Robot in corsia per tenere compagnia a pazienti paraplegici e tetraplegici

SuperAbile INAIL del 28.08.2023


GENOVA. Può un robot essere d'aiuto a persone con lesioni al midollo spinale, soprattutto nelle fasi acute in cui devono restare immobilizzate a letto anche per lunghi periodi? Una domanda alla quale ha cercato di dare risposta lo studio condotto nell'Unità Spinale dell'ospedale Santa Corona di Pietra Ligure dai ricercatori di Rice Lab - Dibris e Bioengineering Lab, Università degli Studi di Genova, che ha sondato l'effetto dell'interazione anche sul personale sanitario.  

I robot socialmente assistivi (SAR), si legge su siti specializzati, sono utilizzati in una varietà di campi, tra cui l'assistenza sanitaria, l'istruzione e l'assistenza sociale.

Nell'assistenza sanitaria, i SAR possono essere utilizzati per assistere i terapisti o come compagni per gli anziani o persone con deficit cognitivi, contribuendo a ridurre la solitudine e migliorare la qualità della vita. “Nei prossimi anni si assisterà a una diminuzione delle risorse umane dedicate all'assistenza. Allo stesso tempo aumenterà il numero di persone anziane e fragili da curare e riabilitare. Per affrontare questa realtà è ipotizzabile la necessità di utilizzo di robot umanoidi assistivi nelle corsie degli ospedali”, dice in un’intervista Antonino Massone, responsabile dell'Unità Spinale dell'Ospedale Santa Corona di Pietra Ligure.  

Lo studio effettuato a Pietra Ligure rappresenta un'evoluzione: dai robot "solo" culturalmente competenti a quelli ‘consapevoli della diversità’ che hanno, cioè, la capacità di relazionarsi con le persone adattandosi anche alla loro età, genere, preferenze e condizioni fisiche e mentali. 

“Il robot interagisce con i pazienti dell'Unità Spinale chiacchierando degli argomenti più svariati, sempre tenendo conto della specificità della loro situazione. Ad esempio, invece che parlare di ‘praticare lo sport, giocare a calcio, andare a sciare’, il robot parlerà di ‘guardare lo sport in Tv, essere tifosi di una squadra di calcio, seguire lo sci’”, continua Massone. 

I robot si connettono a un sistema cloud progettato per considerare questi fattori, adattandosi così al contesto e agli individui con cui stanno interagendo.  Le frasi dei robot sono in parte create a mano, per garantire che siano adeguate per la popolazione di riferimento, in parte automaticamente con un famoso chatbot di Intelligenza artificiale, ma dando istruzioni precise affinché rispecchino i canoni necessari.  

I risultati dei trial effettuati su pazienti e operatori sanitari lasciano ben sperare, con i pazienti "meglio predisposti" rispetto a chi li cura. Il progetto, finanziato dal PNRR con 109 milioni di euro, occupa anche tematiche di ecosistemi per la riabilitazione. In tale ambito, si stanno sviluppando robot consapevoli della diversità controllati non solo con la voce, ma con le funzionalità residue del corpo che le persone riescono ancora a usare, ad esempio dopo un ictus o una lesione al midollo spinale.

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