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Prima di tutto la scuola
Ds online - 03-06-2006
"Prima di tutto la scuola", sottolineano Acciarini & Sasso nel loro libro, una miniera di informazioni e di proposte di Giorgio Frasca Polara

Tempo di esami, ma anche tempo - lo scrivono nettamente Chiara Acciarini, senatrice ds, ora sottosegretaria; e Alba Sasso, deputata anch'essa della Quercia - di rimetter mano in modo radicale all'ordinamento scolastico sconvolto dalla cosiddetta riforma Moratti. (Un primo passo per liberare la scuola dagli spropositi della neosindaca di Milano è stato compiuto dal nuovo ministro, Giuseppe Fioroni: sospeso uno dei decreti-monstre emanati dalla signora, quello che prevedeva la sperimentazione dei nuovi licei e che era stato contestato da quasi tutte le regioni con ricorsi ai Tar e alla Corte costituzionale).

"Prima di tutto la scuola" è infatti il titolo del loro pamphlet (Melampo ed., 12 €) cui l'ex ministro Tullio De Mauro dedica una prefazione dagli accenti assai fermi: attenzione, scrive, "ogni soldo destinato a scuola e istruzione non è una spesa né per i privati né per lo Stato: è un investimento in salute, sicurezza, sviluppo di tutti e tutte". E aggiunge, con qualche accenno polemico: "Forse avremmo dovuto spiegarlo meglio a chi ha governato e governa. Speriamo, con questo libro agile, piano, illuminante e stringente, di farlo meglio in un futuro non troppo remoto".

Agile e piano, lo definisce De Mauro. In effetti Acciarini e Sasso hanno redatto, con impressionante precisione (non c'è da stupirsi: ambedue si dedicano meritoriamente, da anni, alle questioni della scuola), una serie di schede che descrivono la storia di riforme e controriforme, il numero e la distribuzione degli studenti nelle scuole statali e non statali, il misconosciuto mondo degli insegnanti, le nuove disuguaglianze, i disastri combinati dalla Moratti, le necessarie prospettive di rinnovamento.

Illuminante: le due autrici ricordano che tutte le scelte controriformiste della Moratti erano state dettate da Berlusconi nel primo intervento alle Camere: ridimensionamento dell'intervento dello Stato e delle politiche pubbliche in nome della libertà di scelta delle famiglie e della libera concorrenza tra offerta pubblica e offerta privata di istruzione. E infatti Moratti "mise da parte l'idea che investire sull'istruzione dovesse servire a far crescere il paese; e università, scuola, ricerca ridiventarono politiche di settore sulle quali ridurre investimenti, anzi sulle quali risparmiare". In sostanza: una "scuola meno", meno insegnanti, meno stabilità (un enorme aumento del precariato), meno ore, meno cultura. La riprova? "Con le leggi finanziarie si tagliò proprio sulle esperienze migliori della scuola, quelle che ne facevano la qualità: l'inserimento dei soggetti diversamente abili, le esperienze di integrazione per i bambini migranti. Mentre con la secca riduzione dei fondi per l'autonomia scolastica si limitò pesantemente quella capacità progettuale delle scuole che, per vivere, ha bisogno di personale stabile e di risorse".

Stringente: per Acciarini e Sasso ne consegue che "l'esigenza di abrogare (o cancellare o sostituire, se così si preferisce dire) la legge Moratti non nasce da furia ideologica o da giustizialismo politico. E' semplicemente un obbligo di civiltà. E appare infondata la preoccupazione di evitare alla scuola il trauma di un ulteriore cambiamento. Alla scuola italiana va, prima di ogni altra cosa, restituito il maltolto". Ecco allora una serie di indicazioni progettuali su cui far leva per una nuova dimensione della cultura, del sapere diffuso come indice della democrazia e della civiltà di un paese"; perché non siano prefigurate gerarchie di saperi o canalizzazioni precoci; per assicurare a tutti il diritto alla formazione per l'intero arco della vita; per imparare a produrre e ad usare le informazioni, piuttosto che accumularle; per trasmettere conoscenze sì, ma anche acquisire e far acquisire la capacità di muoversi entro lo spazio culturale in cui viviamo; per il primato, dettato dalla sfida delle multiculturalità, di una scuola pubblica, laica e pluralista. Perché, dunque, "la scuola prima di tutto"? La risposta che danno le due parlamentari della Quercia è chiara: proprio una scuola rinnovata "può essere il luogo dove si pongono le premesse di una società più giusta e più umana".

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