Note critiche col segno più

Una proposta democratica e per la scuola pubblica

Risposta ad A. Rabbone (20 gennaio)

 

Limonciello:

>> Dall'osservatorio delle mailing list emerge un ampio fronte di

>> dissenso, un fronte composito che tiene insieme coloro che sono 

>> contrari per motivi ideologici e coloro che lo sono per motivi >> di opportunità.

 

Rabbone:

>Lo stesso potrebbe dirsi, a maggior ragione, per l'altro >"fronte", quello dei favorevoli, in questi ultimi tempi >abbastanza silenzioso.

 

Limonciello:

Non credo ci sia un fronte propriamente favorevole, perché quando si opera su una materia così complessa c'è sempre qualche cosa che non va, per cui non troverai una, dico una sola persona che ti dirà che questa è la cosa che si aspettava; per la stessa ragione troverai un fronte  contrario spropositato, perché, appunto, nessuno ritrova la soluzione cucita addosso a lui.

 

Rabbone:

>Il fatto che, in queste ultime ore, alcune forze politiche stiano >cavalcando la tigre dello scontento non sposta di una virgola il >dato di fatto incontrovertibile che la categoria stessa non >voleva l'articolo 29 (basta parlarne nelle scuole per rendersene >conto).

 

Non stanno cavalcando la tigre, hanno capito 2 cose:

1) finalmente  possono aprire una breccia negli insegnanti della scuola pubblica, categoria sociale che si erano giocati quasi del tutto per il loro programma iperliberista favorevole alla scuola privata (non  certo la pari opportunità berlingueriana)

 

2) l'eliminazione di qualsiasi tentativo di entrare dentro il problema della qualità, ogni tentativo di riqualificare il sistema pubblico deve fallire altrimenti si giocano la loro impostazione programmatica: contro lo statalismo e per l'impresa privata sempre e ovunque. Sono convinto che potrebbero tranquillamente dire che si stava meglio prima. Non a caso anche in queste liste si presentano posizioni dove si dice che nella scuola c'è il regime,

ovvero qualsiasi cosa si fa serve a promuovere i poteri della sinistra.

 

Il fatto che sia la destra politica a prendere in mano la protesta attuale, non è strumentale, è che la protesta è oggettivamente corporativa.

E io vi invito di nuovo a  rispondere alla domanda: Perché ogni volta che si fa una proposta non va mai bene, cosicché  c'è la sommossa e partono altri 10 anni per ripartire da zero?

Perché le varie petizioni in giro su cui si raccolgono le firme non propongono anche una soluzione alternativa che dia una risposta al rapporto Professionalità/ qualità del servizio/carriera?

 

Rabbone:

>E poi... è mai possibile che questa categoria sia composta tutta >da lavativi che rifiutano di farsi valutare e di entrare nel >merito della professione?

 

Limonciello:

Non ho mai pensato che fosse una categoria di lavativi, il problema  non è la presenza a scuola, in classe, i registri compilati, i compiti corretti, le programmazioni e le relazioni, è la qualità di tutto questo.

La nostra è  poi una categoria di vecchi, io per primo, e a una certa età non ci si vuol mettere in gioco.

Ironia della sorte proprio i più giovani sono esclusi. E ricordando le idee di base delle varie aree sindacali,  credo di essere abbastanza vicino al vero se indico nello Snals/ Sinascel ... la posizione di riconoscere l'anzianità, cioè vietare il concorso a quelli che hanno meno di 10 anni di ruolo.

 

Rabbone:

>Non è più probabile che, a livello generalizzato (e confuso) >senta in modo doloroso tutta la distanza tra i problemi reali >della scuola (compreso quello della valutazione) ed i giochi di >potere sindacal - burocratici?

 

Limonciello:

Doloroso che?

Si, io provo dolore ogni giorno, quando guardo in faccia certi miei colleghi, quando sento di cosa stanno parlando, la faccia che fanno al suono della campana,  gli sguardi all'orologio negli incontri collegiali, sbadigli, bisbigli, Scuola e didattica.

