Anna Pizzuti - 28-03-2006 |
Non ho molte nozioni di statistica, ma una riflessione su questi dati provo a farla ugualmente. La legge 9/99 innalzava di un anno l'obbligo scolastico, quindi il numero degli iscritti aumentava nelle classi prime. Per diminuire - questa sì era una sconfitta - nelle seconde, quando non si riusciva a tenere a scuola tutti (e su questo bisognerebbe ragionare). Naturalmente, quindi, calcolato a partire dalle iscrizioni in prima, nel quinquennio 2000/2005 il dato della dispersione aumenta. Ciò non toglie che era stato offerto un anno di scuola in più a tutti i ragazzi. Poco, sicuramente, ma un impegno dal quale ripartire, non da vanificare preventivamente, con giochetti sui numeri. |
Giuliano Galiardi - impiegato - 06-04-2006 |
Alla Sig.ra Anna Pizzuti, Gentile Professoressa, non per contraddirla ma per rispetto della verità nella mia scuola (un Istituto Professionale) la dispersione nell' ultimo quinquennio è stata del 71% e negli altri quinquenni si è piazzata sempre ampiamente al di sopra del 50%. e qui non ci sono mostri nè da una parte nè dall' altra. |
Anna Pizzuti - 14-04-2006 |
Vedo solo ora questo commento. Con la mia osservazione non volevo certo negare l’esistenza del problema della dispersione. Insegno anche io in un istituto professionale, quindi conosco bene quanto sia “leggero”, labile, il rapporto di molti ragazzi con la scuola. Certo che non sono mostri e nemmeno noi lo siamo. Il mostro è altrove. Ed ha mille facce. Una di queste è il senso di impotenza che ci prende, o che almeno io ho provato tante volte. Che si è manifestato, nel silenzio, nella mancanza di risposte durante gli incontri con i ragazzi che decidono di lasciare. Ero e sono convinta, però, che fossi io, intesa come istituzione, a non saper fare le domande giuste, quelle che fanno crollare i muri. Sull’argomento segnalo questo articolo, che il problema lo affronta in modo un po’ diverso rispetto a Tuttoscuola |