Un contratto da favola e la favola d'un contratto
Giuseppe Aragno - 30-05-2007
Se s'è data battaglia - e onestamente non mi pare - il risultato è chiaro. Poi, certo, ognuno le cose le legge come crede e a Lissa, dopo la disfatta, l'ammiraglio Persano dichiarò di "essere rimasto padrone del mare".
Lo so. C'è chi ci ha creduto e s'è posto il problema: che faccio, sciopero? Qui tra noi s'è discusso, tra teste calde e gelo di sapienti, ma l'esperienza insegna e al tira e molla governo-sindacati non mi appassionavo. Ne ho fatto da tempo una questione di metodo e parto da un principio che non chiedo sia condiviso: non credo che abbiamo un governo nel senso pieno e politico della parola, non ritengo che i Panini di turno facciano davvero un sindacato. La vicenda delle grandi organizzazioni politiche e sindacali appartiene al passato e sarà un problema storico comprendere i meccanismi che ne hanno determinato la prematura scomparsa, anche se non me lo nascondo: ne nasce un serio problema di assetti costituzionali.
Dallo sciopero si tirano fuori i confederali e non ne dubitavo: abbiamo il contratto.
Lo so. I cantori della saggezza ricorreranno ai numeri babilonesi per calcolarci i vantaggi di centouno euro ritardatari, useranno la pietra filosofale per trasferire a guadagno la perdita secca di tredici mesi regalati all'aggiustamento dei conti pubblici, faranno carte false per cancellarci i sensi di colpa per i posti persi, i colleghi traditi, la scuola svilita e troveranno parole alate per decantarci i vantaggi della triennalizzazione dei contratti di lavoro e non ho dubbi: ci verranno dai soliti qualunquisti le accuse antiche di mangiapane a tradimento, di scansafatiche superpagati, con tre mesi di ferie, tre di assenze per raffreddore e la decina di ore mal lavorate. Fa parte del gioco.
Oggi ascoltavo Prodi delirante e sorridevo: io curerò l'Italia, straparlava come un Quintino Sella redivivo. E, per curarla bene - è pagato per questo - ha fatto un conto semplice e preciso: tre contratti ogni due anni fanno trecento euro in sei anni. Sei anni e due contratti ne costeranno solo quattrocento. Non è poco a pensarci: duecento euro scippati ai lavoratori. Un contratto da favola, o se volete, la favola d'un contratto.
Lo so, ci fosse stato Berlusconi, sarebbe andata più o meno nello stesso modo e non c'è dubbio: con la crescita della miseria materiale si aggrava la profondissima crisi morale. Quanto ci costa tenere in piedi questa baracca marcia? E converrà aspettare che cada da sola, o sarà meglio organizzarsi per spazzarla via?

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 Pasquale La Malva    - 04-06-2007
Il governo ha un solo problema: liberarsi della sinistra estrema.

 oliver    - 05-06-2007
Nel rispetto di tutti i "pensieri", quando ci sono ritengo che se i "panini" sono poco sindacali e anche vero che il sindacato non soddisfa mai nessuno. La scuola non avrà mai nulla se gli insegnanti non decideranno assieme con compattezza e non solo, di farsi riconoscere una carriera che qualsiasi buon professionista deve avere per essere stimolato per il meglio.
Provo ad immaginare una struttura così fatta:
ore 18 + 6, da passare a scuola inglobando tutto il lavoro extra scolastico, tutte le riunioni pomeridiane ed infine la copertura di assenze la mattina, questa piccola sintesi dovrebbe dare un idea di percorso carrieristico, autonomo dagli ATA, aggiungerei con classi sopportabili per una didattica di qualità.
Buon lavoro Oliver

 toniemme    - 05-06-2007
Non sparate sui sindacati questa volta!
Forse sarebbe meglio prendersela con quelli che prima delle elezioni sono andati in FABBRICA!
Vi ricordate la Fabbrica del programma di Prodi? Il programma scritto da noi. Forse invece di chiedere aumenti avrete chiesto qualcosa altro? O forse Prodi e i DS Ci hanno preso per c.............. ?