Musica perseguitata
Uno studioso americano sta riportando alla luce le composizioni di musicisti messi al bando durante il nazismo. Anche in Italia potrebbe esserci ancora della musica nascosta Intervista a Timothy Jackson
di Dario Ricci, giornalista di “Radio24-Il Sole24Ore"

Divide il suo tempo tra l'università di Seul, dove quest'anno insegnerà come professore emerito, e la University of North Texas di Dallas. Ma pur viaggiando da un capo all'altro del mondo, Timothy Jackson non si separa mai dal suo computer. E' quello lo scrigno segreto che, - per chi, come lui, è direttore del dipartimento di musicologia dell'università texana - contiene il tesoro più prezioso: migliaia di file musicali, registrazioni e incisioni di melodie dimenticate, sepolte, che Jackson sta lentamente riportando alla luce insieme ai suoi collaboratori. Sono, quelle, le musiche dei compositori che il nazismo mise al bando o perseguitò: di fatto, la colonna sonora della Shoah, la vera e tragica melodia dello sterminio, che la North Texas University, insieme all'International Centre for Suppressed Music di Londra, sta lentamente ricostruendo. Un lavoro da detective della memoria, che il professor Jackson ci ha illustrato nel corso di una lunga conversazione telefonica
Professor Jackson, come è nato questo progetto?
"E' nato perché ho di fatto riscoperto una musica che era stata sepolta sottoterra in una cassa per 60 anni. In realtà questa cassa era sepolta nel giardino di una casa di una piccola cittadina vicino Halle, in Germania, e la famiglia che aveva sepolto questa musica - credo intorno al 1950, nel 1947/48 - aveva lasciato la Germania dell'Est ed era passata in quella dell'Ovest, e non aveva avuto modo di riportare alla luce quegli spartiti. Quando nel 1989 cadde il Muro, poterono tornare indietro e prendere finalmente questa musica. Da parte mia, sono riuscito a ritrovare questa famiglia attraverso molte difficoltà, e li ho poi persuasi a donare le melodie alla mia università, dove con altri musicologi, studiosi e compositori abbiamo creato un gruppo di lavoro specifico per la musica soppressa.
E' partito da lì un percorso di ricerca che affonda le sue radici nell'Europa dell'Est, ma che non manca di coinvolgere anche l'Italia, vero?
Certo, c'è anche un legame forte con l'Italia. Sono in stretto contatto con la vedova di Paul Kletzky, che è stato piuttosto noto a Milano come direttore d'orchestra alla Scala. Infatti Kletzky scappò dalla Germania in Italia, e lasciò in un hotel vicino alla Scala un baule con i suoi spartiti. L'albergo venne poi bombardato e totalmente distrutto, e Kletzky pensò allora di aver perso tutta la sua produzione da compositore. Ma in realtà la cassa era stata conservata miracolosamente in una cantina, e durante dei lavori negli anni ’70 venne recuperata e rispedita allo stesso Kletzky, che però non aprì mai quel baule che conteneva quella musica: temeva che il tempo avesse distrutto comunque gli spartiti, e temeva anche il ricordo di quegli anni terribili. Solo pochi anni fa la vedova ha aperto la cassa e trovato gli spartiti intatti. E' stato fantastico poter così riscoprire la musica scritta da un grande compositore come Paul Kletzky!
Quella di Kletzky non è l'unica vicenda umana che la persecuzione nazista segnò in modo indelebile...
Infatti, ci sono molti altri compositori, o molte altre produzioni musicali che il nazismo perseguitò o mise all'indice. Una figura importante è quella di Arnold Mendelssohn, che apparteneva alla stessa famiglia di Felix Mendelssohn . Morì nel 1933, poco prima dell'ascesa del nazismo. Gran parte della sua produzione è ancor oggi praticamente sconosciuta - esiste solo una sua registrazione in commercio - ma egli compose quattro sinfonie, e i suoi manoscritti stanno per essere pubblicati, e stiamo lavorando per incidere quelle quattro sinfonie in Germania il prossimo anno. Ma posso nominarle molti altri compositori, come Reinhard Oppel, che fu grande amico di Heinrich Schenker e uno splendido compositore, di cui nessuno conosce la musica, perché fu sepolta. Come accadde a Mendelssohn, messo al bando durante il nazismo e poi completamente ignorato nel dopoguerra. E un altro grande compositore fu Juliuz Wertheim, ebreo, di cui Kletzky fu allievo, e che ebbe anch'egli la fortuna di morire prima dell'inizio delle persecuzioni, nel 1928. E ora stiamo lavorando per recuperare anche le due generazioni precedenti di autori di musica, che formarono di fatto questi compositori degli anni Venti e Trenta.
Cosa spinge, lei e i suoi collaboratori, a continuare questa che è letteralmente una battaglia contro l'oblio, contro la dimenticanza?
E' uno sforzo che faccio, che facciamo, quasi a voler riparare quello che è stato il danno, la ferita inferta durante l'Olocausto. Non è stato solo un danno fisico, chiaramente, con i milioni di persone uccise, di ogni nazionalità, ma si è tramutato anche nella distruzione di moltissime carriere di tantissime persone di alto livello. Sto tentando di cancellare il danno subìto, e questo non è solo un esercizio storico, perché la musica che stiamo riportando alla luce è realmente fantastica. Quindi si tratta anche di un'esperienza estetica, perché penso che la musica stessa sia eloquente di per sé, e debba spingere altri musicisti ad interessarsene. Dopo la seconda guerra mondiale in molti Paesi, Germania compresa, c'è stata una generale dimenticanza della musica degli Anni Venti e Trenta: era vista come musica delle origini, della tradizione. In realtà riscoprirla ora è riscoprire anche la sua modernità: c'è un qualcosa di genuinamente nuovo, moderno, in questi compositori, ed è quello che credo accomuni molte delle voci e dei suoni che sto riportando alla luce. Credo che oggi siamo finalmente in grado di apprezzarlo.
So che c'è anche una ragione molto personale, che la spinge a continuare...
La famiglia di mia madre venne sterminata in un piccolo villaggio polacco; mia nonna era una donna di uno spessore eccezionale: a 21 anni lasciò la Polonia, i suoi fratelli e le sue sorelle per sempre: fu l'unico membro della nostra famiglia a farlo, e sfortunatamente il resto della famiglia venne sterminato in Polonia. E' strano: con le mie ricerche incontro un gran numero di persone in molte nazioni, incontro genitori, nonni, persone sulla settantina, ma stranamente non c'è nessuno di quell'età nella mia famiglia, perché sono tutti morti. E credo che questo sentimento di perdita sarà qualcosa che mi porterò dietro per tutta la vita, e forse con il mio lavoro e con il recupero di questa musica soppressa sto anche tentando di colmare il vuoto lasciato da questa perdita.
Crede che le sue ricerche possano avere ulteriori sviluppi, magari anche nel nostro Paese?
Il mio lavoro è concentrato principalmente su compositori austriaci, tedeschi e polacchi, spesso strettamente collegati fra loro, ma ho motivi di credere che anche in Italia ci furono compositori importanti la cui musica sta ancora aspettando di essere riportata alla luce.
http://www.valorescuola.it/mioweb/memoria/ricci.htm
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