Proposta di legge della Regione. L’assessore Guglielmo: a settembre
partiranno 250 corsi triennali. I sindacati: così si tolgono risorse e
studenti alla scuola «tradizionale»
Formazione professionale, arriva il «modello lombardo»
Da tre a nove anni di studio fino al diploma di «alta formazione». Gli
istituti tecnici diventeranno «laboratori di eccellenza»
Formazione professionale, arriva il modello lombardo. Con un proposta studiata dalla Regione (nel solco tracciato
dalla legge Moratti e grazie alle competenze
legislative attribuitele dalla Costituzione) che
potrebbe rivoluzionare il tradizionale sistema dei licei, dell’istruzione
tecnica e professionale. Una riforma nella riforma, dunque. Che supera la divisione tra istruzione magistrale,
tecnica, professionale (di competenza dello Stato) e formazione professionale
(regionale). Che disegna un percorso parallelo tra i due
canali formativi (le «passerelle») e organizza un periodo di studi dai tre
ai nove anni. Fino ad arrivare a un diploma
di «alta formazione» analogo a quello universitario, «ma non accademico».
IL CURRICULUM - Oltre agli otto licei voluti dalla riforma Moratti, il nuovo sistema educativo regionale prevede
quattro percorsi formativi, tutti parificati agli standard europei:
qualifica di istruzione e formazione professionale
(3 anni - II livello europeo Ects); diploma di
istruzione e formazione professionale (4 anni - III livello); diploma di
istruzione e formazione professionale superiore (5-7 anni - IV livello);
diploma di alta formazione professionale (9 anni - V livello).
Dopo quattro anni di studi sarà possibile sostenere l’esame di maturità,
utile anche per entrare all’università (o all’alta formazione: artistica,
musicale e coreutica), purché si frequenti un corso annuale integrativo. I
titoli potranno essere conseguiti anche attraverso percorsi di apprendistato.
I LARSA - Si chiamano Larsa i «laboratori di
recupero e sostegno degli apprendimenti» che permetteranno, in ogni
momento, di passare da un sistema all’altro. Per esempio, un ragazzo che
seguisse un corso professionale per artigiani, seguendo i Larsa potrebbe entrare in un qualsiasi liceo senza
perdere anni (e viceversa).
Stessa cosa per il passaggio dalla scuola universitaria professionale
all’università vera e propria (in questo caso, però, è necessario l’esame
di Stato).
IL DESTINO DEI TECNICI - Con la nuova legge regionale, l’assessore
all’Istruzione, Alberto Guglielmo, intende rispondere ai dubbi di genitori,
insegnanti e ragazzi sul destino degli istituti tecnici, che nell’ultimo
anno hanno perso centinaia di iscritti. «I tecnici
- racconta Guglielmo - diventeranno laboratori di eccellenza
che continueranno a rilasciare diplomi validi per l’università e per la
scuola universitaria professionale. Non solo. Potranno offrire anche
percorsi di sei e sette anni. Siamo convinti che per queste scuole partirà
una stagione di rilancio».
A SETTEMBRE - Mentre la Lombardia si prepara a portare in consiglio la
proposta di legge («contiamo di far partire il nuovo sistema educativo
entro la fine della legislatura», commenta Guglielmo), i corsi triennali
della Regione continuano a fare concorrenza agli
istituti professionali (quinquennali). Erano 35 nell’anno
scolastico 2002 - 2003, a settembre saranno 160. «Ma
non bastano - continua l’assessore - per accontentare la domanda. Ora dovrò
investire ancora dieci milioni di euro per far
partire altri 90 nuovi corsi con un totale di 5.200 ragazzi e 51 milioni di
euro di finanziamenti regionali, contro i 35 statali».
Un boom, quello dei corsi triennali, che Guglielmo attribuisce allo stesso
clima di incertezza che ha fatto crescere gli
iscritti ai licei e calare quelli a tecnici e professionali: «È chiaro che
i giovani preferiscano avere una buona qualifica triennale finché non sanno
che fine faranno professionali e tecnici. Ma con l'introduzione del nuovo sistema educativo, con
la valorizzazione dei tecnici, prevediamo un bilanciamento degli iscritti.
Obiettivo non è portare via i ragazzi al canale dell’istruzione, ma
impedire che si allontanino dal percorso scolastico cui non vogliamo fare concorrenza. Altrimenti
sarebbe una sconfitta per tutti».
LE REAZIONI - Un esercito di oltre 5 mila studenti, dunque, da settembre
dirà addio alla scuola tradizionale per imparare un mestiere in soli tre
anni. È questa la preoccupazione di Wolfango Pirelli,
segretario regionale di Cgil scuola: «Abbiamo
l’impressione che siano state tolte moltissime
risorse alla scuola. Con il boom di licei e il tracollo dei tecnici, la
Regione ha strappato i ragazzi agli istituti professionali. Li ha tolti
dalla scuola per inserirli subito nel mercato del lavoro. Vogliamo vederci
più chiaro».
Annachiara Sacchi
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