutto all'iftar e al sahur, alla rottura del digiuno e alla conclusione dell'ultimo pasto della notte.

Invocare Allah, custode e protettore delle creature affinché preservi i deboli dalla violenza dei forti, salvi la vita degli innocenti e allievi le pene delle vittime; - la seconda è continuare a denunciare la violenza e la distruzione, cercando di farlo nella maniera più utile, senza alzare la voce ma parlando con saggezza a tutti coloro che come noi amano la pace e aborriscono l'ingiustizia; - la terza consiste nell'adoperarsi per lenire la sofferenze dei profughi, dei feriti, partecipando con slancio e generosità alla campagna umanitaria che si sta organizzando. Cari fratelli e sorelle dedicate questo mese di sacrificio e di preghiera alla pace e alla giustizia per tutte le creature, alla cessazione di tutte le guerre ingiuste.

Allah Altissimo moltiplicherà le preghiere, le parole e la generosità e noi potremo sperare che il nostro digiuno sia accettato e compensato. Non lasciatevi abbattere dalle difficoltà, esse sono una prova di Allah per i credenti e, con il Suo aiuto benedetto, ci rafforzeremo e saremo ancora e sempre esempio di bene e pace.


Ramadan mubarak

Il Consiglio Direttivo UCOII
shaban 1422

 

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