Deontologia professionale o mercato delle vacche?
Paolo Citran - 27-02-2009
Quali sono le strade per una nuova valorizzazione delle potenzialità cognitive dello studente ?

Il binomio di base è sempre quello del rapporto insegnamento/apprendimento, laddove non c'è posto né per il puero-centrismo, né per il magistro-centrismo, né per il mateto-centrismo.

Un triangolo virtuoso è dato dalla mediazione/interazione tra conoscenza e discente, mediazione che si regge su un ago della bilancia, rappresentato dal docente: il docente come esperto della conoscenza, dell'insegnamento, dei processi cognitivi del soggetto discente (e attenzione al processo, non solo al prodotto !) da saper riconoscere e valutare.

Di questo, che è l'essenziale, nei collegi docenti non se ne parla quasi più.

La cultura e l'attenzione alla crescita cognitiva degli allievi sta diventando l'ultimo interesse della scuola, un optional, insomma. E la didattica: notoriamente, non esiste.

Contano anzitutto l'immagine, poi l'autotutela, infine il marketing biecamente mercantilistico che bada all'apparire piuttosto che all'essere, che rispetto ai possibili "clienti" mette in piedi un autentico mercato delle vacche, facendosi le scuole quando possibile reciprocamente le scarpe anziché attivare benefiche sinergie in rete.

Le seguenti indicazioni sarebbero saggi consigli.

Docente e discente si collochino in un continuo rapporto prima di tutto duale, poi anche plurale (coinvolgente tutta la classe) di continuo scambio di feedback, di reciproci rinforzi informazionali, sociali, simbolici e talvolta anche materiali
.
Il docente abbia un "linguaggio piano", la capacità di "colpire" l'alunno secondo le modalità cognitive della vista, dell'udito, del tatto, del corpo-a-corpo (se e quando del caso). Il docente controlli il tono della voce, la chiarezza della concettualizzazione, la gestione della vicinanza-lontananza (fisica e simbolica) rispetto all'allievo. Gestisca la possibilità di riuscire a farsi capire, ad interessare e di tanto in tanto - ove ci riesce- anche ad entusiasmare.

Dobbiamo capire, noi insegnanti, che la competenza comunicativa, la competenza sentimentale, la capacità di una gestione equlibrata dell'affettività non sono doti innate intrasferibili, ma capacità apprendibili.
Ecco allora che il cognitivo trova il suo specifico nella scuola; il cognitivo in sé è di significatività relativa e fortemente élitaria. Perde questo carattere se decliniamo l'insegnamento badando a stili cognitivi, attese di successo, piacere e fiducia nella riuscita, ecc.
Se spiego il canone artistico greco classico, l'apollineo od il dionisiaco, dovrò farlo a parole, ma anche attraverso una stimolazione visiva e -perché no ? - esistenzialmente, visceralmente: le viscere le userò come strumento cognitivo e motivazionale.
Dovrò tenere infatti conto di altri fattori meta ed extra-cognitivi (vantaggio e svantaggio esperienziale, socioeconomico, socionutrizionale, socioculturale, da socio-risorse carenti, da deprivazione di libri, da ipersommersione nei media). Già in famiglia, già al nido (evviva il nido ! , se funziona; non parliamo della scuola dell'infanzia, purchè gestita da persone competenti).
E pensiamo poi alle auto-attribuzioni: "sono negato in matematica", "non ce la farò mai in latino", "odio la filosofia", "in ginnastica sono un dio", "ma chi se ne frega della fisica"; e via dicendo...
Qui l'insegnante ha un campo d'azione immensamente stimolante.

Ma la scuola dell'autonomia pare essere tutt'altro. Non la didattica, non la cultura interessa, ma l'accalappiare più studenti/clienti possibili e togliersi nella maniera più furbesca dalle proprio responsabilita di etica professionale.

E poi tutelarsi, tutelarsi, tulelarsi ..........

Ci si dimentica che la migliore pubblicità/promozione,/marketing, che una scuola può attivare è far scuola bene.

Questo dovrebbe essere il nostro marchio di scuola doc: il far scuola di qualità.

Non dépliants, non gadget, non libercoli autoreferenziali.
Scuola, colleghe e colleghi, scuola e ancora scuola, quella vera, quella giusta, quella democratica, quella che autenticamente garantisce il successo formativo e sforna persone pensanti.
Senza dimenticare una qualità che, se l'insegnante non ce l'ha, deve formarsela: la "competenza sentimentale".




Tags: competenze, comunicazione, conoscenza, educazione, insegnanti, studenti, apprendimento, qualità, scuola, autonomia, valutazione


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 C66    - 02-03-2009
L'intera terminologia su cui si regge la scuola dell'autonomia ("utente", "cliente", "offerta" formativa, "contratto" formativo etc.) è da mercato delle delle vacche: con simili premesse è velleitario pretendere che ne venga fuori qualcosa di diverso.