Perché ci scandalizziamo della manifestazione pro Brigate Rosse?
Claudia Fanti - 05-06-2007
Il terreno è fertile da un pezzo per consentire dopo la semina un buon raccolto alla violenza.
Il problema di tutti è che nella nostra società mediatica e politica* imperano l'ipocrisia, il moralismo e le spallucce ironiche dinanzi alle difficoltà della vita dei comuni mortali, proprio di quelli che ben poco sanno di politichese ed economia.

Nella storia si ripete tutto, e ciò che sta accadendo mi pare un già visto: agli storici disincantati e onesti andrà il giudizio.

Come semplice cittadina moderata e tranquilla vedo da tanto i semi belli grossi da cui sbocciano ora i fiori che diverranno frutti se non si saprà volare alto con una politica che rispetti se stessa e il nome che porta.

Si parla tanto di formazione dei giovani per.

Tuttavia alla formazione dei politici che devono entrare in Parlamento ci pensa qualcuno, qualcuno ne vuole parlare?

Qui dal basso si assiste impotenti a una sfilata di morti che parlano sempre con lo stesso linguaggio svuotato di ogni riferimento alla realtà delle case dei cittadini.
E che non si parli del sindacato contemporaneo! In teoria tutto compatto nelle dichiarazioni altisonanti a favore della "povera" gente che lavora senza diritti, in pratica pronto a firmare contratti da fame per i "giovani" lavoratori del presente in nome dei sacrifici utili alle future generazioni!!!

Qualche parlamentare o intellettuale impegnato sopravvive alla politica morta, tuttavia è qualcuno i cui gesti vengono guardati con ingiusta irriverenza come fossero più folclore che altro...si assiste ormai impassibili a scioperi della fame, della sete, a sit in autogestiti sotto la pioggia...Normale che ciò non susciti più reazioni tra le persone abituate a ben altri input da grande fratello...! Normale in una società senza "giovani", sì perché essere giovani significa che si hanno idee, si fatica per costruirsi il futuro, ci si batte per le proprie teorie sul mondo dei figli a venire, ma ai "giovani" è stata tolta prima di tutto questa capacità, per mezzo di un sapiente lavoro di persuasione educativa rivolta a potenziarne il narcisismo, grazie a una pedagogia della melassa, giovanilista, buonista, fifona e conigliesca sia a scuola sia in famiglia. Non ci sono giovani, ci sono individui che si affannano a costruirsi il nido spesso senza riuscirci per ovvi motivi di carenza di mezzi e che poi si stupiscono prima e "incazzano" dopo se non ce la fanno, senza chiedersi il perché ciò sta a loro accadendo, a loro tutti, non soltanto a se stessi. Ci sono giovani che si danno da fare anche nel sociale, è vero, ma la POLITICA a loro non piace, quindi si dedicano al particolare, al vicino sofferente, che va più che bene, ma non basta!

Qui nel nostro Paese, come altrove del resto, il lavoro di una ripresa etica sarà lungo e forse sanguinoso, per cui, diciamocelo francamente, è inutile scandalizzarsi davanti a manifestazioni come quella de L'Aquila, in quanto esse faranno parte del nostro futuro...e anche se si decidesse di reprimerle, coloro i quali hanno partecipato esistono, pensano, sono stati partoriti dalla società che li ha provocati con comportamenti e opere indecenti.

Prima li si vuol far consumare, poi si tolgono loro i consumi con stipendi da fame e prospettive di vita meschine, prima li si vuol far studiare e pensare, poi si toglie loro diritto di un riconoscimento decente e di trovare lavoro. Prima si dice loro, anche con la pubblicità martellante e oscena, che hanno diritto a ogni tipo di benessere per il loro personale benessere, poi li si priva del pane che costa anch'esso sempre più, si piagnucola che non avranno più la pensione e di che vivere, intanto si sventolano sotto il loro naso pensioni da favola orientale...

Si è voluto credere che bastasse aver buttato in prigione qualcuno per aver battuto il terrorismo.

Altro sul piano etico, politico, della formazione si sarebbe dovuto fare, ma comincio a pensare che non ci sia tanto da fare se invece di dichiarazioni di dissociazione dagli eventi e di condanna, non si ragiona pubblicamente e con il dialogo costante sul perché molte persone si trovano dalla parte della violenza e del sostegno a chi ha scelto la violenza verso il mondo e verso se stesso.


