Sostegno: cattedre vuote, supplenti senza specializzazione e ore assegnate insufficienti. E il concorso non risolverà i problemi

Da ORIZZONTE SCUOLA
Di Fabrizio De Angelis

La piaga del sostegno non tende a sanarsi. Anno dopo anno la situazione per gli alunni con disabilità non solo non trova soluzioni ma costantemente mostra un peggioramento, sotto diversi punti di vista.

Ad aiutarci a ricostruire il quadro di questa situazione l’ultimo rapporto ISTAT, di cui ci siamo già occupati. Un quadro che vede un enorme difficoltà da parte della scuola italiana, di garantire un sostegno adeguato ed equo a tutti gli alunni e studenti con disabilità.

PEI: il 25% degli studenti rimasto senza ad anno scolastico inoltrato

Partiamo dal PEI: in base all’ultimo rapporto ISTAT, circa il 25% degli alunni e studenti con disabilità al 31 ottobre 2022 non aveva ancora ricevuto il piano educativo individualizzato. Una lacuna sostanziale, dato che il PEI è la stella polare per dirigenti scolastici, insegnanti e genitori. Lì, ad esempio, oltre alle modalità didattiche da utilizzare durante l’anno scolastico cucite su misura dell’alunno o studente, sono indicate le ore di sostegno che ogni bambino o ragazzo dovrà avere. E se manca questo documento come si assegnano le ore di sostegno? Che poi, purtroppo, sappiamo che anche quando c’è il PEI che assegna il numero di ore di sostegno adeguate, spesso le cose non filano lisce. Anzi.

 Ricorsi al TAR: al Sud più che al Nord

 Partiamo da un numero, ovvero quello medio di ore settimanali di sostegno fruite da ciascun alunno, che ammonta a 15,3. Il report mostra il confronto tra gli ordini scolastici e mostra come sia la scuola dell’infanzia ad avere più ore di sostegno (20,2 ore), seguita dalla scuola primaria (16,7) e dalla secondaria di secondo grado (13,4).

 Interessante il confronto a livello territoriale, dove appare più evidente la maggiore presenza di ore di sostegno al SUD: mediamente si hanno oltre 3 ore settimanali in più rispetto a quelle rilevate nelle scuole del Nord.

 Tuttavia, spesso le famiglie sono costrette a ricorrere alla giustizia per ottenere le ore di sostegno necessarie per gli alunni con disabilità.

 Nel 2022/2023 il 4% delle famiglie ha presentato ricorso al TAR, denunciando l’assegnazione delle ore di sostegno non adeguate rispetto alle reali esigenze. Anche in questo caso, si riscontra una differenza fra Sud e Nord: nel Mezzogiorno i ricorsi risultano più frequenti (5,4%) mentre nel Nord la quota scende al 3%.

Alunni con disabilità: quale continuità didattica con il valzer di insegnanti? 

Lo stesso rapporto ISTAT mostra un altro aspetto deficitario riguardo il sostegno: durante l’anno scolastico 2022/2023 la quota di alunni con disabilità che ha cambiato insegnante di sostegno rispetto all’anno precedente è stata pari al 59,6%, sale al 62,1% nelle secondarie di primo grado e raggiunge il 75% nelle scuole dell’infanzia.

Il fenomeno, riporta l’Istat, è piuttosto stabile su tutto il territorio e sembra consolidarsi nel tempo, non si riscontrano infatti differenze rispetto al passato.

 Che poi, purtroppo, sappiamo che anche quando c’è il PEI che assegna il numero di ore di sostegno adeguate, spesso le cose non filano lisce. Anzi.

 Ricorsi al TAR: al Sud più che al Nord

Partiamo da un numero, ovvero quello medio di ore settimanali di sostegno fruite da ciascun alunno, che ammonta a 15,3. Il report mostra il confronto tra gli ordini scolastici e mostra come sia la scuola dell’infanzia ad avere più ore di sostegno (20,2 ore), seguita dalla scuola primaria (16,7) e dalla secondaria di secondo grado (13,4).

 Interessante il confronto a livello territoriale, dove appare più evidente la maggiore presenza di ore di sostegno al SUD: mediamente si hanno oltre 3 ore settimanali in più rispetto a quelle rilevate nelle scuole del Nord.

Tuttavia, spesso le famiglie sono costrette a ricorrere alla giustizia per ottenere le ore di sostegno necessarie per gli alunni con disabilità.

 Nel 2022/2023 il 4% delle famiglie ha presentato ricorso al TAR, denunciando l’assegnazione delle ore di sostegno non adeguate rispetto alle reali esigenze. Anche in questo caso, si riscontra una differenza fra Sud e Nord: nel Mezzogiorno i ricorsi risultano più frequenti (5,4%) mentre nel Nord la quota scende al 3%.

 Alunni con disabilità: quale continuità didattica con il valzer di insegnanti?

Lo stesso rapporto ISTAT mostra un altro aspetto deficitario riguardo il sostegno: durante l’anno scolastico 2022/2023 la quota di alunni con disabilità che ha cambiato insegnante di sostegno rispetto all’anno precedente è stata pari al 59,6%, sale al 62,1% nelle secondarie di primo grado e raggiunge il 75% nelle scuole dell’infanzia.

