Le prospettive dopo i primi atti del nuovo Governo
Comitato nazionale - 02-06-2006
L'assemblea dell'Associazione Per la Scuola della Repubblica, convocata il 28 maggio per un'analisi del mutato quadro politico istituzionale, ha valutato positivamente la fine della gestione berlusconiana della scuola emblematicamente rappresentata dalla controriforma Moratti.
Ha espresso, però, sconcerto e preoccupazione per le conclusioni.
I Ministri competenti, infine, provvederanno alla rimodulazione dei tempi di attuazione del II ciclo della Riforma della scuola, contenute nella comunicazione, inviata il 26 maggio dal ministro per i Rapporti con il Parlamento e le Riforme, Vannino Chiti, ai Presidenti del Senato, Franco Marini, e della Camera, Fausto Bertinotti, sulle indicazioni del Governo per la predisposizione del calendario dei lavori parlamentari del primo immediato periodo.
Rimodulare i tempi di attuazione significa che non solo non s'intende abrogare legge 53/2003 ma si pensa di attuarne, seppure in tempi diversi, il decreto sul secondo ciclo, senza lasciare intravedere una sua radicale revisione né, implicitamente, dei provvedimenti concernenti il primo ciclo. Lo conferma il provvedimento del Ministro Fioroni di sospensione dell'entrata in vigore del decreto ministeriale n.775 del 31 gennaio 2006, sulla sperimentazione del sistema dei licei a partire dal prossimo anno scolastico.
L'associazione, nel ribadire la sua convinzione dell'inemendabilità della Riforma Moratti perché ispirata a principi e ideali del tutto diversi da quelli iscritti nella Costituzione, conferma la sua proposta di abrogazione della stessa nei primi cento giorni di vita del governo. Propone al tempo stesso di definire un progetto condiviso della scuola che s'intende costruire a partire dalla Proposta di una buona scuola della Repubblica, elaborata attraverso un'ampia e diffusa consultazione, che presto sarà presentata in Parlamento come Legge d'iniziativa popolare.
Il sistema scolastico per essere adeguato alle esigenze della società in rapida e profonda trasformazione ha bisogno:
a) che si operi un più radicale rinnovamento della sua gestione e del suo governo
b) che si riaffermi concretamente e senza equivoci la centralità della scuola pubblica
c) che infine si torni a radicare i pluralismo della sua offerta formativa sul principio della laicità.
L'autonomia del sistema scolastico, nata come autonomia della scuola dagli apparati ministeriali, a livello nazionale, e amministrativi, a livello locale, si è trasformata nel corso del processo di attuazione da un lato, nel decentramento di funzioni e modesti spazi d'iniziativa alle singola scuole, dall'altro nel rafforzamento della loro dipendenza proprio degli apparati burocratici. Più forte è la dipendenza del dirigente scolastico, trasformato in funzionario della Pubblica amministrazione, mentre sono aumentate le competenze degli assessorati regionali; nel contempo ha stimolato una pericolosa concorrenzialità e rincorsa al progettificio che mette in discussione il ruolo istituzionale della scuola statale. Ne deriva una deresponsabilizzazione dei docenti e una diminuzione della libertà d'insegnamento posta dalla Costituzione a garanzia nel quadro della collegialità della formazione delle nuove generazioni. Le scuole, costrette a rapportarsi in modo subalterno alle diverse agenzie culturali presenti sul territorio e a reperire sul posto parte delle risorse necessarie per migliorare l'offerta formativa. perdono proprio l'autonoma capacità di riferirsi alla dimensione nazionale, la sola che consente di esercitare la sua funzione formativa critica dei giovani nell'interesse collettivo. Rischiano infatti di assimilarsi alle scuole private avviandosi ad assumere , come quelle, un proprio e particolare orientamento ideologico/confessionale e una gestione di tipo aziendale, restando, per di più, prive di quei finanziamenti che lo status di "paritarie"" assicura a quelle.
Grazie infatti alla legge di parità 62/2000, che di fatto inserisce in un unico sistema integrato scuole statali e scuole private, queste si presentano come scuole di eccellenza favorite dagli inefficaci controlli sull'adempimento degli obblighi assunti per diventare paritarie e soprattutto dai finanziamenti statali e regionali in sensibile crescita negli ultimi anni.
C'è infine da risolvere il problema, reso più urgente dalla presenza di altre cultura e altre religioni, che nella scuola statale l'insegnamento sia ispirato ai principi della laicità. Questi sono oggi negati dalla presenza di un insegnamento confessionale, di simboli religiosi e di cerimonie e riti cattolici. La situazione si è aggravata per l'assunzione nei ruoli dello stato dei docenti di religione cattolica che, per l'aumento dei docenti precari costretti alla mobilità, sempre più spesso costituiscono elemento di continuità e di caratterizzazione dell'offerta formativa delle scuole stesse. Si corre il rischio di un'ulteriore confessionalizzazione della scuola pubblica con grave danno dei processi di una maturazione di una società integrata.
Questi riteniamo siano i problemi reali con i quali i nuovi responsabili del ministero della Pubblica istruzione che devono misurarsi consapevoli che l'annunciato ennesimo mutamento del nome non può coprire l'assenza di una politica di rilancio della qualità della scuola statale nel quadro dei principi definiti nella Costituzione ; su questi temi l'Associazione, " Per la Scuola della Repubblica" intende impegnarsi e sollecitare un fronte unitario per la Scuola della Costituzione.

"Per la Scuola della Repubblica"

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