I
balconi, le mani, le donne
di LUISA MORGANTINI
Sul balcone
di fronte al mio la bandiera della pace non c' è più.
Nella penuria di bandiere è stata tolta per portarla alla manifestazione
di sabato scorso. Ma non è ancora tornata al suo posto. Sono
andata a suonare il campanello, non c'era nessuno e così ho lasciato
un messaggio: non è finita, siamo solo all'inizio ! Ogni giorno
bisogna far sentire il nostro no alla guerra, il nostro no a questa
guerra. Ogni giorno dobbiamo trovare gesti,azioni pensieri che manifestano
il rifiuto al nuovo colonialismo imperiale Usa, alla complicità
e connivenza degli Stati, al regime oppressivo diSaddam Husayn e di
tutti i regimi oppressivi del mondo, al terrorismo sia esso dei gruppi
o singoli come a quelli praticato dagli Stati alla Sharon in
Palestina o da Putin in Cecenia.
Il nostro
governo ha dichiarato il nostro suolo, aereo, marino, terrestre, suolo
di passaggio di armi di morte e di guerra. Dobbiamo studiare tutte le
strade, i porti, gli aereporti, le stazioni ferroviarie da dove passeranno
o partiranno, velivoli, armi, rifornimenti truppe. Dobbiamo con i nostri
corpi essere presenti, cercare di bloccare, impedire,fermare. Non si
fraintenda, nessun invito alla violenza, solo le nostre mani unite contro
le loro braccia armate. Le madri si organizzino per tenere a casa i
figli, si convincano i volontari o le volontarie a non partire.
E' un
appello che faccio in primo luogo a tutte le donne. Noi donne che abbiamo
scelto di essere costruttrice di pace egiustizia, in questo momento
dobbiamo fare l'impossibile per fermare questa guerra, questi sono momenti
in cui tutto deve essere fatto per salvare non solo la popolazione civile
irakna o i soldati irakeni o Usa che possono morire, ma tutto per salvare
l'umanità da un sistema che, come diceva Marcuse, riduce l'umanità
ad una dimensione, un sistema che per esisterecostruisce ciò
che lo può distruggere. Il pericolo è nella danza macabra
di un presidente messianico e fondamentalista come Bush e i terroristifondamentalisti
di Al Qaeda o della Jihad, le differenze non stanno nei diversi tipi
di economia, di giustizia sociale che vogliono difendere.
I sistemi
sociali ed economici sono simili. Differiscono la forza militare e nucleare,
i modelli religiosi, le forme di democrazia, le libertàindividuali
di donne in primo luogo e uomini, naturalmente essendo io donna se dovessi
sceglierei tra le parti, pur essendo laica, sceglierei, oggi, non nei
secoli scorsi, il mondo cattolico cristiano. Ma , questa è la
trappoladalla quale bisogna uscire.
Tra queste dicotomie un altro mondo è possibile. In questo percorso
dobbiamo camminare per alcuni sentieri con quei governi e paesi europei
e non, che pur essendo liberisti, non scelgono la strada della guerra
ma della competizione economica, del negoziato. Come parlamentare europea,
insieme adaltri parlamentari ho scelto di scrivere una lettera di appoggio
a Chirac e a Schroeder, insieme a 32 parlamentari europei siamo andati
in Iraq, a portare il nostro appoggio non al regime di Saddam ma al
popolo Irakeno, insieme ad altri andremo a Washginton per incontrare
parlamentari,
rappresentanti del governo e movimento contro la guerra , al parlamento
europeo abbiamo invitato Palestinesi ed Israeliani che credono nel diritto
reciproco all'esistenza e ad una pace giusta, insieme ad altre parlanetaricontinueremo
ad andare in Palestina, nei territori occupati perché non visia
il silenzio sulla politica brutale e coloniale del governo Sharon.
E'vero,
siamo in un momento storico in cui si possono decidere le sorti del
nostro futuro.
Che nessuna/o sia indifferente.
il Manifesto
19-2-2003