Note critiche col segno più |
Una
sommossa in atto
Come
coordinatore del didaweb seguo tutte le liste attive, in più ne seguo altre 6
fuori dal didaweb, e debbo constatare che da quando siamo tornati dalle vacanze natalizie tutte le liste specifiche,
tematiche o disciplinari che siano, stanno discutendo della stessa cosa: l'applicazione
dell'articolo 29 del contratto. Mai come in questo momento, da quando si sta
diffondendo internet e la posta elettronica,
è successo che "tutta la rete scolastica"
discutesse della
stessa cosa.
Una tale passione
non si è espressa per la firma del contratto, dal quale pure discende questo
esito, e neppure per tutte le riforme
in atto da qualche anno a questa parte.
Dall'osservatorio
delle mailing list emerge un ampio fronte di dissenso, un fronte composito che
tiene insieme coloro che sono contrari
per motivi ideologici e coloro che lo sono per motivi di opportunità.
L'area
ideologica si può suddividere in:
- coloro che
ritengono che gli insegnanti debbono avere tutti lo stesso trattamento economico
a prescindere dalla tipologia e dalla qualità della prestazione (credo i Cobas
e la sinistra Cgil);
- coloro che
ritengono che la professionalità docente non sia misurabile, quindi non è
possibile fare giustizia retributiva attraverso qualsiasi sistema di
valutazione dei docenti ( però poi si
promuovono e si bocciano i propri studenti
che pure dovrebbero essere non valutabili visto che si tratta di materia e
criteri simili);
- coloro che
ritengono che le differenze ci devono essere, ma solo in base a differenze di
qualità puramente nominali ed arbitrarie delle prestazioni; più chiaramente mi
riferisco a coloro che ritengono che più è alta l'età dei discendi e più è alta
la qualità del lavoro, ergo un
insegnante delle superiori deve prendere più di uno delle medie che a sua volta
prende più di
uno delle elementari, e via dicendo (credo Gilda);
- coloro che
ritengono che sia umiliante dopo anni di insegnamento essere misurati e
valutati per avere un aumento salariale;
- coloro che
ritengono che dopo questo concorso si creeranno delle differenze tra i docenti,
e più precisamente coloro che lo perdono saranno demotivati (chissà cosa
dicono a tutti i docenti che fino ad
oggi, a parità di salario, sono comunque
demotivati e/o presi dal secondo lavoro).
- coloro che
ritengono che il giudizio lo danno gli studenti e le famiglie (chissà come si comporteranno quando dovranno preparare i questionari e inventare il sistema di valutazione della
qualità del servizio scolastico offerto dalla propria scuola, cioè sarei curioso
di sapere che potere di intervento
riserveranno ai genitori e agli studenti).
L'area
opportunistica raggruppa:
- coloro che per
motivi di opportunità, negli anni passati, non si sono resi disponibili a
prendere determinate responsabilità, carichi di lavoro, sperimentazioni,
oppure a frequentare aggiornamenti, e
roba del genere. Qui si entra più nel merito, e succede che tutti coloro che
non hanno dato nulla, oltre il normale
impegno, si uniscono a coloro che non trovano nei vari titoli valutati quelli
che hanno conseguito (certo che si poteva fare di meglio, qualche voce
importante è stata dimenticata oppure è stata omessa per il compromesso tra parti differenti, ma perché non si lavora
su questo facendo proposte alternative?).
Sicuramente ho
dimenticato delle tipologie, comunque vada io prevedo che il fronte del
rifiuto, per la sua eterogeneità, non sarà propositivo, sarà capace solo di eliminare un tentativo di entrare nel
merito del nostro lavoro.
Succederà come
nei contratti del maturato economico (inizio anni 80), degli incentivi e della
valorizzazione della professionalità (contratti 87 e 88), cioè si bloccherà qualsiasi tentativo di differenziare
i salari in base alla qualità della prestazione.
Cosa si doveva
fare?
