La pista lombarda
Anna Pizzuti - 12-05-2004
La preparazione del decreto sulla scuola secondaria superiore rimane avvolta nel mistero. Se non fosse per qualche squarcio di discussione in seno alla maggioranza sul destino dell’istruzione tecnica, non ne sapremmo nulla. E non è che lo stesso dibattito ci aiuti molto. Abbiamo già assistito a spaccature del genere – vedi vicenda del primo decreto attuativo della riforma, quando eravamo quasi tentati di fare il tifo per l’UDC e per Brocca – che sono durate lo spazio di un mattino. Lo stesso Brocca che ora, invece segue a ruota le posizioni di Forza Italia e le difende contro il senatore Valditara e Confindustria. Che vedono nell’inserimento dei tecnici nel sistema dei licei la loro salvezza. Come se il sistema dei licei uscisse salvo, dalla riforma.

Poca chiarezza, quindi, si ottiene, seguendo questa pista.

Proviamo allora a seguirne un’altra, che chiameremo: la pista lombarda.

Per farlo, più che la lente di Sherlok Holmes, occorrono un quaderno a quadretti ed una matita, per fare un’addizione. Non di numeri, ma di testi, per verificare se la somma ci aiuterà a tracciare un quadro che, da quella regione, si estenderà poi alla nazione tutta.

Il primo “addendo” è costituito dalla convenzioneche la regione ha sottoscritto con il MIUR nell’ambito degli accordi quadro sull’ offerta formativa sperimentale di istruzione e formazione professionale.

Testo che recita, nella parte che ci interessa:

Articolo 2

Tipologia dell’offerta formativa sperimentale


1. I modelli sperimentali che coinvolgono l’istruzione e la formazione professionale di cui all’articolo 1, nella Regione Lombardia, sono articolati nelle seguenti tipologie di offerta: a) percorsi triennali sperimentali di formazione professionale ed eventuali successivi percorsi, collocati in un organico processo di sviluppo della formazione professionale superiore, da realizzarsi in strutture formative accreditate dalla Regione. I percorsi triennali sono finalizzati al conseguimento di un titolo di Qualifica (attestato) secondo quanto previsto dalla normativa vigente, valido per l’assolvimento del diritto-dovere di istruzione e formazione fino ai diciotto anni e l’iscrizione ai centri per l’impiego, nonché per l’acquisizione di crediti ai fini dell’eventuale passaggio nel sistema dell’istruzione;

b) percorsi triennali sperimentali di formazione professionale ed eventuali successivi percorsi, collocati in un organico processo di sviluppo della formazione professionale superiore, da realizzarsi in Istituti Tecnici e professionali individuati sulla base di criteri stabiliti d’intesa tra la Regione Lombardia e l’Ufficio scolastico regionale. I percorsi triennali sono finalizzati al conseguimento di un titolo di Qualifica (attestato) secondo quanto previsto dalla normativa vigente, valido per l’assolvimento del diritto-dovere di istruzione e formazione fino ai diciotto anni e l’iscrizione ai centri per l’impiego, nonché per l’acquisizione di crediti ai fini dell’eventuale passaggio nel sistema dell’istruzione.

c) realizzazione di LARSA (Laboratori di Recupero e sviluppo degli apprendimenti atti a consentire i passaggi verticali ed orizzontali attraverso i percorsi attivati);

d) realizzazione di azioni di orientamento, di personalizzazione dei percorsi e di sostegno agli allievi disabili;

e) realizzazione delle iniziative di cui ai precedenti punti c) e d) svolti in modo integrato tra Istituti Tecnici/Professionali e strutture formative accreditate dalla Regione.

2. I progetti relativi ai percorsi di cui al comma 1 lettere a) e b) comprendono la definizione di criteri e di strumenti per favorire la più ampia spendibilità della formazione acquisita ai fini della prosecuzione degli studi nel sistema dell’istruzione.

Fin dal primo momento è stato chiaro (vedi punto b) che questo testo si proponeva di andare molto più in là della semplice definizione di percorsi triennali di qualifica professionale e che disegnava uno schema di secondo canale da mettere a disposizione del Ministro e dei suoi collaboratori che nemmeno forse sapevano - e forse nemmeno sanno ancora per bene - cosa intendevano fare con la loro legge.

