IL MIO NOME È RACHEL CORRIE
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IL MIO NOME È RACHEL CORRIE


la tragedia di essere vittima delle vittime


Perché questo spettacolo


Rachel Corrie


"Let me fight my monsters"


Katharine Viner - The Guardian, venerdì 8 aprile 2005


Due anni fa Rachel Corrie, una manifestante americana di 23 anni, fu uccisa da un bulldozer israeliano a Gaza. Da allora è diventata un potente simbolo per entrambe le parti in conflitto. Ma chi era la vera Rachel? Katharine Viner, che ha utilizzato i suoi scritti in una nuova pièce teatrale, parla di una donna normale con una passione straordinaria.


"C’è un passaggio particolare nel diario di Rachel Corrie, probabilmente scritto nel 1999, quattro anni prima di essere uccisa mentre cercava di impedire la demolizione di una casa palestinese. Deve aver 19 o 20 anni. "Ho avuto un sogno in cui cadevo, cadevo verso la morte, da una roccia liscia e friabile come i precipizi dello Utah […], ma mi tenevo, e quando ogni pezzo di roccia a cui mi tenevo crollava mi aggrappavo ad un altro. Non avevo il tempo di pensare a niente, solo di reagire, come se fossi in un videogame all’adrenalina. E sentivo: "non posso morire", "non posso morire", più volte nella mia testa."


L’anno scorso il Royal Court theatre mi chiese di raccogliere gli scritti di Rachel Corrie in una pièce con Alan Rickman regista. Avevo già letto le forti e-mails che Rachel aveva mandato a casa da Gaza, pubblicate nel G2, nei giorni dopo la sua morte e avevo letto le testimonianze su internet. Ma non sapevo che gli scritti di Rachel - prima ancora che partisse per il Medio Oriente, dai suoi giorni di scuola all’università, e nel suo lavoro in un istituto di terapia della mente nella sua città natale di Olympia, Washington - fossero così affascinanti e premonitori. Non avevo nemmeno una idea che persona fossei Rachel: disordinata, magra, amante di Daìi, fumatrice accanita, con una passione per la musica di Pat Benatar. Tutto questo l’ho scoperto dopo.


Rachel fu uccisa il 16 marzo 2003, da un bulldozer Caterpillar costruito apposta per distruggere case.


Tre decenni prima sua padre aveva guidato dei bulldozers per l’esercito americano in Vietnam.


La sua morte fu l’inizio di una serie di uccisioni di occidentali nella striscia di Gaza nella primavera del 2003, mentre la guerra iniziava in Iraq: il britannico Tom Hurndall, ventiduenne, colpito l’11 aprile; un altro britannico, il video operatore James Miller, trentaquattrenne, colpito il 16 di maggio. Rachel e Hurndall erano attivisti dell’ISM, una organizzazione creata per "coordinare le attività di resistenza non-violenta alla occupazione militare israeliana." Rachel fu uccisa due giorni prima dell’ assalto a Baghdad, quando l’attenzione del mondo era altrove.


Rachel divenne una martire per i Palestinesi, una vittima della loro Intifada, che aveva opposto il suo corpo contro la potenza militare israeliana; Edward Said elogiò le sue azioni come "eroiche e piene di dignità allo stesso tempo". Ma molti israeliani la considerarono almeno ingenua, interferendo in una situazione che non poteva comprendere pienamente. Per alcuni americani invece era una traditrice; siti web proclamavano che "sarebbe bruciata all’inferno per un’eternità" o che "siamo contenti che sia morta".


Gli amici più cari di Rachel avrebbero preferito che lei non diventasse famosa per essere la bionda americana che fu uccisa. Come il suo ex-fidanzato Colin Reese disse nel documentario "Morte di una idealista": "La persona che conoscevo è diventata un simbolo. Tutto quello che Rachel era, ogni brillante idea che ha avuto, ogni opera d’arte che ha creato, tutto ciò è andato perduto, perchè lei è diventata la sua morte."


Reese si è suicidato l’anno passato."


Dal 10 al 12 marzo 2006 si è tenuto a Torino un convegno sull’opera del drammaturgo inglese Harold Pinter che nel mese di dicembre 2005 ha ricevuto il premio Nobel per la letteratura.


Il convegno si è concluso con l’assegnazione a Pinter del Premio Europa per il Teatro.


La lecture di Pinter per il premio Nobel ha il titolo "Arte, Verità & Politica".


Sabato 11 marzo al Teatro Carignano di Torino Pinter è stato intervistato da Michael Billington e nel corso dell’intervista ha ricordato Rachel Corrie, anche a seguito della cancellazione dello spettacolo MY NAME IS RACHEL CORRIE da parte del New York Theatre Workshop.


