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Informazione sotto attacco
Media Watch - 21-07-2005
Reporter del New York Times incarcerata per non aver rivelato la sua fonte

Oggi un giudice federale ha ordinato l'incarcerazione immediata di Judith Miller del New York Times dopo che questa si è rifiutata di cooperare con la giuria di udienza preliminare, che indaga sulla rivelazione dell'identità segreta di un agente operativo della C.I.A. Un altro reporter ha rischiato il carcere per lo stesso motivo, Matthew Cooper della rivista Time, che oggi ha accettato di testimoniare per la giuria dell'udienza preliminare, evitando la pena. Mr. Cooper ha detto
di aver deciso di procedere in questo modo solo perché la sua fonte lo ha esplicitamente smarcato dai suoi impegni d'anonimato appena prima dell'udienza di oggi. Il giudice, Thomas F. Hogan, della corte del
distretto federale di Washington, ha respinto la richiesta di Miss Miller e dei suoi legali perché le fosse concesso di scontare la sua detenzione a casa, nel Connecticut, o in qualche altro luogo, ed ha
ordinato che la giornalista fosse posta in custodia cautelare e condotta nella prigione del distretto della Columbia fino ad ottobre, o finché non avrà cambiato idea sul fatto di testimoniare. La stessa Miss Miller
ha detto alla corte che non avrebbe rivelato sua fonte,
indipendentemente da quanto a lungo sarebbe stata incarcerata. "Se non ci si può fidare dei giornalisti perché mantengano l'anonimato, allora i giornalisti non possono fare il loro lavoro e non ci può essere una stampa libera", ha letto la Miller da una dichiarazione mentre si trovava davanti al giudice Hogan. "Il diritto alla disobbedienza civile si basa sulla coscienza personale, è fondamentale per il nostro sistema ed è onorato dalla nostra storia" ha detto prima che i funzionari della corte la portassero via, sembrando piuttosto scossa.

