Rapporto Migrantes sugli italiani nel mondo - anticipazioni
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Rapporto Migrantes
sugli italiani nel mondo


Anticipazioni



ROMA, 11 LUG. 2006 - (Italia Estera) - La Migrantes insieme ai Missionari Scalabriniani, Acli, Inas e Mcl, in stretta collaborazione con tutte le organizzazioni operanti tra e per gli emigrati italiani e con le strutture pubbliche competenti, nazionali e regionali, ha deciso di pubblicare annualmente un "Rapporto sugli italiani nel mondo". L'iniziativa è stata promossa constatando che gli scambi tra le due Italie non sono ancora soddisfacenti né preciso è l'inquadramento di molte realtà estere.
L'obiettivo fondamentale del rapporto è l'incremento della conoscenza, indispensabile per calibrare le decisioni politiche-amministrative e attivare scambi efficaci.

Le anticipazioni di questa indagine, sono state presentate a Roma. Dalla ricerca, che verrà proposta in versione integrale il prossimo 4 ottobre nella Capitale e nelle principali città europee, emerge come, dopo l'ultima bonifica dell'Aire, risultino presenti nel mondo 3 milioni e 106 mila cittadini italiani e fra i 30 ed i 60 milioni di oriundi.


Una vasta comunità all'estero che ancora oggi appare alimentata da discreti flussi migratori: dal 1996 al 2000 sono espatriati 43.000 connazionali. Esodi che appaiono comunque poca cosa rispetto a quelli che si sono registrati in Italia agli inizi e nei primi anni '60 del secolo scorso

Oltre 28 milioni di espatri in 150 anni - le prime migrazioni partirono dalle regioni del Nord Italia - che hanno portato i nostri connazionali all'estero in tutti i continenti. A tutt'oggi l'emigrazione italiana è infatti presente in Europa, dove risiede il 60% dell'intera comunità, in America (34,4%), in Oceania (3,6%), in Africa (1,3%) e in Asia (0,7%). In questo ampio contesto globale troviamo, fra i principali Paesi di insediamento, la Germania, la Svizzera, l'Argentina, la Francia e il Belgio. La classifica delle regioni con il maggior numero delle presenze all'estero vede in testa la Sicilia che è seguita a ruota da Campania, Calabria, Puglia e per motivi particolari dal Lazio.

Molti emigrati, ormai invecchiati, presentano seri problemi di assistenza. Sono 400 mila le pensioni in pagamento all'estero , ma non tutti ne sono titolari perché è incompleta la rete degli accordi bilaterali e delle convenzioni internazionali. I nostri connazionali hanno bisogno dell'Italia per risolvere i loro problemi e lamentano che non sia stato fatto tutto al riguardo.


Ma anche il sistema Italia ha bisogno di loro, essendo collocata solo al 56° posto nella graduatoria mondiale della competitività (Word Competitvness Yearbook).

Secondo il Ministero per le Attività produttive sono 180.000 le imprese italiane che esportano i loro prodotti all'estero e, di queste, solo 850 hanno di più di 250 addetti. Come risaputo, da molti anni il "Sistema Italia" perde punti nella graduatoria della competitività e questo in qualche modo rivela una internazionalizzazione a metà, che invece la valorizzazione di una presenza italiana così diffusa nel mondo potrebbe incrementare.

Perciò è stato auspicato che le realtà imprenditoriali che l'Italia promuove all'estero operino in più stretto contatto con gli imprenditori di origine italiana. Partendo dal basso, gli emigrati italiani sono riusciti a realizzare tanto e si impone un collegamento tra il prima e il dopo.
Nella sessione dedicata all'internazionalizzazione dalla Seconda Conferenza permanente Stato-Regioni-Province Autonome-Cgie, tenutasi alla fine del 2005, lo stesso Consiglio Generale degli Italiani all'estero ha ricordato che le imprese dei connazionali all'estero sono 14.475 e impegnano 3.300.000 addetti per un fatturato di circa 200 milioni a impresa. Queste imprese sono di meno rispetto alle 23.000 associate ad Assocamerestero, perché le altre, pur essendo associate, sono promosse da cittadini del paese ospitante.


