breve di cronaca
Succede in Università
Il Manifesto - 09-10-2004
Gli atenei dicono no
Lezioni sospese contro il ddl Moratti e lo sfascio della ricerca. La ministra cade dalle nuvole


MATTEO BARTOCCI
ROMA

Contro la riforma Moratti c'è perfino il blocco delle lezioni ad oltranza. La protesta, durissima, viene dal senato accademico di un'università solitamente «pacifica» come quella della Basilicata: sospensione della didattica fino a quando il ddl sulla riforma della docenza degli atenei non sarà ritirato.
Dopo le mobilitazioni della scorsa primavera le università italiane tornano ad esprimere il proprio dissenso contro i desideri riformatori del centrodestra. Un grido d'allarme contro lo sfascio dell'università. L'anno accademico non è potuto iniziare in ben 23 università pubbliche (più di una su 3) a causa del rifiuto dei ricercatori di ruolo di assumere l'impegno dei corsi. Lo hanno deciso negli ultimi giorni anche in molte facoltà a Parma, Sassari, L'Aquila, Torino, Roma2, Bari, Trieste.

Oggi è previsto un corteo a L'Aquila, come deliberato da un'assemblea alla quale hanno partecipato oltre 200 tra studenti, dottorandi e ricercatori. L'assemblea ha anche proposto agli altri atenei la costruzione di un «percorso di mobilitazione nazionale» che coordini le proteste spontanee. Per ora sono già pronti i primi appuntamenti regionali: manifestazione di tutte le università toscane il 21 ottobre a Firenze e delle università venete il 22 a Padova.

Si mobilita anche Roma La Sapienza, l'ateneo più grande d'Europa: lezioni bloccate almeno fino a lunedì in 11 facoltà. Qui ieri oltre 500 ricercatori e docenti hanno protestato davanti al rettorato. Una manifestazione poi traslocata davanti Montecitorio.

Il pro-rettore, Gianni Orlandi, ha aderito alla protesta: «E' il segno di come negli atenei italiani non siano in gioco problemi corporativi, ma stia prendendo corpo un impegno diffuso per il rilancio del sistema universitario pubblico». Anche il «Magnifico» dell'Università di Bologna, Pier Ugo Calzolari, ha annunciato che tutto il personale è pronto a fermarsi, perché «non è possibile che i ricercatori, figure centrali negli atenei, non vengano riconosciuti per lo status giuridico che meritano». A Sassari il senato accademico ha deciso il rinvio delle lezioni di una settimana perché «si è resa problematica la copertura di molti insegnamenti in quasi tutti i corsi di laurea». A Lecce e Napoli Federico II aule vuote fino a lunedì. A Venezia fino al 15. A Torino fino al 13. A Parma fino al 22. L'assemblea dei docenti delle università del Veneto, insieme ai rettori di Venezia e Padova, ha anche chiesto al parlamento l'avvio del reclutamento di almeno 20mila persone contro l'invecchiamento del personale docente.

Mentre qualcuno minaccia anche di passare al blocco degli esami a Palermo, da settimane in ebollizione con 8 facoltà bloccate su dodici, gli studenti iniziano a mugugnare contro la sospensione delle lezioni.

Il prossimo passo della protesta è uscire dalle aule e dai laboratori. «Dai rettori agli studenti sono tutti d'accordo contro la riforma Moratti e lo sfascio dell'università pubblica» assicura Paolo Saracco dello Snur-Cgil. Oggi i sindacati (Cgil, Cisl e Uil) e le associazioni dei docenti (Andu, Adu e Cnu) decideranno le prossime mosse. E' certo uno sciopero nazionale, ma si fa strada anche l'ipotesi di qualcosa di ancora più forte, per dare un segnale inequivocabile sul degrado degli atenei. L'unico sindacato dei docenti che finora non aveva aderito alla protesta, il Cipur - il secondo per iscritti dopo la Cgil - si è «spaccato» e si è schierato in parte contro la ministra.

Di fronte alle proteste Moratti cade dalle nuvole: «Strano che ci siano delle manifestazioni», ha detto ieri, perché il «confronto con i rettori è ancora aperto». Confronto che avviene però su un ddl già approvato a luglio dalla commissione cultura della camera e che ora attende solo il passaggio in aula.

La strategia della ministra è affidata tutta al misterioso «collegato sulla competitività» da presentare insieme alla finanziaria (dove ancora non è chiaro se sia stato prorogato di un altro anno il blocco delle assunzioni).

Moratti sostiene da sempre l'idea di una «teaching university» all'americana, un luogo di pura formazione e trasmissione del sapere e non più una comunità critica di studio, di produzione libera, autonoma e disinteressata del sapere medesimo. Accademie al servizio dell'innovazione del sistema produttivo. Per questo ieri a «Business International» ha parlato di «Roadmap della competitività», un piglio riformatore in cui tutto si tiene: dalla nuova scuola agli atenei, dal nuovo Cnr all'Iit di Genova, fino alla finanziaria e al prossimo piano triennale per la ricerca.

8 ottobre 2004


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