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Chi ha ucciso Gary Webb?
Reporter Associati - 20-12-2004
Kevin Booth è un documentarista . Sta preparando un lavoro che uscirà tra qualche mese che s’intitolerà “The American Drug War”. Durante la lavorazione, ha intervistato tutti coloro che con la guerra alla droga hanno avuto a che fare e, tra gli intervistati, non poteva mancare Gary Webb, giornalista ed autore del libro “Dark Alliance”, che aveva indagato sui rapporti tra CIA e narco-trafficanti. Gary Webb è stato trovato morto pochi giorni fa all'interno del suo appartamento e la sua morte, inizialmente classificata come suicidio sta invece assumendo più i contorni di un omicidio. Aveva 49 anni.

A Booth e a Cele Castillo, altro famoso cronista ed autore di "Cocaina Burns", un libro sui traffici di cocaina tra Nicaragua e Stati Uniti, il giornalista morto aveva confidato di aver sorpreso due uomini mentre tentavano di forzare la porta del suo appartamento.

Webb stava conducendo una nuova inchiesta sui grandi traffici di droga e collaborava con Jordy Cummings, che non parla apertamente di omicidio ma accusa molti di aver indotto nel collega un forte stato depressivo. Del resto, il Washington Times, di proprietà del reverendo Moon, non aveva mai smesso di screditarlo. Così come si era scagliato su di lui il New York Times.

Webb era divenuto lo zimbello di tanti editorialisti, tra cui quell'Howard Kurtz che lo detestava per le sue rivelazioni tra governo e Contras. "Lo avevano perseguitato i leccapiedi di Clinton, quelli di Bush la direzione del Mercury Times, dove aveva lavorato tanti anni, e i colleghi della cosiddetta 'stampa libera' - ha detto Cummings - i suoi libri ed i suoi articoli erano formidabili e, soprattutto, veri e per questo, in un modo o nell'altro, sono riusciti ad eliminarlo", ha aggiunto.

In effetti, tanto la destra quanto la sinistra non amavano Webb. Nei mesi scorsi, lui stesso si era abbandonato ad uno sfogo pubblico sulla persecuzione nei suoi confronti. "Non meritava di essere sconfitto da un branco di ipocriti e dalla malafede di certa stampa 'libera' perchè era un giornalista formidabile", ha commentato Jeffrey St. Clair, editore di CounterPunch.

E a conferma dell'ostilità nei suoi confronti, ci sono le stesse parole di Webb: "Ho lavorato sempre e soltanto per la verità e il risultato è stato che nessuno ha mai indagato sui narcotrafficanti ma sono state aperte centinaia di indagini su di me, mentre le indagini sulla CIA sono state affidate ai suoi stessi agenti, NarcoNews ha potuto continuare a scrivere menzogne perché, in questo paese la verità è considerata sempre una ‘cospirazione terroristica’ e l’unica cosa che conta è far tacere chi la dice o farlo apparire come un mezzo pazzo per screditarlo: ha sempre funzionato e funzionerà sempre”.

Purtroppo, anche con lui.

Bianca Cerri

Reporter Associati

Per saperne di più: www.narcomafie.it


Intervista al Revolutionary Worker

L'epitaffio: Gary Webb un giornalista non arruolato. Dal sito dissidentvoice in inglese e in italiano







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 gp    - 23-12-2004
Quarantanove anni, tante inchieste, due premi Pulitzer. Gary Webb apparteneva a quella categoria di giornalisti per i quali la notizia non è conveniente o sconveniente, ma semplicemente vera o falsa. Trovato morto a casa sua con due pallottole in corpo, aveva ripetutamente denunciato minacce ed incursioni notturne nel suo appartamento.

L’informazione ufficiale, che risponde agli editori che a loro volta rispondono agli inserzionisti, che a loro volta finanziano i politici che quell’informazione controllano, non lo ha mai amato. Anzi, fatto raro in verità, lo ha osteggiato, combattuto e discreditato quando pubblicava le sue inchieste, ignorato quando ha ricevuto i due prestigiosi riconoscimenti. Gary Webb era quel che si dice un giornalista scomodo.

