Aprile on line - 10-06-2006 |
Rifondazione batta un colpo Salvatore Cannavò* Ci sono certamente molte ragioni per chiedere una verifica all'interno dell'Unione dopo quanto avvenuto nelle ultime settimane. In questi primi giorni di attività di governo, infatti, si sono addensati tanti elementi di contrasto da far dimenticare la soddisfazione per il successo elettorale del 9 e 10 aprile. Già la formazione stessa del governo ha lasciato l'amaro in bocca a gran parte dell'elettorato di centrosinistra - soprattutto alle donne - sgomento per il gioco delle spartizioni e delle moltiplicazioni dei posti. Ora si profilano nodi politici di grande spessore che però dicono di un inizio non promettente. Si pensi alla determinazione con cui il governo propone una manovra-bis che, a detta del ministro Padoa Schioppa dovrà essere all'insegna del rigore e della moderazione salariale. Non era questo il profilo descritto dal programma di governo senza contare che in Italia manovra-bis è sinonimo di stangata. Non a caso i sindacati, a partire dalla moderata Uil, si sono detti contrari. C'è poi il capitolo guerra. Prodi ha ribadito recentemente l'impegno al ritiro dall'Iraq ma questo avviene con una imprecisione nelle date e con la sensazione che il governo non voglia discostarsi troppo dagli impegni precedentemente assunti da Berlusconi. Vedremo. E' però sull'Afghanistan che i problemi sono maggiori vista l'inconciliabilità delle posizioni tra chi, come Rifondazione, ha sempre osteggiato quella missione e chi, come l'Ulivo, l'ha approvata. La determinazione di Parisi a mantenere la missione militare in Afghanistan, ribadita al vertice Nato di giovedì, fa pensare che su questo punto ci sarà una divaricazione con chi, come il Prc, non può assolutamente accettare di approvare ciò che finora ha sempre contrastato. E poi, ancora, le dichiarazioni imbarazzanti di Prodi circa il "folklore" che produrrebbero partiti come Rifondazione e il Pdci, l'idea di affidare a Giuliano Amato una commissione sulla bioetica all'interno del governo (e perché non a una donna? perché proprio al ministro degli Interni?), fino ad arrivare al siluramento immorale della candidatura di Lidia Menapace a presidente della Commissione Difesa del Senato dietro la quale si sono viste le pressioni e le ingerenze dei vertici militari. Insomma, ce n'è abbastanza per fare il punto della situazione all'interno dell'Unione e poco importa se questo accade solo dopo due settimane l'insediamento del governo. La gravità dei fatti descritti infatti non consente deroghe. Il nodo riguarda da vicino anche le forze della cosiddetta sinistra alternativa e/o radicale, a cominciare dal mio partito, Rifondazione, perché i malumori sono evidenti e lo sconcerto si fa sentire in ampie parti dell'elettorato. Al di là del giudizio sul governo, il punto all'ordine del giorno è se e come la sinistra alternativa farà marcare la propria autonomia di iniziativa e di posizione rispetto alle ali moderate dell'Unione che invece procedono a ritmo spinto. I nodi sono già aperti: la qualità della manovra-bis e il ritiro delle truppe dall'Iraq e dall'Afghanistan. Tutti diciamo che non vogliamo questa missione militare ma cosa faremo per impedirla? Da questo punto di vista, l'ipotesi di un Forum dei parlamentari pacifisti, che ha caratterizzato la scorsa legislatura, è quanto mai attuale e necessaria. Un altro terreno di iniziativa è la prevista mobilitazione dei movimenti sociali, a cominciare da Fiom, Arci e sindacalismo di base, contro la legge 30 e la precarietà. Anche qui, serve un chiaro supporto a questa iniziativa, prevista per l'8 luglio, per affermare con forza che il segno del governo che ha sconfitto Berlusconi non è quello impresso da Tommaso Padoa Schioppa ma quello del no alla guerra e al liberismo. *Deputato Prc, portavoce della minoranza interna “Sinistra critica” index.asp?numero='180' |
Andreagan - Rete Lilliput - 08-06-2006 |
Non violenza: Giochi di potere a difesa della “difesa” Un vero colpo di mano quello che ha voluto mettere fuori gioco Lidia Menapace alla candidatura alla Presidenza della Commissione Difesa del Senato. La Rete di Lilliput auspica un ripensamento e una presa di posizione del partito dell´Italia dei Valori e dell’Unione affinchè i percorsi del disarmo siano maggiormente considerati e valorizzati nelle sedi parlamentari. Uno schiaffo alle tante proposte sui temi del disarmo tra cui la difesa popolare nonviolenta e la riconversione dell’industria bellica tanto invocati e sostenuti in questi anni da moltissime realtà della pace in Italia. Questo segnale suscita preoccupazione sul metodo con cui l’Unione intende affrontare i temi della pace e del disarmo in quanto crediamo che per una politica di prevenzione dei conflitti