Note critiche col segno più

Una proposta democratica e per la scuola pubblica

Risposta ad Alessandro Rabbone (23 gennaio)

 

 

>La categoria era contraria all'art 29 ben prima che la destra si >mettesse alla testa (si fa per dire) della protesta. Comunque, >come ci ricorda Biuso, in parlamento non c'è solo la destra che >protesta. A meno che anche Verdi, Comunisti e Rifondazione non >"facciano il gioco delle destre".

>Il fatto di insistere sulla corporatività della sommossa in atto >è l'unico argomento che rimane a chi è favorevole al concorsone >e non ha più motivi per sostenerne la bontà nel merito.

 

Premesso che esiste un corporativismo di destra e uno di sinistra, vedi il COMU, una cosa è essere contrari in un'assemblea sindacale  (una sparuta minoranza lo fu sull'art. 29), e una cosa è costruire  un movimento su una piattaforma.

È proprio la presenza di posizione così opposte, direi opposti estremismi, che porta  a un accordo su contenuti corporativi, e precisamente l'abolizione e basta. Vogliamo fare una scommessa su quanto otterrete?

 

E comunque rimane il fatto rilevante che chi è per la privatizzazione opera per lo sfascio della scuola pubblica. E il polo è per la privatizzazione e squisitamente vi usa.

Rimanere ancora per anni senza alcun sistema di valutazione della qualità scolastica significa demandare alla nascita di una vera scuola privata la soluzione della qualità.

Come fate a nascondervi che alla fine si ritorna all'autoreferenzialità, cioè ci diciamo da soli che siamo bravi e non bravi.

Come fate a non vedere che il blocco di questo pasticcio di concorso si sposerà con il blocco di qualsiasi sistema di valutazione della qualità scolastica.

Come fate a non vedere che alla  fine:

- i genitori non devono valutare;

- gli studenti non devono valutare;

- i presidi non devono valutare;

- i soggetti esterni alla scuola non hanno gli strumenti per valutare;

- le commissioni di insegnanti  non hanno i titoli per valutare;

A chi la scuola?

A noi!

 

>Ve l'immaginate se il concorsone fosse stato proposto dalla >Falcucci e non da Berlinguer? La proposta avrebbe avuto la durata >di due giorni al massimo.

 

Per favore, per favore; quelli in 50 anni hanno solo pensato a come barattare i voti con le concessioni corporative, hanno sempre evitato  i fastidi di decisioni

impopolari, tanto a pagare era pantalone e gli studenti non li difendeva nessuno, ovviamente per questo no subivano grandi disturbi.

Il dramma della scuola è proprio qui. L'assenza di forza politica e di coraggio di prendere provvedimenti che possono essere vissuti per una certa fase come impopolari, si perdono voti a fare questo.

 

Ma vi rendete conto che io insegno da 29 anni e nessuno ha mai misurato se io sto dando  le conoscenze tecnologiche di 30 anni fa o quelle attuali. C'è stata una rivoluzione scientifica e tecnologica in questi anni e io  potrei benissimo parlare ancora di diodi e triodi, di catena di montaggio e taylorismo, di una mela al giorno toglie in medico di torno, e baggianate del genere.

Quando sono entrato nella scuola ho trovato solo lezioni frontali e metodo deduttivo.

Cosa è avvenuto in questi 30 anni nello sviluppo della ricerca sull'apprendimento? E la rivoluzione delle metodologie didattiche?

E la rivoluzione dei sussidi didattici?

Sono state stravolte le gerarchie dei linguaggi, lo scritto e il parlato dei miei studi sono diventati secondari rispetto alle immagini. E cosa insegnano gli insegnanti addetti ai linguaggi?

E sono dei dilettanti o hanno fatto degli studi seri sui linguaggi attuali?

E se la televisione cogliona tutti non è forse  anche perché non si studia cinema, televisione, ecc.?

E aggiungo ancora un aspetto che peggiora la situazione: quando sono entrato io a scuola  c'era assunzione in massa di giovani, erano inesperti ma almeno erano freschi di studi e vicino alla comunicazione giovanile . Ora  nella scuola non si entra più,  invecchiamo e nessuno  deve veder cosa diavolo  andiamo a raccontare nelle  aule?

E poi:  c'è qualcuno contrario a questo concorso perché per entrare nella scuola ha dovuto superarne già uno! Come dire che la capacità di insegnare è una acquisizione come il battesimo e la cresima.

Cioè nell'era dell'educazione permanente ci sono degli educatori che pensano di aver acquisito un qualche cosa che non deve essere sottoposto a  verifica e modifica? Io sbatterei fuori dalla scuola uno che la pensa così.

E si deve lasciare la verifica della propria professionalità  alla

sensibilità individuale?

Ma che razza di governo sarebbe quello che invece di rispondere a 56 milioni di italiani che hanno diritto di cittadinanza risponde solo agli 800.000 cittadini insegnanti?

 

Ho già detto altrove che sono d'accordo  per portare a livello di scuola la nostra valutazione, di  immetterla nel processo di autonomia.

Però io penso che per arrivare a valutare la  "nostra qualità si debbano prendere in considerazione diversi aspetti del nostro essere insegnanti. La capacità di essere attivi  e abili nei processi educativi implica la valutazione del nostro impegno ma anche delle nostre conoscenze disciplinari e metodologico-didattiche.

A livello di scuola chi avrebbe titolo a valutare le "conoscenze"? Non certo il preside, e neppure una commissione di insegnanti della scuola. E neppure il consiglio  di istituto.

Forse l'accertamento delle conoscenze si può risolvere cosi:

- ritornare all'obbligo di aggiornamento didattico e disciplinare ma con prova finale da superare;

- oppure lasciarlo volontario ma poi  a chi  va ai corsi e supera le prove finali si riconosce un merito/credito professionale.

 

Conclusione:

Una commissione o il consiglio di istituto, su richiesta dell'insegnante, mette insieme i crediti e i debiti (quelli  dell'impegno, quelli dei risultati che implicano l'intervento dei  genitori/studenti in merito alla qualità dei risultati raggiunti dall'unità scolastica, quelli delle conoscenze)  e alla fine assegna un passaggio di carriera.

Il passaggio di carriera è  soggetto sia ad ulteriori passaggi  che a reversibilità.

 

antonio limonciello

limant@fr.flashnet.it