Renitente alla guerra al comunismo voluta da Reagan, decise di guardare dal di dentro il ruolo della Cia in America centrale.

Erano gli anni ’80, quelli dell’impero del male. Quelli dei muchachos sandinisti e dei guerriglieri salvadoregni o guatemaltechi per i grandi media statunitensi, che lanciavano allarmi sulla penetrazione comunista nel “patio trasero” giustificando metodi, uomini e dollari impiegati a tenere lontane le orde guerrigliere. Anche Holliwood ci metteva del suo e la produzione di immondizia su pellicola sfornava rambi, seals, agenti spericolati e improbabili combattenti per la libertà da spacciare sugli schermi e sugli home video. Visti dagli States, gli anni ’80 erano questo e poco più. Visti dall’America centrale, erano gli anni delle nuove dottrine militari statunitensi, quali la guerra a bassa intensità.

Una sorta di rivoluzione della dottrina militare classica che s’insegnava a West Point; controguerriglia, popolazione locale direttamente coinvolta, finanziamenti ridotti e, soprattutto, clandestini. Già, perché l’allora Costituzione vigente negli Usa, obbligava il Presidente a dare notizia al Congresso di qualunque iniziativa militare fuori dai confini nazionali. Reagan scopre l’uovo di Colombo: fare la guerra, farla fare ad altri in nome e per proprio conto, aggirando il Congresso, che poneva veti alla guerra contro il Nicaragua culminati nell’Emendamento Boland nel 1984. Nessuna copertura finanziaria dunque, visto che il Congresso ignorava o proibiva.

E allora, come finanziarla? Ci pensò la Cia, organizzando su scala internazionale un traffico di stupefacenti ed armi i cui proventi vennero destinati alla guerra sporca in Nicaragua.

I Contras, definiti da Reagan “combattenti per la libertà”, erano gestiti da alcuni personaggi principalmente legati agli esuli anticastristi della Florida al comando di Felix Rodriguez e Luis Posada Carriles, agli ex appartenenti alla Guardia Nazionale di Somoza guidati dal maggiore Enrique Bermudez e a mercenari di varia nazionalità arruolati in ogni dove del mondo. Erano addestrati da uomini dell’intelligence israeliana, argentina e cilena. La supervisione del tutto era affidata alla Cia e il collegamento tra questa santa alleanza e la Casa Bianca era rappresentato dal colonnello Oliver North e dal maggiore Pointexder e il garante della copertura presidenziale era il Vice presidente George Bush, ex capo della Cia.

Su tutto questo Gary Webb aveva deciso di ficcare il naso.

Aveva documentato, con dovizia di particolari, l’irruzione massiccia del crack nei sobborghi neri di Los Angeles quale fonte tra le più importanti del finanziamento ai contras. Aveva intervistato decine di persone, investigatori della polizia locale e uomini che avevano scelto di parlare pur restando nell’anonimato, eccezion fatta per Michael Levine, ex poliziotto della narcotici; ma si era basato soprattutto sulle carte giudiziarie pubblicate riguardanti procedimenti passati e pendenti. Aveva quindi scoperto che una rete di trafficanti nicaraguesi che faceva arrivare la cocaina dalla Colombia a Los Angeles, agiva protetta e coperta dalla Cia.

Il grande pusher era Freeway Rick, che fece fortuna con il boom del crack, trasformando la cocaina da vizio dei ricchi a tragedia dei poveri. Un affare dalle dimensioni spaventose, un enorme mercato conquistato a passo di carica.