Episodio di censura contro il quale ha preso posizione anche Vanessa Redgrave.


16 marzo 2006, tre anni dall’assassinio di Rachel Corrie schiacciata da un bulldozer costruito dall’americana Caterpiller, una autentica macchina di morte, un mostro infame, manovrato da un soldato israeliano a Rafah nella Striscia di Gaza.


Three decades before, her father had driven bulldozers in Vietnam for the US


Una tragedia, "la tragedia di essere vittima delle vittime".


Una tragedia che rimanda "al problema universale e simbolico della condizione umana e alla attualità e all'incidenza che l'idea tragica, espressa nella Grecia antica, ha ancora oggi".


Nel 2004 Colin Reese, il fidanzato di Rachel si è suicidato.


Abbiamo pensato di trasformare l’idea iniziale di un reading teatrale di testi di Mahmoud Darwish, Harold Pinter e Aharon Shabtai in uno spettacolo vero e proprio.


Ne abbiamo parlato a REM & CAP (Claudio Remondi e Riccardo Caporossi), una coppia celebre del teatro di ricerca e sperimentazione italiano.


Ci hanno detto subito di sì.


Ne abbiamo anche parlato a Mohammad Bakri, di passaggio a Roma.


Sarebbe stato anche lui della partita se a maggio non fossero iniziate in Bulgaria le riprese di un film dei fratelli Taviani sul massacro degli armeni.


Sarà con noi Aharon Shabtai.


Saranno con noi REM & CAP, Francesco Bono, Giuliana Mettini e Akram Telawe.


E Omar Barghouti.


La seconda Morte di Rachel Corrie
by VANESSA REDGRAVE,
6 Marzo 2006.


La censura del peggior tipo


Io propongo che il Royal Theatre Court faccia causa al New York Theatre Workshop per la cancellazione dello spettacolo "My Name is Rachel Corrie". Non perchè io abbia donato dei soldi per questa produzione, per la quale il Royal Court ha cercato sponsor per un obbiettivo di 50.000 sterline, garantite da Alan Rickman.


Questa è una censura del peggior tipo.


E’ ancora peggio, è una lista di prescrizione di una ragazza morta e dei suoi diari. Una ragazza molto coraggiosa ed eccezionale che tutti I cittadini, qualunque sia il loro credo e la loro nazionalità dovrebbero essere fieri che sia esistita. Non hanno potuto metterla a tacere in vita e quindi lo fanno dopo la sua morte. La sua voce è rinata quando Alan Rickman ha letto i suoi diari, e Megan Dodds divenne Rachel Corrie. Adesso il NYTW ha messo a tacere quella sua cara voce.


Non dimenticherò mai lo sguardo di Rachel a dieci anni, alla fine dello spettacolo di Alan Rickman, in una ripresa fatta in famiglia, mentre parla della povertà nel mondo ed del bisogno di metter fine alla miseria. Il NYTW ha messo a tacere sia quella piccola ragazzina di dieci anni sia la donna che ha cercato di fermare un bulldozer.


Ci dovrebbe essere un caso giudiziario sul semplice fatto della cancellazione. Immagino che degli avvocati siano stati consultati sulla parola "rimandato". Noi del teatro però sappiamo che cosa significa annullato, nonostante la scelta di parole.


Megan Dodds e gli altri addetti hanno perso il loro lavoro. Il Royal Court ha perso una produzione che tra qualche settimana sarebbe arrivata a New York.


Spero che tutti gli artisti, gli scrittori, gli sceneggiatori, i registi, gli attori, i produttori indipendenti e i rappresentanti degli artisti manifesteranno il loro dissenso in modo pubblico oltre che farlo conoscere ai responsabili del NYTW. Spero che la American Actors Equity si prenda la responsabilità di aiutare il produttore Elyse Dodgson, il regista Alan Rickman e l’attrice Megan Dodds.


Se questa cancellazione non verrà trasformata in una nuova produzione da qualche parte a New York, noi tutti saremo complici di una catastrofe che non deve essere permessa. Questa pièce non è di parte, è sulla necessità di proteggere gli esseri umani.


In questo caso, esseri umani palestinesi che non hanno alcuna protezione per le loro famiglie, le loro abitazioni o le loro strade.


Rachel Corrie ha dato la sua vita per proteggere una famiglia, non ha usato né una pistola, né una bomba.


Aveva la sua immensa umanità, e lei ha dato questa per salvare altre vite.


 


http://www.frammenti.it/seminario_qualefuturo/italiano/rachel_corrie.pdf



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