Disco verde per la Moratti?
Maurizio Tiriticco - 17-09-2005
A fronte dei numerosi nunc est bibendum che ho rilevato da più parti, relativi alle ultime vicende dello schema di decreto sul secondo ciclo, io sarei per un più cauto timeo Danaos!
Non nego affatto che non si tratti di una tappa importante circa il difficile processo di attuazione di quanto indicato dal novellato Titolo V in ordine all'istruzione e alla formazione, perché ho sempre considerato la legge 53/03 non l'applicazione di una norma costituzionale, bensì una ghiotta occasione per far passare una concezione della scuola assolutamente da respingere.
Ma stiamo ai fatti. Due sono gli obiettivi raggiunti: da questo anno scolastico non si sperimenta nulla; la "riforma" (ovviamente tra virgolette) non partirà più dal prossimo anno scolastico, ma dal 2007. A fronte di questi risultati, però, nulla di nuovo circa le sorti formali dello schema di decreto: entro il 17 ottobre, acquisito il parere delle Commissioni parlamentari, il Consiglio dei ministri può procedere al suo varo definitivo.
Le Regioni hanno detto la loro e la parola ormai è ai partiti dell'attuale maggioranza. Riusciranno questi a varare un ennesimo decreto a colpi di ulteriori emendamenti, aggiuntivi, soppressivi, sostitutivi? Penserei proprio di sì! Il governo farà il possibile per giungere ad un qualsiasi polpettone finale su cui tutte le varie componenti grandi e piccole che lo sostengono possano esprimere il loro definitivo Sì, anche perché, alla vigilia delle elezioni, questa maggioranza non si lascerà davvero sfuggire l'hatù di una ulteriore "riforma" (sempre tra virgolette) giunta in porto dopo le altre... pur se contestatissime!
Qual è il mio timore? Messe a tacere le Regioni, ormai il terreno è tutto della Moratti e di questa maggioranza. Ed è qui che, al di là di quanto ottenuto come dono grazioso, non mi fido dei Danai! Purtroppo, la delega di cui alla legge 53 è abbastanza ampia, va ben oltre le indicazioni del Titolo V. E' una legge che, per come è formulata, permette e autorizza ogni arbitrio in materia di istruzione e formazione. Questa maggioranza ha letto il Titolo V a suo uso e consumo, non con l'ottica che la nuova Costituzione intendeva aprire - anche perché siamo ancora un Paese ad alto sviluppo! - ma con l'ottica retrograda che vuole pur sempre una scuola per i dotati ed una per i non dotati! Queste cose le Moratti e i suoi apostoli le dicono quotidianamente, anche se chi si occupa di formazione non solo le contesta ma ne dimostra la vacuità scientifica e pedagogica e le respinge per le nefaste ricadute che avranno sul futuro dei giovani e del Paese!
Che cosa ci dobbiamo aspettare in questo scorcio di autunno? Un ripensamento? Non lo credo! Il decreto che sarà varato rafforzerà quell'ipotesi dualistica che, per nulla affatto gettata dalla finestra, ma solo nascosta sotto il tappeto, finirà con il consolidare ulteriormente il sistema dei licei, in attesa che in seguito, nel corso del biennio che seguirà, le Regioni avanzino le loro ulteriori proposte! Ma entro quali spazi? Con quali garanzie? E se le elezioni prossime non cambieranno qualcosa, si dovrà andare al confronto/scontro perenne tra Stato e Regioni? Non sono pochi i problemi! E le scuole continueranno a guardare?
Ed è proprio un'altra questione che mi preoccupa! La trovo sul comunicato dell'ANDiS. Vi si legge che il veto delle Regioni alla sperimentazione può anche essere letto come una iniziativa che, di fatto, infrange i legittimi spazi di autonomia delle scuole su di una materia, quella dei curricoli, che dovrebbe essere di loro competenza: la quale è garantita dal Dpr 275/99, che regolamenta l'autonomia delle istituzioni scolastiche, e dallo stesso articolo 117 del novellato Titolo V. Le Regioni hanno reso un "favore" alle scuole?!
Va ricordato che i coprotagonisti del "fare scuola", oggi, con il nuovo assetto costituzionale sono tre! Ciascuno con propri poteri:
a) il Miur, che dovrebbe dare linee di indirizzo, in ordine a finalità, obiettivi, contenuti di studio, indicare quei livelli essenziali delle prestazioni dai quali gli erogatori del servizio di istruzione e di formazione non possono prescindere (è la governance);
b) le Regioni, a cui spettano altri compiti, di governo sul territorio, di programmazione dell'offerta formativa integrata tra istruzione e formazione professionale nonché la competenza esclusiva in materia di istruzione e formazione professionale;
c) le istituzioni scolastiche e formative autonome, cui spetta il compito ultimo... ma primario di progettare e realizzare i curricoli, di educare, istruire e formare (sono i tre concetti chiave di cui all'articolo 1 del dpr 275/99) in ordine ai loro piani di offerta formativa.
Si tratta di un assetto del tutto nuovo, che discende da un equilibrio sistemico tra più poteri ancora tutto da costruire. E' un assetto che è rappresentato dal seguente grafico. Per la chiarezza, i LEP sono i livelli essenziali delle prestazioni, i PECUP i livelli di uscita dai sistemi di istruzione e formazione, gli standard che periodicamente andranno rivisitati ed implementati, gli SMF gli standard formativi minimi che Stato e Regioni dovrebbero definire e garantire, le ISA e le IFA le istituzioni scolastiche e formative autonome. Le frecce indicano le relazioni e le azioni.




