L'insolenza del Ministero della pubblica distruzione
Barbara Pianta Lopis - 16-01-2007
In questi otto mesi di governo di centro-sinistra è stato spiegato al popolo della scuola, che non era possibile continuare nella logica di nuove riforme in sintonia con i nuovi governi che si succedono. Quindi, anche per quanto riguarda lo specifico scuola, la tattica del "cacciavite" era la più idonea per smantellare la riforma Moratti. (Smontare pezzo per pezzo, per ricostruire piano piano). L'abrogazione della stessa era rischiosa non avendo i numeri sufficienti al Senato, e poi ormai la riforma del primo ciclo era quasi ultimata. Ecco perché nel programma dell'Unione si parlava di cancellazione di tutti quegli atti non linea con il programma. La questione dei numeri ce l'aveva spiegata bene anche Fioroni davanti a Montecitorio ("in politica ci vogliono i numeri"), quando gli abbiamo consegnato la Legge d'Iniziativa Popolare "Per una Buona scuola per la Repubblica". In un'altra occasione, lo abbiamo invitato anche al convegno "La scuola come l'acqua", nell'ottica di quell'ascolto e partecipazione che questo governo tanto raccomanda prima di prendere decisioni. Lo stesso nostro Presidente della Repubblica, in occasione del discorso a fine anno, ha ricordato al popolo italiano quanto sia importante la partecipazione dei cittadini alla politica, e ha invitato gli italiani a non allontanarsi da essa (avrei preferito che avesse invitato i politici a non allontanarsi dal popolo, ma non si può avere tutto dalla vita!).

Ora tutto sembra più chiaro. Se il programma dell'Unione lasciava qualche speranza di vedere una svolta positiva verso un miglioramento del sistema dell'Istruzione Pubblica (quella aperta a tutti/tutte, di migliori investimenti, di piani di investimenti nell'edilizia pubblica, ecc...., insomma quella che crea le condizioni per garantire ciò che afferma la nostra Costituzione), scopriamo che non è più così.
Dopo le prime circolari che viaggiavano nella nebulosa della parole (orario unitario ma spezzatino di fatto; anticipi per l'infanzia laddove ci sono le strutture che non ci sono; conferma dei vecchi programmi e delle nuove indicazioni nazionali, ma con libri di testo solo riformati; grande accento sull'autonomia delle scuole ecc...) ora il progetto si svela in tutta la sua interezza.

Per quanto riguarda l'ascolto scopriamo, che il 25 e 26 gennaio di questo anno, alcune scuole selezionate dal Ministero, godranno del privilegio di compilare questionari su argomenti non precisati o meglio di fatto secretati, che serviranno al Ministero per prendere in questo anno-ponte i provvedimenti necessari per migliorare il sistema d'Istruzione. Nel caso nessuno lo sapesse questo si chiama ascolto!!. 20 studenti, 20 insegnanti, 20 famiglie, 20 non so chi per ogni scuola prescelta, diranno la loro come in un telequiz, dove le domande le sapranno solo al momento, così come a noi è concessa la possibilità di continuare a sperare. Tutto questo senza che sul sito del Ministero ci sia nulla, ne del D.M. che ha approvato il progetto, ne chi siano i membri della commissione che valuteranno i risultati, ne le specifiche finalità, ne i provvedimenti in cantiere. Questo in una democrazia moderna si chiama ascolto e trasparenza! Peggio dei Servizi Segreti.

Apprendiamo poi che con il cacciavite si possono proporre provvedimenti, come quello annunciato a Caserta, di agevolazione fiscale del tipo di cui godono le fondazioni e le donazioni. Ma non solo: anche di un aggiustamento degli organi collegiali, ma solo ai fini della gestione economica, con l'istituzione di un organo terzo dove potrebbero trovare posto enti locali, associazioni e privati. Qui si tratta non di riforma, che con il "cacciavite" non si può fare, ma di una rivoluzione vera e propria.

Quello che pensavamo di aver buttato dalla porta ci rientra non dalla finestra o dalla porta di servizio e nemmeno dalla porta di casa, bensì dal portone principale, come un carro armato.

Come è possibile che un Ministro possa offendere in questo modo l'intelligenza di tutti quelli che in questi anni hanno lavorato per resistere alla Riforma Moratti?

C'era veramente bisogno di un ulteriore ascolto "selezionato" dopo che i dati PISA, OCSE, INVALSI e anche ISTAT hanno sfornato le loro pagelle? Senza contare la prima Legge d'iniziativa Popolare sulla scuola che porta le firme di ben oltre 100.000 cittadini! E poi mi chiedo cosa vorrà mai sapere dai bambini di 4° elementare e 2° media ai fini di provvedimenti da prendere in futuro? Perché mantenere tutto nel silenzio?

E perché cercare di farci credere che una modifica solo sul piano della gestione economica della scuola non influenzi la natura e le scelte didattiche delle stesse?

Come è possibile spacciare tutto questo per trasparenza ed ascolto e scuola pubblica?

Se fino a Dicembre 2006, il popolo della scuola pensava di essere alla frutta, ora non c'è dubbio: ci siamo già bevuti anche l'amaro, è rimasto solo il conto. Ah... e non dimentichiamoci di pagare la mancia! Tanto le conseguenze, di una cattiva digestione li vedremo tra una o due generazioni, quando anche il mercato della conoscenza sarà saturo e andrà a cercare altre piazze.

Vivere ancora di speranze o di timori, in questo momento significa rinunciare al nostro dovere di cittadini e alla difesa di quella scuola pubblica sancita negli articoli della nostra Costituzione. Noi popolo della scuola, che trasmettiamo e spieghiamo alle nuove generazioni le complessità delle nostra società, abbiamo il dovere morale e civile di reagire e di evitare che i nostri figli possano dire un giorno che siamo stati dei "co...ni" (chiedo scusa ai lettori per il termine, ma non riesco a trovare un sinonimo più adatto) e che questo è il mondo che gli abbiamo lasciato!

Barbara Pianta Lopis - Napoli

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 oliver    - 24-01-2007
Per fortuna che il ministro ha assunto un atteggiamento da cacciavite, montarsi la testa avrebbe significato una siotuazione disastrosa sia sul piano didattico che in quello organizzativo. A proposito di scuole selezionate per fare valutazioni su possibili interventi non capisco dov'è sarebbe l'aspetto malevolo. I rimpianti della scuola Morattiana non permette di avere nulla di buono. Buon lavoro