La via lombarda verso il
canale professionale
AA settembre 2004 i corsi sperimentali triennali per il conseguimento della
qualifica (riconosciuta a livello nazionale) saranno 160, contro i 35
dell’anno scorso. Ma l’assessore all’istruzione e formazione della regione
Lombardia, Alberto Guglielmo, spera di poterne finanziare altri 90.
Saranno così oltre 4.000 gli studenti che si avvieranno per questa strada,
in buona parte sottratti agli Istituti professionali e in qualche misura
anche ai tecnici. La ragione prevalente dell’incremento della domanda che
si rivolge ai corsi sperimentali è dovuta però, a quanto risulta a
Tuttoscuola, non tanto all’incertezza che grava sul futuro degli istituti
professionali e tecnici, quanto alla capillare distribuzione dei corsi
sperimentali sul territorio, e alla garanzia del conseguimento della
qualifica alla fine dei 3 anni: ciò che in passato aveva assicurato il
successo degli IPS.
Ora gli IPS, e anche qualche istituto tecnico, si stanno attrezzando a loro
volta per avviare percorsi quadriennali di diploma (3+1), in vista
dell’emanazione del decreto legislativo sul secondo ciclo. E’ possibile che
alcuni di questi percorsi vengano avviati in via sperimentale già dal
prossimo anno scolastico, e che essi si affianchino, almeno inizialmente, a
quelli quinquennali tradizionali. E se si realizzassero sul territorio
accordi di rete tra istituti tecnici e professionali per la gestione coordinata
dei diversi percorsi, compresi quelli di formazione tecnica superiore e gli
IFTS, si costituirebbero dei veri e propri centri politecnici, qualcosa di
simile ai poli tecnologici proposti da Confindustria. Ma con la differenza
che Confindustria, per diffidenza verso le Regioni, punta sul modello
liceale (10-12 licei "vocazionali" ai quali si aggregherebbero
gli altri percorsi), mentre la Regione Lombardia sembra mirare allo
sviluppo di un articolato sistema professionale a base regionale, al quale
si collegherebbero anche i percorsi quinquennali di tipo liceale
(tecnologico ed economico) ma con poche o nessuna articolazione interna.
Insomma, il baricentro del canale professionale si collocherebbe, secondo
il modello lombardo, nel sistema regionale di istruzione e formazione,
mentre nel modello Confindustria (e AN) esso resterebbe nel sistema di
istruzione. Da questo punto di vista la via lombarda sembra garantire
meglio la "pari dignità" (e consistenza) dei due sistemi, ma al
prezzo di aumentare anche la distanza tra di essi. Su quest’ultimo aspetto
potrebbe però intervenire qualche forma di accordo tra la Regione e il
MIUR, e/o un atto di indirizzo di quest’ultimo, a garanzia e sostegno della
previsione dei passaggi, speriamo non solo formali, tra i due sistemi.
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