Negli ultimi 20,
cioè solo 8 anni dopo l'abolizione delle qualifiche, il potere di attribuzione
era solo dei presidi, si è tentato in
vari modi di introdurre nella scuola un sistema di carriera che non sia
l'anzianità di servizio, cioè il mero invecchiamento. Tutti questi tentativi
hanno visto una sollevazione di massa
dei docenti, possibile che erano tutti
sbagliati? E perché quando si parla per via teorica tutti dicono che è
giusto creare una carriera fondata sul merito, che è giusto che sia
riconosciuto economicamente la qualità
del proprio lavoro? Ci sono 2 modi per risolvere sul lavoro il problema
dell'impegno e della qualità: quello repressivo, cioè punendo coloro che non
fanno o fanno male, e quello propositivo, cioè premiando coloro che fanno
bene. Si possono avere tutti e 2
insieme, ma non si può non avere né l'uno né l'altro.
C'è chi dice che
il premio è una questione intima, cioè
provare piacere per quello che si fa? E chi impedisce che questo avvenga anche
dopo?
E comunque un
legislatore si deve porre un problema generale, e non nelle modalità del Cristo.
Vi ricordate la
proposta dei crediti? non quelli degli studenti, i nostri crediti. A cavallo tra gli anni 80 e 90, si propose di
creare un libretto insegnante, su questo libretto si accumulavano i crediti,
professionali, didattici e accademici, quindi assunzioni di carichi di lavoro
"extra", frequenza di corsi,
disponibilità a sperimentare,
specializzazioni universitarie, ecc... Ogni docente che raggiungeva una
certa quota aveva un avanzamento della carriera. Si disse di no, che l'unico
criterio doveva rimanere l'anzianità, annacquata dall'obbligo di 100 ore di
aggiornamento.
Si disse pure
che non bastava frequentare corsi, non bastava farsi carico di impegni extra
perché così facendo si premiavano
coloro che andavano a scaldar sedie nei corsi di aggiornamento, coloro che si
inventavano attività integrative e di recupero, o sperimentazioni pur di
guadagnare qualche spicciolo.
Insomma quando
si voleva premiare il lavoro in più si disse che non era buono perché non si misurava la qualità, ora che tentano un sistema misto che riconosce
per il 25 % quanto di credito si è accumulato nel passato, per il 25% quanto
sarà accertato da un test a risposte multiple,
e per il 50% quanto si valuterà la capacità di essere insegnante in
classe, o in una simulazione di insegnamento,
la cosa è giudicata scandalosa e da sommossa popolare.
Volendo
riflettere sul meccanismo, mi pare che
si da molta importanza alla prova didattica, un po' di importanza alle conoscenze
e poca importanza, e non completa per
tipologia, a ciò che si è fatto.
Ma qui si
obietta: ma chi avrà tanta scienza da giudicare me?
L'insieme dei
giudici non può essere credibile. Attenzione,
e perché quando il giudizio lo diamo noi è credibile?
Questa negazione
di credibilità del giudicante, la società civile dall'epoca di tangentopoli non
fa che ricusare i giudici, è un'implicita affermazione di non credibilità nostra quando giudichiamo
gli studenti.
Conclusione,
l'insieme della sommossa non è credibile, cioè, prima che vi indignate: ogni
singola posizione, ogni insegnante contrario è credibile, ma l'insieme delle diversità espresse danno una
sola somma: qualunquismo e corporativismo.
Tutta la buona
fede di molti sarà sommersa da questo
denominatore comune.
Spero che questo
fronte non vinca, spero che si scompagini in modo che possano essere avanzate
proposte alternative e su queste
vincere.
Personalmente
farò la domanda e credo che mi presenterò alla prova scritta.
Non mi preparerò,
voglio essere giudicato per quello che sono adesso, non voglio mettermi il
cerone per andare in televisione, e poi non ne ho il tempo e neppure la voglia,
tanto meno mi ha sfiorato l'idea di
spenderci dei soldi.
Voglio starci
dentro, solo così saprò davvero di che
si tratta.
Si fa sempre in
tempo con il prossimo contratto a
chiedere modifiche, e anche lo stravolgimento.
Ne ho provate
tante nella scuola, proverò anche questa, e mica perché sono pecorone, intanto
proponga il fronte che si oppone la
bandiera dietro cui dovrei marciare, io la
valuterò.
antonio
limonciello
limant@fr.flashnet.it