Il direttore esecutivo del Times, Bill Keller, ha detto fuori dalla corte che la decisione di Miss Miller di andare in prigione anziché svelare la propria fonte era una "scelta coraggiosa e di principio". "Judy Miller
ha preso un impegno nei confronti della sua fonte e lo sta onorando", ha affermato Keller. "Questa è una conclusione agghiacciante per un caso del tutto incredibile". Arthur Sulzberger Junior, l'editore del New York Times, ha detto in una dichiarazione che "ci sono delle volte in cui un grande bene della nostra democrazia richiede un atto di coscienza".
"Judy ha scelto tale atto per onorare la sua promessa di anonimato alle sue fonti", ha detto. "Lei crede, come facciamo noi, che il flusso libero di informazioni sia cruciale per una cittadinanza informata". Il
giudice Hogan ha preso la sua decisione dopo un'ora di udienze, questo pomeriggio, nel quale sia l'accusa che la difesa di entrambi i giornalisti hanno presentato i loro rispettivi motivi per cui i due avrebbero o non avrebbero dovuto essere incarcerati. Mr Cooper ha detto
al giudice che era pronto ad andare in carcere fino a poco prima dell'udienza. "La scorsa notte ho abbracciato mio figlio e gli ho detto che forse ci sarebbe voluto molto tempo prima che lo vedessi di nuovo", ha detto Mr Cooper. Ma proprio prima dell'udienza di stamane, ha ricevuto "in modo teatrale" una comunicazione diretta personale dalla sua fonte, che lo liberava dall'impegno di mantenerne segreta
l'identità. "E' con un po' di sorpresa e con non poco sollievo che compilerò il mandato di comparazione", ha detto al giudice. Miss Miller sarà la prima reporter del Times dietro le sbarre per aver rifiutato di svelare le proprie fonti da quando M.A. Farber rimase per 40 giorni in una prigione del New Jersey nel 1978. Nel caso di Farber, lo stesso Times fu multato per 286.000 $. Quattro anni dopo, il governatore Brebdan T. Bryne condonò la pena a Farber, che ora è in pensione, e anche al giornale. Lo scorso ottobre, Miss Miller e Mr. Cooper furono
condannati a 18 mesi di prigione per oltraggio alla corte, ma quelle sentenze erano rimaste pendenti grazie all'appello. La scorsa settimana, la corte suprema si è rifiutata di considerare il caso. Il giudice Hogan ha detto che i due reporter ora devono scontare solo 4 dei 18 mesi originali della loro sentenza perché è il tempo rimasto dal termine
dell'attuale indagine della giuria d'udienza preliminare sul caso che riguarda la fuga di notizie. La carcerazione vuole essere più coercitiva che punitiva. Un legale di Miss Miller, Floyd Abrams, ha enfatizzato
dopo l'udienza che "Judy Miller non è stata accusata di un crimine o giudicata colpevole di un crimine", aggiungendo che, "è stata trovata colpevole di reticenza. Mr Abrams ha anche aggiunto che il giudice Hogan aveva detto, "Lei ha la chiave della sua cella". L'avvocato dell'accusa, Patrick A. Fitzgerald, ha suggerito che per i reporter si potrebbe aprire una procedura penale, il che potrebbe avrebbe delle implicazioni aggiuntive quanto alla pena. Il caso evidenzia una lesione del diritto della stampa a proteggere le proprie fonti, l'abilità del governo nel
perseguire un crimine e persino la giustificazione dell'amministrazione Bush per essere andati in guerra in Iraq. Iniziò tutto due anni fa, quando l'identità dell'agente operativo della C.I.A, Valerie Plame, fu
svelata per la prima volta dal columnist Robert Novak,
presumibilmente dopo che l'informazione fu fornita da qualcuno nel governo. Tre giorni dopo. Mr. Cooper, in un articolo che portava le firme di altri due reporter, fece una rivelazione simile sulla rivista nel sito web del Times. Miss Miller, d'altro canto, non pubblicò nessuna rivelazione di quel tipo nel Times o in qualunque altra testata. Nella sua colonna, Mr. Novak, che identificava Miss Plame come la moglie
dell'ex diplomatico, critico rispetto alla politica americana in Iraq, citò come sue fonti due funzionari di lunga data dell'amministrazione Bush, che non identificò. Mr. Fitzgerlad sta indagando se parlando di
Miss Plame ai reporter, delle persone nell'amministrazione Bush abbiano violato la legge svelando le identità di agenti segreti operativi
dell'intelligence. Come parte di questa inchiesta, molti funzionari di lunga data dell'amministrazione hanno testimoniato prima dell'udienza preliminare della giuria. Il marito di Miss Plame, Joseph C. Wilson IV, un ex ambasciatore degli Stati Uniti, ha continuato a sostenere che il nome dell'agente era venuto fuori in modo da vendicarsi della donna, che aveva scritto un articolo per il New York Times che criticava le asserzioni dell'amministrazione Bush sulle armi di
distruzione di massa, che sono servite come una giustificazione sufficiente per muovere guerra all'Iraq. Mr. Novak, che è stato trattenuto in custodia e minacciato pubblicamente di andare in prigione,
non ha commentato il suo coinvolgimento nell'indagine. Gli esperti legali che seguono il caso hanno detto di presumere che egli abbia cooperato con l'avvocato dell'accusa. Ma Mr. Novak è stato sottoposto a delle critiche crescenti da altri giornalisti e columnist per non aver svelato quel che sapeva e che tipo di collaborazione, se una c'è stata, era stata data a Mr. Fitzgerald. Mr. Novak ha detto recentemente
che rivelerà tutto quando la questione si sarà risolta, aggiungendo che sia sbagliato incarcerare giornalisti. La decisione del giudice di incarcerare Mr. Cooper arriva nonostante la decisione della rivista del
Time, la scorsa settimana, di fornire all'accusa le note di Mr. Cooper ed altri documenti dopo che la Corte Suprema si è rifiutata di considerare il caso. Martedì, Mr. Fitzgerald ha detto di aver rivisto i documenti e di poter determinate che la testimonianza di Mr. Cooper
"rimanga necessaria". "I giornalisti non sono autorizzati a promettere l'anonimato completo - nessuno lo è in America", ha detto Mr. Fitzgerald
al giudice. Mr. Fitzgerald ha anche detto che nei documenti della corte la fonte sia la fonte di Mr. Cooper che quella di Ms. Miller avevano dato ai reporter il permesso di rivelare dove avessero appreso le loro informazioni. L'avvocato dell'accusa non ha identificato quella persona, né ha detto se la fonte dei due reporter fosse la stessa. Mr. Cooper ha
detto al giudice, oggi, dopo che gli era stato detto della firma apposta dalla sua fonte perché potesse derogare all'anonimato, che avrebbe agito solo con una deroga specifica della sua fonte, che ha affermato di aver ricevuto oggi. Mr. Fitzgerald è stato severamente criticato anche per la posizione presa nei confronti di Ms. Miller nel Times. "La corte deve
avvisare la Miller che se persiste nel sfidare la corte, avrà commesso un crimine", ha scritto Mr. Fitzgerald. "La Miller e il New Tork Times sembrano aver confuso la possibilità della Miller di commettere un oltraggio con il diritto legale a farlo". Ha aggiunto: "Molto di quello che sembra motivare la Miller a commettere un oltraggio alla corte è il
fuorviante supporto da altri (includendo specificamente il suo editore), secondo il quale lei può considerarsi al di sopra della legge ed essere perdonata". Mr.Sulzberger, l'editore del Times, ha ripetutamente detto che il giornale sostiene Ms. Miller. Oggi, dopo che Ms. Miller è stata messa in custodia, Mr. Keller ha detto che le parti accusanti hanno
fallito nello svelare su quale crimine, se uno c'é stato, stiano indagando."E' sbalorditivo a causa del mistero su quale crimine sia stato commesso esattamente e su cosa, esattamente, l'accusa speri di ottenere con la punizione draconiana di una onorevole giornalista", ha detto. "E' agghiacciante perché è probabile che serva per future censure di informazioni ottenute dai recessi del governo e da altre istituzioni potenti. "Penso che chiunque creda che il governo ed altre istituzioni potenti dovrebbero essere osservate da vicino e aggressivamente, dovrebbe sentire un brivido lungo la schiena, oggi", ha detto. Per l'articolo, Adam Liptak ha riportato le sue informazioni da Washington

Maria Newman da New York.


Note:

traduzione di Carlo Martini per Peacelink

Ci sono molti modi utilizzati dal potere politico per "imbavagliare" l'informazione. Quello della giornalista incarcerata per reticenza - sia pur grave - è solo il più blando. Con Gary Webb il potere ha utilizzato metodi più ... drastici. (Red)


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