Delfina Licata del Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes, ha illustrato l'indagine, in cui viene evidenziato come al momento siano presenti nel mondo 7.656 associazioni italiane, con oltre due milioni di soci; 14.475 aziende dirette dai nostri connazionali all'estero per un totale di 3.300.000 addetti e 431 missioni cattoliche con 543 sacerdoti, 166 suore e 51 operatori laici.
Una realtà molto complessa - sono 400.00 le pensioni italiane pagate all'estero - che il rapporto cercherà di fotografare nella sua completezza, presentando sia alcuni esempi concreti di emarginazione, come quello dei "cartoleros" di Buenos Aires che rovistano tra i cartoni delle discariche, sia storie di grande successo, come il caso di Luiz Fernando Furlan, già capo di un'azienda agroalimentare di livello mondiale, ora ministro del governo Lula.

Franco Pittau coordinatore del Dossier Statistico ha spiegato che "in questo rapporto - Caritas/Migrantes - si conciliano le realtà della vecchia e della nuova emigrazione. I discendenti dei nostri emigrati che noi spesso, per incuria, inquadriamo come i pionieri dell'emigrazione, ma che in realtà molte volte non conoscono l'italiano e non sono interessati al mondo dell'associazionismo. Un problema, quest'ultimo che, se vorremmo garantire un futuro promettente agli italiani nel mondo, dovremo affrontare rispondendo alle esigenze di questi giovani.


Abbiamo poi - dice Pittau - gli emigrati che si sono affermati, come i dieci presidenti argentini di origine italiana e le centinaia di parlamentari eletti nel mondo, che ci rendono orgogliosi, ma non devono far dimenticare i tanti connazionali che hanno lavorato una vita e finiscono in miseria. Un problema di cui noi italiani dobbiamo farci carico". Pittau ha inoltre sottolineato che il nuovo rapporto propone con semplicità il maggior numero di dati possibili, cerchi di evitare strumentalizzazioni politiche, sia aperto al contributo di tutti con l'biettivo finale di migliorare la conoscenza e l'informazione sugli italiani all'estero.

Don Domenico Locatelli, direttore della Pastorale per gli italiani all'estero della Fondazione Migrantes, ha spiegato che, come Migrantes, "abbiamo avvertito che il tempo era maturo per mettere testa e cuore a questi italiani che sono nel mondo. E' allora nata questa esigenza di avere uno strumento credibile, affidabile e rigoroso che raccogliesse i dati e cercasse di dare una interpretazione più vasta e completa possibile del fenomeno. Abbiamo voluto farlo a più mani - ha proseguito Locatelli - perché molti enti ed agenzie lavorano con gli italiani nel mondo ed è importante che impariamo a collaborare insieme, ognuno con la propria sensibilità. Con questo strumento di consultazione per tutti quelli che lavorano con gli italiani all'estero - ha concluso Locatelli - abbiamo voluto dare un contributo all'emigrazione, affinché si avvii un discorso nuovo, commisurato alle attuali dimensioni della globalizzazione, aperto al futuro e che aiuti a superare le difficoltà della situazione attuale".

Marisa Bafile, deputato dell'Unione eletta in Sud America e segretario dell'Ufficio di Presidenza della Camera dei Deputati, si è detta orgogliosa di essere figlia di migranti (è figlia del grande giornalista Gaetano Bafile che ha speso tutta una vita in Venezuela per difendere gli interessi degli Italiani sul suo quotidiano La Voce d'Italia che fondò nel 1954) ed ha ricordato come in Italia, sulla variegata realtà della nostra emigrazione in America Latina, vi sia molta disinformazione.