Anche altri grandi giornali avevano fatto cenno a possibili traffici di droga per finanziare la guerra sucia in Nicaragua, ma solo Gary Webb e il San Josè Mercuri News, quotidiano della Silicon Valley, decisero di vedere come, quando, e grazie a chi arrivava la droga negli Stati Uniti. Scoprì il ruolo dell’aviazione militare salvadoregna, vera e propria agenzia di viaggi della coca proveniente dalla Colombia. Dalla base di Ilopango, in El Salvador, fino in Texas, la coca viaggiava ben custodita e non sorvegliata. La Commissione Kerry del Senato americano, appurò poi che anche l’aereoporto militare della Florida era una delle destinazioni previste di questi viaggi a basso rischio ed alto profitto.

Enrique Bermudez, ex alto ufficiale della guardia nazionale di Anastacio Somoza, noto torturatore ed assassino, era nella versione Contra il comandante della Fdn (Fuerza democratica nicaraguese), una delle tante sigle partorite dalla fantasia di Langley era il responsabile diretto del progetto. Era l’uomo che si riuniva due volte al mese con emissari della Cia e del Dipartimento di Stato. Alla fine della guerra, nel 1990, il gruppo di lavoro per l’America Centrale venne formalmente sciolto.

Bermudez venne poi ucciso alcuni anni dopo da due colpi di pistola sparatigli a bruciapelo nel centro di Managua e la responsabilità venne attribuita ad un commando segreto sandinista, mentre Luis Posada Carriles divenne istruttore dei servizi segreti salvadoregni.

Di tutto questo scriveva Gary Webb, che ha prodotto una documentazione estesa sui rapporti tra la Cia, il Dipartimento di Stato e la Dea con i cartelli colombiani. Il suo libro “Alleanze oscure” è una miniera inesauribile di documenti e testimonianze da non lasciare dubbi al riguardo. Il traffico di armi con l’Iran (da cui è sorto l’Irangate, presto insabbiato e ridotto a meccanismo deviato di un corpo sano) ha garantito l’armamento dei contras, mentre quello della droga con i cartelli colombiani ha garantito i finanziamenti per l’intera operazione.

Gli attori, da Felix Rodriguez a Luis Posada Carriles, da Otto Reich a Oliver North, fino a Luis Zuniga, si sono rifatti un’immagine consona.

Cosa fanno oggi? Felix Rodriguez, agente Cia, divenuto famoso per essere l’organizzatore della cattura e dell’assassinio di Ernesto Guevara, è ancora al suo posto, pare si occupi infatti del collegamento tra i gruppi paramilitari degli anticastristi e la Cia. Luis Posada Carriles, veterano della Baia dei Porci, il più noto dei terroristi anticastristi, autore dell’esplosione in volo di un aereo della Cubana de Aviacion sui cieli delle Barbados nel 1976, con un saldo di 73 morti, è stato appena scarcerato con un indulto su misura della ex-Presidente di Panama, Mireya Moscoso, intima amica del Governatore della Florida Jeb Bush, fratello del Presidente ed eletto con i voti della comunità cubana e nicaraguese di Miami.

Si trovava in carcere insieme ad altri 3 compari della Fnca (Fundacìòn Nacional Cubano-Americana) di Miami per aver tentato di far esplodere un ordigno con decine di chili di C4 durante una conferenza di Fidel Castro all’università di Panama City. Il processo era ancora in corso e l’aspettava una probabile, pesantissima condanna. Ora è libero ed ha ripreso i suoi contatti con l’Fnca.

Otto Reich, dopo aver organizzato il fallito colpo di Stato contro Chavez di un anno fa, dirige il gruppo di lavoro del Dipartimento di Stato Usa su Cuba. Lo stesso impiego (solo meno declamato) di Oliver North. Luis Zuniga, dopo aver rappresentato il Nicaragua di Aleman alla Commissione diritti umani dell’Onu a Ginevra (!!), opera di nuovo con la Fnca.

Le pedine sono tornate al loro posto. Gary Webb, reporter coraggioso, armato solo dell’amore per la sua professione, è stato trovato morto nel suo appartamento con due colpi di fucile sulla faccia. Le autorità parlano di suicidio.

Chi vuole può crederci.

Fabrizio Casari

Reporter Associati