Autismo e fondi inclusione ai comuni, “100 milioni di euro spesi male”

Redattore Sociale del 23.06.2023


“Abbiamo raccolto diverse segnalazioni che ci riferiscono che molti comuni destinatari dei fondi per l'inclusione degli alunni con disabilità fisiche o sensoriali utilizzano gli stessi per erogare il servizio di assistenza per l’autonomia e la comunicazione mediante l’affidamento a enti convenzionati sulla base di bandi che non rispettano la normativa vigente in materia di disturbo dello spettro autistico, ma neanche l'art 139 del decreto legislativo n. 112/98 e l'art. 13, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104 in cui è espressamente prescritta la specializzazione del personale adibito al servizio di assistenza per l'autonomia e la comunicazione. Specializzazione che è fondamentale perché gli allievi con autismo hanno difficoltà di comunicazione dovuta alla patologia organica (solitamente genetica) che gli impedisce sia un buon livello di autonomia sia la comunicazione in entrata e in uscita. È stata ampiamente dimostrata da decenni la falsità dell'ipotesi che questi allievi avessero la capacità di parlare e di ascoltare ma non ne avessero la volontà (come nel mutismo elettivo)”. Questa la denuncia di Carlo Hanau, presidente di Apri - Associazione Cimadori per la ricerca italiana sulla sindrome di Down, l’autismo e il danno cerebrale.

Per Hanau, “a differenza di quanto succede per la disabilità della vista e dell'udito, per quest'ultimi esiste anche la possibilità di scelta tra traduttori Lis, List oppure oralisti, i bandi non riportano i requisiti necessari a definire la specializzazione della figura professionale che deve assistere i bambini con autismo e pertanto gli enti accreditati, non avendo obblighi specifici, assegnano personale che non risponde ai dettami della Legge 104/92 e che non possiede la specializzazione necessaria a garantire la continuità assistenziale basata sull’Analisi Applicata del Comportamento; continuità garantita dalla Linea Guida n.21 del Ministero della Salute e dalle Linee di indirizzo approvate in Conferenza Unificata nel 2012 e confermate anche dall’aggiornamento del 10 maggio 2018, che la legge 134 del 2015 e l'art.60 dei LEA vigenti considerano diritto. Da qui deriva inoltre la mancanza di interesse da parte degli enti accreditati di provvedere alla formazione specifica iniziale e permanente dei lavoratori”.

Pertanto, per il presidente di Apri, “non inserire questi riferimenti normativi ‘giustifica’ gli enti accreditati a non dotarsi di personale specializzato in ABA e ne consegue che il servizio erogato non risponde ai dettami normativi ed in particolare non garantisce il diritto inviolabile all’educazione e all’istruzione dell'allievo con autismo”.

“Abbiamo interessato ministeri competenti, enti locali, ANAC e Corte dei conti ma ancora non ci è arrivata nessuna risposta”, sottolinea Hanau. Che aggiunge: “Per superare facilmente questa criticità, senza un aggravio della spesa, abbiamo proposto due interventi: invitare i Comuni ad emettere nuovi bandi contenenti i requisiti necessari a definire la specializzazione della figura professionale che deve assistere i bambini e gli allievi con autismo, garantendo la continuità assistenziale basata sull’Analisi Applicata del Comportamento; continuità garantita dalla Linea Guida n.21 del Ministero della Salute e dalle Linee di indirizzo approvate in Conferenza Unificata nel 2012 e confermate anche dall’aggiornamento del 10 maggio 2018, che la legge 134 del 2015 e l'art.60 dei LEA vigenti considerano diritto”. Inoltre, “sensibilizzare i Dirigenti Scolastici alla verifica dell’idoneità degli assistenti per l’autonomia e la comunicazione in particolare per quanto riguarda la specializzazione in ABA o altre strategie educative raccomandate nella Linea Guida 21 in modo da garantire la continuità terapeutica sulla base della scelta della famiglia”.

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