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Dell’educare. 84
“La scuola preferisce ancor oggi la diligenza all’intelligenza…“
Aldo Ettore Quagliozzi
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Trascrivo di seguito quel che scriveva anni addietro nel Suo bel lavoro “Solo se interrogato” lo scrittore ed insegnante Domenico Starnone. E sì che Domenico Starnone, insegnante, se ne intende. Da esperienza diretta non posso che concordare con il collega ed Autore illustre.
L’alunno diligente, ossequioso, è immagine speculare e quindi perfetta dell’insegnante trasmettitore di nozioni; l’alunno volitivo ed intellettualmente “esuberante“ ha rappresentato invece e sempre una minaccia per lo status quo cui tendenzialmente si tende all’interno delle aule scolastiche. Come avviene per un liquido che, nel suo stato di quiete, tende all’orizzontalità più che perfetta, con quell’effetto dell’orizzontalità e dell’appiattimento dovuto in quel caso alla gravitazione universale, nel caso nostro invece l’appiattimento e l’orizzontalità delle intelligenze sono dovute ad una insignificanza della scuola di poco pregio, scuola che svilisce e appiattisce tante esperienze giovanili e limita di fatto le potenzialità intellettive che necessiterebbero di ben altro impulso, sol che nelle aule scolastiche si premiasse per l’appunto l’intelligenza, possibilmente quella creativa. Sorgeva allora nelle scuole del bel paese, come suppongo avvenga tutt’oggi, la necessità che nelle aule scolastiche avvenga il riconoscimento non di una intelligenza codificata e valida per tutti i soggetti, ma avvenga finalmente il riconoscimento delle tante intelligenze esistenti che necessitano di luoghi appropriati e di tempi necessari per potersi esprimere, valorizzare, potenziare.
Soleva Howard Gardner, professore di pedagogia e psicologia all' Università di Harvard, parlare di ben sette intelligenze diverse e relativamente indipendenti tra di loro, ovvero di sette strutture mentali distinte, anche se interagenti. E distingueva: un’intelligenza linguistica, un’intelligenza logico-matematica, un’intelligenza spaziale, un’intelligenza musicale, un’intelligenza corporeo-cinestesica, un’intelligenza interpersonale - usata nel relazionarsi ad altre persone - ed un’intelligenza intrapersonale, usata nel capire se stessi.
Ecco, di tutte quelle intelligenze nelle aule scolastiche del bel paese se ne perdono irrimediabilmente le tracce.
Attingo al pozzo delle mie personali memorie scolastiche. Laddove mi sovviene come, avendo operato sempre nella scuola secondaria di primo grado, abbia io in prima persona combattuto memorabili battaglie affinché le intelligenze elencate da Gardner potessero avere gli spazi giusti e le possibilità di estrinsecarsi convenientemente. Non c’era verso che ciò avvenisse. Al tempo, battaglie ignominiosamente perdute. Ed è pur vero che, nell’impianto di quella scuola secondaria di primo grado, il legislatore avesse previsto delle specifiche aree affinché quelle intelligenze avessero modo di emergere; erano le cosiddette “ educazioni “, ovvero l’educazione musicale, tecnica, artistica, fisica… Orbene, capitava di accertare che nel corso dell’ora di una di quelle educazioni si tenessero invece lezioni paludate, sui i più vari argomenti, lezioni noiose e di sterile acculturamento stante l’età dei giovani allievi; lezioni che al contempo bandivano sistematicamente l’operatività e sacrificavano, se non mortificavano, l’inventiva che è propria dei giovani alunni di quel segmento della scuola pubblica del bel paese.
“( … ) La scuola preferisce ancor oggi la diligenza all’intelligenza. In genere lo nega recisamente ma mente. In realtà sa riconoscere soltanto i tratti dell’accuratezza, della sollecitudine, dello zelo, dell’assiduità. Assegna compiti e si cura della loro esecuzione. - Non hai studiato - nella scuola significa : - Non hai fatto i compiti -. Come a dire: lo studio scolastico è applicazione subalterna, possibilmente senza sciatteria o incostanza. Anche questo contribuisce a farne una pura e semplice appendice del disciplinamento. Studiare è la prova extrascolastica che la subordinazione sta prendendo piede e va consolidandosi anche fuori dal controllo strettamente amministrativo. I saperi stessi porteranno per sempre i segni dell’obbedienza. Ripensarli sarà difficile quanto un’insubordinazione. ( … )”
luglio 2010
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