* p.s. precisazione molto importante per chi scrive: quando mi riferisco alla politica, non penso a uno schieramento! A tutti gli schieramenti!!!

interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 claudia cernigoi    - 06-06-2007
Io penso che sia sbagliato parlare di questa manifestazione come di una manifestazione "pro Brigate Rosse" ma bisognerebbe invece riconoscere che è stata una manifestazione per chiedere che i detenuti (siano pure detenuti per terrorismo o per associazione mafiosa) possano avere un trattamento umano in carcere, non essere sottoposti ad un sistema carcerario lesivo della persona.
Nessuno chiede di liberare i brigatisti che sono stati condannati per reati piuttosto gravi; però non è giusto che siano sottoposti ad un tipo di regime carcerario che non è degno di una democrazia, per quanto pesanti possano essere le loro condanne.
Saluti
Claudia Cernigoi
Trieste

 claudia fanti    - 07-06-2007
Gentile Claudia Cernigol, ho intitolato l'articolo così, perchè l'interpretazione dell'evento è stata per molti questa del "pro Brigate Rosse", ma non per me, e se si legge con pazienza il contributo, spero lo si possa evincere. Inoltre nel corpo dello scritto dico cose che riguardano ben altro, almeno la mia intenzione era quest'ultima. Grazie per il commento e cordiali saluti.

 Giuseppe Aragno    - 08-06-2007
Un articolo bello e coraggioso che, lo si condivida o meno, poteva essere l'occasione per aprire un dibattito serio su un tema scottante, che riguarda tutti noi da vicino ed al quale la scuola non è, non può essere indifferente. Rischia invece di passare inosservato e sarebbe interessante capire quali sono i criteri che orientano le scelte di chi legge e, in verità raramente, interviene. La violenza non appartiene solo al terrorismo, da cui inorriditi si è abituati a prendere le distanze; essa è nelle cose, nella vita di ogni giorno, nella degenerazione della politica, nelle pieghe della cosiddetta "globalizzazione". Violenza è l'ignoranza di chi non vuole sapere e la prepotenza di chi impedisce la circolazione delle notizie. Violenza è la precarietà elevata a sistema, violenza ì'inaccettabile disparità tra chi ha tutto e chi niente, violenza è la miseria che condanna quotidianamente a morte per sete e per fame sventurati bambini in ogni angolo del pianeta, violenza è la mercificazione della salute e dei medicinali, violenza è la privatizzazione dell'acqua, violenza il commercio delle armi. Potrei continuare a lungo e alla fine l'elenco sarebbe incompleto. Non dirò che in un mondo così fatto la violenza brigatista è giustificata, ma non mi pare strano che ci sia chi metta mano alla armi. Ai nemici della violenza brigatista domando se non sia violenza feroce forzare la Costitutzione, negando al detenuto una pena che ne rispetti l'umanità e dimentichi la sua funzione di recupero. Ciò per non dire della Costituzionalità d'una legge "speciale" che vige da decenni e di fatto è ormai diventata ordinaria.

 Cosimo De Nitto    - 08-06-2007
Sono d'accordo con Claudia Fanti e con Giuseppe Aragno.
Non mi sono mai piaciute le semplificazioni. Quella poi che demonizza fenomeni violenti, ma reali e presenti nella società, come la deriva eversiva dell'estremismo, per esorcizzarli al fine di evitare la necessità di affrontare il malessere su cui si innestano, e le cause profonde che non vedono certamente innocenti il sistema politico ed economico, mi pare frutto di una ipocrisia furba e strumentale.
Spesso mi pongo una domanda. E se il sistema non avesse veramente interesse ad affrontare il problema perché trova funzionale l'estremismo eversivo? In mente mi viene Bush che cerca ancora le armi di distruzione di massa di Saddam, e sta cercando Bin Laden in Irak. Per giustificare la guerra preventiva e la crociata ideologica di una destra internazionale che dopo la caduta del muro di Berlino, non essendoci più lo spauracchio sovietico lo ha sostituito con Bin Laden, per giustificare ideologicamente un ordine mondiale in sintonia con gli interessi del grande capitale internazionale, che ha bisogno di questo "ordine". Per i suoi affari, per globalizzare il mondo intorno a valori ed ideologie che consentono e giustificano sfruttamento, diseguaglianza, miseria, ignoranza.

 claudia fanti    - 09-06-2007
Grazie Giuseppe Aragno della tua attenzione, che so sapiente e profonda e che mi onora. Grazie per aver ancor più approfondito idee che necessitano di trovare conferma in me.
Grazie anche a De Nitto, il quale ci porta a riflettere ancora sui meccanismi della violenza nella nostra complessa società.