occorra una strategia compatta e condivisa che non lascia intravvedere segnali controversi. Per questo chiediamo le dimissioni del neo-eletto Presidente della Commissione della Difesa del Senato e una chiara conferma della senatrice Menapace precedentemente indicata dall’Unione. Lidia Menapace è nata a Novara nel 1924, partecipa alla Resistenza, è poi impegnata nel movimento cattolico, pubblica amministratrice, docente universitaria, fondatrice del "Manifesto"; è tra le voci più alte e significative della cultura delle donne, dei movimenti della società civile, della nonviolenza in cammino. Nelle elezioni politiche del 9-10 aprile 2006 è stata eletta senatrice. La maggior parte degli scritti e degli interventi di Lidia Menapace è dispersa in quotidiani e riviste, atti di convegni, volumi di autori vari. |
Da “Il Paese delle donne” - 08-06-2006 |
Bocciata con un blitz la candidatura di Lidia Menapace alla Commissione Difesa del Senato Cristina Papa Siamo uscite dal silenzio, ma loro non sono usciti dalla sordità Lidia Menapace non ce l’ha fatta, e quando già la sua elezione a presidente della commissione difesa del senato sembrava certa, con un colpo di mano, che ha visto la complicità compiaciuta della destra, al suo posto è stato nominato Sergio De Gregorio dell’Italia dei Valori. De Gregorio, stando a quanto riportano le prime agenzie, avrebbe dichiarato: “Il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro era stato informato di questa operazione che ha portato me alla presidenza della Commissione Difesa, per non lasciarla a una persona come Lidia Menapace, che non ha i nostri stessi valori”. Di Pietro smentisce sdegnato e chiede le dimissioni del suo uomo. Per fortuna insorgono amche le altre parlamentari, che sulla composizione del governo avevano cercato di evidenziare gli aspetti positivi (maggior numero di donne rispetto al governo precedente). In dubbio la lealtà di De Gregorio anche per Anna Finocchiaro, secondo cui quest’ultimo “non solo viene meno ai patti, ma anche al dovere di lealtà nei confronti dell’Italia dei valori”. Manuela Palermi, presidente del gruppo Insieme con l’Unione, Verdi-Pdci e capogruppo nella Commissione Difesa, si schiera al fianco della candidata di Rifondazione chiedendo ad alta voce le dimissioni di De Gregorio: “Quello che è accaduto oggi è un atto di gravità inaudita. Chiederò nelle sedi opportune, che il senatore De Gregorio sia invitato a dimettersi da presidente della Commissione Difesa - e conclude - E’ necessario ed urgente un chiarimento all’interno del centrosinistra, e soprattutto con l’Italia dei Valori” Questa maggioranza ha cominciato male e continua peggio, nonostante le dichiarazioni di voler dare spazio alle donne, sembra, infatti, avere un problema serio di sdoppiamento della personalità e, verrebbe da dire, soffre di misoginia acuta. Non si spiegano altrimenti le dichiarazioni di molti rappresentanti dell’Unione che davanti alle proteste venute da tanti settori della società, non solo dalle femministe e dal mondo delle pari opportunità hanno candidamente dichiarato che anche a loro sarebbe piaciuto che ci fossero piu’ ministre nell governo! Le elezioni amministrative hanno visto una pletora di uomicchi, mi sia consentito il termine, occupare le teste di lista, anche delle più radicali formazioni della sinistra, con il risultato, che compagne preparate, con un reale rapporto con il territorio e una forte relazione con le elettrici che ce l’hanno messa tutta per farle eleggere, sono state escluse, naturalmente tra lo stupore dei loro compagni di partito. Certo, il bliz alla Commissione difesa del senato potrebbe rappresentare l’ultima bassezza, il colpo di coda di una classe dirigente che ha paura della pace ma anche di schierarsi apertamente in favore della guerra. Di una generazione di politici che ha paura della potenzialità delle donne di rivoluzionare la politica, ma che piuttosto che esporsi rivendicando la propria ostinata idea monosessuata della politica preferisce passare per una banda di smemorati di Collegno, di rincretiniti che con sincero stupore guardano le conseguenze delle loro azioni senza capire che c’è un nesso di causa effetto tra le loro pratiche politiche e l’assenza delle donne dalla scena politica. E alla faccia di Ignazio La Russa, presidente dei deputati di An, che almeno si dice apertamente “lieto che la senatrice Menapace non sia stata eletta”. Altro che governo Zapatero, questo governo e questa sinistra non ci traghetteranno nemmeno vicino al limbo delle più tristi rivendicazioni emancipazioniste. Siamo uscite dal silenzio, ma loro non sono usciti dalla sordità, e se provassimo a ripeterglielo con un’altra manifestazione? http://www.womenews.net/spip/article.php3?id_article=681 |