Pare che questi percorsi siano stati un successo. Stando almeno a quanto riportato da Tuttoscuola:

A settembre 2004 i corsi sperimentali triennali per il conseguimento della qualifica (riconosciuta a livello nazionale) saranno 160, contro i 35 dell’anno scorso. Ma l’assessore all’istruzione e formazione della regione Lombardia, Alberto Guglielmo, spera di poterne finanziare altri 90. Saranno così oltre 4.000 gli studenti che si avvieranno per questa strada, in buona parte sottratti agli Istituti professionali e in qualche misura anche ai tecnici.

Nello stesso testo, troviamo questo passaggio che potrebbe essere il secondo addendo (buffa questa parola, ha il profumo della scuola elementare della mia infanzia) della nostra somma.

Ora gli IPS, e anche qualche istituto tecnico, si stanno attrezzando a loro volta per avviare percorsi quadriennali di diploma (3+1), in vista dell’emanazione del decreto legislativo sul secondo ciclo. E’ possibile che alcuni di questi percorsi vengano avviati in via sperimentale già dal prossimo anno scolastico, e che essi si affianchino, almeno inizialmente, a quelli quinquennali tradizionali. E se si realizzassero sul territorio accordi di rete tra istituti tecnici e professionali per la gestione coordinata dei diversi percorsi, compresi quelli di formazione tecnica superiore e gli IFTS, si costituirebbero dei veri e propri centri politecnici”.

Pezzo forte, questo, il secondo canale già bello e disegnato.

Ma non si dà secondo (canale) senza primo, ed ecco quindi la proposta completa, che costituisce il nostro terzo addendo.

Formazione professionale, arriva il modello lombardo

Oltre agli otto licei voluti dalla riforma Moratti, il nuovo sistema educativo regionale prevede quattro percorsi formativi, tutti parificati agli standard europei: qualifica di istruzione e formazione professionale (3 anni - II livello europeo Ects); diploma di istruzione e formazione professionale (4 anni - III livello); diploma di istruzione e formazione professionale superiore (5-7 anni - IV livello); diploma di alta formazione professionale (9 anni - V livello).
Dopo quattro anni di studi sarà possibile sostenere l’esame di maturità, utile anche per entrare all’università (o all’alta formazione: artistica, musicale e coreutica), purché si frequenti un corso annuale integrativo. I titoli potranno essere conseguiti anche attraverso percorsi di apprendistato
.

Ho invano il testo preciso della proposta, per chiarirmi alcuni passaggi un po’ oscuri, a cominciare dall’l’ultimo, quello riguardante i percorsi di apprendistato. Visto che mi risulta arduo condividere la fiducia nei LARSA (termine che ha, non so per quale motivo, un suono che mi sa di Nepal, di vette himalayane) dei legislatori lombardi che sostengono tranquillamente che, tramite essi “un ragazzo che seguisse un corso professionale per artigiani, potrebbe entrare in un qualsiasi liceo senza perdere anni (e viceversa).

Come oscura mi risulta questa dichiarazione – o meglio, questo “racconto” come lo definisce l’autore dell’articolo - dell’assessore Guglielmo: “I tecnici diventeranno laboratori di eccellenza che continueranno a rilasciare diplomi validi per l’università e per la scuola universitaria professionale. Non solo. Potranno offrire anche percorsi di sei e sette anni. Siamo convinti che per queste scuole partirà una stagione di rilancio”.

Come se la preoccupazione, rispetto agli istituti tecnici, fosse quella del mantenimento dell’accesso all’università e non quella della loro funzione professionalizzante.

Comunque - racconto o realtà - mi sembra che non manchi nulla, e, tirata finalmente la somma, si ottiene il contenuto del decreto che si sta preparando.

Vogliamo scommettere?

Il contenuto del decreto, non quello della scuola, come ancora mi ostino a chiamare il “sistema di istruzione e formazione

Però in matematica, si sa, esistono anche le operazioni algebriche, quelle cioè, che sommano i segni più ed i segni meno. E il loro risultato è un numero con segno meno.

Aggiungiamo quindi alla nostra somma, un altro documento, che ci rimanda al primo addendo, quello dal quale tutto ciò scaturisce. Un po’ troppo lungo e, forse, un po’ troppo per addetti ai lavori, ma vale la pena di fare un piccolo sforzo di attenzione.

Si tratta del dispositivo per i percorsi di qualifica triennali: area 2 diritto - dovere d’istruzione a.f. 2004/2005 ed è, in poche parole, il “bando” con il quale si organizzano e finanziano i corsi di cui al primo addendo, la convenzione da cui tutto è partito. Nonostante il titolo, il contenuto disegna un percorso tutto interno alla formazione professionale. Ne ho preso uno a caso, perché – ho scoperto – sono identici per ciascuna provincia lombarda.

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