Note critiche col segno meno |
La cuccia
del cane
Io penso che il
Concorsone vada rifiutato alla radice.
Il fatto che
molti colleghi ne respingano i termini organizzativi ma ne accettino la ratio è
esattamente il motivo per cui il Concorsone si farà, in questa o magari in
altra forma, ugualmente aberrante. Che significano di per sé espressioni come
"valutazione della professionalità" o "carriera all'interno
della funzione docente"? Proprio nulla. È uno dei tanti esempi di quella
che Montalban chiama "continuità acustica", "quella continuità acustica
che è un fine in se stessa, che morirà con la tribù che la avalla, che non
rompe niente anche quando pronuncia parole di rottura". È pura continuità
acustica perché non è accompagnata dalla esplicitazione del paradigma su cui si
fonda: rendere la scuola omogenea all'ordine-disordine sociale, alla razionalità
del mercato e del più importante valore di mercato: il principio di
concorrenza. Non sono certo né il primo né l'unico a pensare che tale principio
sia quanto di più anti pedagogico si possa immaginare. Può avere un senso per
la società incivile occidentale; introdotto nell'ordinamento scolastico avrà un
effetto distruttivo dell'intero sistema, dei nostri saperi e, permettimi,
delle nostre
stesse competenze professionali. Io respingo il concorsone perché rigetto il
paradigma che lo sostanzia. Chi deve valutare l'insegnante? Il Preside,
cribbio. Mi pare sia pagato anche per questo. Ma capisco che i prossimi
dirigenti avranno altri compiti e alti obiettivi amministrativi, organizzativi,
per poter continuare ad occuparsi di quella vile materia che è la didattica in
tutti i suoi nauseabondi aspetti. Ci aspetta un futuro di manager e colleghi tecnocrati
e a noi insegnanti di serie B toccherà
di dormire nella cuccia del cane, come Totò nel film sull'eterno caporalato.
Con la differenza che nella cuccia del cane dovremo sistemare anche i nostri
poveri ragazzi, quei tanti che non ce la faranno a reggere lo stress, la
brutale competizione, la falsa ma feroce logica della meritocrazia, fondata
sull'unico merito dell'accettazione dell'esistente.
Marino
Bocchi
mabo@pianeta.it