Nelle elementari e medie di Firenze ci sono ragazzini di 45 nazionalità diverse
Cinesi, rumeni, peruviani tra i banchi c´è mezzo mondo
di Claudia Riconda
Demba non aveva mai visto «le case lunghe», Demba non era mai entrato dentro una macchina, Demba ha preso l´ascensore e «credevo di cadere giù», Demba per giorni non ha dormito perché in Senegal «sentivo il rumore degli elefanti e qui no». Demba non ci voleva proprio vivere, in Italia, a Firenze. Non parlava la lingua, non ci capiva, aveva sempre freddo. Ora, dice, ora che ho imparato l´italiano, voglio restare, ho dei nuovi amici, conosco ogni via del mio quartiere.
A Firenze ce ne sono 2.479 di ragazzini come lui: sono gli stranieri iscritti nelle scuole elementari e medie del Comune. Sono loro a riempire le classi: nel quartiere 5 sono il 38 per cento di tutti gli alunni, nell´1 sono il 21 per cento, nel 4 il 18, nel 2 il 17, nel 3 il 6 per cento. Tantissimi i cinesi, il 17 per cento, poi albanesi il 15, rumeni il 10, poi filippini e peruviani, marocchini e rom. Bambini di 45 nazionalità diverse che hanno difficoltà a inserirsi nella nuova realtà perché non ne conoscono la lingua: arrivano all´improvviso, per motivi più diversi, guerre, malattie, fame, e vengono subito iscritti nelle nostre scuole. Da quattro anni l´assessorato alla pubblica istruzione di Daniela Lastri organizza per loro corsi di alfabetizzazione all´interno delle scuole (700 mila euro l´anno l´investimento del Comune): attualmente i centri specializzati sono tre, l´Ulysse presso la scuola Agnesi nel centro storico (che da settembre si sposterà temporaneamente al quartiere 2 per ristrutturazione dell´Agnesi), il Ghandi alla Paolo Uccello zona Novoli-Brozzi, il Giufà alla Barsanti nel quartiere 4 (non sono lezioni extrascolastiche, ma rientrano proprio nel piano di offerta formativa della scuola). Si apprende l´italiano, ma senza perdere la propria lingua, la propria cultura. Uno scambio continuo, non solo tra le parole, ma anche tra le culture, la geografia, le usanze.
Si impara la ricetta degli gnocchi, ma intanto si insegna agli altri quella del cous cous marocchino, si ascolta come si pronuncia una parola in italiano e però poi si spiega agli altri come non storpiarne una cinese, si scrivono pensieri, sogni, paure, e soprattutto si disegna quello che si vorrebbe: in una mappa delle Piagge i bambini del centro Ghandi hanno disegnato il mare. L´esperienza di questi quattro anni è diventata tre libri, «Viaggio negli alfabeti», pubblicati oggi dalla casa editrice Vannini, che saranno in tutte le librerie d´Italia. C´è la storia del senegalese Demba, e di molti altri bambini che hanno imparato l´italiano nei tre centri: quest´anno sono stati 730, e in media hanno seguito le lezioni per due giorni e mezzo alla settimana. Oltre un terzo cinesi (il 35 per cento, in leggero calo rispetto al boom del 2001-2002), poi Rom (16 per cento, in calo anche loro), mentre rumeni (10 per cento) e rumeni (il 4) sono in aumento costante.
(23 maggio 2005 - ore 11.43)
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