Creare
un "posto di pace"
di
Maria Grazia Di Rienzo
*
Spesso
diciamo che i bambini e le bambine del mondo sono il futuro, ma definire
quale futuro avranno a disposizione ci e' meno facile. 35.000 diessi/e
muoiono ogni giorno di poverta'. Troppi/e affrontano un'esistenza in
cui non hanno cibo a sufficienza, non hanno acqua pulita (questo elementare
diritto e' negato oggi ad un miliardo e trecentomila persone), non hanno
una casa, non hanno opportunita' educative. Troppi/e sono vittime e
testimoni di atroci violenze.
Il
sistema che produce questo non e' solo moralmente inaccettabile (il
che e' bastante per opporsi ad esso): e' folle ed inefficiente. E' lo
spreco e la dispersione dei nostri talenti umani, e' la cancellazione
della capacita' umana di vivere collaborando, e' la distruzione insensata
delle risorse. I bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze lo sanno.
Non sono ne' passivi/e ne' compiacenti.
Dicono
e scrivono: siamo preoccupati, la poverta' e' ingiustizia, non si devono
distruggere le foreste, vogliamo la pace. Allora sediamoci in cerchio
con loro, ed aiutiamoci vicendevolmente a trovare ed inventare modi
per diventare "cittadini/e globali/e". Perche' queste giovani
persone non sono parte del problema, sono parte della soluzione.
Cos'e'
un/una cittadino/a globale?
E'
qualcuno/a conscio dell'intero mondo e che sperimenta il senso del proprio
ruolo indispensabile al benessere e all'equita' nella comunita' umana.
Riconosce il concetto di interdipendenza, rispetta le differenze e da'
loro valore; e' disposto/a ad agire per rendere il pianeta in cui vive
un posto migliore, piu' sicuro per tutti/e; e' responsabile delle proprie
azioni.
Gli
elementi chiave su cui lavorare
Abilita':
pensiero critico, argomentazione efficace, capacita' di sfidare l'ingiustizia
e la diseguaglianza, rispetto per persone, animali e cose, cooperazione
e risoluzione nonviolenta dei conflitti.
Conoscenza e comprensione:
giustizia sociale ed equita', diversita',
globalizzazione ed interdipendenza, sostenibilita' ambientale, pace
e
conflitto.
Valori ed attitudini:
autostima, empatia, condivisione e ascolto, il credere che ogni persona
"fa la differenza".
Le
attività
Cosa
potete fare e discutere con bambini/e dai 5 agli 8 anni: cos'e' giusto,
cos'e' ingiusto - destare coscienza del se' in relazione - somiglianze
e differenze - collocazione nello spazio e coscienza della presenza
di altri luoghi e altre persone - come ci si prende cura dell'ambiente
circostante - senso del futuro: le nostri azioni hanno conseguenze.
Cosa potete fare e discutere con bambini/e dagli 8 agli 11 anni: ricchezza
e poverta' - collegamenti e connessioni fra luoghi differenti - impatto
ambientale - cause del conflitto e risoluzione dello stesso - natura
del pregiudizio - relazioni eque nel commercio fra paesi.
Cosa potete fare e discutere con ragazzi/e dai 12 ai 15 anni: diritti
umani - sistemi politici, sociali, economici - relazione nord/sud del
mondo - stili di vita - relazioni fra gruppi e risoluzione nonviolenta
dei conflitti.
Un
esempio: creare in classe
(o con i compagni di gioco, di squadra, ecc.)
un "posto di pace"
Nella
mia esperienza, i piu' piccoli trovano particolarmente divertente trasformare
la stanza in cui si trovano in un "posto di pace", ma anche
gli adolescenti mostrano di godersi questa possibilita'. Di solito i/le
partecipanti creano spontaneamente nel "posto di pace" degli
angolini speciali in cui i bambini arrabbiati o che in quel momento
non hanno voglia di collaborare possono stare tranquilli (scopi: insegnare
alternative alla reazione distruttiva che puo' innescarsi quando si
e' seccati; praticare la soluzione dei problemi in gruppo e la costruzione
di comunita').
Come primo passo, chiedo ai presenti di completare questa frase: "Un
posto speciale che io trovo pieno di pace e'...".
La
seconda domanda e': come si devono comportare le persone perche' il
"posto di pace" sia tale? Stiliamo poche semplici regole che
scaturiscono dalla discussione (ovviamente cio' che per i ragazzi piu'
grandi sara', ad esempio, "Rispettare l'integrita' fisica e psichica
di ciascuno/a" dai piu' piccoli verra' espresso come "Non
si tirano i capelli e non si dicono parole cattive a nessuno").
Dopo
di che facciamo un brainstorming su come potrebbe essere il luogo in
cui ci troviamo se trasformato in un "posto di pace" collettivo
con gli oggetti che abbiamo a disposizione.
Troviamo
il consenso sulle opzioni praticabili e le mettiamo in pratica, dividendoci
per gruppi d'interesse o realizzando insieme ogni azione progettata.
Le
possibilita' di dissentire, di arrabbiarsi, di non essere pronti in
quel momento a collaborare non sono bandite dal "posto di pace".
Un'immagine che ritorna spesso discutendo con i ragazzi e le ragazze
dell'emozione della rabbia e' quella del vulcano in eruzione: inarrestabile
e devastante. Di solito suggerisco loro di riflettere sul fatto che
come il vulcano porta alla superficie ricchi minerali dal cuore della
terra, cosi' le nostre emozioni, compresa la rabbia, ci offrono intuizioni
preziose sulle relazioni che abbiamo con gli altri, sul bisogno di modificarle,
e cosi' via.
Nel
"posto di pace", quindi, noi ascoltiamo ed onoriamo le nostre
emozioni senza permettere ad esse di travolgere noi stessi/e e le altre
persone.
.
[Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59@libero.it) collaboratrice
del Centro
di ricerca per la pace, prestigiosa
intellettuale femminista, saggista,giornalista, regista teatrale e commediografa,
formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane
per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sidney
(Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput,
in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la
pace e la nonviolenza]