La verità è rivoluzionaria
Fuoriregistro - 06-12-2003





Le bombe scoppiano il 12 dicembre 1969, un venerdì, tra le ore 16,37 e le 17,24 a Milano e a Roma. La strage è a Milano, alla Banca nazionale dell’Agricoltura di piazza Fontana affollatissima perché giorno di mercato.



L’ignoto attentatore ha deposto una borsa di similpelle nera contenente l’esplosivo al centro dell’atrio nel quale si svolgono le contrattazioni. Il bilancio finale è atroce: 17 morti e 88 feriti, molti dei quali hanno gli arti amputati dalle schegge metalliche della bomba. L’esplosione è così violenta che ferma gli orologi di piazza Fontana sulle 16,37..............
Quella stessa sera quasi contemporaneamente allo scoppio – provocato dagli artificieri – della bomba insesplosa destinata alla Banca Commerciale Italiana Giuseppe Pinelli, ferroviere, raggiunge, in sella al suo motorino, la sede della Questura di Milano, in via Fatebenefratelli, nella quale è stato convocato da un funzionario di Pubblica Sicurezza che conosce già e che - a suo modo – rispetta. Il Commissario Luigi Calabresi


16 dicembre

Gli anarchici accusano: la strage è di Stato.


Valpreda è innocente la strage è di Stato è – a 34 anni di distanza – molto di più di uno slogan "ben congegnato" e ad effetto.
Rappresenta la verità storica.Dapprima sussurrata da uno sparuto gruppo di studenti nel corso di un’affollatissima assemblea studentesca svoltasi – nel primo pomeriggio del 16 dicembre – alla Statale di Milano e poi ripresa, scandita, urlata, "cantata" in migliaia di manifestazioni. Da centinaia di migliaia di giovani, di studenti, di operai.

Gli avvenimenti immediatamente successivi alla strage di Piazza Fontana hanno rappresentato il momento di massimo discredito delle istituzioni democratiche.Un livello mai più raggiunto nel nostro Paese ... neppure nell’era "tangentopoli".
I depistaggi, le intimidazioni, gli arresti indiscriminati, le violenze gratuite, le forzature, le omissioni, le falsità dialettiche riportate dai media e le connivenze - ad ogni livello - furono tali e tante da far apparire "miracoloso" l’essere riusciti a tanto.

Ad addivenire alla verità storica condivisa da gran parte del Paese.
La verità giudiziaria resta ancora tutta da scrivere.


Eppure, verrebbe, da dire, in un libretto di 150 pagine scritto nei giorni immediatamente successivi alla strage e pubblicato il 13 maggio 1970 (la prima edizione andrà a ruba in pochi giorni e sarà ristampata otto volte nel giro di soli tre anni) vi era scritto – come spiegato nella prefazione - tutto: nomi, cognomi, indirizzi e numero di telefono di (…)"sicari complici e mandanti nazionali ed esteri (…) ".
Sono documentate le collusioni e le connessioni, le reti di alleanza e di infiltrazione, la ragnatela di responsabilità e di omissioni Furono in molti, dopo, ad appropriarsi di questo lavoro collettivo frutto dell’intuizione di alcuni militanti e "socializzato" grazie al coraggio di un editore controcorrente. Questo libro è il frutto di un lavoro paziente e sistematico finalizzato all’accertamento delle responsabilità politiche giacché quelle materiali era fin troppo facile addebitarle alla teppaglia fascista.



Per farlo gli Autori (che hanno preferito rimanere anonimi) hanno raccolto informazioni e testimonianze, confrontato (e "sputtanato") dichiarazioni pubbliche di funzionari di polizia e altri personaggi implicati nella vicenda, ricostruito le attività e gli spostamenti di ben individuati e noti personaggi. Alcuni dei quali li ritroveremo – qualche anno dopo – nel Cile travolto dal colpo di Stato militare di Pinochet.
Schierati con quest’ultimo.

Teniamola presente, quella lezione storica, in un contesto storico e sociale – come quello attuale – in cui tutta l’informazione televisiva e parte di quella cartacea è concentrata – di fatto – nelle mani di una persona sola
Di quel libro straordinario restano l’intuizione fulminante, la tenacia ed il rigore della ricerca giornalistica, l’ostinazione nel difenderne e propagarne le tesi, l’intento di tradurre in atto concreto l’antico motto gramsciano: la verità è rivoluzionaria.

Resta, anche, una lezione storica.
In quel terribile inverno di tanti anni fa il coraggio di pochi, unitamente alla determinazione con la quale ci si è battuti per la libertà e la pluralità dell’informazione ha consentito, non solo, di raggiungere – con una voce fuori dal coro - il grande pubblico ma, anche, di far sì che, quella voce, dapprima debole e flebile, divenisse sentimento comune, opinione diffusa e, alla fine, verità condivisa


GLI ALTRI CAPITOLI DELL' INDAGINE :

CRONACA DI UNA STRAGE

PROBABILMENTE NON LO SAPREMO MAI
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