Il fenomeno, riporta l’Istat, è piuttosto stabile su tutto il territorio e sembra consolidarsi nel tempo, non si riscontrano infatti differenze rispetto al passato.

 L’Istat pone anche un altro dato su cui riflettere, ovvero il 9% di alunni che invece ha cambiato insegnante per il sostegno nel corso dell’anno scolastico. Sembra una percentuale bassa ma a ben guardare significa che tantissimi alunni con disabilità hanno iniziato con un docente e hanno terminato con un altro. Se in mezzo non ci sono stati altri cambi.

Ecco allora che si tocca una questione da sempre centrale, ovvero la continuità didattica, un problema per tutti gli studenti ma che per i ragazzi e bambini con disabilità diventa ancora più difficile da affrontare.

Il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara sta ragionando su come mettere un freno a tale fenomeno: “Abbiamo già pronta una norma che sarà presentata nel prossimo consiglio dei ministri e prevede che, se i genitori sono soddisfatti di come il docente di sostegno si è rapportato con il giovane con disabilità, a loro richiesta il docente può restare accanto allo studente per tre anni. E’ molto importante per garantire la continuità didattica”, ha annunciato Valditara proprio negli ultimi giorni.

La misura dovrebbe essere presente nel decreto semplificazioni, come spiegato in un altro articolo.

 Un terzo di docenti di sostegno non ha la specializzazione

C’è esigenza di docenti di sostegno dunque. Che risultano sempre pochi rispetto alle esigenze, visti i numeri di cattedre vuote che ogni anno devono coprirsi con precari.

Precari che non sempre hanno una formazione ad hoc, anzi sono tantissimi i docenti supplenti privi di specializzazione. Sempre l’ISTAT mostra infatti come da un lato l’offerta di insegnanti di sostegno ha visto un incremento del 10%, con un rapporto alunno-insegnante di 1,6, superiore a quello previsto dalla legge. Ma il dato preoccupante è che un terzo degli insegnanti non ha formazione specifica, oltre al fatto che il 12% viene assegnato in ritardo.

Quello della formazione specifica è un altro tassello su cui vorrebbe intervenire il Ministro: “le università devono garantire più formazione sul sostegno. In questo è in atto un’interlocuzione con i vari rettori perché mettano a disposizione più posti di specializzazione sul sostegno”, ha detto Valditara, facendo riferimento all’annoso problema dei posti del TFA sostegno, che seguono sempre una distribuzione inversa rispetto al fabbisogno: meno posti nelle Università del Nord, proprio dove c’è grande carenza di docenti di sostegno e di contro tantissimi posti presso gli Atenei del Sud, dove invece i posti per gli insegnanti di sostegno sono sempre pochi.

 Il concorso non risolverà molti problemi. E non ci sarà l’assunzione da GPS prima fascia

Il Ministero ha diffuso i dati relativi ai candidati al concorso a cattedra per il sostegno le cui prove si svolgeranno a breve. E si capisce subito come non si risolveranno molti problemi. Nelle aree del Nord le iscrizioni degli aspiranti docenti di sostegno sono in alcune aree molto al di sotto dei posti disponibili.

Ad esempio, come riportato in precedenza, in Lombardia, nell’ambito della scuola dell’infanzia, contiamo solamente 84 candidati si sfideranno per 440 posizioni disponibili. La situazione diventa ancora più evidente nel contesto della scuola Primaria, dove ben 171 candidati mirano a occupare uno dei 4.111 posti. Tuttavia, la secondaria di I grado presenta una sfida maggiore: anche se ogni candidato (in totale 530) ottenesse un posto, ci sarebbero ancora posti vacanti, dato che le posizioni aperte sono 2.019.

In Piemonte, alla scuola dell’Infanzia contiamo 39 candidati per 232 posti, mentre alla Primaria 48 per 1.357. In Emilia Romagna i candidati per la primaria sono 88 per 761 posti.

Di contro, nelle regioni del Sud troviamo i 15 posti per la Sicilia nell’Infanzia che saranno contesi da 1.299 candidati e i 51 posti alla Primaria da ben 3.300 candidati. La punta massima la si trova alla Secondaria dove 31 posti saranno contesi da 5.538 candidati, seguita dal Lazio con 216 posti alle Superiori che saranno contesi da 5mila 111 candidati.

Appare dunque impervia la strada per alunni e studenti con disabilità e insegnanti di sostegno. A maggio ragione perchè quest’anno, a differenza dei tre anni precedenti, non ci sarà l’assunzione da GPS di prima fascia.

Il decreto milleproroghe, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 28 febbraio, non ha prorogato l’assunzione da GPS sostegno prima fascia per i docenti specializzati. Misura introdotta dal decreto sostegni bis nel 2021.

 La logica di questa assenza, come scritto in precedenza, è data proprio dal fatto che sono in corso di svolgimento i concorsi sia per posti di sostegno infanzia /primaria che sostegno secondaria, le cui immissioni in ruolo sono previste per l’estate 2024. E nel prossimo autunno è previsto il secondo concorso della fase straordinaria PNRR.

 Vi è un’altra procedura, che è quella delle graduatorie regionali sostegno prevista dal Decreto n. 259 del 30 settembre 2022, che permette la candidatura dei docenti specializzati per l’assunzione dopo la fase ordinaria. Al momento mai applicata, potrebbe rappresentare un tassello importante delle assunzioni 2024.


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