Eurispes : donne e mobbing
Grazia Perrone - 06-02-2003
L’Eurispes fotografa l’Italia

Mobbing, fuga di cervelli e dispersione scolastica.


Secondo il tradizionale rapporto annuale Eurispes sono le donne, con una percentuale pari al 52% del campione statistico analizzato, le vittime privilegiate delle “persecuzioni” in ambito lavorativo.


Per le donne le molestie morali e le pressioni psicologiche assumono aspetti peculiari, spesso
molto più gravi rispetto a quelli denunciati dagli uomini. E’ quanto denuncia il “rapporto Italia 2003” formulato dall’istituto Eurispes secondo il quale:

le violenze sul lavoro mirano a contrastare la crescita professionale e a emarginare le donne dai processi che favoriscono la progressione di carriera per impedire loro di sfondare il soffitto di cristallo delle direzioni maschili, ma anche di quelle dove predominano figure femminili, che, dopo aver conquistato posizioni elevate, fanno barriera contro le altre donne, comportandosi esattamente come hanno sempre fatto gli uomini. Secondo questo rapporto

  • le donne che subiscono mobbing tendono più degli uomini a sentirsi inferiori, inadeguate e colpevoli, sviluppando complessi di inferiorità, senso di inadeguatezza e disistima
  • le donne più giovani e le single subiscono anche il mobbing sessuale messo in atto dai colleghi per danneggiare immagine e carriera
  • hanno più difficoltà a trovare sostegno in famiglia e solidarietà in ufficio.


Contro questo turpe fenomeno tutti i sindacati si stanno attrezzando e – in previsione di battaglie legali - preparano delle tabelle statistiche. Così se nella casistica della Cisl – ad esempio - non figurano alcune categorie professionali, scandagliando altri settori del mondo del lavoro arrivano le sorprese. La scuola, ad esempio. È addirittura il settore più colpito. Nei diversi sindacati, le denunce raccolte dagli uffici legali sono molte e riguardano anche molti docenti. Nella stragrande maggioranza sono donne. I casi denunciati sono molti e coinvolgono tutti gli ordini di scuola: dalle scuole superiori a quelle materne. Sia al Nord che Sud della penisola. Isole comprese. I lavoratori si rivolgono ai sindacati, gli avvocati presentato le istanze al giudice per lavoro, in molti casi tutto finisce in una bolla di sapone per la mancanza di collaborazione, di testimonianze e per la recrudescenza dei fenomeni di violenza psicologica che inducono le vittime a cambiare ordine di scuola. Particolare rilevanza sociale (e culturale trattandosi – in ultima analisi – di una … agenzia educativa!!) assume il fenomeno della mancanza di solidarietà con le vittime. Quella degli altri colleghi che per paura, omertà, menefreghismo, quieto vivere e – in alcuni casi – vera e propria connivenza tutto vedono e tutto tacciono. Eppure le lamentele (che pervengono anche allo “sportello” attivato nel sito internet GILDA che gestisco da due anni: e-mail nomobbing@gildains.it) sono tante, moltissime, ma restano solo parole che fanno fatica a trovare riscontro giurisprudenziale complice, anche, la farraginosità e la carenza delle norme di tutela giuridica. «Molti dirigenti scolastici credono di essere diventati i padroni della scuola - dice l'avvocato Giuliano Gallotta dello Snals - non hanno invece capito che devono solo gestire l'istituto scolastico e non offendere la dignità dei lavoratori. Riceviamo molte lamentele di lavoratori che vengono maltrattati psicologicamente dai loro superiori - continua il professionista - ma non tutti hanno poi il coraggio di portare la questione in tribunale, hanno paura di ulteriori ritorsioni. In questi giorni stiamo trattando il problema di una giovane docente di Vallo della Lucania che insegna in una scuola materna, stiamo aspettando l'esito delle testimonianze, ma il suo è uno dei tantissimi casi che avvengono in tutte le scuole di Salerno e provincia» (FONTE: IL MATTINO di Napoli- 29 gennaio 2003).

Ma “il rapporto Italia 2003” formulato dall’Eurispes non si limita a “fotografare” solo questo peculiare (e orripilante) aspetto della dinamica sociale ma allarga l’analisi sia al fenomeno – tipicamente italiano - della “fuga di cervelli” evidenziando il gap italiano nei confronti dei paesi industrializzati che - per quanto concerne la spesa per R&S (Ricerca e Sviluppo) - ha pesanti conseguenze in termini di output del nostro sistema di ricerca sia a quello della dispersione scolastica. Per quanto attiene quest’ultimo fenomeno l’istituto di ricerca divarica il fenomeno in due distinte tipologie – tra loro – complementari: la prima che può essere ricondotta ad una dispersione da “evasione” propria delle zone meno sviluppate economicamente e/o socialmente e nelle quali il fenomeno è ben visibile già nella scuola dell’obbligo. La seconda tipologia nella quale la dispersione assume una connotazione da “abbandono” o da crescita economica, propria delle zone maggiormente sviluppate e più benestanti, in cui il fenomeno è più marcato nelle scuole superiori.
Di seguito riporto le pagine più salienti del “rapporto Italia” formulate da Sabrina Rosci.





interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 ilaria ricciotti    - 08-03-2003
Proprio oggi 8 marzo 2003, festa delle donne di ogni parte della terra mi sembra significativo sottolineare ciò che esse subiscono sia nel mondo industrializzato e "civile" che in quello dove tali processi ancora non sono arrivati. Le donne continuano ad essere le vittime di violenze gratuite sia nell'una che nell'altra parte del mondo. Questi maltrattamenti ed atti di inciviltà a cui i governi sembrano non dare tanto peso, debbono finire in ogni angolo del pianeta. Non si può più accettare che nel terzo millennio ci siano ancora donne vittime di soprusi e di dominio dell'uomo nei loro confronti. Donne ed uomini debbono poter camminare insieme senza voler prevalicare l'uno sull'altro.
La legge sul mobbing è un primo passo per intraprendere questo cammino, senza dover assistere ad atti di illegittimo azzeramento della dignità dell'uno o dell'altro sesso anche se il più delle volte al femminile.
Ilaria