Adesso, vorrei, se può interessare, fare alcune considerazioni su un articolo di Lodoli, che ha suscitato in me perplessità per via della “lettura” estremamente “reale”, di una ragazza di diciassette anni, del valore del denaro per lei.

Mentre leggevo lo scritto di Lodoli, pensavo che fosse impossibile tanta sensibilità in una giovane donna, poi mi sono detta: Claudia, non dubitarne, perché se è vero che i tuoi piccoli alunni scrivono e dicono cose sconvolgenti e belle, pur essendo tanto inesperti, deve essere possibile anche questa capacità di filosofeggiare degli adolescenti!

Allora ho visto la cosa da un altro punto di vista che poi è il mio di tutti i giorni quando ascolto le bambine e i bambini! E cioè che esse/i, magari non riconoscono un articolo determinativo, ma hanno delle antenne formidabili per ogni gesto compiuto dagli adulti e dalla società in cui abitano e che la responsabilità dei decisori politici, dei media, del mondo economico, ricade su di loro come una mannaia o come una carezza…Come si può non capire ciò? O fingere di non capire che mitezza o violenza derivano da azioni a catena che si agganciano le une alle altre e agganciano le vite delle persone?

La scuola non può risolvere i problemi esistenziali e concreti delle creature che la abitano, questo è impossibile, ma assolutamente possibile è invece che essa si faccia promotrice di azioni intellettuali, didattiche, culturali proprio lì dove accade l’incontro più bello, dentro le classi, e quotidianamente!

Non si può predicare ai ragazzi che il denaro è l’ultimo nella scala dei valori, ma si può seminare un finimondo di aiuto a superare l’ignoranza e il senso di solitudine attraverso gesti e scelte oneste di proposte che mettano in crisi la visione unica, il senso di vittimismo, scelte anche faticose e non subito appaganti che distruggano la tendenza a provare pietà per se stessi, che sollecitino una ribellione ma anche la fierezza per le proprie origini e la propria diversità anche se apparentemente disgraziata. Dare a bambine e bambini da subito, dalla scuola dell’infanzia, la certezza che esse/essi sono importanti unicamente per ciò che pensano, aiutare a capire che il loro pensiero è l’unica cosa che va salvaguardata e che perciò esse/i lo devono avvertire come l’unica cosa che in ogni situazione potranno salvare e li potrà salvare, che la loro fatica contro la propria ignoranza sarà premiata unicamente dal benessere che proveranno mentre produrranno pensiero, è fondamentale. Fare loro assaporare il premio astratto che ne deriva e dare tempo all’attimo della presa di coscienza dell’importanza dell’essere esso astratto è fondamentale! Questa riflessione sul pensiero, unica arma che salva se stessi e gli altri che si incontrano nell’esistenza, è vitale, dovrebbe essere martellante più della pubblicità: gli insegnanti possono fare il miracolo dentro le loro classi, lo possono fare assolutamente e lo dovrebbero fare con tutte le forze, senza temere di essere anche duri e soli contro il mondo. Ci vuole durezza nel pretendere, nel richiedere ascolto e rispetto tra pari, nell’usare rigore durante la fase del dibattito in classe, nell’utilizzare i libri, la letteratura, la storia, la matematica, l’arte… come pietre. Gli alunni non devono assolutamente riceverne la sensazione di strumenti per dimostrare agli altri che si è capaci di svolgere esercizi per un buon voto. Credere sinceramente, come adulti, nella CULTURA trampolino di lancio verso il benessere esistenziale, oggi, ma non solo oggi (non dimentichiamo mai i problemi dei giovani e degli anziani di ogni generazione comparsa sulla faccia della Terra!) è l’arma vincente per trasmettere a ragazze e ragazzi che si può resistere e fronteggiare la miseria economica, il degrado imposto dai media coi loro sogni divenuti immagini accattivanti di corpi usa e getta, di anime svendute per una gita in barca, di imprenditori rampanti con sorrisi a trentadue denti, di compravendita di contratti matrimoniali, di palloni d’oro e di danze nei locali notturni…

Ora vado perché la realtà chiama con la necessità di lavare, con i lavori domestici, la lotta per risparmiare, ma intanto posso dire che sto pensando e sto meglio di 20 minuti fa…Un forte abbraccio a chi ha la forza di pensare, non importa come e dove…non importa sia prof, maestra, parrucchiere, operaio, disoccupato, immigrato, ammalato…

Claudia Fanti (maestra elementare)