Se questo è il contesto normativo su cui si aprirà lo scenario delle azioni prossime venture, ciascuna istituzione, di indirizzo ed operativa, deve assumersi le sue responsabilità. Ed è molto amaro constatare che in questa difficile partita di scacchi il gioco lo hanno fatto in prima battuta il Miur e le Regioni. E le scuole? E gli insegnanti? E i dirigenti? E le loro associazioni? E i sindacati? La voce della scuola attiva, quella che è in prima linea, in larga misura è mancata. E quella delle sue rappresentanze forse si è appiattita sulla iniziativa delle Regioni.
A mio avviso, c'è stato un eccesso di delega proprio in un momento in cui, con i provvedimenti del '99 e del 2001 (Regolamento dell'autonomia e nuova Costituzione), era proprio la base che doveva assumere l'iniziativa.
Ovviamente, nulla è perduto! Però la scuola non può limitarsi a ringraziare le Regioni se il pericolo incombente è stato allontanato. Due anni corrono veloci e associazioni professionali e sindacati scuola devono riassumere una iniziativa precisa e mirata, dando corpo alle sparse ma forti voci di una base disorientata e offesa, umiliata per questi lunghi cinque anni dalla notte di provvedimenti assurdi, sconclusionati, scritti male sotto il profilo formale e sotto quello grammaticale, anonimi, assolutamente non all'altezza di quanto negli anni precedenti abbiamo elaborato e varato!
Occorre allora che 'a nuttata sia veramente passata! Occorre dare spazio e corpo alle voci della scuola, a quella che giorno dopo giorno è in prima linea a misurarsi con le mille difficoltà in cui questa amministrazione di dilettanti allo sbaraglio - ormai è un luogo comune condiviso da tutti - l'ha gettata, un po' per insipienza, un po' per quel disegno politico che fonda l'ordine sociale sulle disuguaglianze! E' un disegno che dobbiamo sconfiggere, su un largo fronte in cui siano le scuole e i loro insegnanti ad assumere l'iniziativa.
E di questa iniziativa associazioni e sindacati si facciano attivi e convinti promotori. Non culliamoci sul successo di oggi che potrebbe essere la sconfitta di domani!
Riprendiamoci la scuola! Riprendiamoci l'autonomia!


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 Grazia Perrone    - 17-09-2005
(…)”Va ricordato che i coprotagonisti del "fare scuola", oggi, con il nuovo assetto costituzionale sono tre! Ciascuno con propri poteri. (...) c) le istituzioni scolastiche e formative autonome, cui spetta il compito ultimo... ma primario di progettare e realizzare i curricoli, di educare, istruire e formare (sono i tre concetti chiave di cui all'articolo 1 del dpr 275/99) in ordine ai loro piani di offerta formativa.(…)”.

Ecco come (taluni) dirigenti “datori di lavoro” intendono l’autonomia … che sarà pure un principio costituzionale ma se viene applicata in questo modo è meglio perderla che trovarla.