breve di cronaca
Ma basta alzare l'asticella dell'obbligo, se la dispersione aumenta?
Tuttoscuola - 28-03-2006
Il biennio unitario nel 2° ciclo con obbligo scolastico fino a 16 anni, proposto nel programma dell'Unione, e' al centro del dibattito e di considerazioni critiche sia a destra che a sinistra.
"Tuttoscuola" vuole aggiungere un ulteriore elemento di riflessione riproponendo e approfondendo i dati, gia' in parte anticipati tre settimane fa (cfr. TuttoscuolaFOCUS n. 138/235), sulla dispersione scolastica negli istituti secondari di 2° grado, e apparentemente sfuggiti a molti.
Dall'analisi dell'andamento delle presenze degli studenti di istruzione secondaria dal 1° al 5° anno di corso negli istituti statali italiani, osservato dal '95 in avanti per 7 quinquenni, salta fuori un dato inatteso ( http://www.tuttoscuola.com/ts_news_239-4.doc).
Nel quinquennio 1995/96-1999/00 su 100 studenti iscritti al 1° anno sono arrivati al 5° anno in 63 (37 si sono dispersi, tra abbandoni, passaggi, etc.). L'anno dopo se ne sono dispersi in 35, e poi giu' fino al minimo storico per i ragazzi del quinquennio 98-2002: dispersione del 30%.
Con l'anno scolastico 1999-2000 l'Italia ha introdotto l'innalzamento dell'obbligo di un'altra annualita', portando negli istituti di istruzione secondaria 20-30 mila studenti in piu' all'anno. Era da aspettarsi una riduzione della dispersione. Nient'affatto.
Da allora la dispersione percentuale ha ricominciato a salire: 31% per i ragazzi del primo quinquennio dopo l'introduzione dell'obbligo, poi 32, fino al 33% dell'ultimo quinquennio completo 2001-2005. E questo trend a "U", per cosi' dire si e' ripetuto in tutte le Regioni.

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 Anna Pizzuti    - 28-03-2006
Non ho molte nozioni di statistica, ma una riflessione su questi dati provo a farla ugualmente. La legge 9/99 innalzava di un anno l'obbligo scolastico, quindi il numero degli iscritti aumentava nelle classi prime. Per diminuire - questa sì era una sconfitta - nelle seconde, quando non si riusciva a tenere a scuola tutti (e su questo bisognerebbe ragionare). Naturalmente, quindi, calcolato a partire dalle iscrizioni in prima, nel quinquennio 2000/2005 il dato della dispersione aumenta. Ciò non toglie che era stato offerto un anno di scuola in più a tutti i ragazzi. Poco, sicuramente, ma un impegno dal quale ripartire, non da vanificare preventivamente, con giochetti sui numeri.

 Giuliano Galiardi - impiegato    - 06-04-2006
Alla Sig.ra Anna Pizzuti,
Gentile Professoressa,
non per contraddirla ma per rispetto della verità
nella mia scuola (un Istituto Professionale)
la dispersione nell' ultimo quinquennio
è stata del 71% e negli altri quinquenni si è piazzata sempre ampiamente al di sopra del 50%.
e qui non ci sono mostri nè da una parte nè dall' altra.

 Anna Pizzuti    - 14-04-2006
Vedo solo ora questo commento.
Con la mia osservazione non volevo certo negare l’esistenza del problema della dispersione. Insegno anche io in un istituto professionale, quindi conosco bene quanto sia “leggero”, labile, il rapporto di molti ragazzi con la scuola.
Certo che non sono mostri e nemmeno noi lo siamo. Il mostro è altrove. Ed ha mille facce.
Una di queste è il senso di impotenza che ci prende, o che almeno io ho provato tante volte. Che si è manifestato, nel silenzio, nella mancanza di risposte durante gli incontri con i ragazzi che decidono di lasciare. Ero e sono convinta, però, che fossi io, intesa come istituzione, a non saper fare le domande giuste, quelle che fanno crollare i muri.
Sull’argomento segnalo questo articolo, che il problema lo affronta in modo un po’ diverso rispetto a Tuttoscuola