Una mancanza di conoscenza che certamente non favorisce la costruzione di fattive sinergie e collegamenti fra le comunità e il Paese d'origine. "L'Italia - ha affermato la Bafile - è rimasta ferma all'immagine degli italiani all'estero di molti anni fa. In Sud America vi è invece una situazione in continuo divenire dovuta alle necessità di adattamento". Dopo aver auspicato un potenziamento della mobilità umana che faciliti l'incontro delle popolazioni e quindi lo sviluppo di una politica di pace, Marisa Bafile ha parlato della questione della cittadinanza. "Quando l'Italia - ha detto - consentirà a chi vive all'estero l'accesso all'apprendimento della lingua e della cultura italiana, allora potremo cominciare anche a chiedere di porre il vincolo della conoscenza della lingua per l'acquisizione del diritto di cittadinanza".

Il deputato dell'Unione Franco Narducci, primo degli eletti in Europa e segretario generale del Cgie (Consiglio Generale degli Italiani nel Mondo), ha sostenuto la necessità di puntare sul rafforzamento dell'associazionismo per dare maggiore coesione e forza alle istanze lavorative degli italiani all'estero, nonché di promuovere una campagna per evitare che le missioni cattoliche nel mondo si riducano sempre più.


Narducci ha ricordato come a tutt'oggi in Italia vi sia scarsa informazione soprattutto per quanto riguarda le potenzialità delle nuove generazioni all'estero, giovani che operano con successo in settori di avanguardia e che sono praticamente ignorati dal nostro Paese. "Bisogna guardare avanti - ha spiegato - e far uscire il nostro Paese dall'attuale cultura celebrativa dell'emigrazione. Lo dobbiamo fare, perché ce lo impone il mondo di oggi.
Il sistema Italia ha l'opportunità delle comunità all'estero, una risorsa importante nel mondo della globalizzazione". Fondamentale per Narducci anche il potenziamento della rete diplomatico-consolare che, per migliorare i servizi alle comunità e promuovere l'Italia nel mondo, andrà rafforzata nel personale e nelle risorse. Narducci ha chiesto un intervento sostanzioso per il rilancio della formazione professionale, e la riforma degli Istituti di cultura e della legge 153 per la promozione all'estero della lingua e cultura italiana. Un problema tanto dibattuto ma al quale non si è messo mani da decenni.

Adriano Benedetti, direttore generale del Ministero degli Affari Esteri per gli Italiani all'estero e le Politiche migratorie ha detto che "sull'emigrazione vi è un vuoto nella memoria collettiva italiana che va recuperato. Grazie all'elezione degli italiani all'estero si è comunque stabilito un aggancio istituzionale irreversibile fra le nostre comunità nel mondo e la realtà italiana".
Benedetti ha ricordato la diaspora del 1961 che fece espatriare ben 387.000 connazionali. Ha ricordato che al 31 gennaio 2006 gli italiani nel mondo, secondo i dati dell'elenco unico dei cittadini residenti all'estero stilato annualmente dal Ministero dell'Interno, erano circa tre milioni e mezzo. Una valutazione in difetto per Benedetti perché il numero complessivo dovrebbe essere intorno ai 4 milioni e queste cifre non tengono conto delle presenze all'estero non registrate dai consolati.
Benedetti ha anche rilevato come a tutt'oggi vi siano aspetti ancora poco noti nella storia migratoria italiana, come ad esempio la partecipazione dei nostri connazionali alla corsa all'oro nell'ovest degli Stati Uniti. Un'avventura praticamente sconosciuta che il Ministero degli Esteri sta cercando di far emergere attraverso ricerche mirate che, fra le altre cose, hanno portato alla luce una nuova strage di 146 minatori italiani. Una tragedia mineraria che ha quasi certamente avuto luogo in New Mexico nel lontano 1913.


Benedetti, in conclusione del suo intervento si è augurato e il rilancio dell'associazionismo all'estero attraverso le tante iniziative realizzate dalle Regioni per le comunità, e una riforma della legge 153 che consenta di poter avvicinare i tanti oriundi che vivono e lavorano nel mondo alla lingua ed alla cultura italiana.

Beppe Nisa/Italia Estera



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