C'è una distanza hai ragione, è la distanza che sta dentro le persone, è l'alienazione senza alcuna idea di riscatto, è questo orgoglio con la puzza di fritto, sono i tramestii di corridoio, questi culi larghi da poltrona.

Non ci sto, vorrei dare una sgrullata, desidero un bel vento che scompagini tutto. L'opposizione al concorso  invece sale dalla cantina, sa di muffa.

 

Rabbone:

>Quanto all'essere propositivi direi che non c'è bisogno di grandi >ed articolate contro-proposte. Sarebbe stato sufficiente >continuare sulla strada dell'autonomia.  Dunque:

>1) Valutazione a livello nazionale  di ogni singolo istituto > (affidata ad agenzie esterne all'apparato burocratico).

>2) Valutazione del docente e incentivo alla professione a scelta >e discrezione di ogni singolo istituto (dirigenti, comitato di >valutazione, Collegio Docenti, Consiglio d'Istituto) sulla base >di una normativa nazionale che prevedesse margini di manovra >abbastanza ampi.

>Nel merito delle modalità concorsuali si sono già sprecati fiumi

>d'inchiostro (virtuale) e non sto a ritornare su questioni già

>ultra-trattate

 

Limonciello:

Questa ipotesi a lungo discussa nella vecchia lista "lascuola" era anche l'ipotesi di base di questo ministero, ci sono i documenti ufficiali, nonché l'ipotesi su cui lavorava la CGIL, tant'è vero che io l'ho letta nel 1996 proprio sulla rivista della CGIL "Proiezioni".

Ora i contratti si fanno in tanti,  sono decine i sindacati che partecipano alle trattative. E sono convinto che l'ipotesi tua non sia passata proprio perché tagliava fuori  un potere del sindacato, sia a livello di contrattazione, che a livello di servizio da vendere agli insegnanti.

Se vuoi la mia,  estremizzo così:

Quando i sindacati sono corporativi, e in questi anni lo sono e come, il potere politico, deve decidere per il bene generale, e operare anche senza il loro consenso. La scuola non è degli insegnanti, che ne sono solo i servitori, ma di tutta la società.

E se la società vuole sottopormi al giudizio dell'utenza, io ci devo stare. Ma son sicuro che le corporazioni hanno detto no.

C'è una differenza di fondo tra pubblico e privato, e quindi  anche tra chi lavora nel pubblico e chi lavora nel privato, ma di questo si è perso traccia.  Pubblico doveva essere servizio al cittadino, quindi misurarsi continuamente con i bisogni del cittadino, e invece pubblico ha significato sbattersene della qualità del servizio, sbattersene del senso di appartenenza, ecc.. Mi si vuole misurare? Come si permettono! 

E penso che questo concorso se si farà avrà un merito: quello di cominciare a far entrare l'idea di essere misurati; ti premio se accetti almeno di sottoporti a una valutazione Questo è un  obiettivo  di fondo, tant'è  vero che il rifiuto di farsi misurare è l'unico collante di questo caravanserraglio.

 

Ancora una domanda:

Pensi che i tuoi compagni di viaggio, non tu, siano disponibili a farsi giudicare dai genitori, dagli studenti? Forse l'1 %, l'altro 99 no.

Pensi che i sindacati che guidano la protesta vogliono farti misurare dall'utenza? Fossimo matti!

Mi sono divertito a vedere nella mia scuola chi firmava la petizione contro questo concorso, petizione naturalmente portata da un collega come te, diciamo contrario da sinistra.

Dirò a questo collega: ti ricordi  di quando guardiamo in faccia il collegio e incrociamo gli sguardi, i pensieri,  un certo fare sommerso interrotto per un attimo perché tu stai guardando, come sorpresi sul fatto. Come puoi prendere le loro firme? Come puoi costruire una posizione politica, una lotta con loro.

Come è possibile che tutti, proprio tutti quelli  che giudicavi male vengono a firmare la tua petizione. Perché non ti chiedi il significato di questo.

Ecco sono questo scorciatoie cattoliche, massimalismo+opportunismo, che mi fanno essere ebreo.

 

antonio limonciello

limant@fr.flashnet.it

 

Alessandro Rabbone

rabbone@tin.it